F. T. MARINETTI

FUTURISTA

L'Aeroplano del Papa

Romanzo profetico in versi liberi

Pubblicato in francese 2 anni fa, a Parigi.

Tradotto (scopo propaganda) oggi 1914

EDIZIONI FUTURISTE DI "POESIA"

CORSO VENEZIA, 61—MILANO

1914

PROPRIETÀ LETTERARIA

Stab. Tip. TAVEGGIA * Milano * Via Ospedale, 3

MOVIMENTO FUTURISTA

Diretto da F. T. MARINETTI

POESIA

PAROLIBERI: Marinetti * Paolo Buzzi * Corrado Govoni Luciano Folgore * Mario Bétuda * Auro D'Alba Armando Mazza * Dinamo Correnti * Cangiullo * Boccioni G. Jannelli * Bruno Corra * Settimelli * Balla Oscar Mara * Armando Cavalli * Luciano Nicastro * Acciaio Depero * Radiante * Guizzidoro * Presenzini Mattoli * Vann'Antò * Mario Carli * Duillo Remondino Pasqualino 13 anni * Trilluci

POLITICA

Marinetti * Boccioni * Russolo * Cangiullo Tavolato * Jannelli

PITTURA

Boccioni * Russolo * Balla * Severini * Sironi

MUSICA SCULTURA

Ballila Pratella Boccioni * Balla * Depero

ARTE DEI RUMORI

Luigi Russolo

INTONARUMORI

Luigi Russolo * Ugo Piatti

ARCHITETTURA

Antonio Sant'Ella

MISURAZIONE

Bruno Corra * Emilio Settimelli * Remo Chiti

TEATRO SINTETICO

Marinetti * Settimelli * Bruno Corra * Ballila Pratella Paolo Buzzi * Cangiullo * Balla * Remo Chiti Govoni * Boccioni * Folgore * Mario Carli * G. Jannelli Armando Cavalli * Oscar Mara * Trilluci * Nannetti

DIFESA—RÉCLAME PROPAGANDA (PUGNI—MEGAFONO—LANCIO MANIFESTI)

Marinetti * Cangiullo * A. Mazza Russolo * Balla * Boccioni * Sironi * Jannelli * Settimelli Bruno Corra * Remo Chiti * Mario Carli * Oscar Mara

DIREZIONE DEL MOVIMENTO FUTURISTA: Corso Venezia, 61—MILANO

Opere di F. T. Marinetti

__La Conquête des Étoiles__, poème épique, 3^e édition, Éditions de la «Plume», Paris 3 fr, 50

__Destruction__, poèmes. Léon Vanier, éditeur, Paris 3 fr, 50

__La Momie sanglante__, poème dramatique. Edizioni del «Verde e Azzurro», Milano 2 fr. 50

__D'Annunzio intime__, 4^e édition. Edizioni del «Verde e Azzurro», Milano 2, fr. 50

__Le Roi Bombance__, tragédie satirique, 3^e édition. Éditions du «Mercure de France», Paris 3 fr. 50

__La Ville Charnelle__, 4^e édition. E. Sansot et C., éditeurs, Paris 3 fr. 50

__Les Dieux s'en vont, d'Annunzio reste__, 11^e édition. E. Sansot et C., éditeurs, Paris 3 fr. 50

__La Conquête des Étoiles__, 4^e édition, suivie des jugements de la presse internationale. E. Sansot et C., éditeurs, Paris 3 fr. 50

__Poupées électriques__, drame en trois actes en prose, avec une préface sur le futurisme. E. Sansot et C., éditeurs, Paris 3 fr. 50

__Enquête Internationale sur le vers libre__, précédée du premier Manifeste futuriste, 8^e mille. Éditions de «Poesia» 3 fr. 50

__Mafarka le Futuriste__, roman africain (21^e mille). E. Sansot et C., éditeurs, Paris 3 fr. 50

__Mafarka il Futurista__, romanzo, tradotto da Decio Cinti (Processato e condannato. Due mesi e mezzo di prigione all'autore). Edizioni Futuriste di «Poesia» Sequestrato

__Distruzione__, poema, tradotto in versi liberi, col Primo processo di «Mafarka il Futurista» (Edizioni di «Poesia») Esaurito

__Re Baldoria__, traduzione del Roi Bombance. Editori Fratelli Treves, Milano. L. 3,50

__Le Futurisme__. Théories et Mouvement. 12^e mille. E. Sansot et C., editeurs, Paris 3 fr. 50

__La Battaglia di Tripoli__, récit futuriste de la journée du 26 Ottobre 1911. Edizioni futuriste di «Poesia» 1 fr. 50

__Le Monoplan du Pape__, roman prophétique en vers libres. E. Sansot et C., éditeurs, Paris 3 fr. 50

__Zang-tumb-tumb__. (Assedio di Adrianopoli), parole in libertà. Edizioni Futuriste di «Poesia» L. 3,—

__Guerra, sola igiene del Mondo__. Edizioni Futuriste di «Poesia» L. 2,—

__L'Aeroplano del Papa__, romanzo profetico in versi liberi, traduzione del Monoplan du Pape. Edizioni Futuriste di «Poesia» L. 3,50

__El futurismo__, traducción de German Gomez de la Mata y N. Hernandez Luquero. F. Sempere y C., editores, Valencia 4 reales

__Futurisme__, traduction russe. Editions de «Prométhée» Saint-Pétersbourg 1_r_. 25_k_.

L'Aeroplano del Papa

1.

VOLANDO SULLA SICILIA NUOVO CUORE D'ITALIA.

Orrore del tetro cubo della mia camera da sei lati chiusa come una bara! Orrore della Terra, vischio sinistro alle mie zampe d'uccello! Oh! salire! Salire…. fuggire in alto e lontano!

Dalla breccia della parete, scoppiata subitamente, il mio gran monoplano dalle aperte ali bianche fiuta l'azzurro del cielo…. Davanti a me, l'acciaio con sfolgorante fragore dilacera la luce, e la febbre cerebrale della mia elica espande nell'aria il suo rombo. Sulle mie ruote ragionanti io tutto vibro danzando, e mi schiaffeggia il folle vento dell'estro! I meccanici intanto, nel buio logico della mia camera, per la coda trattengono elasticamente la mia ansia di volo, come si tiene a guinzaglio un cervo volante…. Via! Lasciatemi! Parto!

E alfine—oh! gioia possente!—io mi sento quello che sono veramente: un grande albero insorto che si sradica con uno scatto di volontà e si slancia via sul suo aperto fogliame stormente, scagliando contro il vento la turbinante matassa delle sue folte radici!

Sento il mio petto aprirsi come un gran buco ove tutto l'azzurro del cielo deliziosamente s'ingolfi, liscio, fresco e torrenziale! Sono una finestra aperta innamorata del Sole, che verso il Sole s'invola! Chi ancora potrà rattenere le finestre affamate di nuvole e i balconi briachi dì luce. che stasera si strappano dai vecchi muri delle case per balzar su nello spazio? Ho alfine riacquistato il mio massiccio coraggio dacchè i miei piedi vegetali, non pompano più dalla terra prudente l'avaro succo della paura! In alto! Nel cielo più alto! Ecco m'appoggio sulle elastiche leggi dell'aria…. Ah! ah! son già sospeso a picco sulla città e sul casalingo disordine dei suoi palazzi disposti come utile mobilia…. Ora dondolo appena, come una lampada accesa sulla piazza centrale, tavola apparecchiata dai numerosi piatti fumanti che si muovon da soli, fra uno scintillìo dì bicchieri sfilanti elettricamente!

L'ultimo proiettile del sole al tramonto colpisce me, uccello coperto dì sangue, ma che non cade…. ed io salto da ramo a ramo sull'enorme foresta illusoria dei fumi che salgono dalle officine….

Più in alto! Più lontano! Volo fuor dalle mura! Ed ecco una gazzarra di croci ammutinate, là, tra le file arcigne dei cipressi gendarmi…. I giardinetti sepolcrali hanno grida rosse e verdi, ed i candidi marmi sembrano mille fazzoletti agitati! Seguirmi a volo vorrebbero i morti stasera…. Stasera i morti son ebbri, son gai…. Come voi, morti, ero morto, ed eccomi risuscitato!

Il cielo è tutto appestato dall'olio di ricino del mio motore! Ne ho sulla bocca, sul naso, sugli occhi…. Una doccia!i Stomaco mio volante, non fare lo schizzinoso! Bisogna pure che paghi il tuo viaggio con un poco di nausea! E vomita, vomita pure, stomaco mio, sulla terra! È l'ultima zavorra che getterò per salire e per giocar leggermente a saltamontone sulle schiene villose dello montagne!… Campagne geometriche! Quadrati innumerevoli di campi arati, di vigne e di prati! Son tombe di giganti? Intorno a ognuna il sole accende lentamente quattro file di verdi candelabri….

Destatevi, tranquille fattorie! Aprite, aprite le ali rosse dei vostri tetti, per volare con me verso il tuo battito forte, o Sicilia, nuovo cuore d'Italia, balzato fuori dal suo petto nello slancio delle conquiste!…

Alfine, alfine m'è dato d'entrare nel rosso del tramonto, come un conquistatore, su fra le rampicanti architetture della città futura, tutta d'orgoglio e metallo, che le sottili e precise matite delle nuvole minuziosamente disegnarono nel mio sognante cervello di adolescente!… E alfine faccio scalo nei golfi di porpora d' un continente aereo….

Un vasto odore salato?… Il mare! Il mare!… Il mare: innumeri schiere di donne turchine che si svestono!… Vedo la schiuma delle loro gracili nudità intrecciate, chine a bere l'ultima inebbriante sorsata di luce nel tondo deserto del cielo! E lasciatemi ridere di voi, lenti velieri boccheggianti, simili a insetti a zampe all'aria che non possono nè mai potranno—lasciatemi ridere!— rimetter sul suolo le zampe!

Pretensiosi isolotti dalle pompose vestì di smeraldo, voi non siete per me se non larghi fiori palustri, piatti sull'acqua, corrosi da grasse mosche nerastre, Già come un turbine vi sorpasso, e con la mano accarezzo velocissimamente il globo immenso dell'atmosfera, enorme dorso del massacrante pericolo che mi separa dal mare!… Vedo e sento, giù in fondo, a picco sotto i miei piedi, lo spaventevole urto possibile, contro il petto del mare, più duro della pietra!… Oh gioia! oh gioia!… Bisogna pure ch'io lasci un istante le leve, per batter le mani alla Squadra! Sono venti tartarughe favolose, immote sotto di me, con gole di cannoni protese fuori dai gusci metallici, e tutt'intorno il guizzare delle torpediniere e delle barche-rospi, che sgambettano sui loro piccoli remi folleggianti!… I marinai sulle tolde sono schiacciati e tondi; i loro volti seguono i miei applausi come talvolta seguono gli stridi turchini degli uccelli migranti…. Le larghe corazzate ora tacciono, ma un giorno, ma presto, riparleranno terribili con la loro esplodente eloquenza a ventaglio sullo smalto spazzato del nostro lago Adriatico!…

Ah! ah! cupo vento africano, vento balordo dalle lentezze ipocrite!… stai forse spiando le mie distrazioni? Io non mi curo di vincere la tua deriva insidiosa. Voglio lasciarti fare, e approfittare di te! M'involo fra le tue braccia filacciose e bagnate. A mille metri sotto le mie ali il mare s'annera di rabbia!… Ritorniamo alla terra!

Ma ha dunque un odore, la terra?, Non sento un fetore di tomba?… Che è mai?… Mi chino sulla bussola fino a toccarla col naso, e non leggo, e non so….

È Roma, è Roma, questo sepolcrale fetore!… Roma, la mia capitale!… Roma, immensa topaia, gran mucchio di cartacce, lugubremente colonizzato da migliaia dì sorci, di tarli, di scarafaggi ufficiali! Le cupole, gonfie pance di giganti, galleggiano nei vapori violetti del crepuscolo, qua e là forati da campanili d'oro, pugnali dritti che vibrano ancora nelle loro ferite sonore…

Mi seguono dei treni? Non è vero!

Sono piuttosto veloci serpenti dai lucidi anelli, sono serpenti che nuotano con lunghi balzi in cadenza contro le enormi onde aggressive dei boschi, e si tuffano nel flusso e riflusso dei monti….

I treni-serpenti sì fermano di tanto in tanto ad annusare i villaggi, livide carogne, e ne succhiano con le loro rosse ventose un brulichìo fosforeo d'insetti….

Ah! che io sia un fulminante veleno, nel vostro agile ventre, o serpenti, quando voi balzerete feroci alla frontiera!

Gloria a voi, treni-serpenti che approfittate dell'ombra per impadronirvi di tutta la terra! Invano, invano la luna vi accarezza, beffandovi con le sue lunghe derisionì di luce! Invano, invano la luna allunga il braccio lucente del suo raggio più lascivo, per scoprire la nudità dormente e sospirante dei fiumi! Oh! luna triste, sonnolenta e passatista, che vuoi mai ch'io mi faccia di quelle meschine pozzanghere rimaste dal diluvio?! Io ti cancello d'un tratto, accendendo il mio bel riflettore dall'ampio raggio elettrico, più nuovo, più bianco del tuo!… S'abbandona il mio raggio sulle terrazze, inonda i balconi in amore, e fruga negli offerti lettucci delle vergini…. Il raggio vagabondo del mio gran riflettore incendia di battaglia e d'eroismo i mormoranti ruscelli delle loro vene dormenti…. Ma basta!… Ho di meglio da fare!… Vento caparbio, lasciami! Giù le zampe!… Ritorno al mare…. al mare!…

Il mare e il suo gran popolo prigioniero che urla tra mura di ferro!… Vedo i fari, le sue sentinelle, ritti e più terribili perché tacciono, violenti e immensi nella tenebra immensa. Alcuni spingono ovunque sguardi di cacciatori affaccendati, altri chinano sui flutti le loro aste d'oro, pescatori dalle lenze luminose…. O fari, o poveri pescatori disillusi! che mai volete da questo mare vuotato? Alzate la testa, e guardate: tutti i pesci d'oro grasso che cercate guizzano lassù nel cielo!… A me piace intanto volare cosi, come una greve farfalla, acciecando con gesti e con grida la dolorosa pupilla di un faro pescatore, senza bruciarmivi le ali!…

Attenti ai ciottoli, voi, bastimenti assonnati che rotolate pei colli e le valli del mare sulle vivide zampe dei cento riflessi delle vostre rosse troniere! Pietà dei vostri fanali impalati sugli alberi, pietà del loro sguardo sofferente, estenuato, che sospira verso l'acqua melmosa e cortese dei porti…. Pietà di voi, sballottati così dal mare o dal vento che fa turbinare sulle vostre vele piangenti le vôlte agitate della sua bocca slabbrata!

Ecco laggiù dei bastimenti in fuga…. Sembrano officine volanti, fumanti, con le vetriere in fiamme, officine subitamente sradicate intere dalla forza violenta d'un ciclone… Filano via sulla nerezza animata del mare. E quella nave, là in fondo, sembra…. che sembra? Ah! ecco! Un gran mulino per macinare le stelle! Pompano il cielo i suoi alberi, e dalle rosse troniere una farina siderale tutt'intorno si spande, Ma io devo resistere ai colpi del vento contrario che vorrebbe arrestarmi, e rullo, e beccheggio, in equilibrio sull'ali, maneggiando il volante e i due timoni. Con un colpo di pompa costringo il mio motore saziato a far le fusa melodicamente…. E tu, mio buon carburatore, spalàncati e gronda come una ferita d'eroe! Ah! finalmente il mio cuore, il mio gran cuore futurista ha vinto la sua aspra millenaria battaglia contro le sbarre del torace! M'è balzato fuori dal petto, il mio cuore, ed è lui, ed è lui, che mi solleva e mi porta, col suo turbine sanguinolento d'arterie, elica spaventosa che gira vertiginosamente!

Son fuso col mio monoplano, sono il trapano enorme, ronzante, che fora la scorza pietrificata della notte, Più forte! Più forte!… In tondo, bisogna scavare o profondamente, in questa fibra nera cementata dai secoli! Dovrò forse ancora per molto tempo sbattere le ali come un avoltoio inchiodato sulla porta del cielo? Questo punto resiste? Cerchiamo più in alto! Infrangiamola triste vetrata dell'alba giallente!… Elica! Elica forte del mio cuore monoplano! Trivello formidabile, entusiasta e prepotente! Non senti scricchiolare le esecrabili tenebre sotto il tuo sforzo tagliente? Già la scorza nerastra si fa diafana…. Avanti! Più presto! Che rabbia! Resiste?… Su! ancòra un grande sforzo! Ancòra! Ancòra! Abbiamo vinto, ormai! Tutto sta per crollare! Urrà! Un grande sfacelo dì porpora empie lo spazio sull'arco illimitato dell'orizzonte, e il sole, enorme frutto succoso, balza subitamente con gioia radiosa fuori dal guscio molliccio dell'ombra!…

Palermitani! Mi vedete venire? Sono io! Sono io! Applauditemi! Sono dei vostri! Sembra il mio monoplano un gigantesco uomo bianco ritto sul trampolino delle nuvole, che aperte lo braccia, si chini per tuffarsi repente nella vostra fremente aurora siciliana!

In quella rada violacea bagnata di silenzio un villaggio dormente si tira ancora sugli occhi dei suoi vetri vermigli il serico morbido azzurro lenzuolo delle onde, E quell'altro villaggio, come un pezzo di ferro arroventato dal sole fuma e stride fra le cangianti tenaglie del mare.

Urrà! Urrà! le giovani campane di Palermo mi hanno già scôrto e allegramente si slanciano sulle loro infantili altalene, dondolandosi forte avanti o indietro per ventilare le loro ronzanti gonne di bronzo e le loro gambe frenetiche, ebbre d'un desiderio sfrenato dì libertà, Eccomi! Eccomi qua, campane di Palermo! Per godere dei vostri lunghi slanci sonori, io tolgo l'accensione e filo verso di voi, come un lungo canotto bianco che sollevi la sua doppia fila di remi nel giungere alla mèta dì una regata,

Tu m'appari da lungi, Palermo, come un formidabile arsenale difeso a destra e a sinistra dalle mura dei monti. Quella tua lunga strada in pendìo che si tuffa nel mare fa con la doppia linea delle sue bianche terrazze un enorme cantiere, su cui può scivolare la dreadnought ideale che sgombra l'orizzonte! Giù nella strada profonda l'andirivieni febbrile dei calefati, e su in alto il lacerarsi soave delle brezze color di rosa!

O Siciliani! O voi, che fin dai tempi brumosi notte e giorno lottate a corpo a corpo coll'ira dei vulcani, amo le vostro animo che fiammeggiano come folli propaggini del fuoco centrale!

Voi mi somigliate, Saraceni d'Italia dal naso possente e ricurvo sulla preda afferrata con forti denti futuristi! Ho come voi le guancie bruciate dal simùn, l'incedere elastico dei felini tra l'erbe, e lo sguardo che batte e respinge nell'ombra le schiene viscose, furtive, del poliziotto e dello scaccino! Voi schiudete con gioia le trappole bieche come noi le schiudiamo! Rodano pure i sorci i nostri manoscritti, poi che questo volante motore scrive nel cielo più alto strofe d'oro e d'acciaio, lucenti e definitive! Ognuno dì voi sa fare un'altera giustizia intorno al suo grande Io dominatore e indomabile. E la pesante macchina sociale vi fa schifo, vi fa pietà la triste meccanica delle leggi col suo troppo esiguo rendimento dì giustizia! Meccanica infantile, dalle ruote sommarie, che bruscamente afferra un tremulo pezzente, lo stritola, lo schiaccia, lo spreme stupidamente e poi dalla finestra lo getta come una buccia fradicia, in nome d'un'invisibile maestà!

2.

I CONSIGLI DEL VULCANO.

Io vengo a te, Vulcano, e mi burlo delle tue furibonde sghignazzate da ventriloquo. Credimi: io non sono in tua balìa! Vorresti, lo so, imprigionarmi nelle tue reti di lava, come fai con i giovani sognatori ambiziosi quando affrontano sui tuoi fianchi l'orribile tristezza dell'enorme tramonto che si sganascia a ridere a crepapelle, talvolta, in un gran terremoto! lo non temo nè i simboli, nè le minacce dello spazio che può a piacer suo seppellire le città sotto mucchi di rame o di oro o di grumi di sangue!

Io sono il futurista possente e invincibile tratto in alto da un cuore instancabile e folle. È perciò che mi siedo alla tavola dell'Aurora, per saziarmi alla sua mostra dì frutti multicolori. Schiaccio i meriggi, fumanti piramidi di bombe, scavalco i tramonti, eserciti sanguinanti in fuga, e mi trascino dietro i singhiozzanti crepuscoli nostalgici..

Etna! chi mai potrà danzare meglio dì me; e dondolarsi sulla tua bocca fiera che mugghia a mille metri sotto i miei piedi?… Ecco io scendo e m'immergo nel tuo fiato solfidrico tra i globi colossali dei tuoi fumi rossigni, e odo il pesante rimbombo echeggiante del tuo stomaco vasto che frana sordamente come una capitale sotterranea. Invano, la rabbia carbonosa della terra vorrebbe respingermi in cielo! Io tengo ben strette fra le dita le leve, mentre urlo:

__Io.__

O Vulcano! smaschera la tua faccia dalle verruche di fosforo! Metti in moto i tuoi muscoli boccali, apri le tue labbra rocciose incrostate di graniti, e gridami, gridami quale è il destino, quali sono i doveri che s'impongono alla mia razza! Ridesta la spaventevole risonanza dei tuoi polmoni fuligginosi! Io sono agile e forte, e so costringere i venti a pigolare paurosamente sotto le mie ali, come pulcini…. Ammira, ammira le mie ali che sembrano immense, annegate, laggiù, nelle spirali corrucciate dei vapori celesti.

Vedo il mio stabilizzatore, dietro di me lontanissimo, e il mio timone, che s'insanguinano alla conflagrazione riverberata delle tue viscere, La mia tela vibra monotona come un tamburo sotto la danza aerea dei rosei tizzoni… Bucato infernale in cui tutto si decompone!

Come un fumatore sbuffa il fumo d'un sigaro, così con un soffio rude tu allontani, o Vulcano, il tuo bianco pennacchio imponente, con disinvoltura. Il mio orizzonte è sbarrato da1 tutte le parti dalla contorsione enorme delle tue mascelle scoppiate, goccianti di bragia!

Io sono in mezzo, nello squarcio sinistro delle tue labbra più alte e più grosse che le montagne…. E scendo ancora, guardando intorno a me le tue mostruose gengive rigonfie…. Che è mai questa flora dì molli fumacchi che tu vorresti masticare come grossi baffi azzurri?… Ecco: già il rauco imbuto della tua gola m'appare come un teatro incendiato, d'un'ampiezza incalcolabile, dove furono invitati tutti i popoli della terra, che possono a piacer loro sedervisi comodamente. Tutte le gradinate brulicano di folla festante. Vi si accalcano gesticolando più di un miliardo di fiamme spettatrici entusiaste che applaudono e gridano diversamente un miliardo di spasimi erotici. Sulla confusione rossastra spiccano a un tratto con sparati violacei delle esplosioni di gas apoplettiche e panciute. Più lontano, gialli vapori isterici sotto i loro improvvisi cappelli verdi scoccano raggi appassionati, teneri, e subitamente beffardi.

Che è quella fiamma che si diverte e ride tutta inguainata di velluto lillà e che sa così bene lanciare parabolicamente il suo cappello arancione, sôrto e svanito a un tratto, verso lo spettacolo dogli spettacoli, che comincia? Nella platea del teatro, che può misurare più di venti chilometri di diametro, si spiega largamente un invitante mare di fuoco qua o là increspato d'ombra e tinto frescamente di corallo e dì guancie infantili, con dei lunghi sussulti di grida bianche.

È dunque lo schiacciante fragore d'un'incudìne, che va alzando più e più la superficie irradiante di questo mare di fuoco? Fiumi, fiumane e ruscelli splendenti accorrono a gara, traboccanti di verghe d'oro, per nutrirlo colando dai crepacci eloquenti che s'aprono qua e là, lungo le gradinate fra l'ondeggiante mèsse delle fiamme e dei gas spettatori. Fra la corpulenza delle rocce congestionate, fiamme e gas si dimenano in baldoria…. Tutto quello strano pubblico cremisi è trascinato confusamente dallo slancio veemente dei gesti che applaudono, verso la gola, verso il cuore, verso il centro del cratere, imbuto e circo ardente.

E quel mare di fuoco s'immobilizza e s'impietra. A mucchi di grumi e d'isolotti cuciti, fusi, e per rapide alluvioni d'agate e di rubini, forma un continente vermiglio, abbagliante…. Tutt'intorno, sul mare di bragia galleggia una flottiglia spiegando le sue vele che riflettono. tutti i brillanti colori della lava. Il continente si lastrica a poco a poco di crisoliti, ed ecco a un tratto spaccato il selciato dalla meravigliante caduta di 3000 leoni, che piombano dal cielo, cateratta d'odio, cacciando fuori dalle loro nari d'officina chiassose fontane di perle e dì mica. Matassa furibonda, foresta di zampe e criniere incendiarie. Una sola potrebbe carbonizzare 3 città, dipingere a fresco il livido cielo del polo, e scaldare le guancie delle stelle invernali.

Scossone viscerale della terra! Tutte le melagrane d'Italia accumulate, sanguinolenza d'un macello incendiato, tromba girante di groppe incastrate l'una nell'altra! Piramide enorme d'urli neri, percorsa dall'alto in basso da singhiozzi bambini e barcollante nella ronda delle pallide paure! È forse il nostro pianeta insanguinato, da centomila battaglie, che ruzzola lontano sotto il binocolo d'un abitante di Marte?…

Eh! via! Queste apparenze o queste realtà sono a portata di mano!… Ho, per esempio, fra le dita questo sole illusorio, scaglioso, capelluto, formato di 3000 belve che si mordono… Io ben potrei soppesarlo, mentre cala nel cratere drammatico di questo vulcano…

Ora mi vedo annìmbato d'una sontuosa polvere fosforea… Ardo e mi fondo come un metallo, in mezzo a incessanti combustioni d'idrogeno. Ohe è mai questo formidabile schianto? Certo sono lo ossa dei 3000 leoni, che scricchiolano sfracellate sotto pezzi di monti!… Si propaga intanto la meticolosa carneficina delle belve. Tutte le loro zanne d'avorio crescono, s'esagerano, ricoprono d'un bianco graticcio la poltiglia scarlatta e i suoi rantoli che schizzano orrore, Son zanne immensificate, o sono invece candidi fumi?… No! no…. È avorio, veramente, poiché infatti proboscidi d'elefanti ora partecipano alla rissa. Degli elefanti vanno posando qua e là le loro zampe, obelischi, diguazzando nella salsa gialla di quel liquido zolfo ed in quel tumulto rosso di grappoli d'uva che frana agli angoli e sprizza altissimo in corolle di vino, per inaffiare gli spettatori….

Sopra la vendemmia calpestata, scivolano veloci in equilibrio su fili invisibili i fumi variopinti, come clowns, scaricando a destra o a sinistra le loro rivoltelle, che esasperano l'inaudita follia dei colori inviperiti!…

O Vulcano! il tuo spettacolo m'inebbria, Scendo più basso per contemplarlo meglio…. Ho alle reni la mia cintura di salvataggio. e posso ben nuotare, se me ne prende vaghezza, in questo tenero e fresco mare di fuoco. Ohi mai, chi mai seppe dunque annientare con un soffio i continenti di porpora e i liquefatti grovigli di leoni?

Lentamente, fuori dalle palpitanti ferite delle onde, emergono le chiglie mostruose di tre nere corazzate, masticate o rimasticate, e respinte alla superficie dall'insolenza delle profondità sottomarine. Lentamente, a uno a uno i tre vascelli da guerra ricominciano a vivere con lunghi brividi. Riannodano le loro membra morte, raddrizzano la loro alberatura e s'equilibrano, mentre le caldaie che s'accendono mettono in moto le larghe torri d'acciaio.

Il mal di mare afferra alle budella i cannoni che sussultano con un continuo vomito di piombo. Sono grugnì irti dì scintille, che grugniscono sputando in bordate accanite silicati, cristalli e blocchi vitrei sugli scherzosi tuffi, e l'incrociarsi delle torpediniere e dei pescicani.

Questi bizzarramente si mutano in isole fragili intermittenti, rapide apparse e rapide scomparse, che lottano contro le onde succhianti! Frattanto una corazzata sì sventra e cola a picco facendo scoppiare la santabarbara del suo cuore che s'apre, mugghiante braciere, contro il cielo. Già non è più che un inaffiatoio vagabondo di liquido azzurro, ventaglio di frescura.

Io sono finalmente nel paradiso degli alberi violetti che si lamentano sotto il peso delle troppo larghe stelle in fiore e di troppo grevi lampi, farfalle accanite che suggono la luce. Quel paradiso è allacciato da tutte le parti da tonde cascate di smeraldi colanti. È la tua anima, o Vulcano, che si slancia nel mezzo, con un enorme getto d'argento vivo pulverulento la cui forza verticale resiste ai colpi raddoppiati della raffica?

O Vulcano, io odo da molto tempo il rotolare continuo della tua voce turbolenta che freme nel rauco camino della tua gola, E tanto mi dimentico a contemplare l'eruzione delle tue parole arroventate, che non ho ancora sgrovigliata la sfolgorante matassa del tuo pensiero!

Oh! la maestrìa e l'ispirazione che il tuono scoppiante della tua voce palesa sulle torride pareti del tuo studio d'artista! Con questi massi di gesso fumante scolpisci mostri simbolici e grandi bassorilievi acciecanti di luce, che potrebbero spiegare subitamente, quali comete, un fogliame di raggi sull'insonnia dell'oceano!…

Odo finalmente una parola! Una formidabile parola si gonfia e balza fuori dalla tua bocca, in pieno cielo, alla cima d'un lungo tubo di nerissimo fumo, simile a quei molli globi di vetro in fusione che i vetrai soffiano, gonfiando le gote, tra la furia incandescente d'una vetreria!

__Il Vulcano.__

Io non ho mai dormito, Lavoro senza fine per arricchire lo spazio d'effimeri capolavori! Io veglio alla cottura delle rocce cesellate e alla vitrificazione policroma delle sabbie, così che fra le mie dita le argille si trasformano in ideali porcellane rosate che io frango coi miei buffetti di vapore!

Sono incessantemente commisto alle mie scorie. La mia vita è la fusione perpetua dei miei frantumi. Distruggo per creare ed ancora distruggo per modellare statue tonanti che subito spezzo con lo schifo e il terrore di vederle durare!

Il sole d'oro pesante che le tenebre scatenano ogni mattina, e che a stento s'innalza sui monti di Calabria, proietta invano il cono della mia ombra opprimente fino al centro della Sicilia, per seminare in giro spavento e prudenza. Ognuno ha la speranza dì sapermi domato come una grossa bestia morfinizzata. Il mio vello d'ermellino e la mìa bianca criniera sono pegni d'innocenza e di lenta agonìa.

Ho per complice lo stretto di Messina che sonnecchia all'alba, allungato bianco e lìscio come un gatto d'Àngora…. Ho per complice lo stretto dì Messina, col suo aspetto stanco dì materasso di seta color turchese, e con le dolci parole arabe ricamate dalle scie delle nuvole e delle pigre vele, tessute, suppongo, in silenzio, con un filo d'argento sulla veste del mare. Ho per complice la luna menzognera, la più imbellettata delle cortigiane siderali, che in nessun luogo mai è tanto carezzevole, lusinghiera e persuasiva.

In nessun luogo mai la luna è così attenta a sedurre i rossi e duri fanali dei piroscafi, passanti burberi che se ne vanno con un grosso sigaro tra i denti cacciando fumo contro l'azzurro.

In nessun luogo mai la luna versa una così tenera e molle cenere violetta, per ammorbidire la lava ossificata delle case nere aggrappate ai miei fianchi. In nessun luogo mai la luna ha così commoventi inondazioni d'estasi o di luce sulle incisioni dei sentieri fatte dal mio fuoco chirurgo.

Guai a coloro che seguono la luce belante della luna e i lamentevoli clarini delle mandre, e i flauti amari dei pastori, che perdono vìa per l'azzurro i lunghissimi filamenti dei loro suoni nostalgici! Guai a coloro che rifiutarono d'accordare il galoppo del loro sangue al galoppo del mio, devastere.

Guaì a coloro che vogliono far metter radici ai loro cuori, ai loro piedi, alle loro case, con un'avara speranza d'eternità! Non costruire, si deve, ma accamparsi. Non ho io forse la forma d'una tenda la cui cima troncata dà fiato alle mie collere? Io amo solo gli astri, snelli equilibristi che stanno ritti sulle sfere rotolanti dei miei fumi giocolieri!…

__Io.__

Io so ballare come questi e far bei giochi di destrezza nel cielo, o coprire col mio canto il fragore echeggiante dei tuoi uragani che si propagano pei profondi sotterranei! Inoltre, io discendo per ascoltare i poliedri della tua voce. Rallenta le scariche elettriche dei tuoi bronchi che spostano, laggiù, le rocce sottostanti! Imponi silenzio alle tue grotte loquaci che tremano, commosse, interminabilmente! Imbavaglia di spesse ceneri gli echi basaltici che t'applaudiscono in coro!

Non so che farmi delle bombe vulcaniche con cui punteggi il brontolìo del tuo discorso! Che m'importa dei getti rutilanti della tua saliva aggressiva? I tuoi diluvi di fango. hanno insozzate le mie ali bianche, ma non m'arresto! Resisto alle valanghe delle tue scorie, e scendo giù, dorato, aureolato dalle tue pulverulenze d'oro meravigliato.

__Il Vulcano.__

Io devasto in giro tutti i giardini dei sentimenti in fiore e le loro ombrie, chitarre e mandolini che piangono fra le dita dei venti, cantori di serenate. Sconvolgo gli orti saggi e le insalate ben pettinate, ma giro intorno delicatamente alle foreste dai grossi tronchi temeraî i cui rami muscolosi hanno orrore della terra, e tendono pugni carbonizzati contro gli astri, passeri esili e pigolanti che vorrebbero posarvisi!…

Guai a coloro che s'addormentano, adorando la traccia degli avi, sotto i calmi fogliami della Pace! Io nulla rispetto: nè le rovine della pietra, nè quelle della carne. Il mio soffio caccia a caso, a palate, i vinti e i vili nelle loro tombe, soli solchi scavati dai loro piedi, zappe metodiche! Guerra o rivolta. Scegliete! Sono le grandi feste del fuoco, di cui s'onora il mondo! Quale uccello presuntuoso è questo, o quale scialuppa aerea, che rèmiga al disopra della mia testa? Certo sei un mio figlio degenere, o italiano, o grumo raffreddato delle Lave millenarie!

Ah! che io possa finalmente contemplare te ed i tuoi fratelli, ritti sulla tolda veloce delle torpediniere notturne, fra l'odio atroce delle burrasche, alla mercè delle raffiche d'un ciclone, e pure in atto di spiare i massi d'ebano, più neri della notte, che le squadre nemiche ammucchieranno nel buio! Che io possa vedervi trasformati a un tratto in brulotti, isolotti o vascelli, eruzione continua d'eroismo contro le nubi!…

Io succhierò le pietre e la terra sotto i piedi degl'Italiani, piantatori di quercie e di palazzi…. e voi dovrete superare il mio furore, o perire! Infrangerò i vostri nidi, ingenui uccelli d'Italia, perchè impariate a volare sulla vita! Con le balzanti matite delle mie lave cancellerò dal mondo le forme geografiche non colorite dalla letizia del sangue!

__Io.__

Urrà! Urrà! Come te e con te sputo, o Vulcano, su tutti gli usurai del nostro sangue conquistatore! Per piacerti, ho già gridato sulle cime ruggenti dell'energia umana: «Glorifichiamo la guerra, sola igiene del mondo!» Per piacerti, io libero violentemente dalla pace parassita l'Italia possente liana che presto dovrà arrampicarsi su su fino alle costellazioni!

Sputiamo, sputiamo sulla Pace, raflesia immonda dell'isola di Giava, fiore enorme dalle foglie putrescenti, pieno d'un'acqua fetida in cui nuotano e si nutrono gl'insetti vischiosi che colonizzano le polpe infami dei cadaveri!

__Il Vulcano.__

Oh! che tutti gli echi attenti della terra bàcino la tua voce rossa, più calda della mia voce!… Riconosco in te il mio figlio rigenerato. Ed eccoti, figlio mio, sulle guancie raggianti il mio doppio e triplice bacio di fuoco! Ma dove s'è dunque cacciata la muta delle mie lave? Udite il mio sibilo di vapore strozzato? Cagne rosse dai lunghi denti corrosivi, qua, qua, ai miei piedi! Presto! Stendetevi a terra, davanti a quest'uomo in fiamme e lambite le ruote del suo bel monoplano!

3.

NEI DOMINII DI MIO PADRE, IL VULCANO.

Ho capito, ho capito qual'è la mia missione! Il tuo bacio m'impone di mordere a sangue nella schiena montuosa della mia penisola, perchè subitamente s'alzi sulle zampe e si slanci all'assalto dell'Austria!…

Ancora un bacio, Vulcano…. così che mi sia dato assaporare a bocca piena e sentirmi sulle guancie il vasto ardore dei tuoi abissi! Eccomi pieno di te! Mi sento nelle vene e porto con me la porpora schiumante di tutte le aurore della terra! Le mie orecchie sono gonfie dell'ondulosa sinfonia delle tue fiamme discordanti che si slanciano a meraviglia in lunghi accordi serici….

D'onde viene questo suono lontano e desolante di metallo?… Vi credevo fusi dal caldo, bronzi dei vecchi campanili che derido passando e che vorrebbero fissarmi con le loro punte, come una farfalla rara, sugli scoloriti cartoni del cielo!

Oh! via! Si tratta di ben altro! Io fui lusingato, o Vulcano, dalla tua voce di bronzo, e ancora ondeggio da un'illusione all'altra nel cupo miraggio del tuo Impero di fuoco!

O gran popolo delle fiamme, perchè mai simulare con la chimica turbolenta dei vostri febbrili accoppiamenti, perchè mai simulare davanti a me gli stomachevoli latticinî della luna, e a volta a volta il balzo danzante d'una madonna d'oro lanciata contro l'azzurro da un'esplosione di preghiere? O mio Motore! Ecco già che il Vulcano, per inebbriarti, versa copiosi torrenti di stelle! Ma tu non sai che farne, o mio Motore, mulino di pietre preziose, che impolveri lo spazio di nuove Vie lattee!…

Schiocca come una frusta la tela del mio monoplano sulla groppa dei Venti, stalloni che nitriscono e scalpitano…. E perchè guaìte, brezze scorrazzanti? La caccia, la caccia incomincia!… Io vengo con voi!

A destra, a sinistra, sotto le mie ali vibranti, turbini nerastri sputano bestemmie, come cacciatori, e dànno fiato bruscamente ai corni, poichè il cervo è passato…. Un gran cervo, più grande di una montagna, che porta sulla testa una intera foresta infocata e dorata…. È la caccia! Affrettiamoci!

Un altro cervo è passato, anche più grande dell'altro! Certo le mie pupille si sono immensificate…. Ho per pupille le due vetrate infrante d'una cattedrale, e posso contemplare lo spettacolo partorito dal Vulcano, così come una roccia contempla il tramonto fissando sul mare le sue grotte spalancate….

Spettacoli meravigliosi! Mirabolanti visioni, potete a gara crescere e moltiplicarvi…. Io sono degno di voi! Ho visto galoppare davanti a me le montagne, simili a cervi mostruosi, e mi slancio sulla loro pista per addentarli alle corna impennacchiate di scintille! I grandi cervi dal dorso gibboso si cacciano nelle vaste boscaglie di fiamme violette che coronano le alture dell'orizzonte!… I boschi si trasformano…. Son baionette, maree di baionette! E per me il simbolo è chiaro: quei grandi fiumi giallastri, larghe trecce di cenci color d'itterizia, che il vento strappa e sbatte brutalmente, sono bandiere austriache che attizzano le onde d'un mare di baionette inondante monti e pianure….

Il mio motore risponde loro, aggressivo, ronzìo formidabile che cresce e si propaga negli echi, come il calpestìo d'un esercito in marcia. Nulla può trattenere la tua follia bellicosa, o mio monoplano da guerra! La tua rabbia m'inzacchera!… Tuttavia ti trattengo…. Arrestiamoci—vuoi?—sulla terrazza di quella scogliera incandescente per gustare lo spettacolo sublime che si svolge, davanti a noi fuori dagli abissi inesauribili…. Bisogna pur salutare con un «buona sera!» delirante quei tre scogli accosciati!… Vecchi gattacci di granito, che fate le fusa drizzando le code e le groppe dal pelame elettrico, sotto la carezza di questa giovane fiamma che vi blandisce, buona sera…. buona sera, vi grido, e buona fortuna in guerra!

Oh! come siete destri, scoiattoli di fuoco roseo che correte su pei rami contorti dei fumi! Mi auguro la vostra folle agilità e la vostra gaiezza bizzarra di clowns. Per noi, per noi soli, o Motore, fanno allegria quei cignali di porfido dal grugno ferrigno che grufolano fra l'erbe grasse dei vapori balzando attraverso quella boscaglia di fuoco!…

Dove sono?… Dove sono?… Piombati, scomparsi in un subitaneo svenimento del suolo…. Aspettami, buon Motore, e contempla in silenzio! Ecco un torneo magnifico di belle fiamme cavallerizze ritte su alti cavalli di fuoco che corrono in giro sì rapidi da sembrar privi di zampe!… Siamo in un circo stupefacente!

__I teatri vulcanici.__

Il Vulcano, gran signore, è prodigo di spettacoli. Voi non mi vedete, belle fiamme cavallerizze, nè voi, rossi tizzoni che vi cullate su altissimi trapezi subitamente mangiati dal turbine degli attori sopraggiungenti! Son donne nude interamente coperte delle loro chiome d'oro abbaglianti…. Biondezze soavi e modulate di carni e di velli, e qua e là criniere di leoncelli trascinati pigramente a guinzaglio…. Ad un tratto, da tutti i palchi di quel circo fastoso si sporgono castamente donne-fiamme verdi, intollerabilmente acide…. Io non vi amo, poichè vi rodete d'invidia nel contemplare la gioia traboccante e l'impudicizia scorticata viva di quelle nudità che cantano! La vostra stupida gelosia fa crollare il vasto teatro. Più nulla! Io non vedo più nulla!… Poi, lentamente, attraverso la bruma s'abbozza un rossore, là giù, come un'immensa piaga color di rosa sotto molli filacce di fumo violetto…. Tutto s'è impiccolito, ed io contemplo davanti a me dei fori, bocche informi di grotte paffute…. Si difendono, le grotte, con i loro cespugli, come con lunghe mani che lavorino a maglia lana ardente o che intreccino il giunco dei bei riflessi color d'indaco!

Urrà! L'orizzonte si squarcia…. Addio, care rondinelle dal corpo bipartito di bragia e di carbone, che volate via sfiorando coll'ala quei lontani laghi di fuoco…. Addio, sciami pesanti d'api, che succhiando fiori v'arrostite in quella serra tropicale…. Io sognerò di voi e del vostro corteo variegato che ora turbina sull'alveare immenso delle fiamme! Il vostro ronzìo vorrebbe ancora trattenermi…. Vedi, mio buon motore? Il gran popolo delle fiamme m'accarezza e m'incatena soavemente!… Belle fiamme amorose…. Io posso soltanto obbedire a questo cuore indomabile che balza in avanti. Udite la sua volontà che s'esalta nella rosa russante dell'elica? È lui, che vi stiracchia così, lunghissime agili fiamme, giovani meccaniche scapigliate, mentre trattenete la mia lunga fusoliera irrigidendo i vostri muscoli scintillanti. Udite la sua fame, la sua sete, che si scatenano in latrati?… Il mio cuore-motore mi trascina con lo slancio di 300 fox-terriers tenuti con forza a guinzaglio. O mio cuore-motore, qual volpe fiuti nel vento?

Lasciate tutto! Io m'involo verso il riverbero di quel Sahara lontano…. O maledetta foresta di fiamme inestricabili, che bruscamente sali per sbarrarmi la via, fogliame enorme di metallo nerastro con strida di gazza e con strani cinguettii d'uccelli!… Più lontano, come mai potrò evitare quel grappolo d'aquile furibonde che s'accaniscono sulle mammelle sanguinolente di quel flessuoso palmizio? Ma l'oasi si sfascia e le grida strazianti della carne vegetale si sparpagliano in scintille.

Non vedo più che rocce da tutte le parti, paesaggi di granito e d'ardesia, massi fumanti, con fori rossastri o pensose finestre che guardano! E ora sono villaggi africani, fulminati dal sole! Ma i fumi, orde di negri, dànno l'assalto, appiccando fuoco dovunque, sotto grigiastre e panciute nuvole di zanzare!… Maledetto bastione roccioso, che strapiombi su quell'abisso dove la putredine fiorisce verde-dorata! Per poco non mi s'è infranta l'ala, per poco non sono caduto sui sinistri gonfiori di quell'immonda poltiglia fatta di tutti i cadaveri d'un esercito arabo rovesciato giù dalle mura!…

Quanti sobbalzi!… O mio monoplano! O mio monoplano, io ti lodo di saper dare con tanta audacia la scalata a questo càos di rocce! Da una parte l'oceano di liquido fuoco del vulcano, dall'altra un'insurrezione di picchi impennacchiali di fumi chiari, che mi guardano impassibili in mezzo al precipitare di cento valli color marrone dall'alito ammoniacale.

Per non sentirvi più, io mi scaglio in avanti, a rischio di cozzare sull'orizzonte di ferro che sembra impenetrabile tanto è rafforzato dai suoi grossi bulloni gialli ben ribaditi. Un gorgo d'aria umida mi costringe a riabbassarmi nel cavo d'un burrone fra odori di bagno turco e di corpi sudanti. Il mio cuore-motore, che mi precede, s'imbizzarrisce già fra cespugli spinosi di gaz policromi…. Attraversali, dunque!… Che t'importa, se le mie ali devastano la boscaglia di queste verdi esalazioni?

Ammira, piuttosto, lo splendore di questo corteo di piccole fiamme puntute che volano come rondini dipinte dai pennelli del sole al tramonto! Noi voliamo in mezzo alla germinazione violenta del fuoco. Mai più tu avrai la gioia, o mio cuore, di contemplare brulichii così cupi di forme irritate e di caldi colori!… Con un volo planato io scivolo fino al fondo di questo nuovo abisso…. Che è mai questo rumore di pietre dietro di me? Le mie ali hanno spazzata la cresta delle scogliere…. Il paesaggio è sempre più tormentato.

Montagne che s'incavano! Abissi sventrati! Io scendo, scendo giù per chine ripide, e a un tratto un monte che vuol mascherarmi la sua altezza imprevista mi ferma. Avanti! non importa! Balza in alto!… Addosso a quel monte, mio bel monoplano! Non vedi come t'è facile superare così tutte queste scarpate gigantesche?… Mantienti in equilibrio, e scivola via con destrezza…. Oh! ti sento, ti sento bestemmiare!… Maledetto sentiero da serpenti! Tu soffochi quasi, tra queste due pareti, e non vuoi dar del naso contro la montagna. Con questo fumo, come potremo calcolare esattamente lo spazio che ci occorre per passare? Non c'è modo di correre! Con le mie ali vado snidando grappoli di pipistrelli che mi sputano addosso la loro fuliggine commista al tuo olio di ricino!…

__I serbatoi del romanticismo.__

Finalmente, finalmente respiriamo, ed io filo via rapidissimo sopra un gran fiume di kohl e di belletto! Oh! meravigliosi tramonti, aurore ricche di colori, venite a ritingere qui le vostre guancie e le vostre palpebre pesanti! Poeti romantici, tornate in folla a ritrovare sulle rive di questo fiume le lanterne veneziane più fantastiche che possiate aver sognato! Sono inghirlandate di rose e macchiate di sangue… Sulle rive di questo gran fiume di belletto troverete tutto il fastoso bric-à-brac del vostro sogno teatrale!…

Monti di bel velluto color granata, mobilia sgargiante di tragico lupanare, vetrine arabe traboccanti dì fuoco…. Qui c'è di tutto! Poichè il vulcano è la sintesi e la genesi d'ogni poesia, E noi divertiamoci, cuore-motore, a volare su questi numerosi teatri all'aria aperta…. È notte? è giorno? Non sì sa più! Teatri all'aria aperta irti di luci e di barriti, poichè vicino è il serraglio che unisce la voce delle belve alla voce forsennata dei commedianti! Lungo budello della fiera fangosa in cui violentemente diguazzano le lampade elettriche, irradianti di bianco orrore il firmamento in cui volo, il firmamento, fiera fallita, disdegnata, che si spegne, incalcolabilmente lontano….

Il gran fiume di kohl orientale e di belletto romantico s'allarga a poco a poco formando un bel lago, sulle cui rive, a destra e a sinistra, s'avanzano ballando, delle fiamme spagnuole eccitate dal vino, dalle risate, e punto dal desiderio di mostrare il prurito della loro carne che crepita…. Ballano, le fiamme, civettando, facendo moine con gli occhi, con le labbra e con le mani, e si sventagliano, e sventagliano me a volta a volta.

__Le fiamme spagnuole.__

Noi ridiamo a crepapelle per burlarci di te, asino volante dalle orecchie di tela! Che fai lassù, tanto lontano dalle nostre bocche? Vieni ad ammirarci da vicino!… Noi siamo ballerine stupefacenti, e i nostri occhi son occhi di coda di pavone! Per te solo avvolgiamo ai nostri fianchi questi bei scialli di fumo ricamati di scintille, mentre danziamo con lunghi ticchettii di nàcchere…. Ti mostriamo le nostre poppe gemelle, che hanno la calda peluria della pesca al sole e ne promettono il fresco sapore…. Alziamo le nostre gonne di velluto color zafferano e le nostre sottane dai merletti di cenere viola, mostrando le nostre anche[*accented?] flessuose!… Avvicinati![*accented?] Vieni a vedere le nostre scarpine vive, d'un roseo scoppiettante! Vieni a vedere, asino volante dalle orecchie di tela!…

__Io.__

Vengo! Vengo! Aspettate…. Ma chi vi spazza via? Quale raffica ha bruscamente arrotolati tutti i tappeti e rapidamente nascosti orpelli e tamburelli, come fanno i saltimbanchi quando vengono le guardie?… Non vedo più davanti a me che una mandra di colli rossastri e rosati…. Trotterellano spaventati come pecore, affrettandosi verso l'immensità delle pianure. Sono io scosso ancora dall'ubbriachezza del fuoco? Eh! via!… Se quei due campanili siciliani oscillano flessuosi come betulle, è perchè io mi cullo nell'aria nell'uscir fuori dai fumi!…

M'immergo tratto tratto in laghi d'aria pura. Qua e là s'aprono vaste brecce grigie inebbrianti e inebbriate, nel gran velo di vapori violetti e purpurei. È la deliziosa vicinanza dell'azzurro! Sento la sua bocca fresca, mentre attraverso a rapido volo un immenso formicaio di riflessi rosei che diventano turchini…. Com'è bello, questo sentiero, tappezzato d'un musco di bagliori violacei! A 100 metri sotto di me, m'appare l'ampia schiena ignuda del vulcano. Scoscendimento terribile della montagna, con muscoli irrigiditi sotto la pelle membranosa e cartilaginosa….

Ho finalmente raggiunto, o Vulcano, il margine fresco, là in fondo, all'inestricabile foresta dei tuoi àliti…. E balzo lontano, laggiù, verso il gran corpo dell'Italia che devo ridestare…. Su! Su! La guerra scoppia! La guerra è scoppiata! Alzati, bel corpo possente, penisola intorpidita! Drizza la tua statura immensa sotto lo zenit! Che piacere provi mai a sonnecchiare così nella tua alcova mattutina d'argento polverizzato? Motore, mio motore, raddoppia la tua velocità! Dobbiamo correre lungo tutto il suo corpo e morderlo, e stordirlo, e fargli vento con le mie ali! Presto! Regalo ai venti tutte le belle collane di rubino con cui il Vulcano mio padre abbellì le mie èlitre….

Prendete! Prendete, belle nuvole! V'offro anche queste gloriose e pesanti parrucche bionde, cosparse di zaffiri e di granate, con cui potrete ornare le vostre teste scarmigliate dalla brezza.

Prendete! Non le volete? Peggio per voi! Le getto in mare, poichè non so che farmene! E il mare ne è tutto arrossato!… Agito le mie ali per liberarle dalle mussole e dai veli di fuliggine di cui son cariche ancora…. Ormai è giorno! Affrettiamoci!… Il cielo! Il cielo puro! Io mi sprofondo nel cielo, come in un abisso d'azzurra passione!…

Tutte le nubi carnicine o rosee mi gridano stirando e snodando le braccia con mollezze di sciarpe di seta: «Ben venuto, bell'uccello temerario! Ben venuto!»

Volo sui pesanti battiti del mare, la cui groppa floscia si schiaccia sulla spiaggia…. O promontorio! O toro che vorresti scagliarti contro di me, puntando come corna minacciose i tuoi ulivi scarniti! Tu fiuti come me l'inebbriante odore del temporale.

Ora un brutale acquazzone gualcisce e accartoccia la seta dell'orizzonte! Lo attraverso come si passa correndo sotto una grondaia…. Vi stupisce il mio coraggio, tristi nubi avvizzite e scolorite che ondeggiate laggiù, pèndule le braccia, con falotici dondolii, poveri vestiti da maschera d'un carnevale bagnato? Io son più bello di voi, perchè le mie ali vollero somigliare alle fiamme dell'Etna. Le mie ali, arrossate dai possenti tabacchi vulcanici, sembrano un forte paio di baffi conquistatori sopra la burbera faccia di quella nube che lascio dietro di me.

E questo vi diverte, o villaggi, poichè v'odo gridare giocondamente: «E' passata a volo spiegato sopra di noi! Chi? Chi? La guerra!… Oh! Eccola!… La guerra passa volando, a una fantastica velocità, come un fantasma, come un raggio, come un lampo, scagliata verso il confine!»

O commmozione terribile di angoscia pesante!… Cresce infatti il calore e la luce pesa, e sento nel mio cuore i tonfi sordi che fanno le scialuppe ballando legate contro i fianchi del piroscafo.

4.

LE BATTERIE DEI SOLI.

__Prima popolana.__

Accorrete! Donne e fanciulli, accorrete! Presto! Presto! Scendete! Andiamo tutti in folla, a centinaia, a migliaia! Bisogna fare un giro di quattro chilometri fuori dalla città, per andare a fermare il treno, ed a stenderci in mucchio attraverso il binario!… Formeremo così un materasso immenso di corpi umani!

__Seconda popolana.__

Oh! via!… La marmellata è inutile! Il macchinista non vorrà fermare, e la locomotiva passerà come un aratro sopra un vasto campo di carni! Zappe, zappe, ci vogliono, e leve, e martelli per strappare rotaie e traverse! Andiamo presto! Ci spìano!

__Terza popolana.__

Ero laggiù poc'anzi; li infornano tutti…. Dieci treni stanno per partire uno dopo l'altro! Trecento vagoni sono pronti! Venticinquemila uomini! Li ammucchiano come bestiame…. È una fiera! Non vidi mai tanti uomini riuniti… Rumor di ferro spaventevole! Se tutti quei fucili sparassero insieme, la terra rimbomberebbe di mille folgori, di tremila tuoni…. Nelle campagne, non si vede più verde!

__Seconda popolana.__

La città, le mura, le piazze, i giardini sono inondati da una marea grigiastra. È il colore delle divise, colore di piombo d'un cielo di temporale! La terra è tutta gonfia di masse di soldati, irte di baionette, come le nubi sono irte di pioggia…. Tutto sta per scoppiare…. Dovunque sotto i piedi la terra è piena di guerra! Dovunque si beve e si respira il soffio, la bava di innumerevoli cani arrabbiati!…

__Prima popolana.__

Dio! Che caldo! Che caldo! Se questo cielo di cotone si lacerasse, là giù! Un po' di pioggia!… Che fortuna sarebbe un po' di pioggia! Maledizione! Anche il sole s'accanisce contro di noi! Aiutatemi a portare questa leva! E' pesante! Mio Dio, com'è pesante!… E la risaia ribolle, infernalmente scaldata! Che specchi atroci, le sue acque di fuoco!

__Terza popolana.__

Non ci vedo più. La campagna intorno rantola soffocata sotto le enormi pietre tombali dell'atmosfera! Ogni pietra è aureolata d'angoscia gialla. Ogni pietra respira e rantola orribilmente, come una testa recisa imbavagliata di fuoco. Tutti i sassi hanno sguardi insostenibili. Gli stagni sono graticole piene di Cinesi arrostiti, puzzolenti! Noi siamo trasportati nel vasto ronzìo del cielo tutto imbottito di mostruose cicale…. No!… No!…

__Seconda popolana.__

Come possono, gli alberi, star ritti? Sono atterriti!… Maledetto sole! Terribile fornace! Valanga di specchi! Moriremo tutti acciecati! Sì, acciecati! I miei occhi sono divelti dalla fiamma veloce di queste sfolgoranti rotaie che solcano la terra come due fulmini immensi!

__Prima popolana.__

Su! Uno sforzo! Un grande sforzo! Bisogna spingere questa leva sotto la traversa!… Tutte insieme! Forza! Tutte insieme! Calcate con tutto il peso del vostro corpo! Siamo venti donne, non molto robuste, ma riusciremo!…

__Terza popolana.__

Giovanna! Rosa! Lucia!… Venite presto! Bisognerà pure che il macchinista fermi bruscamente il treno! Volete che il cannone ci mangi i nostri figliuoli?… Saranno tutti uccisi, siatene certe! Bisogna impedire ad ogni costo che partano! Pianteremo in mezzo alla strada ferrata quest'altissima pertica…. La vedranno di lontano, e si fermeranno, per Dio!…

__Prima popolana.__

Santa Vergine Maria! Facci la grazia! Noi ti chiediamo solo un po' di forza! Sì! Sì! Aiutaci, Vergine Maria! Se vuoi, lo puoi!… Forza!… Forza!… Ancora! Su! Calcate!… Non gridate!… Spingete!… Su!… La rotaia è staccata!… Non piangete! So bene…. Tremate dalla paura, e io pure singhiozzo! Santa Maria, soccorreteci! Non abbiam più coraggio! Il cuore ci è caduto tra i piedi, e noi lo calpestiamo senza volerlo!… Lo sentiamo guaìre, ferito, morente, come un povero cagnolino! L'idea, soltanto l'idea di perdere il mio bel Giorgio, mi fa tremare tutta! Le mie braccia son morte, mi sfuggono le gambe!… Lo vidi in sogno stanotte, subitamente, rosso da far paura, crivellato di buchi rossi, come un setaccio pieno di pomodoro spremuto. Lui, così bello! I suoi grandi occhi neri sono più grandi che fiaccole di gente ricca, quando viene ad abbracciarmi mentre sto nel letto! E poi, lo sai, Maria vergine, che lavora come un santo, tutto il giorno, per comprare la vigna del vecchio Pietro…. Un altro mese, e saremo dei piccoli grandi proprietari di fondi!… Era il suo sogno, e tutto crolla! Deve partire!… Per obbedire…. Ma perchè?… perchè? e senza sapere!…

__Io.__

Motore! Mio motore! Alza la voce! Io non voglio più udire questo vasto gridìo di donne scamiciate esasperate dal caldo atroce in questo glorioso meriggio furibondo di guerra! Sconcia canaglia dalle camiciole sfarfallanti, affannati, affannati pure sulle rotaie fulgenti, verminaio insorto che ondeggi tra i vasti specchi forsennati delle risaie! Voi non potrete, femmine, tagliare la strada ai treni militari!

__Prima popolana.__

Bisogna aggrovigliare tutti i fili dei dischi, Legarli con delle liane!… Non resistono? Leghiamoli con ciuffi di ginestra! Presto! Strappiamo i cuscinetti di rame!… Dammi la chiave inglese per svitare le rotaie! Giacomina! Giacomina! Vieni con me a fracassare quel disco, a sassate! Dov'è la moglie del maniscalco? Un magnano, ci vuole! Giovanni! Giovanni il tornitore! Ah! quel povero vecchio è paralitico! Portatelo qua in un carretto! C'insegnerà…. E' il suo mestiere fissare gli zoccoli sulle traverse? Porta con te un ceppo di legno ben duro!»

Frattanto il sole si moltiplica in tutti i punti dell'ampio orizzonte in tutti i punti del cielo! Cielo biancastro opaco che l'odio screpola!… Da ogni parte invisibili generali hanno puntato innumeri cannoni solari dal lungo vomito d'oro….

Sulla proeminenza gessosa di quella nuvola, sul terrapieno di quei vapori abbaglianti, sui margini di quella foresta d'argento sono appostate batterie di soli. Più lontano, giranti mitragliatrici d'acciaio crivellano lo spazio d'innumerevoli getti di piombo fuso…. Ed ecco sullo zenit tre pezzi tanto roventi da esserne rossi bianchi turchini. Ad un tratto, cadono le donne in fila bevendo la morte con bocche contratte, sotto l'ampia mitraglia del fuoco solare…. Altre piroettano su sè stesse, trottole ancora strette dagli spaghi sferzanti delle capigliature, poi crollano giù pesantemente, e con rabbia convulsa scavano il suolo per celarsi nelle viscere fresche della terra.

Me ne infischio, del caldo e del pericolo! M'inebbria il non sapere più come evitare tutti i vostri fuochi convergenti, o formidabili batterie di soli! E applaudo quando le vostre colleriche gole puntate dal bastione calcareo delle nubi scoccano nello spazio lunghi sputacchi solfurei! Seguo cogli occhi le rutilanti culatte dei soli, che sui loro motori elettrici corrono ad appostarsi nei punti migliori dell'orizzonte, d'onde meglio si può colpire ciò che formicola nella pianura…. Tutti i cannoni celesti tremano nelle loro fotosfere irritate!

Attraverso il fumo acciecante che sale vedo vibrare i corpi orlati d'oro degli ufficiali, i cui comandi stridenti infiammano le ultime tracce violacee dell'ombra. Poi, bruscamente, non vedo più che le loro bocche torride, accanto alle torride bocche vomitanti dei cannoni!… Fragore enorme d'un milione di echi, fracassati, crollanti, polverizzati!

Gli echi si sparpagliano in petardi diabolici, vasta polifonia dominata dalla voce selvaggia degli artiglieri solari.

__Gli artiglieri solari.__

Bisogna mirar dritto e tirar tutti insieme al disopra dei terrapieni di quella nuvola, su quelle immense macchie bianche che coprono qua e là i serpenti sfolgoranti dei binari! Maledetti specchi acciecanti delle risaie, da cui la luce rimbalza rabbiosamente!… Vedete, là, vicino alle rotaie? Mirate al centro! Facilmente si sbaglia! Non v'è modo di regolare il nostro gran tiro obliquo! Scendiamo più in basso, e puntiamo su quella gialla scarpata di bruma 300 bocche da fuoco! Coroniamo di batterie solari quelle colline di vapori incendiati! Così si potrà calcolare l'alzo di tutti i cannoni e spazzar le rotaie d'un colpo solo…. Puntate questo cannone contro la saracinesca aperta di quella nuvola fortificata! E sfondate, suvvia, quella trincea di raggi rossi!… Impossibile! Quel maledetto uccello bianco ci balla davanti agli occhi, e ad ogni istante ci taglia la linea dei tiri!…

__Io.__

Miserabile folla di femmine chiassose, inutilmente, inutilmente spingete come una gialla marea l'ammasso cencioso dei vostri corpi sudanti sulle affascinanti rotaie! Le vostre nudità che sprizzano fuori dalla tela bianca e folle si lacerano invano in gesti e in grida convulsi, battendo i sassi carbonizzati della ferrovia! Squarciate, squarciate pure contro la terra le vostre povere poppe sballottate, otri goccianti di sudore, sotto la pioggia fangosa dei vostri capelli agglutinati! Unite pure lo sforzo dei denti allo sforzo dell'unghie insanguinate! Nulla potrà impedire che regni la guerra! Donne, fanciulle, cadete ad una ad una, e a mucchi, e a centinaia, sotto il fischiar degli obici che vi scagliano i soli!

Ma non fuggite. Cresce la vostra folla. Un immenso arruffio di camiciole e di corsetti stracciati copre i sentieri fra le esplosioni delle risaie, spaccate dai proiettili…. Il cielo ha munizioni abbondanti! Guardate quei treni di nebbia violacea che passano all'orizzonte! I loro lenti vagoni sono pieni d'accumulatori atmosferici e di tempestosa dinamite! Artiglieri dello zenit! Raddoppiate il tiro! La canaglia strappò già 200 metri di binario!… Batterie di Soli! non riuscirete dunque mai a spazzare la strada ferrata! Io v'aiuterò!… Su, su, motore, centuplica i battiti focosi delle tue arterie metalliche! Io mi slancio orizzontalmente, quasi rasente terra, fra questa vasta mèsse di femmine, zucche e melloni chiomati…. Ecco: la mia ala destra, con un gran colpo di falce ne decàpita un centinaio!…

Oh! rabbia!… E' troppo tardi! Odo il grido straziante, straziato, della prima locomotiva…. Grido verdegiallo, getto di bile e di veleno che sale dritto nella luce viva! Grido guerriero della prima locomotiva, ferro rovente che brucia il corpo convulso del treno! Treno carico di soldati…. Cinquanta vagoni, anelli colossali di una formidabile catena che risuona lugubremente nell'uscir dalla terra! Giro velocemente, e con un altro colpo roteante di falce la mia ala sinistra riprende con gioia la sanguinosa mietitura, decapitando 1000 femmine in fila lungo il binario che vibra. Urrà! E' finito!… La terra ha paura e trema…. Il convoglio sale, gonfiando il suo gran dorso di rumore e il suo pennacchio di fumo che vela per un momento i 200 soli puntati, vomitanti la morte….

Vicino, a 50 metri, ecco il petto favolosamente tragico della macchina!… O gran petto opprimente che ti gonfi colle scosse e i sussulti d'un'asma di gigante! Singulto tuonante che respinge le nubi con urti bruschi, in uno sforzo continuo di soffiare, per respirar meglio, tra i grossi materassi del caldo che crollano giù in valanga!… Il treno rallenta cauto, sprizzando dai finestrini 10000 teste che urlano….

A destra e a sinistra, le folte file delle donne decapitate, come altrettanti inaffiatoi agitati piovono un roseo squisito tepore di sangue sopra i vagoni, ceste di ferro ricolme di frutti vivi. Avanti, treno rosso! I due grandi ventagli di donne scarlatte schizzano orrore sulla folla in delirio che avviluppa la casa del cantoniere…. La folla s'ingolfa per la porta scoppiata, come una tortuosa gomena che s'accanisca a passare per la cruna d'un ago…. Il primo gruppo che entra riempie la casa d'un albero bizzarro, mostruoso, agitato da un vento di follia. Albero dalle liane vive, che s'annodano e s'intrecciano destramente per espandersi alfine sulla terrazza e giù dal parapetto, in grappoli vermigli dagli àcini urlanti!… Ma è tanto violenta la spinta, che la terrazza, come un vaso, subitamente trabocca….

E' una cascata umana che precipita giù accelerando così la marea che sale e poi ricade giù. Nulla può fermare, oramai, il getto forte della fontana di sangue e il suo pennacchio abbondante e la sua grandine enorme di facce sfracellate sull'immensa campagna assetata che la beve.

5.

LA PESCA DELLA GRAN FOCA VERNICIATA.

Io salgo con balzi veementi su, su, verso le nuvole del tramonto, gran diga d'ombra dietro la quale s'ammassa l'acqua trèmula e dorata della sera…. Nell'avanzarmi, scorgo attraverso la rosa turbinante dell'elica, e lontano lontano, quell'acqua dorata che sussulta, trabocca e cola veloce pel piano inclinato del cielo, tutta d'un pezzo, massiccia…. O ebbrezza dei miei occhi che la bevono! Grida purpuree di gioia stupefacente…. L'orizzonte intero vacilla per l'entusiasmo nell'enorme ondata di liquido oro che viene da Porto d'Anzio….

Più stupida d'una tacchina, la Campagna romana fa la ruota sotto di me, spiegando la sua coda immensa di ginestre ocellata di tombe…. Ma l'ironico mare, luminoso e dorato, le dà una lezione di futurismo, suggerendo insolentemente la visione d'una vasta officina elettrica dal pavimento lucido…. I suoi isolotti color di rame, sono chiomati di scintille, come dinamo…. Quasi mi sembra di udirne l'esaltante ronzìo….

Mi fermo sopra Roma, all'intersecazione solenne delle strade celesti, felice di essere in mezzo al gran popolo simbolico e mutevole delle Nuvole.

Perchè s'affretta così quel piccolo cirro elegante, snello e biondo chierico dalla sottana rossa e dalla cotta bianca? Ora s'inginocchia sui gradini del cielo…. A lui fu dato l'incarico d'accendere tutti i ceri delle costellazioni.

Ecco il loro direttore spirituale: un nuvolone nero, panciuto e solenne che semina nella brezza ipocrite benedizioni e sorrisi dolciastri…. Non è più che un pesante idolo obeso con quattro paia di braccia tutte convulse di lampi.

Ma nulla agguaglia il disgusto che m'ispira quella nube porcina e bigotta dalla quadruplice pappagorgia…. Sdraiata sull'orizzonte occidentale, finge di sonnecchiare; con la bocca spalancata rasente le onde che sembrano denti su cui, ecco, ora passa una lingua di fuoco giallo…. Consolatevi, occhi miei, sulla delicatezza di quelle nuvolette color di rosa, agili e leggiere…. Accorrono da tutte le parti, felici e affascinate, si dànno la mano e ballano in tondo, intorno a me e certamente per me solo!… Mi sfiorano…. Potrò forse gustare il loro bacio delirante?… Oh! dispetto! Già s'allontanano, bizzarre, capricciose, indecise….

Ritorna il vento ballerino, e il suo ritmo di danza eccita i piedi flosci delle nuvole che si raddrizzano con eleganza. Ondeggiano i loro fianchi orlati d'oro…. Com'è bello quel braccio che s'inarca con grazia squisita, salendo verso il rocchio di fuoco abbagliante! No! No! Non mi è mai accaduto d'ammirare dei fianchi di nuvole così languidi E quell'ascella color di rosa e nera?… Donna o nube, non so…. Il suo bel corpo vorrebbe fondersi a volta a volta e disfarsi sparpagliandosi…. La nuvola si sdraia prodigalmente per offrirsi meglio, e per me solo le sue belle poppe pesanti si gonfiano di desiderio….

Oh! ma perché fuggite, belle nubi carnali? Perché vi coprite il seno e il bel ventre tondo, con tanta castità spirituale, immateriale? Temete il sole? Al diavolo il sole brutale che all'orizzonte impone il suo sesso rovente fuori da quei lenti panneggiamenti di vapori nerastri lamellati di lampi!… Il temporale sta per scoppiare come una foia spaventevole! E' infatti la lussuria elettrica del cielo che mette in fuga le nuvole vergini e sagge… Fuggono così rapide, che lasciano sul mare una miracolosa mantiglia di lustrini azzurri ancora pronta ad avvolgere divine forme aeree.

Fuggono così rapide, che lasciano laggiù su quello scoglio un garofano rosso urlante di passione, e più lontano quei due, tre, quattro tamburelli d'echi vibranti e ridenti che continuano, ancora il loro ritmo gaudioso e i loro saltellanti arpeggi di baci.

A guancie gonfie, il vento soffia per infiammare d'amore i vetri infocati di quella città che svanisce subitamente…. Il vento torna poi a spingere il mare con le sue balle di stracci turchini che si trasformano a poco a poco, in chiare vele di carta!…

Dov'è adesso quel donnaiolo? Lontanissimo, là, tra quelle gonne di fumo rosate, spiraleggianti, già imbrattate di notte, ma ancora bellamente variopinte delle macchie dell'ultima orgia solare! Io v'inseguo pattinando sull'azzurro lavato e lucido, o belle nuvole carezzevoli, e ficco il naso nel caldo sventolìo delle vostre seriche vesti, allorchè vi fermate bruscamente, per eccitarmi con uno sguardo obliquo, o per graffiarmi colle vostre unghie di pioggia lucente.

Cessate dunque di ridere e di ballare! Questa sera non è una sera d'amore, ma di battaglia, o piuttosto è una sera di caccia e di pesca abbondante! Correte via presto, e lasciatemi in pace, con le vostre sferzanti carezze bagnate…. Guardate! Il vento esce nudo dal mare offrendovi il suo bel corpo salato…. Divertitevi!

Io devo correre adesso laggiù, a quelle roccie che emergono lugubremente dalla nebbia violacea, Là nelle vaste paludi del Vaticano, andrò a cercare la grossa Foca Verniciata di candore d'avorio e di luce divina: il Papa!

Che fetida atmosfera! E' il tuo alito, o vecchia asmatica foca, poichè respiri con grande stento fuori dall'acqua suppurante! O Papa, carceriere della terra, o sorcio mostruoso delle fogne del cuore, vecchio scarafaggio nutrito d'immondizie, pistillo osceno nella corolla d'una veste talare, battaglio di campana funerea! Tu respiri a stento, congestionato per aver mangiato tutto il divino del mondo, tutto l'allettevole azzurro delle anime! Monopolizzatore dell'ideale umano, io denuncio, il trust infame che hai fatto di tutte le energie terrestri!

Ma a che serve moltiplicare le immagini schifose e le definizioni sinistre? Foca! Tu sei una foca, ma non ammaestrata nè divertente! E non sapresti intrattenere una platea giocando alla palla con la tua tiara costellata, Sei piuttosto un topaccio di fogna…. No!… No!… rinuncio volentieri al mio genio creatore, e preferisco finalmente plagiare, come non feci mai! Ti riappiccico in faccia, l'immagine universale, rimasticata da tutti gli oratori anticlericali: Tu sei per loro il corvo dei corvi della Terra, cimitero ruzzolante!…

Le nevi millenarie t'imbiancarono la peluria, ma la punta delle tue penne è rimasta nera. Cranio duro, esecrabile paracarro, contro di te sì sfracella il radiatore impetuoso dello spirito!… Dalla mia altezza ti vedo guazzare come un'anitra gigantesca nella scarlatta pozzanghera dei cardinali, e poi entrare in uno stagno violetto di vescovi, e poi troneggiare in un gran letamaio di monaci e di preti….

Intorno a te s'affollano i corvi tuoi fratelli, nei fuligginosi giardini del Vaticano…. Ticchettìo di becchi, sbattere d'ali nere e di sottane bagnate, avviluppate da un vapore fosforescente di nebbia sospetta. E' questa, veramente, la più sorniona e cauta delle sere preferite dai demoni…. sera medioevale piena di lampi algebrici in cui colano occhi di liquirizia sotto la frangia delle nuvole…. Intanto i vostri sessi incartapecoriti, o prelati, devon sognare d'una grassa puttana, a cui il vento sollevi le gonne e che ruzzoli col suo gran deretano ignudo—luna piena!— giù nei cupi sagrati delle vostre chiese! Ma no…. Sono io, sono io che precipito dall'alto sulle vostre sudanti tonsure! Un volo planato?… Una valanga, piuttosto, o la folgore stessa! E non vi lascio il tempo di mettere al riparo il vostro pesante vecchiaccio dai piedi palmati!

E' semplicissimo…. Guardate! Come una forte gru metallica, io svolgo tra le mie due ruote una catena di ferro, munita d'una trappola a molla, e la calo entro la stiva del Vaticano!… Braccio nodoso, chela di granchio mostruoso…. E' semplicissimo…. Guardate: la trappola si richiude, e io tiro, tiro lentissimamente, su, su, codesta balla pesantissima di corone da rosario, di crocifissi, di scapolari…. È un papa! Un vero papa! E' il Santo Pontefice in persona!

O mio motore, hai ragione se sussulti di rabbia, e se tossisci e sputi!… E' il tuo modo di disapprovarmi! Ti fa schifo, la mia pesca?… Suvvia! Vomita il tuo olio caldo, per onorare l'immonda zavorra che t'impongo!

Coà! Coà! Coà! Tutti i corvi si agitano, impauriti, acciecati, dallo splendore delle mie vaste ali bianche, che salgono ornando l'azzurro. Ed ecco la pioggia, che piomba giù bruscamente, a cascate, dalle fessure delle nuvole! Frana del cielo sfasciato, torrente fangoso che precipita sulle scogliere dello zenit, divenuto ad un tratto lo sbocco di una cloaca!

L'acquazzone schiaccia pesantemente tutte le campane del Vaticano…. le schiaccia contro la terra, come rospi schizzando largamente intorno fango sonoro!… Ma fa ben altro, la pioggia! Raspa con cura la tua vernice di candore, o pontefice, così da mettere in mostra il tuo superbo pelame nero, oleoso, dai ricchi riflessi turchini….

Vento nerastro e sudicio! Vento puntuto di cattedrale, dai sibili lamentosi! Vento d'astiosa castità e di lussuria, stirato, punzecchiato da pruriti ardenti!…

Vento di cimitero abbandonato, lasciami! lasciami!… Schiudi le tue tenaglie che mi strappano per la testa, come un chiodo!… Io mordo le tue dita adunche, che si contraggono. E finisci, suvvia, di gridare il tuo stupido ritornello: «Lo tengo, lo tengo ben stretto fra le unghie!» Puah!… Guarda quel che tieni! Uno sputacchio!… Che io lancio fuori dalla mia gola melmosa!

O vento puzzolente del Vaticano, tu sporchi il mio motore! Che rabbia! Ad ogni istante, la fusoliera minaccia di abbandonarmi. Funziona male, il mio motore, e ne sprizza tutto l'olio…. Non ci vedo più, e bisogna che mi pulisca gli occhiali con la destra, mentre manovro le leve con la sinistra!… Che importa? Me ne infischio! La coda del monoplano falcia le nubi e slitta sulle tue perfide mani sdrucciolevoli o vento saponoso del Vaticano!…

E ora tu mi soffi nelle ali il respiro gemebondo e brontolante degli organi, per spaventarmi, per intenerirmi, per invischiare forse il mio cuore d'uccello? Eh! via!… Non sono più l'adolescente che dava i pruriti del suo corpo snervato al voluttuoso abbraccio della sera, all'odore dell'incenso e delle ostie inzuccherate, quando il mese di Maria veniva a visitarci, nel parlatorio come una donna profumata, più bella che le sorelle dei miei amici!… Fortunati! Essi almeno, ogni sera, potevano come giocando a rimpiattino, immergere il naso, le guancie, nei tiepidi corsetti e fra le gonne lasciati sulle sedie accanto al letto….

Non sono più l'adolescente orgoglioso della sua fede, che s'inginocchiava sensualmente per pregare a caso i caldi profumi erranti, l'altare in fiamme, la Madonna elegante nella sua veste attillata di gesso, e sopratutto le fanciulle dagli occhi troppo grandi e troppo cerchiati, le fanciulle strette l'una all'altra sui banchi neri, le fanciulle che a un tratto scoppiavano a ridere sommessamente. Non sono più l'adolescente dal cuore ondeggiante e dalle mani inquiete, che piangeva per non avere che un corpo acido da dare a chi?… a nessuno, a Gesù Cristo, alle lingue fulgenti dei ceri torturati dalla follia di salire, al furore carezzevole delle rose, alla voce solleticante del padre confessore, solo capace di liberarci il cuore dalla noia, e solo a perdonarci, vezzeggiando i grossi peccatuzzi che fanno le fusa dal piacere, in fondo ai nervi, come vecchi gatti nelle grondaie…..

O Vaticano, i tuoi preti musicanti possono ormai aprire la grande caterrata degli organi pieni di terrore e d'amarezza irreparabile, perchè la cascata inondante dei loro suoni che piangono mi sommerga e mi copra come un cencio miserevole!…

O grandi organi cattolici, gonfiate, gonfiate la marea delirante di nostalgia, con cui volete annegare la nostra umanità febbricitante, perchè vi galleggi, cadavere innumerevole, alla deriva, verso il gran nulla dei paradisi sognati!

Sullo scorrere desolante delle melodie, volo rapidamente, sempre più in alto, lasciandomi dietro, gli agonizzanti occhi vetrati del Vaticano. Sembrano, ora, cranî colossali di mastodonti scomparsi, o piuttosto gli ossami d'una catena di monti scarniti. E che vedo, più in giù? Vedo la più putrescente delle paludi sotto un volo giallastro di zanzare sinistre!… Palude selciata d'orecchie verdi di cadaveri annegati…. E tutt'intorno, tristi giardini carbonizzati, il cui terriccio nerastro è imbottito d'ossa e d'escrementi…. Un'aria densa, carica di ceneri di sudiciume e di fuliggine, stagna e torpe…. E' il tuo rifugio, o Santo Padre, ormai violato da me!… Ah! ma lascia ch'io rida!… Nell'ebbrezza del ratto, non mi curai dei nodi che torturano la tua pesante pancia matura e le tue zampe da palmipede!…

Suvvia! Finiscila, di dibatterti come le anitre selvatiche che gli arabi catturano a centinaia sul lago Mareotide! Reclamavi il potere temporale?… Io ti do ben di più!… Ti do il cielo!… Ti do un potere assoluto sui vasti dominî degli uccelli, delle nuvole e delle stelle!

Ecco il cielo e l'infinito!… Prendi! Ecco il cielo che non avesti mai, per quanto tu l'abbia venduto in grosso e al minuto, mille volte, fra i tuoi campanili monotoni, ciarlatani da fiera, seduti accanto alle cupole, salvadanai!

Avrai rialzo e ribasso a piacer tuo, vecchio agente di cambio della Borsa delle anime! Nel salire e nello scendere con me riprenderai il sonno della tua vecchia coscienza, assuefatte alle dolcezze dell'altalena….

E' inutile che ti volti indietro! Il Vaticano annega in nebbie violette… La cattedrale di San Pietro emerge sola, granchio gigante degli stagni cattolici, granchio dal vasto dorso marmoreo arrotondato a cupola, che vorrebbe afferrarmi tra le chele colossali, dei suoi due colonnati.

6.

I MOSCONI POLITICI.

Suvvia! Non tremare così, Santo Padre!… Veramente, lo so, tu non hai l'abitudine di volare sospeso, a questo modo, sulla crudele foresta dei tetti, sui loro colossali denti di sega, sui loro energici pendii dalle braccia tese verso gli abissi delle strade, peschiere in cui guizzano le lampade elettriche prese tra i fili loquaci del telefono….

C'è di tutto, là dentro!… Divertiti dunque a guardare…. Ecco là i vasti cappelli schiumosi delle cocottes, grandi tazze di birra fresca e traboccante, nella luce cruda, sulla tovaglia bianca di quella piazza….

Tu singhiozzi d'angoscia, e la sete t'invischia la gola! Eppure questo vento spazza il cuore e lo ringiovanisce, mentre giù nelle vie fa troppo caldo…. Un caldo sporco, puzzolente e untuoso!…

Tremi ancora?… Perdonami, vecchio!… La notte è tanto densa, che per poco non ti ho impalato sulla punta di quell'ipocrita campanile!… Ora io vorrei decifrare questi urli lanciati non si sa d'onde, che rimbalzano tra le facciate delle case…. Tutti i balconi sono gonfi come foruncoli di calore!… Stanno per scoppiare, e ne gronderà sanie giù nella strada…. Quelle forme nere sono falene allucinate dalle lampade, o sorci furtivi allettati dal formaggio a mille buchi di quella casa…. Sono strilloni che corrono, e i loro fianchi partoriscono giornali…. Più lontano, in fondo a quella piazza, vedi quel ventaglio frenetico d'ombre nere…. Sono strilloni che vendono ali bianche ai passanti!

__Gli strilloni.__

« La Tribuna! Il Giornale d'Italia!… Dichiarazione di guerra! Dimissioni del ministero!»

Il ministero discute giorno e notte, Il Parlamento anch'esso prolunga le sue sedute in quel palazzo nero, a cui il lucernario tutto aperto dà l'aspetto di una damigiana sturata….

Vuoi partecipare alla discussione, tu che sognavi di troneggiare su questi gradini spifferando il discorso della Tiara? T'introdurrò volentieri pel collo della damigiana, perchè tu possa presiedere all'adunanza come un gran lampadario….

Non spaventarti…. E' il ronzìo dei mosconi politici!… Si dibattono con furia, senza speranza, per evadere dall'immensa tela di ragno formata dalle correnti di bava telegrafica, che s'agganciano, lontano, a tutti i punti dell'orizzonte….

Là giù le grandi banche sbavano senza fine la loro filante saliva di cifre agglutinate….

__Io.__

O Mosconi politici, cessate di ronzare!… Io prendo la parola. Ministri e deputati, v'impongo di togliervi dal capo il casco telefonico! Perchè vi prestate così ai tortuosi interessi dei finanzieri che vi trapanano il cranio con le loro fredde minacce e i loro dubbi puntuti?

Questo crescente mormorio nasale è la voce di Rothschild, che gorgoglia e frigge rabidamente fuori dalla placca metallica! Egli rifiuta semplicemente di sostenere la rendita e d'aprire i crediti necessari per le spese della campagna…. Chiudete, chiudete presto quella cloaca pestifera che vomita carogne, singhiozzi di spavento e riflessi di argento sudicio sulla spiaggia invasa dall'oceano della guerra!… Ascoltate piuttosto la turbolenta risacca di quest'ondata di studenti che si dimena e si lacera contro le file della cavalleria, scogliera coperta di schiuma!

Ma confessate, dunque, o deputati socialisti, che sotto i vostri piedi sentite oscuramente trasalire la terra! Il bel brivido avventuroso passò nei vostri cuori. Le vostre bocche ingombrate dalla sommossa delle parole somigliano alle strette porte delle caserme dove i battaglioni s'affollano pestando i piedi. Fuori da queste mura la guerra circola già come un sangue impetuoso, nelle vie, vene scoppiate dell'Italia!

Ecco! Ecco! Quei sassi veementi che fracassano le vetrate del Parlamento sono parole chiare! Che cosa rispondete?… Gli studenti esigono che si combatta! Decidetevi. La guerra è dichiarata. Che aspettate? Per tutta la notte udirete muggire questa marea di voci sotto le vostre finestre, e a volta a volta l'udrete scorrere e rumoreggiare fino all'altra estremità della città.

Ministri, deputati, spiegatevi! Non siete affetto divertenti, così ammucchiati a piramidi come vecchi proiettili nel cortile d'una fortezza. La luce dei lampadari s'avvilisce guardandovi, poichè vorrebbe, come la mia anima, mescersi a questi fiammeggianti clamori!

__Gli studenti.__

Aprite le finestre, o venite ai balconi! Deputati, vecchie puttane nazionali, aprite il vostro bordello! Vogliamo completare il Parlamento. Abbiamo convocati degli altri rappresentanti della massa popolare, che acconsentono a partecipare alla seduta discutendo sulla guerra!

Ecco le cortigiane e le prostitute cenciose, i pederasti graziosi, i pregiudicati, ex assassini, ex ladri, mendicanti brevettati e pidocchiosi d'ogni specie, Hanno tutti, come noi, diritto di governare, più di voi, ad ogni modo, poichè sono alteri amanti del rischio e del pericolo, ingoiatori di catene, equilibristi ritti sul margine insanguinato del Codice, ginnasti lanciati sul trapezio delle leggi, che bevono l'avventura nella polvere incendiata e nel vento delle strade maestre! Essi ben sanno come si mordono le dita a un poliziotto che vi malmena le costole a ginocchiate…. La sommossa, la lotta e l'insidia paziente, la guerra cauta, l'assalto a corpo a corpo sono mestieri per loro…. Non hanno più niente da perdere, e perciò sono completamente disinteressati!

Le finestre e i balconi traboccano di deputati. Possiamo dunque aprire la seduta all'aria aperta. La piazza è vasta. Quel monumento di generale defunto è già carico di frutta umane chiassose, bel trionfo da tavola che odora sulla tovaglia smagliante tra la pioggia adamantina delle lampade elettriche!… Quello è il settore degli assassini.

Sui tetti dei tramvai, le prostitute che già vi stanno arrampicate faranno vento agli oratori con la flora e le penne dei loro cappelli tropicali caduti giù dalla luna in riva a un fiume africano. Silenzio!… I pederasti s'avanzano cantando.

__Coro dei pederasti.__

Noi amiamo le rovine, vecchie pietre e vecchiotti azzimati, vecchi sfinteri e vecchi legni preziosi intagliati! Amiamo le rovine! E chiniamo la schiena, la sera, davanti alla storia, nel Colosseo e nel Foro romano. Poi ognuno di noi si dondola sull'ànche…. e ci prendiamo pei fianchi giocando a rimpiattino lontano dalla donna importuna! Sveniamo alle carezze che la brezza trascina nel molle chiaro di luna!

__Gli studenti.__

Bravi! Bene! Bis! Bis!

__Coro dei pederasti.__

Noi siamo i pederasti, giocondi amanti delle cadenti rovine. A piccoli passi brevi, stretti i gomiti ai fianchi, sventolanti le mani i pederasti si dimenano passando per le vie…. Sospirosi, alta la testa, socchiusi gli occhi, la bocca spasmodica, lontano dalla donna importuna i pederasti tettano inebriati il latte del chiaro di luna!…

__Un assassino__ (con voce formidabile, tendendo il pugno).

Io sono designato per diritto naturale ad essere vostro presidente, o signori!

__I Deputati socialisti__ (dai balconi).

Il presidente esiste. Abbiamo bisogno d'un arbitro capace di decidere fra noi e l'Austria.

__L'assassino.__

Arbitro e presidente! Mi eleggono tale i miei polmoni dominatori e i miei pugni! Ma preferisco proporvi d'eleggere il mio amico Palla di ferro. E' un ex galeotto dal soprannome simbolico che scappò un giorno dalla galera portando via, in tasca, semplicemente, la palla che aveva al piede…. Non ha ancora ventott'anni, e porta sulle spalle con grande disinvoltura più di cento condanne.

__Coro dei pederasti.__

Oh! com'è bello, oh! com'è bello, l'amico Palla di ferro!…

__Mirella,__ pederasta.

Io propongo per arbitro la mia amica Ideale! E' muscolosa e forte come un diavolo! L'altro giorno, irritata dalla troppo intraprendente tenerezza d'un grosso frate vizioso che le palpava le natiche nel salire le scale, la mia amica Ideale lo fece ruzzolare fin giù dal portinaio con un lieve buffetto!…

__Ideale,__ pederasta.

No! Mai, bella Mirella!… Io non posso, lo sai, nè sedermi, nè camminare…. Ho male per tutto il corpo!… Come potrei discutere da un seggio? Propongo che si elegga Volantina!

__Mirella.__

Cattiva! Cattiva! Mi tradisci già?… Volantina è una porcona! M'ha rubato poc'anzi il mio bel ventaglietto. Scegliamo Primavera…. la più saggia fra tutti i pederasti!…

__Coro dei pederasti.__

Sì! eleggiamo Primavera! Primavera sarà l'unico arbitro! Primavera, ogni sera, batte il marciapiede come una iena!…

__Mirella__ (intenerito).

Ed è per dar da mangiare a sua madre!

__Un mendicante__

Domando la parola!

__Tutti.__

No! No! Primavera è già eletta!

__I deputati socialisti.__

Parli il mendicante! La parola al mendicante!…

__Il mendicante__ (dall'alto d'un carretto).

Ho qui, in questa piccola scatola, quel che ci occorre per arbitro! Ora vi faccio vedere…. E' una cimice! Una giovanissima cimice ammaestrata! Non vi pare che debba essere la nostra sola regina? Regina assoluta del regno immenso della miseria! La sua competenza in materia di sangue è riconosciuta!… Propongo l'elezione della cimice!

__Coro dei pederasti__ (tutti si coprono gli occhi coi loro ventagli).

Oh! che porco! Che porco!

__Le cortigiane.__

Mio Dio!… Fra poco saremo tutte piene di bestie!… Che immonda compagnia!… Andiamo, andiamo via, cara!…

__Le puttane.__

Noi vogliamo la Cimice! Sarà il nostro arbitro! Le cimici sono le nostre amiche preferite! Quante volte riempirono d'incanto le nostre notti di voluttà! Son gli usignuoli dei nostri amori, al chiaro di luna della lampada fetida!

__Tutti.__

La cimice è eletta a maggioranza di voti!

__Un Deputato socialista__.

Mi sia permessa un'obiezione…. Mi sembra che dopo tutto, se voi preferite una cimice ad ogni altro rappresentante, quasi quasi…. altrettanto adatto…. Sua Santità il Pontefice!… Poiché il sangue non fu ancora versato, accettiamo l'arbitrato che ci propone L'Aja… E sia nostro arbitro il Papa!

__Io.__

Andate! andate a cercarlo al Vaticano!…

__La folla.__

Non c'è più! E' scappato!

__Uno studente.__

Fu rapito da poco!

__Un altro studente.__

Come una bella ragazza!

__Terzo studente.__

Rapito in automobile. Aveva per amante uno chauffeur!

__Io.__

No! No! In monoplano! Ed ecco qua il vostro arbitro che dondola sopra le vostre teste!…

__I deputati socialisti.__

Accettiamo l'arbitrato!… Armistizio! Armistizio!…

__Io.__

Socialisti! Deputati e ministri! Repubblicani! Conservatori! Volenti o nolenti, avete ormai dichiarata la guerra! Dunque tacete! E' finita, l'opera vostra! Ora andate a nascondervi nelle cantine, per riposare i vostri cuori attanagliati dalla paura, e le vostre lingue, erbe striscianti, agitate per troppo tempo dall'onda delle minchionerie! Poichè finalmente siamo noi, grandi uccelli rapaci, ad avere il potere! Vi eviterò la fatica di rispondere agli ordini di Rothschild! Guardate! Salgo con questo bel pendolo, per rovesciare, lassù, l'antenna che raccoglie i vostri telegrafi e i vostri telefoni senza fili! Cessate di sbraitare! La guerra, la facciamo senza di voi!… Per fortuna!… Io dondolo avanti e indietro la pancia solenne del Santo Padre, in modo che urti l'antenna…. Basterà un colpo solo….

Suvvia! Non gridate!… Nulla può più arrestarmi! Vecchio pendolo, avanti! Làsciati cader giù pesantemente! Così!… Piangi?… Hai paura? Paura di sfracellarti?… Sciocchezze!…

Godi, piuttosto, a divertire la gioventù! Sono gli studenti che applaudono quando tu scivoli sulle tegole, aggrappandoti perdutamente a destra e a sinistra, sui margini estremi dei tetti, a picco sulla fragorosa agitazione della folla in tempesta!

Tu non cadrai, perchè ti tengo a guinzaglio…. E puoi veramente esser fiero di simulare così la grandine, sulle vetrate, con i tuoi grossi mazzi di rosarî tintinnanti, e di scapolari…. la grandine e il tuono, con i tuoi piedi piombati dai rimorsi dei secoli!…

Tu fai finalmente la pioggia e il bel tempo, come Giove, tuo predecessore, del quale hai preso il posto…. Lo vedi: il tuo regno è finito! Ti si rimanda in cielo, d'onde fingesti di venire… Tutti questi ciarloni, vedi, malgrado la loro viltà, non ti temono affatto…. Stanno ritti sui loro gradini, a bocca spalancata, nel buio, come al cinematografo!…

__Uno studente.__

L'antenna cade! E' caduta! Telegrafi tagliati! Telefoni spaccati! Il Parlamento è morto! Il Parlamento tace!

__Gli studenti.__

La pace imputridisce, ma la guerra guarisce!… Viva la guerra! Abbasso la pace! Lasciate dunque che entrino in casa nostra codesti cani d'Austriaci! Dovranno esaurire le munizioni sopra i nostri ruderi ed i nostri musei! A meno che non preferiscano inginocchiarsi per leccare la polvere dei nostri avi! Poichè sono antiquarî e tristi passatisti! Poi spazzeremo via, alla rinfusa, tutti codesti nuovi soldati del Papa, con tutto il bric-à-brac e coi tronconi delle nostre statue che profanano l'Italia!… La pace imputridisce! La guerra guarisce!…

O luna piena di luglio, questa sera, alle dieci, tu avrai l'onore di presiedere al gran congresso sindacalista contro la guerra! Suvvia, sbrigati!… Vedi? M'affretto…. Son già le nove, e fra poco vedremo spuntare all'orizzonte, come proboscidi sollevate di elefanti, i possenti fumaioli di Milano!…

7.

I SINDACATI PACIFISTI.

O luna piena di luglio, tutte le mie cellule, te lo confesso, godono dei tuoi raggi, freschi, ingenui, che hanno il colore della felicità assoluta!… Tutti i profumi dei fiori, dei frutti, e dei fieni accarezzati dalle tue frangie di luce si fondono coi miei sensi che sospirano: «Al diavolo la guerra! Lasciateci dormire! Tenerezza, armonia, fusione, sonno e morte!» Sono quelle, sai, le cellule passatiste stanche di lotta, desiderose di morte…. Cellule agonizzanti che cascate dal sonno in una insidiosa voluttà, ecco, per voi, qualche cosa d'immondo, d'ostile e di nauseabondo, che vi raddrizzerà!… Su, coraggio! Ognuno al vostro posto, camerati!

Vedete, sotto i miei piedi, salire in grossi ribollimenti quel grasso fumo viscoso che sta per dare l'assalto alla fragile luna e per insudiciarne le diafane mani, tutte ingemmate di lagrime pure?…

Mi dondolo su tre fabbriche di concimi azotati e di nero animale…. Le vedete?… Vi amo, forti officine, accosciate su leve e bascule invisibili, che spingete sempre più in alto le grandi balle d'un fumo massiccio!… Ma sì, sputate dunque, a bocca piena, contro quella luna testarda e maniaca, che vuole imporvi i suoi travestimenti egiziani! Ah! ah! S'è divertita a coprire i vostri fumaiuoli di vecchie pelli d'obelischi!… Che schifo!

Forse la luna li strappò alle piramidi, quei mantelli turchini che drappeggia sui mucchi di letame e d'ossami dall'odor caldo, forte e accanito!… Tu vuoi—non è vero?—abbellirli di nostalgia commovente, o stupidissima luna!

__Le officine.__

Eh! via!… Noi vogliamo puzzare per appestare il chiaro di luna vile, soave e tutto intriso di ricordi piangenti!… Per questo ergiamo il cespuglio colossale dei nostri atroci odori, alimentati senza fine dalla macerazione e dalla dissoluzione irritata delle materie organiche, immerse in vasti bagni d'acido solforico.

__Le concerie.__

Noi vogliamo puzzare per offendere le nari sensibili delle nuvole!… O sublime fetore della vita, o divina sporcizia della lotta!… Tutto ciò che ha profumo muore!…

Il mio monoplano attraversa gli odori ruggenti delle officine arcigne, che minacciano con tutti i loro pugni astiosi la tenerezza gracile e ipocrita della luna….

Milano è sotto i miei piedi….

Le alte mura romane dell'Arena più cupe e notturne che mai, simili alle banchine possenti d'un gran porto atlantico, stanno certo per cedere al battito formidabile di quest'oceano umano! La folla rotola monotona, oscuramente, le sue masse pullulanti e le sue voluminose colate! Trecentomila operai, fiume immenso di cappelli di paglia dai fulgori metallici sotto gl'inaffiatoi abbondanti e troppo azzurri delle lampade elettriche!…

Guardate: per quella porta che non può più resistere la folla s'ingolfa mareggiante e vorticosa, spremendosi con tanta violenza che ne sprizzano in alto innumeri biciclette. Ognuna solleva la sua al disopra del capo, rovesciata, a ruote all'aria! Sono le ruote simboliche della velocità ideale portate in processione lentissimamente.

Non v'è modo di correre, entrando, per quanto affascini e attiri il fragore del mare umano che s'allarga gaudioso nell'immensa arena. La crepitazione delle lampade elettriche che s'accaniscono a imbellettare le muraglie di indaco e di gesso abbagliante esaspera la folla ribollente.

Ritto sul tetto d'un tramvai, un oratore scoppia torrenzialmente come la bocca vomitante d'un ubbriaco, come la voce stessa delle lampade elettriche…. Io lo sorpasso e mi libro sugli studenti, marea variopinta di cappelli, che par carica di frutta e di fogliami….

Vedo sopra di me, affacciate intorno allo Zenit, tre grandi nubi incartapecorite e brizzolate, un po' scapigliate dall'alito, della luna piena che sale…. Finalmente s'affaccia, la luna, al frontone del pulvinare, subito divulgando con la sua grazia persuasiva le sue dolci verità disilluse sulla folla impeciata di notte astiosa.

Poi la luna, tutta bianca, si china attenta ad ascoltare il vocìo degli studenti che respingono a pugni, brutalmente, gli operai sudanti e scamiciati e le loro donne spaurite dalle chiare camiciole sventolanti…. Esibizione vasta d'oscena miseria nel vaporare caldo degli aliti, forato qua e là da acquazzoni di luce gessosa!…

O luna piena, affrettati ad abbellire questa gran confusione d'immondizie agitate, fiorite di facce-stracci e di camicie spiegazzate come carte sporche!

Ecco la folla, ocellata di vecchi cappelli di paglia dai nastri neri che fingono gli amoerri elastici del mare! Ecco l'immenso materasso delle forze popolari, vivo e sordido, e sfondato, e sventrato…. Ed ecco la sua imbottitura: canape, lana, cotone, peli e capelli, carne sudante, stupidità, e tutto questo sprizza da mille fori sotto la forza tagliente delle grandi parole stupefatte, che tutto càrdano con brutalità!…

Là giù, in mezzo a quel brulicare di vermi, vien sollevato un fantoccio…. Ah, no! Un oratore…. La folla ha brividi d'attesa curiosa…. Si tratta, a quanto pare, d'un grande amico del popolo: un anarchico cieco che si solleva da terra, nelle grandi occasioni, come una statua miracolosa. Chi l'ha galvanizzato? Le sue braccia, lugubri rami, scorrono nel vento della sua voce…. Il silenzio si propaga lentamente come una globulazione d'aria nell'acqua…. La noia grigia e la monotonia delle solitudini vulcaniche copre di ceneri la folla, immota in un religioso stupore….

__L'anarchico cieco.__

Guardatevi dall'obbedire ai sinistri assassini che vogliono condurvi al loro sontuoso macello!….

Ah! ah! la sua voce non oltrepassa uno spazio di cento metri.[*full stop?] tra le febbrili contorsioni di quell'estuario umano…. Vi si vede agitarsi—come un turacciolo— un secondo oratore affannato e rantolante sotto le bastonate inflittegli spietatamente dall'ombra dei suoi gesti.

__Io.__

Chi ti strangolerà, o tribuno, o inesauribile capezzolo di stupidaggine? E tu, folla, poppante informe flaccido e immenso, dalle gambe fasciate, non sei nauseata dal latte delle sue promesse?… Vagisci tristemente nella tua culla: la terra, dalle monotone cantilene….

Da una scatola a sorpresa salta fuori subitamente un terzo oratore….. Questo fiammeggia come un cannello ossidrico, col fuoco trivellante e diritto, di una rossa eloquenza…. Da ogni parte, su tutti i punti dei gradini, tre, quattro, venti cannelli identici ruggono sputando le loro ciarle astiose per intaccare la grande folla operaia, gran mucchio di metalli grezzi, e di scorie carbonizzate, ferraglie e chiodi che vorrebbero essere infornati nel più grande cannone del mondo!…

__Io__

Non li seccate, dunque, con la stupida Pace! A che serve offrir loro quel piatto immondo che dà la nausea? Non domandano di meglio che di saltare in aria! I loro occhi attendono lo scoppio delle fortezze, il barcollare delle corazzate briache fradicie, e sverginate dagli obici. Le loro nari sognano del profumo pungente e violaceo della polvere…. D'altronde, non avete più gas nei vostri tubi, o cannelli ciarloni!… Le vostre fiamme oratorie si ripiegano e strisciano…

Non già per ascoltarvi, ma per osservare meglio le traccie della vostra cupa e bruciante stupidità in questa folla, io discendo e m'aggrappo, poggiando le ali del mio gran monoplano su questi due capitelli romani… Ed ora fra le mie ruote si dondola con grazia il mio grosso pendolo futurista, il Papa!

Subito un vasto clamore sommerge gli oratori, e la loro voce, e le loro braccia flagellanti. Un migliaio di bocche spalancate succhia lentissimamente la mia apparizione, fra il traboccare dei fetori acidi, il patatrac delle grida spezzate ed il flic-flac delle voci sozze….

__Io.__

O studenti! Operai! Non più discorsi! Voglio insegnarvi a fischiare gli oratori, poichè io stesso ho l'aspetto ridicolo d'un uccello appollaiato su un albero che stia arringando i pesci che girano nei vortici d'un fiume…. Voi siete nell'acqua sorda della folla, mentre io sono in cielo!

Bisogna deridere tutti i ciarlatani, poichè l'eloquenza, stasera, potrebbe solo mentire. Si deve soltanto agire! Bisogna che quest'arena s'inclini ad un tratto come un'immensa brocca piena di vino sanguinante sulla frontiera, e l'inondi! La Guerra!… La Guerra!… Ecco tutto il mio discorso…. Esordio e conclusione!… Partiremo domani per la battaglia… Per divertirvi intanto, mentre s'aspetta l'aurora, ho preso al laccio questo bel corvo gigante!…

__Gli studenti.__

Oh! com'è bello! Oh! com'è bello!… Gettaci, gettaci il corvo! il corvo!

__Un oratore.__

No! no! il sangue non sarà versato!

__Gli studenti.__

I discorsi ci annoiano! Vogliamo il corvo! E bisognerà pure che il sangue sia versato! Peggio per voi! O il vostro sangue, o il nostro, operai pacifisti! Noi vi diamo battaglia appunto qui, stasera stessa! Due guerre invece d'una: ecco il risultato della vostra viltà. Le vostre facce verdognole luccicano di sudor freddo, come le foglie delle foreste spazzolate dai lampi, e il vento della paura vi sgocciola violentemente come fanno le cuoche con le insalate! Cessate di tremare. Sappiate che la guerra è un modo qualunque di far sciopero! La guerra cambierà tutto, completamente! Guerra vuoi dire officine chiuse, aria aperta. Guerra è libertà d'uccidere chi si voglia!… Non più capi operai! Gli ufficiali sono occupati a morire bene, precisando la morte degli altri. Si può scegliere il proprio bersaglio, e questo è più divertente d'un gazometro, e assai meno pericoloso! La guerra è la rovina del padrone, che mentre essa dura non può continuare ad arricchirsi!… Vittoria o sconfitta, il padrone sarà povero come voi!

__Gli operai pacifisti.__

A morte il bruto! A morte il cannibale! Facciamo a pezzi il signore che vive di rendita! A morte l'assassino! A morte!…

__L'anarchico cieco.__

Operai! Guardatevi dall'obbedire a questa spaventevole febbre di sangue! Noi non combatteremo contro i nostri fratelli operai, sindacati come noi al di là dei confini! Si dice che l'Italia venne offesa con degli sputi in faccia!… Ebbene: peggio per lei!… L'Italia è in pericolo? Io me ne infischio!… Che m'importa della forma dei governi, del colore della bandiera? Pensiamo a noi, i Senza patria, gli Schiacciati…. Trieste e il Trentino non valgono le nostre ossa! Se cederete agli assassini che ci governano, ottocentomila poveri diavoli che non si conoscono e non hanno nessuna ragione di volersi del male, si precipiteranno gli uni sugli altri per scannarsi a vicenda!… Ed avremo la guerra, lugubre infamia, negazione di tutto ciò che dimostra la superiorità dell'uomo nella scala zoologica! Non possiamo accontentarci di dichiarare lo sciopero!… Dobbiamo decidere il sabotaggio delle stazioni e delle ferrovie!…

__Un socialista riformista.__

Ammetto il sabotaggio dei fili telegrafici, poichè non compromette nient'altro che dei dispacci inconcludenti, ma mi dichiaro nemico di quei mostri dal volto umano che schiodano le rotaie!…

__Un oratore.__

E' un venduto! Lo denuncio all'assemblea! Che cosa facevi, ieri sera, mentre io stavo levando a una a una le rotelle del gran disco che regola l'ingresso alla stazione?

__Un altro oratore.__

Egli ha rubato sulle spese di propaganda! Scroccone!

__Il socialista riformista.__

Guardate; resto freddo sotto questo torrente di fango! Sono dunque, agli occhi vostri, un uomo intento a disorganizzare il sindacato dei ferrovieri! Mi hanno già messo all'indice! Il Consiglio mi ha persino rifiutato a dei gruppi che volevano conferenze tenute da me! Lasciatemi parlare!… Mi sta a cuore lavarmi dall'accusa!

__L'anarchico cieco.__

No! No! Vi sono ancora più di venti oratori già iscritti! Domando al Congresso una seduta di ventiquatt'ore di più che continui giorno e notte! Propongo che la parola sia data a otto oratori soltanto…. quattro per ogni tendenza!…

__Il socialista riformista.__

No! Ognuno dei sindacati è autonomo secondo la tendenza dei suoi aderenti! Tu sta zitto!… Hai preso la parola senza curarti del turno!

__Il Presidente.__

La seduta è tolta! La discussione sarà ripresa in seconda seduta notturna!

__Io.__

Suvvia, poveri ingenui…. Tutti si burlano di voi! Non c'è sciopero, in Austria!… Operai e padroni, contadini e ricconi marciano contro di noi, burlandosi delle vostre discordie! Credete dunque che sia superiore, e ragionevole, e saggio, ciò che fate ogni notte?… Che cosa sono le battaglie convulsive a cui vi date, a colpi di grossolano piacere, sul corpo vile e stupido della vostra femmina sventrata, che invariabilmente inchiodate sul letto con un gran chiodo piantato fra le coscie? Non è, anche questa, violenza, brutalità, lotta accanita, sanguinosa aggressione notturna, con sudore e morsi, perchè alla fine dell'anno la vostra sposa abbia squarciato il ventre dall'obice d'un cranio neonato, il quale, venendo alla luce, non può che lottare e ferire? Differenza dei sessi: battaglia in un letto. Differenza dei ventri: battaglia ancora e sempre intorno ad una cassaforte! Io vi propongo di lottare e morire per una parola divina: Italia! Italia!

__Un oratore.__

Bisogna che tutti i treni militari deraglino!

__Io.__

Oh! via!… V'aspetto per colpirvi, ma non in nome dell'ordine che mi è ignoto. Non sono un poliziotto. L'autorità non esiste più! Nel cerchio crescente, illimitato, delle libertà assolute, voi sbraitate contro la guerra, mentre noi la glorifichiamo!… Ma quanti siete, voi?… Poche migliaia! E come mai volete ch'io prenda in considerazione il vostro piccolo volo di tafani importuni sulla groppa del toro patriottico che s'avventa contro il nemico in questo canicolare meriggio di guerra?… Voi non avete che la vostra viltà!… Io vi oppongo il mio coraggio e la mia Browning!…

__Il Presidente.__

La seduta è tolta!…

__Io.__

Chi, fra voi, vuol giocare la sua pelle per arrestare la guerra?… Nessuno!… Sarebbe illogico, infatti, preferire un Italiano a un Austriaco, quale bersaglio!… Voi non amate nè i bersagli nè le armi! Avete le vostre pantofole, il vostro letto, la vostra lampada che fumiga sulla minestra fumante, un guanciale di mammelle avvizzite, e una collana di chiassosi marmocchi!… Tenete per voi tutto questo!… Ho i miei muscoli, il mio coraggio, e un fucile preciso!…

__Il Presidente.__

La seduta è tolta!…

__Io.__

In fatto di sabotaggio, ammiro gli operai che stendono i loro corpi folli sulla strada ferrata per fare uscire dai binari i treni carichi di soldati!… Non è questo, lo so, il vostro metodo!… Quindi, io vi sopprimo, sabotatori prudenti!…

E voi, miserabili che m'ascoltate in silenzio, là giù, sui gradini, voi che partite in guerra contro la fame, nei grandi forni delle capitali notturne, portando per armi l'uncino o il paniere curva la schiena sotto la gerla fetente!

__Il Presidente.__

La seduta è tolta!…

__Io.__

E voi, facchini, che scaricate i carretti degli ortolani tra i cavolifiori fradici, bocche selvagge di latrine!… Voi, che v'aggirate intorno ai macelli nel fetore tagliente delle concerie…. Voi che disputate ai cani i grandi pasticci fumanti d'immondizie, incensieri venerabili dei mercati, il cui vapore pervertisce l'aurora…. Voi che raccattate preziosamente questi tesori: detriti di carne, buccie di legumi, teste appassionate di pesci che rivivranno, in bouillabaisses tonanti, nei vostri stomachi-cloache….

__Il Presidente.__

La seduta è tolta!

__Io.__

Spazzini! Vagabondi che frugate nei rigagnoli, contando e ricontando gli stracci, gli affissi lacerati e le scorie di piombo di zinco, di lana, di cotone e di rame, arruffio multicolore di sforzi verso la morte…

Cenciaiuoli mal nutriti di rimasugli incessantemente colonizzati dai vermi…. Collezionisti di trucioli e di mozziconi…. Non è forse squisito il pane duro del soldato, per tutti voi che mangiate nausea bollente sotto i soffitti infeltrati di mosche delle cucine economiche?

__Il Presidente.__

La seduta è tolta!

__Io.__

Voi tutti, uomini sandwiches, ci tenete davvero, al vostro salario di venti soldi? Se almeno aveste di che pagarvi il vino ed il forte tabacco di cicche vecchie di cui avete bisogno per tener ritto nel fango il vostro corpo, quando tutt'a un tratto il vento insolente scambia per una sedia a dondolo il vostro cartellone, e vi si sdraia pesantemente!

Permetterete ancora al Sole miliardario di mutarvi in sinistri inaffiatoi di sudore e di odio sul marciapiede fumante?… Gettate via le vostre divise imbottite di cimici! Non avete abbastanza grattati i foruncoli pieni di lagrime, della vostra pelle avvizzita?… E perchè temete dunque i fuochi di gioia della mitraglia e l'odore della polvere, disinfettante sublime?…

Purchè non vi piacciano le babbucce di fango di cui l'inverno vi calza elegantemente e l'imbellettatura rossa e violetta di cui orna le vostre guancie e il vostro naso gelato che attirano gli occhi degli sfaccendati più del vostro cartellone variopinto! Tornatevene a casa, mettete a letto i vostri marmocchi, bastonate le vostre mogli se piangono, e trovatevi domani mattina alle cinque ben desti, immersi i piedi nel grasso delle vostre scarpe migliori!… Vedete? La luna piena, come un riflettore, immensificando il mio gesto fino all'estremità dell'arena, v'indica la stazione, all'estremità dì Milano, che non potrà, questa notte, dormire!

__Un oratore anarchico__ (mi scaglia un fucile di legno, che io prendo a volo).

To'! Prendi, servitore! E corri lesto al confine!…

__Gli studenti.__

Gloria al monoplano futurista! Gloria agli operai guerrieri! Morte ai pacifisti! Dove sono? Scomparsi! Passati come sabbia attraverso il vaglio tumultuoso della folla! Gettaci il tuo vecchio papa! Ci divertiremo con lui tutta notte!… Non dormiremo. Berremo e canteremo, con donne seminude sulle ginocchia! Birra! Birra, padrona! La birra ha il sapore rinfrescante e grasso del sangue austriaco!…

8.

VOLANDO CON LA LUNA.

Saliamo più in alto, Santo Padre! Non ti dispiaccia! Passeremo un'ora a fianco a fianco con la luna…. Vedi? La luna istruisce pazientemente le colline che volgono verso di lei facce sorprese di scolari attenti e saggi. Essa mostra loro le sue nuvole come belle immagini guerresche che passando le divertono e subitamente le oscurano di dubbio e di pensosa curiosità….

Ma perchè quest'aria dolente?… In questo istante, i tuoi fratelli corvi probabilmente s'arrochiscono a gracchiar preghiere, o piuttosto complottano nei nidi fuligginosi delle sagrestie per nominarti un successore! Il Vaticano fra poco mostrerà al tramonto la sua enorme cupola tonsurata tutta irta dei suoi fumi, papillottes bisunte.

Io voglio dondolarti, questa sera, a picco sopra la casa della mia piccola amica che m'aspetta al balcone. Più in alto! Vuoi? Che delizia!… Mi sento, sono come una lingua felice nella freschezza fusa di una pastiglia di menta….

La luna ha cagliata l'atmosfera, e si va scivolando su una crema soave che dovrebbe invischiare le mie ali, e che invece le sostiene delicatamente…. Fra poco queste nuvole piovose, vasi tarchiati digradanti nello spazio, si urteranno alla prima ventata per lasciar meglio colare dalla loro pancia piena altri latticinî luminosi. E avremo sopra di noi, dentro di noi, il Niagara immenso del chiaro di luna!… Dovrai diventar bianco, serbatoio di tenebre, per non far macchia sulla brina radiosa, che imbrillanta la pianura…. Una simile macchia potrebbe spaventare la mia amica affacciata al balcone….

Vedo farfalleggiare la sua chiara figura. Il suo peignoir che azzurreggia le inguaina i fianchi flessuosi e il dorso rosato dal riflesso della lampada interna…. Senza vedermi, indecisa, imprecisa e affondata nel fresco, nell'azzurro, essa beve il vasto polverio dei suoni e dei colori, e il malinconico incanto dell'infinito…. La sua casetta sorridente è imbellettata e incipriata meglio di una Parigina….

O vecchio papa ballonzolante, t'accadde mai di contemplare orti divinamente assopiti e placidi come questi? Oh! io non ti farò certo il piacere di deporre la tua pancia ansimante, come uno sterco enorme, nel bianco paradiso della mia piccola amica…. Guardati dal lasciarvi cadere le tue ciabatte sformate dai tuoi piedi di cammello! Passeremo presto sulla casa che sogna…. Ecco, all'estremità del suo giardino le mille trecce del fiume, che sembrano trattenute alle tempie della collina da pesanti fibbie d'argento e da pendagli scintillanti di monetuzze infilate…. Non fare tanto rumore, o mio cuore-motore…. Potresti spaventarla! Quel carro, là giù, sulla strada la distrarrà bruscamente…. Ho paura, ho paura che le sue ruote stridule e il suo beccheggiare d'elefante, e il suo sesso che gli rosseggia fra le zampe, interrompano le fantasticherie della mia dolce amica!…

Ecco. S'è già mossa!… Finalmente vedo il tuo volto azzurro…. E' come un poco di chiaro di luna cristallizzato! Non tremare! Vedo crescere i palpiti del tuo seno fra la schiuma della veste leggera…. Tu alzi le mani diafane, opalizzate, col palmo rivolto al cielo…. Il tuo sorriso sta per piangere di delizia e di spavento…. Vedo brillare le tue lagrime, o piuttosto i tuoi bei dentini che sembrano filati in vetro di Venezia….

Comprendo il tuo terrore a vedermi girare maestosamente come un grande uccello bianco, tanto in alto, nell'ammirabile chiaro di luna! Non temere! L'aria è tranquilla…. Io mi trastullo in questa immensa vasca trasparente, piena d'un latte diafano…. e mi volgo e rivolgo flessuosamente come un lungo pesce azzurro. Tutto s'intenerisce, vedendoti, amica mia…. Laggiù, quei monti lontani di latta s'ammolliscono… E ve n'è uno che s'avviluppa d'ermellino per somigliare a quelle colline, laggiù, fatte d'una sostanza imponderabile…. Mi par di vederle svaporare ad ogni istante e salire verso il cielo….

Che mai vuole da noi quel branco di nubi galoppante che s'avventa contro la luna? Con un lungo sospiro, con un lungo riflesso melodico, la luna le dissolve già…. Nulla resiste alla sua triste tenerezza, sorella della tua! Nulla resiste, tranne questo corvo di velluto nero che io fo dondolare come un giocattolo…. La luna beve a lunghi sorsi le più lontane ombre dell'orizzonte…. Non vedi? Quel tenebroso profilo di città merlata, oscilla lontano come uno scenario di teatro e dilegua filando via, sospeso a fili dì ferro invisibili, miracolosamente….

Non tremare! Il silenzio è tanto grande e quelle tre nubi d'argento sono tanto vive e tanto attente, che stanno per cantare con la loro più bella voce di cristallo….

E' la tua voce, che sento tinnire dolcemente? E quest'altra voce, quasi altrettanto dolce non è tua cugina che tu hai ridestata? E' lei, è lei, che soffoca le sue piccole grida e il suo pudore abbrividente, in camicia…. Che cosa dite?… Mi chino e v'ascolto.

__La mia amica.__

E' lui! E' lui! Ne sono sicura…. Ah! com'è bello!… Ho paura!… Scendi! Scendi!… E' una pazzia volare così!… Ho troppa paura!… Non posso nemmeno guardarlo!…

__Io.__

Non andar via! Alza il capo, e sorridimi! Se il motore si ferma, sai pure che il mio cuore continuerà a rombare violentemente spingendo dritto avanti il mio bel monoplano dall'ali bianche!…

Giro intorno, a duecento metri d'altezza, sul prato tutto impregnato del latte di materna felicità di cui volevi nutrire mio figlio, il figlio tuo, che io non ti feci…. Per la seconda volta, io formo, volando, una corona terribile di spine sulla tua bella fronte che sanguina!… Suvvia! Non si tratta dì Cristo, nè di Calvario!… Ho sudicie le mani, viscoso il volto, e volo nella mia fetida doccia d'olio di ricino. Ma quando scendo, il tuo alito mi profuma…. i tuoi prati indolenti mi lanciano a soffi l'odore ebbro dei fieni e il profumo del tuo seno inquieto, e la voluttà profonda della terra….

Teneramente, teneramente, per imitare il molle abbandono delle erbe folli, il mio monoplano scivola col leggiero trasalire d'un canotto, alla deriva in questo fiume di latte, le cui rive sinuose non sono altro che nuvole intrise d'argento vivo!… Il mio corpo ha il desiderio e l'orgoglio sensuale che provavo, una volta, lasciando la mia bocca galleggiare a caso, sulle onde del tuo corpo….

Il mio monoplano felice condivide il mio piacere, mentre contemplo tranquillo la minuziosa cura con cui la luna spiega, fino ai più alti fastigi dello Zenit, i suoi veli di turchese cosparsi di polvere argentea…

Con instancabile arte ella si sforza d'abbellire senza fine l'arcata del cielo sotto cui la tua fragile casa incantata, che sembra aerea, s'avanza a piccoli passi ovattati….

Ascolta lontano!… E' la voce della luna…. Comincia altissimo il suo canto, sul picco di una nota acuta inaccessibile, poi ruzzola giù, fino alla nota tonica, per due sentieri melodiosi, paralleli, dagli scoscendimenti spasmodici che la costringono a saltellare soavemente!… Il doppio canto della luna s'arresta —ascolta!—improvvisamente, al muro di un'azzurra finale che soffoca ed atterrisce!… Non è questo il simbolo musicale dei nostri destini cantati? Io so, io so quel che pensi e non mi dirai…. Come sarebbe bello starcene tutti e due sul tuo balcone, al quale ci si affaccia in abbandono, a respirare amore, dolcezza imprecisa, fino al momento in cui la penombra intima della camera ci chiama nei cantucci verso una delizia più precisa, verso un maggior piacere acuto e intenso!… Come sarebbe bello starcene l'uno accanto all'altro, affacciati nel fresco immenso silenzio, e con aperta la bocca ai granelli sparsi o volanti dei rumori minuti, delle voci lontane, sempre più tenui, e bevute dai vapori dell'orizzonte!

Sentiremmo salire alle nostre mani, alle nostre braccia, alle nostre guancie, la tremula acqua pesante, tutta piena di pruriti, l'acqua vasta dei baci e delle carezze, che bruscamente crolla in calda cascata sulle nuche, e le piega!… Per desiderarci di più! Per desiderarci di più!… Fino al momento confuso in cui non ne possiamo più! I tuoi occhi supplicano ancora!… Si tarda!… Si prolunga ancora l'attesa!… No, no, basta!… La tua mamma s'addormenta già nel suo seggiolone, presso la lampada velata di rosa…. Tu alzi il roseo braccio ignudo per abbassarne la fiamma. Le mie labbra frettolose ti sfiorano l'ascella…. Allora, a passi cauti di lupo, tu mi trascini verso la vaga mollezza del divano amico…. Il tuo sorriso azzurro che brilla e si lagna mi sussurra: «Ella dorme!…» Ed è la tua voce, già bagnata, un po' rôca, imbavagliata…. Oh! non ne hai colpa tu, mia piccola amica, se ti faccio oscillare sopra la testa un papa!… Facesti tutto quello che dovevi per farti adorare senza fine, perdutamente…. E m'hai offerto una grande felicità, tutta la felicità terrestre, fra le tue mani graziose, appetitose, che sembrano da mangiare, da bere, da suggere, frutti e fiori dei paradisi d'una volta, giocattoli, dolci squisiti, per la mia bocca infantile, merende divine di tutte le belle domeniche non ancora abolite dal mio cuore futurista!…

Ma quella felicità non bastava, purtroppo, al barbaro febbricitante che ingigantisce nella mia pelle!… Chimico, fisico, curvo, sulla miscela di me stesso, io stavo preparando la nuova fusione della felicità metallica!…

Grazie, grazie ugualmente, mia piccola amica, per l'amorosa tazza di the, dissetante e profumata, che ho lungamente bevuto fra le tue labbra calde!… Grazie, poichè mi ha brutalmente, d'un tratto, raddrizzato lo stomaco ed il pensiero bellicoso!…

Discendere in quel recinto?… Tu scherzi, amica mia!… Le tue messi, i tuoi pascoli, il tuo giardinetto gentile, con le sue aiuole ingenue, attente, immateriali, e coi suoi bianchi sentieri obbedienti, e con le sue piante parlanti, dalle foglie aggraziate riccamente ornate di perle!… Eh! via!… Un trampoliere gigantesco quale io sono con ali tanto possenti devasterebbe, scendendovi, un simile paradiso!…

No, no, piccola amica! Io non posso farti una visita, stanotte…. Perdona, dunque la scortesia involontaria. Addio, piccola amica!… Devo portare altrove questo grosso papa in catene! Tu mi segui cogli occhi, tenendo pei fianchi la tua cuginetta che ride, ed io odo il tuo pensiero: «Oh incorreggibile monello! Non potrai mai calmarti, mio grande ragazzo?… Quale nuova pazzia vai macchinando? Che cosa porti appeso al tuo monoplano?… E' un fardello pesante, ma sembra vivo…. Vieni qui…. scendi nel prato…. Lo vuoi?…» Ma io non ti rispondo e salgo nell'effusione dello scetticismo azzurro… D'altronde, nulla potrebbe colmare il mio cuore spalancato sotto la luna!

Vedo la tua figurina elegante strettamente avvolta nella viva tenerezza della veste bianca! La tua snella figurina trascolora piamente nella castità del paesaggio…. La tua casetta d'un grigio di cenere, si disgrega e sviene lentamente…. E la cesta fiorita del tuo balcone se ne stacca, per salire lenta ed offrirti perdutamente alla luna!… Voleremo insieme nei dominî del vento, o casetta dell'amica, o casetta di Nazareth, sulle vostre slitte di nubi perlacee trainate dal volo melodioso degli Angeli. Tutto è bianco, tutto è bianco, tutto è bianco, se m'allontano stanco dalla lussuria e dal sangue! Piume di tenerezza…. Cadenze vellutate…. Il mio monoplano sì confonde nel coro dei serafini….

Troverò la mia mamma sul margine di quella stella, e le parlerò così vicino al suo viso che le sue lagrime coleranno sulle mie guancie…. In ginocchio, in ginocchio le chiederò se i suoi occhi che adoro videro il Paradiso!

Oh! tormento sinistro!… Quando, quando potrò annientare tutto il veleno di Cristo, nelle mie vene antiche?

Mamma! Mamma! O tu che non sei morta e che porto in me! O lontano paradiso, irrigato di lagrime…. o risacca gemente di rimpianti eterni…. triste oceano di pianto, dalle scogliere di bronzo…. Nilo di tenerezza dal vasto sorriso soleggiato! Mamma! Mamma! Dimmi tu se ho torto di sollevare il mio cuore ben alto, al disopra dei profumi opprimenti della carne, al disopra dei ghiacciai della tristezza superba, nei venti! nei venti! fra le tonanti mascelle della folgore!

Oh! dimmi tu se ho torto di colorire d'aurora e di sublime, e d'ideale, e di divino, il sangue impetuoso che mi mettesti nelle vene! Dimmi tu se ho torto di coprire di lava l'orgoglio fisiologico che ti rendeva altera del corpicino già muscoloso che cullasti!…

Lancio così la voce del mio dolore notturno, nel cielo aperto, al largo di questo mare di latte, come una rete immensa, munita d'ami che tremano…. Ma voi non volete lasciarvi prendere, stelle dell'assoluto, squamate o guizzanti!…

9.

L'ESECRABILE SONNO.

Suvvia!… È un'indecenza! Svegliatevi! Presto! se non volete che io sfondi le vostre finestre con un colpo d'ala! Credete dunque molto bello ciò che fate, sdraiati, là, nei vostri letti, a gambe aperte, con le mani tra le coscie o coricati sul fianco con le ginocchia piegate, oppure con le gambe allacciate a quelle dello vostro donne?

Voi meritate che gli obici sfondino a un tratto i vostri tetti e vi schiaccino, marmellate coniugali! Puah! sembrate caduti a terra, piatti come sterchi di vacca! La guerra! La guerra!… Capite, udite questa grande parola: la Guerra? Su! E' semplicissimo! Bisogna balzare in piedi! Su ritti! Spalancate le vostre finestre ed i vostri balconi! Aprite tutte le porte! E uscite dalla prigione del sonno, per seguire a ritmici passi la Guerra, liberatrice di schiavi!

Ma voi russate! E' vergognoso, è indecente, è immondo! Tutti, giudici e agenti di polizia, vi dichiarano che non si può copulare in mezzo alla strada, nè pisciar fuori dagli orinatoi, nè palpare le donne nella folla, nè violare i ragazzini…. Eh! via!… Si tratta di ben altro!… Il sonno! Il sonno! Ecco l'unica, la più esecrabile immoralità!… Dormendo—capite?—dormendo, voi offendete le leggi sublimi della vita! O Sole! O Sole! fracassa tutte le vetrate della città, e spazza fuori dalle case tutti questi poltroni che hanno l'inaudita impudenza di dormire!… In verità, lo stomaco mi si rivolta! Oh! le pesanti esalazioni di tanti sonni! Che nausea!

Per fortuna, vi sono ancora quelli che non vogliono mai andare a letto perchè hanno orrore del letto! Vi sono quelli che amano alzarsi la mattina, prestissimo, e che se ne vanno, orgogliosi di essere soli, con le loro canne da pesca sulla spalla, o col fucile ad armacollo, verso la pesca o la caccia!

E infatti, dormono forse gli uccelli? Ascoltate il gran popolo dei passeri, che cinguetta sugli alberi, rumorosi teatri dai cupi gradini!… E le rondinelle sputate dai fucili del vento, le rondinelle che mescolano, lacerano e arruffano i loro voli capricciosi, le udite? Passeri e rondini non dormono, o, per dir meglio, non dormono più! Tutti gli uccelli si ribellano, gridando il loro disgusto sul nauseante brodo fangoso che il sonno distribuisce prodigalmente in fondo ai refettorii mefitici della notte. Quanto a voi, Italiani, che udiste ieri sera le trombe squarciate della guerra, che fate là immoti, già predisposti alle cure delle tenebre, imbalsamatrici di cadaveri?… Che fate, infornati e caldi nella farina delle vostre lenzuola, come pani di cui la morte regolerà la cottura? Non vedete che le case non dormono, con le loro chiare facciate che aspettano, agitate da angosciosi riflessi, la festa dall'aurora?

Non vedete che le acque non dormono? Fiumi, canali e ruscelli, non dormirono mai! Scorrono sempre gridando: «Senza riposo! Senza riposo! Senza riposo!…»

E le puttane, dormono forse? Irrequiete sotto la dirotta pioggia elettrica delle lampade, dànno la caccia ai sessi impazziti che la notte ha stanati….

E i cani dei carrettieri? Camminano abbaiando di tanto in tanto fra le ruote tonanti dei carri colossali….

E gli automobili di piazza, dormono forse? Ah! no!… Sempre desti. I loro chauffeurs, i loro motori, che sonnecchiano appena, son sempre pronti a partire, tra le gialle fiamme, chiacchierone e smorfiose, dei lampioni che fanno lunghi inchini…. Sia gloria agli automobili di piazza, che salvano il mondo dalla morte totale del sonno!

Gli automobili di piazza sono belli e orgogliosi come le stelle! Nemmeno le stelle dormono, ma corrono, facendo grandi gesti folli per salvare da collisioni fatali le prue salienti dei pianeti, che forse stanno per investirci a tutto vapore?

E quella stella sola, laggiù—la vedete?— più bianca, dalle braccia più lunghe, è tutta affaccendata a sgombrare la soglia dell'orizzonte…. Poi se ne viene a picchiare con le sue lunghe dita indiamantate e sonore su ogni finestra chiusa, per avvertire, per avvertire che arriva la luce e che le si devono innalzare degli archi di trionfo! Guai all'uomo che non balzò sussultando fuori dal suo letto, allorquando passò, cantando, la stella del mattino! Lo giuro in suo nome!… Se l'umanità s'addormentasse, tutta, improvvisamente, una notte, coi suoi nottambuli, i suoi automobili, le sue guardie, i suoi cani, le sue rondini e i suoi passeri, i suoi ruscelli, i suoi fiumi, le sue puttane e le sue stelle, morrebbe infallibilmente alle quattro della mattina!…

Quando non posso volar via col mio monoplano, io percorro la città, a notte alta, con orde pazze di studenti, rompendo tutti i vetri dei pianterreni, lanciando nelle finestre aperte grosse pietre che s'odono poi ruzzolare fragorosamente nell'interno! Nulla è più divertente! Ecco, noi prepariamo con cura minuziosa il blocco e l'assedio metodico d'una casa addormentata…. Ognuno di noi reca fra le mani grossi sassi come se fossero astri carbonizzati…. Poi, ad un tratto, tutti i vetri della casa emettono grida umane e lunghi singhiozzi di terrore….

Talvolta, si svolgono trattative d'armistizio…. «Portinaio, che ne diresti se fracassassi i tuoi vetri?» «Oh! no!… Per pietà! Non lo fate!…» supplica una voce. «Ebbene, prendi! Ecco il nostro sasso sublime, nel tuo vetro infranto, per insegnarti a non imputridire senza fine, nel tuo letto nero! Tu mi dirai che lavori dalla mattina alla sera. Noi facciamo altrettanto…. Che vuol dire?» Questo non c'impedisce di correre nella notte come un incubo enorme, per le piazze, vasi sanguigni, e per le vie, circonvoluzioni della città, grande cranio assopito! Bisogna pure che qualcuno si dia la briga di rinnovare così lo stupore nel cervello degli uomini!

Come te, noi abbiam lavorato tutto il giorno, ma ad onta della stanchezza che ci rompe le gambe, continuiamo a lavorare diversamente e ancor meglio! Poichè bisogna pure che qualcuno s'incarichi di dipingere le statue nelle piazze alberate, di sostituire all'insegna d'un dentista quella imponente d'un avvocato, o d'appendere alla porta d'un lupanare, che s'affatica ed ànsima, il cartello d'un teatro che annunzia: «Riposo»! Bisogna pure che qualcuno provveda a lanciar nei canali le persiane dei pianterreni, graziose zattere avventurose che vanno forse a ritrovare, lontano, lontano, nella campagna, le loro radici d'alberi segati e a rivedere i loro amici d'infanzia vegetale!

Si calano le brache allo spirito filosofico per sculacciarlo come si deve!… Che fa quella puttana, col suo sorriso come una lenza, sull'acqua torbida e pescosa del marciapiede? Non si diverte affatto! Per divertirla, l'afferriamo gentilmente pei fianchi e ce la mettiamo sulle spalle!

Da una viuzza all'altra, dove si va? Aspettate! Alt! Silenzio!… Quella finestra aperta, a pianterreno, russa stranamente! Soffi di clarinetto, e a quando a quando sordi ribollimenti di caldaia…. Non è altro che la grossa marea notturna d'un seno di donna obesa…. Qui s'infradicia l'inondante borghesia clericale e sudante, dalla faccia di sego…. La chiamano Saggezza, nel rione…. A teatro, essa lascia grondare dal palco le sue due poppe ripugnanti, su cui son tatuati questi due sudici nomi: «Pudore! Morale!»

Ora capirete con quali attente precauzioni introduciamo la puttana guizzante per la finestra aperta…. Senza far rumore deponiamo cautamente il corpo bene aerato accanto al grosso corpo costipato…. Che cosa accadrà?… Chi ci pensa più?… Abbiamo altro da fare…. Per esempio?… Chi di noi ha del mastice?… Ecco una serratura inglese da ostruire…. Eccone un'altra!… E poi ci si nasconde, fondendoci nelle rughe della casa dirimpetto, ad aspettare il lento piede del borghese che rincasa dal teatro, senza affannare la sua paziente stupidità!… Ah! Ah!… Potrà divertirsi un pezzo a stappare la serratura con la sua chiave che non serve più! Mio Dio! Quante bestemmie e quante imprecazioni!… La neve intanto gli fiocca sulla schiena che tossisce malgrado la costosa pelliccia!…

Divertitevi, pance ben pensanti! Arrivederci fra poco… Una carrozza di piazza?… Utilizzabile anch'essa!… Si apre e si richiude lo sportello, si finge di salutare qualcuno che è dentro, e si grida al vetturino: «Alla stazione!» E' semplicissimo: Egli si rimette in cammino scarrozzando il vuoto! Un campanello?… «Levatrice»… «svegliatevi, signora!» Si suona ancora…. «Presto! Su! Alzatevi! Correte!… La terra ci partorisce! Siamo noi, i neonati! Milano sta per mettere al mondo un nuovo futurista!»

Ora gettiamo a terra quest'altra vetrina piena di vasi e di cristalli…. Fragore di valanga, di terremoto!… E' l'ora della ricreazione! Passando via, si fracassano coi bastoni le vetrate che pensano e guardano…. Poichè, insomma, rispondeteci, chi vi ha dato diritto di dormire?… La polizia, siamo noi! Polizia del disordine e della libertà! A grandi passi si va per le vie riconquistate, alta la testa, come re, con la spavalderia e la superbia dei capitani vittoriosi. E' naturale! Lo vedete! La Città tutta intera sta supina, atterrita davanti a noi!

Fanciullaggini, dite? E altri brontolano: «Vandalismi indecenti!…» Per conto mio, mi auguro di morire prima d'aver perduto le mie deliziose fanciullaggini e i miei cari vandalismi!… Io non sarò mai due vecchierelli tremanti, un vecchio cuore, un vecchio corpo incollati come due cani sotto le risate di quelle folli educande che sono le stelle!…

Sia maledetto il giovane che adora il suo letto e che non casca dal sonno tutto il giorno per aver scatenati i suoi istinti durante la notte Sia maledetto il giovane che non è convinto di essere diventato, finalmente, padrone della città, dopo mezzanotte, con tutti i suoi sputacchi lanciati a ventaglio sull'ordine carceriere e sul sinistro come-si-deve della società!

O Duomo di Milano! Io ti ho spaventato sfiorando con la mia ala di gabbiano I tuoi scoscendimenti mostruosi di secolare scogliera…. Io sono, dici, un milanese che va troppo in fretta. E' infatti la tua tenerezza sbigottita che colora di giallo e di rosso e di nero e di verde e di bianco la pelle trasparente delle tue vetrate camaleontiche. Sono io che t'irrito, ogni sera, lanciando la palla del mio cuore più in alto della tua madonnina dorata!

O piovra smisurata dai tentacoli bianchi, tu tremi al sentirti stringersi intorno a te la vastissima rete delle rotaie scintillanti con tutti i loro tramvai, anelli multicolori che la sera s'adornano d'alghe verdi e di coralli…. Tu piangi sulla tua sorte, cattedrale arenata in mezzo al chiassoso tumulto della più grande stazione del mondo?… Ah! ah! Verrà il giorno —i Milanesi ne sono capaci!— in cui si potrà costruire un treno colossale, tratto da una gigantesca locomotiva, per riportarti in paradiso, d'onde tu fosti spedita, in altri tempi, dai Fratelli Gondrand!…

Odo un immenso clamore laggiù, alla punta estrema della città…. Affrettati, o mio motore, sono gli studenti, che in marea rumorosa hanno inondata la stazione! Cari studenti, scolari d'Italia, noi partiremo tutti insieme per le vacanze! Vacanze del fuoco, del sangue e delle rosse follìe, in cui potremo finalmente giocare a foot-ball coi nostri cranî pesanti!… Io vi raggiungo, sono già, sopra di voi, mentre vi urtate brutalmente per trovar buoni posti nei vagoni, accanto ai finestrini, da cui potrete tirare, prima degli altri, sul nemico. Oh! perchè non ho la vostra bella noncuranza infantile, o studenti infornati nei treni militari dei quali precipitate il galoppo conquistatore con la furia e la follia delle vostre grida lunghe, mordendo le reni della locomotiva che si squarcia in bianco vapore?

Vorrei assaporare come voi, lentamente, la polpa del paesaggio primaverile, che soffre un poco dei primi tagli geometrici incisi dal sole…. Volo seguendo l'abbagliante evasione dell'aurea pianura lombarda senza confini…. Sono vestito del più bel cielo del mondo, succinta veste orientale a larghi fiori color di turchese ed a rami dorati…. Ma il mio cuore immelmato si rifiuta alla gioia e non so più volare con disinvolta gaiezza! Sono forse allucinato?… Le mie orecchie percepiscono un fragore di carrozze e di carri sulla tela delle mie ali…. Questo scalpiccìo di passi pesanti che s'accanisce dietro di me, non esce dal mio petto sgomentato? E questi grossi venti balordi strideranno ancora per molto tempo contro il muro della mia cameretta volante?.. Non sono dunque solo? Non sono mai solo! Il vento rude s'abbatte sulla mia testa col calpestìo d'una folla sul marciapiede, ed io l'odo dal fondo di una cantina!…

I venti forti s'appoggiano con le dita brutalmente!… Terribile rumore di mani invisibili che s'attaccono, molli, alla tela delle ali!… Altri s'aggrappano alla mia fusoliera…. Schifosi contatti che mi inorridiscono!… Ecco ora la mia esasperazione si comunica al mio motore, e comprendo, comprendo la nervosità tossicolante e pigra dell'elica…. So bene che le tue ruote, o mio monoplano, si sono impigliate, durante la notte, fra i troppo profumati capelli d'una donna…. Ma questa non è certo una buona ragione per tremare come un vile davanti alle correnti d'aria, che, vispe e birichine, non hanno veramente minaccia alcuna di pericolo!

Le campane, stamane non hanno i loro soliti suoni rosati e bagnati di tenerezza…. Campane di noia e d'amarezza inesprimibile, state dunque per frangere sotto i vostri colpi il sole, salvadanaio dorato i cui soldi aspettati debbon pagare regalmente la festa?… Il vostro soffrire diffuso disillude il cielo e spezza il mio slancio…. Ma nel cielo danzante della mia anima scomposta, ecco splendere fra i pensieri amari fuggenti zone di speranza dorata….

Arrota le tue ascie, o Luce della battaglia, e taglia la carne ruvida delle mura, e ammucchia le tue colossali fascine di sarmenti, per meglio appiccar fuoco alle arruffate capigliature dei giardini!

10.

I COLLARI DEL TEMPO E DELLO SPAZIO.

Ho superato tre treni…. Quell'altro, all'orizzonte, interminabile e lento, coi lunghi anelli dei suoi vagoni-serbatoi trasporta vino per l'esercito…. Ma si berranno meglio a garganella tutti i vecchi vini umani nella battaglia, formidabile urto scarlatto di ottocentomila bottiglie viventi!… Ho sete! Ho sete e mi tormenta il desiderio di mordere e di picchiare instancabilmente sulle ossa, sui nervi, sulla carne…. Macella! Macella! Macella!… E tu, sole, regolerai la cottura dei cadaveri!… Sotto di noi, quella stazione è veramente la più strana delle cucine, affocata, fumante, con guizzi azzurri di rotaie-anguilla tra i forni e le casseruole delle locomotive allineate…. Le campanelle elettriche hanno intensi ribollimenti e gorgoglii di frittura nei loro vasi di porcellana….

Quell'automobile che sembra spazzato via, sulla strada, da enormi globi di polvere, porta al confine il generale supremo…. Io son sicuro che i corpi arrotondati dei quattro venti che brucian di rabbia nei suoi pneumatici non scoppieranno prima di stasera! Sono al pari di me sottomessi alle leggi della vittoria. Fa troppo caldo…. E quelle nuvole nascondono un sole vile!… Fra poco pioverà! Il vento sbatte lungo la fusoliera bruscamente, come una porta che si richiuda dietro di me. Varco in questo momento la soglia del lugubre palazzo del Maltempo!… La pioggia sta per presiedere alla velocità convergente degli eserciti, al passaggio dei fiumi, alla conquista delle alture, che bisognerà coronare di batterie!…

Palazzo maestoso del Maltempo, dalle grigie mura che fuggono, velate qua e là del fumo sinistro d'incensieri invisibili!… Io scivolo con angoscia sui tuoi profondi tappeti di nebbia violetta, supplicando i tuoi fantasmi armati di lampi d'esser propizi all'Italia!…

Oh! guarda!… L'uragano ha destato il mio motore! Cento, mille, diecimila chilometri…. Che m'importa?. Purchè l'elica russi bene e il mio carburatore sprizzi con regolarità e i miei nervi continuino esattamente la sensibilità delle ali e della fusoliera!

Salgo verso di te, nuvolone decrepito dalla faccia color di vinaccia! Credi forse di spaventarmi, col tuo turgido naso eruttivo, pieno di colline gialle e di crateri urlanti? Ti salto selvaggiamente nella bocca, che si sforma, moltiplicandosi!… Nuvole dai cento buchi mutevoli mi vedete volare ebbro di gioia, balzando nei vostri cerchi come un cavallerizzo nel circo del cielo?…

Eccomi appenna addentato, e già digerito, ed evaso, in petardi, dalle budella dell'uragano!… Ho il tuono alle calcagna. Venga pure se ciò lo diverte!… Con calma, con sicurezza assoluta, mi tuffo a nuoto, felice d'esser sfiorato dalle più affascinanti nubi del cielo, belle nubi dalle squame violacee, che passano come grandi pesci ciechi e che sorridono con la bocca spumosa d'oro, misteriosamente…. Ma la voce degli uccelli m'attira ancora più in alto. I loro voli e i loro canti trillano e brillano sopra di me. Il mio motore ne gode follemente ed io lo spingo, e ci pare di filar via tutti e due sotto fantastiche pergole da cui pendono e oscillano grappoli succosi di suoni lunghi, zuccherini e furibondi….

Quando volgo la testa, vedo lontano lontano l'azzurra sciarpa dell'amore sfilacciarsi in pallidi lembi nel cielo che la furia della mia anima eccita e infiamma sempre di più!…

Città e villaggi, barbieri eleganti e diligenti delle montagne e delle pianure, avete—non è vero?—ben poco da fare! Poichè proprio non val la pena di pettinare quel poggio, o d'ammorbidire l'acconciatura bionda di quella collina, o di rifare la scriminatura di quella vigna!… E i boschi lontani non si lagneranno più d'esser tanto trascurati da voi, dimenticati dai vostri pèttini, con le loro capigliature sudicie arruffate.

Vedo già in sogno, un po' dappertutto, vastissimi campi di battaglia che si scamiciano mettendo a nudo il petto villoso, sudante, della terra scorticata dagli obici, danzanti amuleti…. la terra tatuata di cavalli morti, in basso rilievo!…

La mia velocità spaventosa diverte il paesaggio, che bizzarramente si contorce dalla gioia. Assisto al valzer travolgente delle colline…. Le più vicine fanno la danza del ventre…. Tutti i ruscelli si torcono in chiare risate.

Salgo, e subito gli alberi diventano cavoli. Quella valle vomita a un tratto quattro villaggi. Ma quell'altra s'affretta ad ingoiarli! Affonderai, bel casale, fra poco, ne sono sicuro, nell'acqua verde e increspata del tuo bosco…. Dov'è?… Scomparso! Tuffo improvviso di granchio!

Per arrestarmi, le città levano altissime le loro braccia di pietra…. e poi svaniscono, rase dalla falce azzurra di quel fiume ricurvo! Null'altro persiste se non lo schiaffo instancabile che il vento dell'elica moltiplica senza posa, sulla mia faccia! Attraverso un acquazzone in tre secondi…. Allora il vento si sveste, e m'offre violentemente un corpo nudo fremente tutto bagnato di sale marino e di lagrime, il corpo salato della mia amante che stringevo un tempo fra le mie braccia, nella cabina dalle pareti di tela, a Pancaldi…. Oh! la calda ricchezza del suo odore che morde!

Lussuria, guscio del cuore tartaruga! Lussuria! rosea cupula d'un'orrida latrina! Sarò io dunque sempre l'orgoglioso bidet dell'Avventura, falsa cortigiana?… Un povero cuore strisciante ai molli suoni d'una voce un cagnolino freddoloso fra due calde mammelle?… O paesaggi danzanti che sgambettate lontano, cessate, cessate d'illudere la mia speranza d'infinito! Il mio monoplano vola per sempre negli occhi di una donna!

Non vedo io, immensificata a mille metri sotto i miei piedi, la nudità indolente della mia amica? Oh! via!… la lussuria ha dunque invischiato il mio spirito? Poichè quello che vedo non è altro che il corpo immenso e disossato del mare…. Oh! io diguazzo ancora in una biancheria eccitante d'immagini femminili…. Oh! rabbia esasperata!… Bisogna dunque che io m'arrampichi fino allo zenit, per liberare il mio corpo da queste lumache viscose, appiccicaticce: orgoglio del sesso colonizzatore, inestinguibile sete di tenerezza! È detto! Raschierò, scorticherò la mia carne, fino al sangue, fino allo strangolamento del cuore, con le spazzole rudi delle soffianti velocità, salendo su per due o trecento chilometri azzurri!…

Galli dell'orgoglio virile schiavi delle stagioni, voi che alzate la zampa sulle vostre galline, sui vostri tetti e sulle vostre donne domate, banderuole giranti alla brezza d'aprile, sono dunque incatenato, con voi, senza scampo nel sinistro cortile dell'atmosfera?

Noi fummo cotti a fuoco lento nell'utero fetente…. Chi mai potrebbe lavarci da tanta sozzurra? Chi può guarirci dell'incurabile amore? Noi non saremo mai i monelli senza cuore e senza memoria, che sputano dall'alto sui balconi delle donne, volando rapidi fuori dalla storia e dall'anatomia, in vacanza, in vacanza, lontano dalla vulva, triste collegio obbligatorio!…

Io sono l'artista, l'essere numeroso e formicolante, la rissa pullulante, la sera di prima rappresentazione, la sala gremita in cui tutti i posti son presi: palchi, poltrone e loggione….

Io non so descrivere la mia sofferenza squisita!… sono un bruto rapace, ammalato d'eroismo infinito e d'impossibile! Sono un Creusot che vorrebbe fabbricare dei fondants!… Pedante virilità del poeta sempre in foia del proprio orgoglio! Quando saprò io trovare abbastanza minuzia e delicatezza per poter fare a pezzi il mio Io e bendare le mie ferite?

__Il mio motore.__

Taci, imbecille! Respira meglio, piuttosto! Ti basti uscire da quest'Io pestilenziale in cui t'annoi lugubremente, e cacciar fuori dai tuoi polmoni quest'odore di luna paludosa e di cipressi civettuoli!… Vuoi che analizzi il tuo più bell'eroismo? Acrobatismo d'un marmocchio che vorrebbe star ritto sulla rotondità del ventre materno….

Oh! gli occhi delle donne che guardano gli eroi, cui subitamente diventano essenziali!… Tu vorresti sfondarli ma sono dentro di te! O milioni di donne scollacciate…. gioielli, piume, cappelli e milioni d'occhi indistruttibili!… L'orgoglio! Ecco il solo nemico da temere, ecco il peccato dei peccati! Io t'applaudo, ingegnoso Gesù, per avere insultato e minacciato del peso crollante del tuo inferno l'orgoglio, bestia fetida, invincibile tartaruga dal guscio troppo vasto!… Orgoglio del sorriso e della letizia, orgoglio della miseria e dei singhiozzi, orgoglio della sozzurra, della stupidità e della morte!

Dimenticavo! Anche vidi lo spaventoso orgoglio d'essere vile e di fuggire, l'orgoglio di non riuscire, l'orgoglio di non essere, l'orgoglio atroce del nulla! Commedia fatale!… Pensare è esser giovane! O gioventù! feroce unità desiderio di concentrare in sè stesso le unità del mondo, desiderio d'esser scelto, l'unico scelto, l'unico amato dal popolo infedele delle labbra innamorate! Esser giovane vuol dire temer d'invecchiare e di cessare di piacere ai fiori e ai frutti!… Esser giovane vuol dire temer di cadere dalla ribalta del teatro!…

Teatro? Chi ha detto questa parola? Ebbene, sì…. Non sei un teatro tu stesso, col tuo milione di Soli spettatori, binocoli e raggi puntati da tutti i palchi dei tuoi nervi? Io t'auguro di morire come una pulce, fra due unghie sporche e distratte….

__La mia voce.__

Zitto! M'infastidisci!… T'impongo silenzio, togliendo l'accensione!… Olà! Che cosa fa Sua Santità? Certo contempla il suo dio che naviga nella barca di Pietro, e la pesante immersione del sole, enorme remo d'oro massiccio!…

Ha dunque anche il cielo, al pari di me, un desiderio supremo di grazie e di tenerezza? Nulla, infatti, che agguagli la gioia di viaggiare nella soave reazione sentimentale dell'orizzonte, che finalmente s'è intenerito, lasciando traboccare le sue stelle, fresche lagrime lungamente rattenute fra le ciglia delle nubi, lagrime gialle, rosse, verdi, perlacee….

Un'altra ancora sta per spuntare…. Spunta, violetta, con una cannonata improvvisa! E laggiù, verso l'ovest, oltre i monti…. Bisogna che io vi giunga in un'ora!… E' necessario! Lo capisci, motore? E che m'importa dei venti contrari? Lo so: questo papa è ingombrante…. Ma devo farlo oscillare come un pendolo sulla battaglia!

La mia ombra azzurreggiante corre obliqua sulle praterie soleggiate. Balza dall'ombra d'una nuvola all'ombra d'un'altra, come un ginnasta che salti dall'uno all'altro trapezio….

Sotto i miei piedi, in senso contrario, la campagna fugge coprendosi tutta d' immense crepe imbizzarrite…. Quel villaggio s'inabissa, quella città si polverizza, mentre, là, quel vallone si slancia a galoppo sfrenato. Quella collina gonfia il suo ventre poi bruscamente si vuota, e ricostruisce. lentamente il proprio scheletro!…

In modo strano si torce e s'ammucchia il paesaggio, poi cade a pezzi, a poco a poco, crollando in torrenti di case, in ruscelli di verde, interminabilmente, sotto di me, a rovescio….

Laggiù, il Veneto s'annega coi fianchi ignudi dei suoi fiumi carnali nella marea crescente dei vapori violetti…. O Tempo ti sputo in faccia!… Tu che sei il più odiato e il più tremendo di tutti i nostri nemici!… So che la mia velocità e la mia febbre t'irritano!… Ed è perciò che accelero il polso del mio motore! La rabbia, forse, farà scoppiare il tuo cuore, o Tempo, vecchia anitra colossale, dall'ali frangiate di fango, le cui zacchere enormi intenebrano la città….

Chi mai ti disse che devo percorrere ad ogni costo, ad ogni costo, più di cento chilometri, prima di sera?… Tu ne approfitti, per corrermi incontro, aprendo immensamente le cesoie metodiche del tuo becco, ingombro d'un groviglio di minuti vivi e di secondi velocissimi…. vermi, insetti e fetide cavallette che tu mastichi precipitosamente. O tempo rapace! Tu pretendi divorare tutto il tempo che ancora mi resta!… Che m'importa delle giornate solari, cronometri guasti? Io posso raddoppiare il mio orologio salendo in cielo, sempre più in alto, affinchè il sole mi colpisca ancora gli occhi con la sua ora elastica…. Tu ti sganasci a ridere credendolo morto, rovesciato al di là dell'orizzonte con un colpo d'ala! Ma ha finto di morire…. Lo vedo ancora fiammeggiare nello spazio col suo lungo sorriso…. O Tempo, tu credi di poter troncare il mio collo illimitato e soffocarmi tra quattro piccoli quarti d'ora e fare a pezzi i miei polmoni di pallone!… Ah! ah!… Siamo due potenze coalizzate dal desiderio di domarti: il mio genio caparbio e il mio libero motore!…

Nessuno osò, prima di me, colmare il nero fossato dalle profondità incalcolabili che divide il gran regno animale dal regno meccanico, tutto velato di fumi!

Motore, tu sei mio fratello, mio compagno, mio alleato, come se fossi un buon cavallo da guerra!… T'ammiro assai più, fratello perfezionato, perchè sai prolungare ogni giorno la tua giovinezza, cambiando ad una ad una le tue membra, albero eterno dalle inesauribili primavere! O Tempo, anitra che diguazzi in paludi intessute di cifre, ora sappi che l'acciaio di questo fedele motore è almeno più vivo della mia carne futurista!

Come il mio corpo, tu contieni, o Motore, cento o duecento popoli di molecole, ognuno organizzato da un capo cosciente e tutti domati da una Legge, regina che impone dovunque la sua volontà di coesione, da una Legge autonoma che pur si fonde col Destino! La mia libera volontà può stasera sposare nella battaglia il mio destino di morte! Essa è identica, dunque, alla legge che regge questo mio motore vivo!

E' perciò che mi slancio, sorvegliando la reazione fisico-chimica del mio corpo. Il mio motore, intanto, più che mai cosciente, fa altrettanto!… Bella nuvola lilla, dalla veste di gala, fate una riverenza al mio motore! Io m'infischio di voi, nuvoloni astiosi dal ventre flaccido e giallo…. Vecchi nuvoloni positivisti, senza ideale, m'infischio delle vostre verdi smorfie ironiche! O scetticismo desolante di questo cielo senza passione che filacciosamente si stira con tutte le sue raffinatezze di rosei bagliori, senza degnare d'uno sguardo il mio motore!… Motore, fratello adorato la cui bellezza m'offende, fai bene a sputare sulla dolorosa ebbrezza di questa sera dai profumi amari e lamentosi e su queste povere voci'd'agonie persistenti che la grazia delle stelle ardite e gaie non può consolare!…

O Tempo! Mi scaglierò contro di te, e ti spezzerò le ali, e romperò la tua voce asmatica d'orologio! Chiama pure alla riscossa lo spazio, vecchio avoltoio podagroso che lascia dietro di sè come striscia di bava il bianco nastro delle strade e i grandi archi dell'orizzonte, simili a immense lumache arrotondate!… Tempo! Spazio! Sole divinità padrone del mondo! Io mi ribello contro di voi!

Spazio! Tu mi mettesti intorno al collo, come una cavezza, questo mutevole orizzonte irto di monti, di piani e di città capellute!… Tu mi lasciasti, sola libertà, la distanza che separa la mia gola palpitante dal cerchio chiuso dell'orizzonte…. Ora io t'impongo—comprendi?—d'allargarlo di più, sempre di più, finchè si schianti!

E tu, esecrabile Tempo, farai altrettanto! Tu devi, ti piaccia, allentare la strangolante e sinistra cavezza dell'ora…. dell'ora che segue quella che viviamo e che da ogni parte la stringe per dominarla meglio e per soffocarla uccidendo la mia azione! Tempo! Spazio! Che direste se bruscamente attraversassi, in dieci secondi, l'intervallo che mi divide da questo rotondo orizzonte che, secondo i vostri calcoli, m'aspetta soltanto fra un'ora?… Ah! ah! ridete giallo, e sentite tremare sotto i vostri piedi geometrici i piedestalli della vostra potenza millenaria!

E' perchè—cordialmente ve lo confesso— il mio motore ha talvolta delle velocità stupefacenti. Voi sapete, d'altronde, che tutti i chilometri non sono lunghi ugualmente…. Alcuni sono di trecento, ed altri d'ottocento metri…. E vi sono delle ore che si slanciano mentre altre s'addormentano…. Tutto ciò manca d'ordine e di precisione!… Sappiate che uno spirito forte come il mio può dare a un'ora l'ampiezza di una settimana, o serrarla nel suo pugno duro, come un limone da cui colerà soltanto il sugo d'un minuscolo quarto d'ora!… A forza di desideri e d'attese guardinghe, conobbi le segrete serrature che chiudono i collari dell'orizzonte e dell'ora. Ed ecco: adesso batto la testa nei quattro cantoni di questi quattro quarti d'ora che m'imprigionano!

Ma tutt'intorno c'è una cornice assai più grande, e assai più elastica…. E' la giornata solare. Poi, più ampia, la mutevole stagione, fragile, infinitamente allungabile…. guardate! La mia tenace volontà e la mia sensibilità, collaborando coll'elica fanno della velocità una cosa assoluta!…

Spazio, io ti costringo, volando, a mettermi intorno al collo, incessantemente, senza riposo, ad ogni istante un sempre nuovo orizzonte!… Carezze sempre diverse e sempre più cupe!… Non è la Via Lattea, che m'abbellisce, in questo momento, una fulgida collana di perle che potrebbe inebbriare il collo della mia amica? Suvvia! Fa presto! In quale orizzonte stai dunque per rinchiudermi!…

Tempo! Spazio! Sarete sorpassati per forza! Spazio! tu perderai, ogni volta, un po' del tempo, tuo amico…. La mia cavezza è almeno cento volte più larga di quella che lega quel treno sorpassato! Fra un'ora tu dovrai allungare la mia all'infinito!… Meglio varrebbe abbandonarla subito!… Ecco! E' già fatto! Al diavolo il Tempo e lo Spazio! Dieci secondi mi sono bastati per giungere al confine! Butrio! Palmanova! Vi sento sotto di me Quel polverie di fuochi agonizzanti è Gorizia o Gradisca…. Volgiamo a destra! Sotto le fiere stelle guerriere, che vortici! che vortici! Cado su una profondità, e bruscamente mi sento strappato dal mio sediletto, così che me ne vado, a caso, a nuoto, a passeggiare sull'ala destra…. Ma presto m'allungo, di nuovo seduto, col naso sulla bussola, ed ascolto….

Io tolgo l'accensione…. Silenzio? No!… Quasi!… un funebre e crescente scalpiccìo d'eserciti…. Sono laggiù a trecento metri sotto i miei piedi, nell'oceano delle tenebre…. In cerchio, gli echi, tutt'intorno, ricaccian nella loro gola ingombra il sordo rotolìo dei cannoni pesanti.

In quella cupa prateria, sul ventre semiaperto d'un carro, un nero profilo si china, inzaccherato di rosa dalla fiamma d'una candela. Un soldato telegrafista, chiusa la testa nell'elmo sonoro, ascolta parole volanti che hanno balzi lunghi più d'un chilometro…. Scivolo via per un momento, a fianco a fianco con una giovane stella filante che mi disvela il mare cadendovi dentro, gabbiano d'oro che raggiunge il proprio riflesso….

Quel fresco nastro azzurrino è una strada larga, lungo la riva…. Scendo morbidamente per non schiacciar contro il suolo il mio papa, vecchio pendolo assopito che avevo dimenticato!… Egli si desta singhiozzando, infarinato come un barile nella polvere, mentre trascino il mio monoplano sul dolce declivio della spiaggia….

Finite dunque di lambirmi i piedi, onde gementi che venite, piangendo, a rannicchiarvi tra gli scogli?… La rada guardinga trattiene il morbido sciacquio ed il respiro per non svelare quell'intenso nocciolo di tenebre che spicca sui lucidi inchiostri del mare: una torpediniera a fuochi spenti! Vasto silenzio, interrotto ad ogni secondo dallo sternuto dell'onde sulla ghiaia…. Quella grotta che tossisce per vecchiaia, per angoscia e per noia, dorme assai male, stanotte…. Per me, pregusto già le delizie profonde d'un lungo sonno…. Morire domani? Che importa? Meglio così! E dormi anche tu, mio motore!… Riposa i tuoi polmoni, facendo grandi sogni di velocità…. Io mi stendo nudo, supino, nella sabbia, e subito le stelle dell'Orsa Maggiore mi gridano in cadenza: «Buona fortuna! Buona fortuna!»

__Io.__ ( con le mani a portavoce )

Grazie per la mia patria!… Grazie! Grazie!

11.

LA BATTAGLIA DI MONFALCONE O LA TOMBA DEI PAPI.

Avanti! Su! Sono almeno le quattro. Il mio spirito è esatto come un cronometro. Ma la terra, dalle rotondità infantili, comunica con sua madre, la Notte, e beve avidamente alla Via Lattea!…

O Notte, grassa nutrice dalle pesanti carni d'ebano, la Terra vagente s'attacca spaventata ai tuoi neri capezzoli e non rallenta la stretta. Ancora questo sorso di stelle fresche e pure, prima del coltellaccio sanguinolento del giorno!

Perchè, perchè strisci così lungo la riva, foca sinistra? Tu vorresti fuggire affidando la pancia a questo mare italiano che per primo alza la voce scatenando le criniere dei suoi puledri selvaggi…. Come me tu dovresti abbeverare il tuo volto nell'odore verde e folto che spandono l'alghe e in tutti i profumi salini che abbondano intorno. Io te li offro tutti come un buon cioccolatte….

Le tue coscie grassoccie rimpiangono le delizie delle quattordicimila camere del Vaticano? E non pensi forse nostalgicamente al tuo medico notturno e alla tua poltrona a rotelle pneumatiche? Staresti meglio forse nella tua portantina…. E' questa l'ora in cui la tua pancia, colata giù dal letto, si versava nella carrozza dalle soffici molle e dai grassi cavalli che t'aspetta ogni mattina nel cortile della Pigna! E' questa l'ora in cui pensavi alla colazione vicina, nell'attraversare gli untuosi giardini del Vaticano…. E la tua nostalgia rievoca la fila degli Svizzeri: che di lontano sembrano tante uova à la coque, tutti grondanti di giallo e di rosso viscoso. Ognuno aveva la sua alabarda, mostruosa forchetta! Mangiavano, dormivano, quella sera? E dov'era la Guardia Nobile? Dove la Guardia Palatina?

Affrettati a controllare i nodi del tuo cilicio, poichè partiamo…. Guarda? Il mare immenso, gravido, s'apre penosamente al sole neonato che fa forza col capo. Il mio motore lo saluta con un russare di gioia offrendogli la sua elica, vasta rosa africana ebbra d'insetti che flirtano!…

Attento ai vortici avidi che il caldo sta per scavare nello spazio!… Nuvole dalle flessibili mani m'impacchettano con grazia, in una ovatta ardente che tratto tratto mi doccia…. Io cado a volta a volta sulla mia ala destra, poi bruscamente sull'ala sinistra. Sono lanciato dal basso in alto, dall'alto in basso…. Ed ora, a colpi bruschi, correnti d'aria violente mi suggono in avanti…. Abbraccio il mio motore, poi resto per un istante ritto sui miei pedali. Eccomi ricaduto indietro, a caso, in un buco, piombando nella morte!… Dov'è il mio cuscino? Ho sentito sulla schiena il freddo astratto del vuoto!… Avanti! Io filo sulla strada e me ne stacco. Non scuotermi così, riprendi il tuo calmo oscillare di pendolo. Noi dovremo salire molto in alto…. Fra queste due nuvole bituminose, come tra i piloni d'un ponte gigante, ecco l'aurora che precipita tutta la colata del suo sangue bellicoso!…

__Lo sbarco dei volontari.__

Luce cruda di luglio, odori irritanti del mare…. Tutto balza alla rinfusa, con la cannonata improvvisa nella rada traboccante di fuoco…. Gli echi fracassati crollano a pezzi sonori interminabilmente…. Nell'imboccatura tre bastimenti sorgono portando ritto alla poppa il tricolore! Chi dunque li decàpita?… Decapitati s'avanzano seminando intorno i fumaiuoli, gibus inutili, e le vele, mantelli…. (Fa tanto caldo!) sotto gli obici sibilanti d'un incrociatore austriaco che non ha potuto affondarli nè sbarrar loro la via….

Urrà, Garibaldini!… Ben venuti! Le vostre rosse camicie fiammeggiano col rosso nitrito dei vostri cavalli! Gru metalliche, vuotate le stive dei bastimenti, e date l'imbeccata alle maone! La banchina gronda di barili, gocce nere, che scoppian rosse, talvolta…. Ebbrezza delle vendemmie! Folli ubriacature delle vittorie prossime!… Le case dei pescatori vacillano pel caldo, e sembrano trascinate dal peso dell'ombra loro. Bizzarramente passeggiano al largo quattro pontoni imbottiti di fieno e letame che portan cavalli nitrenti. Sembrano lembi di praterie strappati dalla violenza d'un torrente, che vadano alla deriva….

Sulla spiaggia, più lontano, ecco i sanguinolenti macelli, vaste zattere violacee e purpuree che beccheggiano sotto il peso schiacciante ed i flosci sussulti delle bestie sventrate che uomini rossi stanno squartando in mezzo al flusso e riflusso del sangue. L'odore caldo e zuccherino inebria i cavalli trottanti, che somigliano a macchine a vapore…. Le loro zampe-stantuffi scattan fuori alternativamente dalle groppe…. E tutti volgono il capo verso quei fasci enormi di fieno, disposti a piramidi.

A fra poco il piacere di morire con voi, o rossi volontari! Ho già in me, nel mio cuore, questo porto fremente d'eroismo, folto intrico di verghe e di nervi entusiasti, estirpato dal petto aperto dell'Aurora!…

Vedo una torpediniera che viene ad ancorarsi davanti alla foce muggente del fiume. Partorisce un canotto, che muove a forti remate verso la spiaggia per scandagliare i fondi della strada fluviale.

Tutto si muove senza rumore in quel villaggio…. Andirivieni di milizie grigie: è il Genio dell'esercito regolare. Ordine e silenzio. Ed io sento soltanto stridere le molle dei carretti…. I contadini attaccano i loro cavalli…. Ognuno ha la sua provvista d'avena ed il suo secchio d'acqua. Quelle barche da pesca che beccheggiano nella baia dall'acque azzurre portano ognuna, in piramide, trecento gabbie di polli che gridano troppo. E sul ponte d'imbarco, ecco il completo equipaggiamento d'un battaglione con molti sacchi di grano e molte ceste di frutta…. Gli automobili dei generali, simili a torpediniere avvolte nella nebbia, filano via strombettando sulle strade, con lunghe scìe di polvere sollevata.

O lunghe strade gessose, mostruosi serpenti…. vedo passare pei vostri corpi anellati gli automobili ingoiati, simili a veloci bocconi che scendano! Eccone uno che preme duramente quella strada nerastra, simile a un sanguinaccio tra le frenetiche dita delle sue ruote, per farne sprizzar fuori un ripieno di polvere lattiginosa e arricciata. La battaglia potrà durare più di tre settimane. Per questo si sta preparando una gran rete ferrata, come se fosse un bel tappeto tessuto d'argento disteso sul passaggio d'un gran Sultano-Locomotiva! Eccolo che s'avanza solennemente asmatico e acciaccoso, irritato pel ritardo, spingendo innanzi la sua grossa pancia puntuta, con lunghi e gutturali sputacchi di vapore.

Ritti sopra i sobbalzi delle loro automobili, i soldati del Genio, Petits-Poucets febbricitanti, vanno svolgendo in cima alle loro lunghe aste i gomitoli di fili telefonici, che attaccano a casaccio, qua e là, alle siepi, alle rocce, ed alle case dei villaggi….

La campagna, rigata da lunghe file militari, come un'immensa lira dalle corde policrome, vibra tutta ai pizzicati di mille automobili!… Ecco i grandi autocarri a grandissimo rendimento. Vanno sventrando le vallate con le loro ruote di valanga…. simili a treni ubbriachi deviati per capriccio, e si divertono talvolta a inerpicarsi strombazzando dall'alto il loro schifo pei tunnels.

__I treni militari.__

Coll'agilità dei clowns disossati, l'esercito mette a contatto la sua fronte col suo ventre pesante e col suo deretano, seduto, là, lontano, sul confine! In grossi ribollimenti di vagoni scivolano i treni sulle spirali delle strade fino al cavo della valle, imbuto in cui s'agita e si gonfia il vettovagliamento, strangolato in quest'ora fuggente!… Cinquecento vagoni ogni giorno vengono a vuotare la loro pancia in più di quattrocentomila bocche bruciate dalla polvere e dal fuoco volante della battaglia. Ognuno ha la sua razione: cinquecento grammi di carne. Si spazzan via come immondizie i feriti fuori dal campo della carneficina. Mani veloci d'infermiere ripuliscono il letto pazzo che s'incava sotto al malato!…

Le mie due ali s'appoggiano sul maestoso e prolungato muggito di quattromila buoi. Più lontano il fetore ed i gemiti melati di centomila pecore soffocano di nausea il mio motore. Ruzzolerò io dunque tanto lontano dalla battaglia? Questo groviglio di corna ritte su più di tre chilometri è veramente un sinistro tappeto! I soldati s'accalcano intorno ai pozzi come farfalle intorno alle lampade. Ecco i forni del pane. Son tende bianche munite di fumaiuoli, lumaconi giganteschi dalle corna di fumo…. Le baracche nerastre dell'intendenza stuzzicano le nubi coi loro appetitosi fumi di rosticceria….

Tu guarda, Santo Padre, cogli occhi dello stomaco, quell'ufficiale tarchiato, ritto presso la sua tenda! E' il gran capo dei capi di tutti gli eserciti nostri, il primo cordon-bleu che cucina la guerra fra il sonoro tintinno delle gavette felici!…

L'Austria è ben lungi dal dominare la costa, Ecco infatti trasporti traboccanti di cavalleria, i cui nitriti e le cui folli criniere sventolanti entusiasmano il mare! Trecento carri a stanghe all'aria sulla banchina infocata si offrono loro fervidamente…. Io vorrei attaccarvi, piuttosto che cavalli, grandi aquile forti!… Tutti i cavalli da tiro, tutti i cavalli da soma, e anche i muletti, s'impennano inebbriati dal possente odor della guerra e dalla folleggiante canzone del cannone!

E' il cannone, che mi guida…. Ed io volo sui torvi scoscendimenti d'un paesaggio scarnito e scavato dagli aratri tonanti della bora!… I miei baffi folleggiano al raddoppiar del vento soffiato dalla mia elica liberante. Ma qual presentimento, qual brusca intuizione rilancia verso la riva il mio desiderio?…

__Il massacro dei sottomarini.__

Esploro il mare che va placandosi a mille metri sotto di me e mi rivela luminosamente le sue viscere verdi…. A cinque gomene dalla spiaggia, quelle zone di rilucente smeraldo sono alti fondi di sabbia. Quel bellissimo vello dalle striscie rossastre macchiate d'ombra è un ammasso di fuchi. Ah! sangue futurista!… Ah! canaglie!… Questo temevo!… Ecco i sottomarini!… Son due…. Son tre…. I loro manometri indican certo sei braccia di profondità…. Sto a piombo sopra il più grande, magnifico pesce febbrilmente amoerrato dalla maglia elastica di sontuosi riflessi smeraldo e topazio…. Tutto distinguo, la cupoletta del chiosco e il cofano di prua e quello di poppa. Non sono ermeticamente chiusi, poichè ne sprizzano a quando a quando vive sorgenti di gemme gazose.

Trecento metri mi separano dal mare…. Il periscopio dei sottomarini non può denunciare la mia presenza…. Oh! il torcicollo degli ufficiali in vedetta sotto le troniere orizzontali!… Potrebbero vedermi soltanto se salissero alla superficie!… Sembrano oziar spensierati, i sottomarini…. Strana manovra: i due più grandi si sfiorano come se stessero per accoppiarsi, grandi squali in amore!… Ah! ah! ora vedrete!… Ho venti bombe ben piene, ed ognuna contiene cento chili di melinite! Due sole basterebbero a spopolare rapidamente un gran lago pescoso. Ecco ho premuto un bottone: s'è aperta la botola, le mie bombe piombano su di voi!… Urrà! Che bel pennacchio! E che fracasso tonante che si lacera in sibili di rabbia!… Ciclone di vapore e di schiuma schiaffeggiante! Il mare s'incava…. Vortici innumerevoli…. Poi tutto si ricompone…. Guardiamo!…

Il sottomarino è sventrato. La prua affonda a vista d'occhio…. Oh! che fortuna!… Ecco: il secondo sottomarino anch'esso s'inchina sempre più…. ferito a morte? Ma dov'è la ferita?… Vedo, vedo una gran buca ornata d'un fascio nero di teste e di braccia! E' il pànico…. Tutti si scagliano ferocemente verso un'uscita!… La stiva s'empie d'acqua, e l'acqua sale rapida…. sale, allaga il ponte chiuso, giunge alla macchina…. La macchina s'arresta.

Oh! divertente e spaventevole angoscia! Gettate, gettate pure tutti i piombi di soccorso! Non potrete mai chiudere il portello dello scafo sottomarino?… L'acqua vi cade sul capo dalla cupola del chiosco. Le turbine di poppa rimandano meno acqua di quanta ne beve la falla…. Non vi stancate inutilmente!… Vedete: è semplicissimo! Faccio un cerchio nell'acqua con la dinamite, e il terzo sottomarino verrà a raggiungere gli altri due già morti!…

Ecco un altro pennacchio abbagliante d'acqua scarlatta. Lugubre detonazione nelle budella sonore, interminabili del mare…. Le case della riva son brutalmente lavate da tutte le macchie che le insozzano: tetti e finestre!… Il terzo pescecane vuoi pagliaccescamente morire…. Mi mostra il suo culo, fuori dall'acqua, grondante, convulso. Tre marinai, un guardamarina aggrappati al balconcino del chiosco. La prua scomparsa nella sabbia? E' possibile? Ho decapitato il gran pesce…. Il suo collo reciso beve golosamente tutto il mare. Ma le alghe lo soffocano…. Si riempie lentissimamente. S'ode ancora il motore, o son piuttosto i ballasts d'acqua russante che si dibattono tra i due scafi di ferro…. Automaticamente l'aria compressa delle stive vorrebbe respingerle e far risalire a galla il sottomarino. E finitela col vostro monotono e stolido gridio!… Crepate, crepate alfine in silenzio, o pescicani austriaci che non avevate il coraggio di navigare alla superficie!… Uno sputacchio sopra la poppa, prima che affondi!… E poi ritorno indietro, involandomi verso i chiari ossami dei monti che i trapani accaniti della battaglia scavano in tondo.

__La battaglia.__

Due vaste macchie attirano i miei sguardi. S'allargano. La più piccola, a sinistra, è rossastra, Sembra una pozza di sangue…. Sono le dense file dei volontari. Sul suo fianco sinistro riluce un'ampia macchia grigia, simile ad una enorme lastra di piombo. E' l'esercito regolare. Le masse parallele dei soldati s'avanzano a scatti verso le alture rocciose, ornata senza posa, da invisibili batterie; folli lingue rosse e piume bianche…. Lassù! Lassù! Ecco il fronte strategico dell'esercito austriaco sapientemente disposto in fondo a questo anfiteatro di monti…. Dobbiamo attraversare la platea o salire, sotto i fuochi, convergenti dei palchi che lancian folgori, salire su fino all'invisibile palcoscenico dal sipario di fumo!…

Io scorgo a poco a poco nella sua tragica ampiezza tutto il mobile oceano della battaglia dall'onde maestose, lunghe tre chilometri. Ma mentre m'avanzo, lo spettacolo impazza, s'imbroglia, si complica…. Il flusso e riflusso sussultante degli eserciti diventa contradittorio…. Tutto sembra illogico. Perchè quel reggimento va così lento? Quei soldati neri sembrano scendere per un declivio erboso, ma s'inerpicano; invece, su per un'erta…. Quell'altro reggimento, par che fugga. Oh! tutt'altro! Gira, semplicemente, intorno ad un ostacolo invisibile…. Quei fiumi, quei torrenti di fantaccini grigiastri dovrebbero comporre un mare azzurro…. Inesplicabilmente, scompaiono, svaniscono in quei crateri minuscoli di vulcano disposti in batteria, che li assorbono con lunghi singhiozzi e poi li sputano e destra e a sinistra!…

Quei filari di vigne si sbarazzano rapidamente di tutta la loro polvere estiva, come sotto l'asprezza d'una violenta spazzola. E, vicinissimo, un gran bosco par calpestato da piedi invisibili. Formiche-soldati, cavallette-cavalli e grossi topi-cannoni ne escono precipitosamente, per stendersi più lontano, senza riparo, con un'apparente stupidità, in quei campi di frumento, che perdono tutto l'oro e si coprono di grigio!…

Sotto i fumi volanti, le colline leggiere trotterellano…. Una roccia impennacchiata sembra pavoneggiarsi in parata…. E quella valle m'irrita coi suoi lamentosi muggiti di macello!…

__La polifonia dei gas e dei piombo.__

Laggiù si trasloca…. Chi dunque pianta chiodi in pareti di legno troppo secco?… Pazzi martelli. Innumerevoli picchiotti che traforan di colpi le porte. Dimenarsi improvviso di danze spagnuole sotto un crollante scroscio di nacchere rosee!… Son le mitragliatrici dal fragore elegante. O rumorose raganelle di lebbrosi ammutinati! Giranti inaffiatoi che piovon palle su file lunghe di fiori e di frutti eroici! Morsi scattanti del tornio sul legno!… Son le mitragliatrici dall'assiduo lavoro, operaie zelanti che imprimono senza posa nell'atmosfera, colpi taglienti triangolari o a losanga, dagli angoli netti! Geometria dei rumori, teoremi fracassanti che spezzano a quando a quando il russar vitreo e vellutato della mia elica….

Fucileria lontana: chioccolìo di ghiaia sulle spiaggie notturne…. Fucileria lontana; quacquerare febbrile di rane che s'accoppiano al chiaro di luna…. Fischi di capitani, proiettili sibilanti!… Gli echi irritati brontolano di rabbia sotto lo scalpitio gigantesco degli shrapnels galoppanti. I cannoni allineati lungo il padule tendono il collo, come coccodrilli, bruscamente sussultando e lanciando al cielo, con un'enorme scossa, i rutilanti spasimi della loro coda formidabile…. Sono i bellissimi shrapnels!… Grovigli d'argentei serpenti che guizzano, uscendo flessuosamente da riccioli di fumo biondo o scoppiando da sacchi di cenere nivea, azzurra, e a volta a volta color marrone!… Il cielo è tutto squamato di fuochi triangolari. I battaglioni lontani sono orgogliosi di portare sul capo volanti corone di shrapnels esplosi, le cui rosse spine di continuo si moltiplicano!… Io fiuto con ebbrezza l'odore voluminoso e carico di pimento, che la battaglia spande. Odor di lana calda e di castagne bruciate. Odore di grasso e d'olio, d'orina e d'escrementi cotti dal sole, e odore d'aglio insieme. Volo a tratti per zone ancora intatte…. Ecco l'acredine soave e carnale dei fieni. Poi tutto si mescola, e la sintesi disordinata degl'ingenui fetori. e dei mordenti profumi mi s'accanisce nella testa e mi sconvolge il sangue!…

E' quasi mezzogiorno. Il sole si eleva come un grande albero d'oro massiccio che s'erga sui possenti eserciti intrecciati, radici contorte della luce solare!… Il sole largamente effonde il suo fogliame di splendide nuvole, rami d'argento, carichi d'aranci acciecanti!…

Mi volgo ad esplorare il mare…. Non si vedono fumi all'orizzonte, i cui grandi balconi invetriati traboccano di luce. Il vento impulsivo e appassionato che precipita il mio slancio, scatena ribellioni nei golfi, e nelle rade…. Un folle desiderio mi spinge verso l'immensa battaglia; Ma il meccanismo superbo della mia nera volontà, attenderà, io lo voglio, ancora a lungo lo scatto ideale. Nessuno m'ha scôrto. Posso scendere un poco…. E' bello, è bello, il vasto fronte compatto e massiccio del nostro esercito regolare, che si spinge avanti con metodiche scosse, piastre d'acciaio offerte al laminatoio corrosivo delle batterie austriache!… Ma tuttavia la battaglia, strangolata, senza respiro, soffoca…. nella tenaglia dei monti!… Non v'è modo di suddividere le nostre unità, o di adottare un ordine sparso! Come potremmo utilizzare le innumerevoli accidentalità del terreno e tutti i ripari, per rannicchiarci o per sgattaiolare?… Ci si batte in uno spazio ristretto…. Maledetto ingombro di gomiti e di fucili. S'impacciano l'un l'altro nel far fuoco…. Chi si scopre è morto!… Tanto peggio! Tanto peggio!… Bisogna pur conquistare ad ogni costo le alture…. e presto, e presto, per lasciar posto alle masse sbarcate, traboccante marea!… Bisogna assolutamente che i trasporti si vuotino!

__La fonderia bella battaglia.__

La battaglia mi suggerisce la visione d'una fonderia smisurata…. Quei villaggi fiammeggiano come alti forni! Quella cavalleria lanciata a corsa par che lavori come un'officina: le zampe hanno movimenti di ruote sotto gli ordini gridati, cinghie di trasmissione, fra tutti gli obici vomitati come volanti, dalla mischia fumante, grande caldaia!…

Nello stampo delle colline, i reggimenti arroventati si fondono e si sformano. Un battaglione si schiaccia come un pezzo di ghisa. Eccolo piatto sul suolo, e sussultante. Ad un tratto si spezza sotto i piloni invisibili degli shrapnels. Ed ecco la colata dei fuggiaschi fumanti, che si perdono là, nel ribollimento di quella cavalleria liquefatta!

E' dunque il sole, che esaspera la follia della battaglia? Poichè in quella fantastica fonderia di razze martellate, scoppia la ribellione! Tutte le macchine rivoltose sembran scagliarsi contro i macchinisti. Alcuni son presi fra i denti degl'ingranaggi di mitraglia, e sminuzzati, sparpagliati a ventaglio. I rimbalzi perduti dei martelli che sfuggono bastano a diroccare le case d'una città. Quel pesante cannone italiano, buon operaio, fabbro che sa il suo mestiere, con uno sbadiglio, o piuttosto soltanto con un buffetto, ha rovesciato già tre batterie nemiche, che gli parlavano altezzose, come padroni!…

Ad onta della valanga e della cateratta di fuochi fitti, l'esercito rosso s'avanza, accanitamente poichè vuole pel primo dar la scalata al palcoscenico di questo teatro di monti! Il suo fronte ha l'affannoso andirivieni di centomila telai tutti in fiamme. E' seta rossa che arde…. Braccia intrise di porpora e gesticolanti! Gomitoli di soli turbinanti entro spole agitate dalla morte! Tragico groviglio di tutti i fili delle vite tessute insieme!…

A colpi spessi, tre cannoni garibaldini sobbalzanti nella rossa pozzanghera agitata dei loro artiglieri sventrano l'anfiteatro dei monti, che lontano, là giù, crèpita, tuona come una cava rabbiosamente scavata in un torrido meriggio. Le volanti cartuccie del sole scoppiano da ogni parte. Esplosione d'un reggimento che cade a pezzi come un gran masso di marmo irritato di luci, congestionato di bianca follia!… Quelle truppe austriache ruzzolano giù pel declivio, come operai che corrano al riparo dopo aver posta la mina…. Ed ecco il vento che ci assale…. O maledetto vento austriaco, carico di polvere, sozzo di putredine e di salnitro! Vento abbaiante, ostile, credi tu forse di potere acciecare questi artiglieri amici del fuoco che senza fine lavorano, come macchinisti in fondo alle navi, per precisare la metodica spazzatura delle colline nemiche?…. Buffa pretesa, il volere arrestare il nostro grande esercito rosso! O fetido vento d'Austria che hai l'odore delle fabbriche di birra, ben vedi che più nulla resiste!… Tutti gli echi spaventati fracassati e pesti vanno a rintanarsi negli angoli delle montagne, coi denti alle ginocchia, come vili in un ultimo rifugio…. Credi forse d'atterrirmi, annunciandomi che dei rinforzi austriaci stanno per sopraggiungere? Lo prevedo, e per questo discendo a dominare la retroguardia italiana che potrebbe ad un tratto rallentare il suo slancio. O soldati d'Italia! non vi fermate sotto la pioggia dirotta e la grandine gemente dei proiettili!… Avanti dunque! Avanti, malgrado le volanti forbici della mitraglia e le tenaglie del sole, che alla nuca vi stringono!

Là, sulle alture austriache, i volontari, rossi di camicia e di cuore, non sono più che cenci insanguinati, stracci vermigli e viventi brandelli che soffocan la gola vorace dei cannoni!… Turano febbrilmente le falle della patria che potrebbe affondare lottando contro le fughe ruggenti della morte…. Altri, forse stanchi, disperati di non avere ancora saziate tante bocche si scagliano come sublimi spine di pesce, nell'avida gola dei pezzi che si strozzano!… Quegli obici coscienti non sono rivomitati!… Ma la lugubre fame delle batterie s'accanisce di nuovo sulla rossa macelleria dei Garibaldini, buona carne delle battaglie, pesto enorme di cadaveri eroici nel quale s'impantanerà la cavalleria austriaca….

Il mio volo planato mi trascina nel vallone insaziabile che già divorò la nostra rossa avanguardia. Tremila Garibaldini agonizzanti vi fanno risplendere, sempre più coi mantici dei loro polmoni, le leve del torace e i martelli del cuore il nome stridente e lacerante d'Italia, sempre più in alto, nel bel cielo della battaglia!…

__Il roseto garibaldino.__

Il cielo è divenuto la vivente fornace che formano, salendo, le fiamme dei loro occhi! Le mie ali s'abbandonano sulla marea dei loro rantoli…. Uno mi grida: «Abbiam dentro la gola una fucina ardente per far nuovi cannoni, e nei capaci serbatoi dei nostri polmoni abbiam di che gonfiare un dirigibile militare!»

O bel roseto garibaldino! Questa valanga di mitraglia e d'obici monotoni che instancabilmente ti graffia e ti gualcisce non potrà altro che ringiovanire le tue rose appassionate!… Ogni morente è un rosaio dai temerarî profumi, ogni morente sboccia per l'ultima volta nel suo letto spinoso d'angoscia e d'ironia…. Ogni morente scopre le sue piaghe brucianti sotto i lunghi getti parabolici di sangue che sprizzano dalle arterie recise…. Innumerevoli fontane dai getti intrecciati! Fontane imporporate da un tramonto dei tropici!…

O profondità del corpo umano, dove quel sangue eroico dai colori incendiarii piangeva un tempo malinconicamente come un'acqua prigioniera in oscuri canali! O sprizzanti arterie, inaffiatoi di follia e di vino inebbriante, spiegate il bel ventaglio dei vostri getti scarlatti sulla bocca contorta di quell'eroe che canta…. Canta la sua felicità di morire. Ascoltiamo. «Ne uccisi cinquanta in due ore! Cinquanta! Cinquanta grugni austriaci, fracassati da me!… Non dovevo pagare con la morte una sì grande fortuna?» O shrapnels austriaci, grandi uccelli esplosivi, io non temo le uova tonanti che su di me lasciate cadere nel darmi la caccia!… La vostra voce può, tutt'al più, suscitar la rivolta nel serraglio degli echi affamati che van moltiplicando ruggiti e barriti…. Tu guarda, Santo Padre, le belle goccie rosse che ornano la tua veste! fosti ribattezzato dal sangue degli eroi! Io ne son tutto grondante!… Le mie ali son tutte intrise di un'aurora perenne.

O mio bel monoplano che rùtili e crèpiti come un falò di gioia, affrèttati ad appiccare il fuoco del tuo coraggio alla seta rosea e triste di questo cielo passatista!…

O soldati d'Italia! Bisogna resistere per un'ora, ancora!… Fra poco apparirà la squadra! Io sono sopra di voi, come un faro, la cui lente sovrana raccoglie i minimi fuochi della paura e li trasmuta in grandi proiezioni di coraggio. Il prisma della mia elica e i due vastissimi raggi del mio monoplano fermeranno al passaggio quelli fra voi che l'angoscia addenta all'epigastro. Ho qui tra i piedi delle granate incendiarie…. Prendete! Le semino sulle vostre calcagna perchè mai non possiate indietreggiare!… Oh, il vostro stupore mi diverte…. Non m'avevate dunque visto?… E che è mai questo pendolo? Lo saprete più tardi…. Io sono il cuore battente e folgorante della patria! Impugnai tutti i vostri sussulti esitanti per disciplinarli e per renderli paralleli, così che ora riscoccano avanti! come frecce di luce!… Io sono il faro della patria!

Ma che succede? Il nostro esercito rosso non potrà dunque mai imporre il silenzio ai cannoni austriaci?… Ecco moltiplicarsi ad un tratto, sui monti le lingue di fuoco e i pennacchi bianchi delle nuove batterie! E questo lugubre angoscioso ritardo della squadra! M'involo più in alto, e salgo su, su, seguendo le spirali d'un gran cirro color di rosa. A duemila metri trapasso un nuvolone di porpora…. O buon vento d'Italia! Spazza via, tu, le nebbie che qua e là nascondono le insenature della spiaggia e le lontananze indecifrabili!… Sotto i miei piedi, le montagne che guardo verticalmente, con le lor cime granulose e grondanti d'una poltiglia rossastra, sembrano colossali grumi di sangue staccati dal sole, fantastico gomitolo di cadaveri roteante nell'infinito….

Dove vai, nuvola occidentale, che porti a tracolla l'ultimo tuo raggio rosso, come un fucile insanguinato, e le tue colline purpuree, rigonfie come carnieri pieni di selvaggina?… Tu mi hai obbedito, buon vento d'Italia…. Urrà! Urrà! Le nebbie sono spazzate! Il mare, tutto il mare raggiante di gioia si slancia nei miei occhi e nella mia bocca con folli grida azzurre e sbattendomi sulle guancie le sue ali freschissime!…

Io salgo sempre più in alto, da gradino a gradino, come si sale una scala gigantesca. Non vedo più la linea tenue dell'orizzonte…. Il mar turchino s'è inalzato per unirsi al cielo turchino, formando il fondo d'un vaso immenso e liscio da cui lentamente io vaporo come un incenso.

__La squadra italiana.__

Che vedo? Centuplicate il vostro sforzo, occhi miei! Quel lungo e nero corteo di cavallette, giù nel cavo della sfera infinita, è la squadra! Oh! gioia! mia gioia infantile! A due mani dovrei imprigionare il mio cuore che adesso, lo giuro, ha soltanto dieci anni!… Odo alla mia sinistra, laggiù, le cannonate…. Forse è in Dalmazia, all'estremità di quelle coste i cui echi lontani balbettano desolanti e morenti grida d'allarme!… La nostra forte squadra mediterranea imbottiglia le dreadnoughts austriache entro il porto di Pola!… Il mare Adriatico, oltre Trieste, è chiuso dalla catena dei nostri sottomarini. Quella seconda squadra che s'avanza verso di noi, deve certo scortare trasporti pieni di truppe…. Ed ecco: tutto il cielo s'annebbia, s'annuvola dei loro fumi salenti…. Io ritorno alla spiaggia, e vedo a poco a poco il mare, tutto il mare che s'ingombra di ferro Stan lastricando d'oro e d'acciaio turchino l'Adriatico in tutta la sua larghezza?… Vedo le innumerevoli lastre metalliche ancora ritte….

Oh! strana fioritura di roteanti bandiere che coprono l'alberature di uno sfarfallìo multicolore! Mirabolante assalto di api mostruose che vorrebbero suggere fiori nei miracolosi giardini solari cullati dalle onde!… Quasi ne odo il ronzìo che s'allarga fra l'odio minaccioso e nero delle corazzate, concise, immote e contratte come scorpioni colossali e pasciuti….

Su! Riprendete fiato, soldati d'Italia! Nei vostri occhi infocati nevicano da lungi bandiere, segnali d'una freschezza rosea, azzurra, rossa, verde e dorata! Nei vostri orecchi assordati s'ingolfano clamori di speranza e di gioia che giungono dalle coffe della flotta, cariche di frutti umani. S'aprono questi entusiasticamente, sprizzando su noi il succo di queste grida vittoriose!… Sulle loro scìe lucenti, come rotaie, s'avanzano in fila le nostre corazzate, formando un inverosimile treno d'incubo…. Ogni vagone è lungo duecento metri, e trasporta a fasci fucili smisurati, gigantesche tenaglie e massi di ferro grandi come case….

Il formidabile treno delle corazzate si ferma con una detonazione, spaventevole laccio esattamente lanciato sulle alture coronate d'austriaci, per strangolare nel suo gran nodo sonoro il corpo intero del paesaggio che ha per cuore ribollente la battaglia!

Poi, dolorosamente, il laccio del frastuono s'allenta, e lascia libera quella preda che non si può sradicare…. La prima fila, formata di sei dreadnoughts, diventa un arcipelago imprevisto di emergenti vulcani in eruzione! Tutta la squadra luccicante al sole cosparge lo spazio di terrore e di porpora. Io mi cullo a mille metri d'altezza sulla torre di prua della nave ammiraglia e sto al disopra della casamatta di un cannone da 195. Ecco la squadra dei fucilieri e dei cannonieri comandata da un guardiamarina, Il caricatore apre il pezzo. Dietro di lui, i serventi allineati portano sulle braccia i bossoli di carica, fox-terriers indomabili, o monelli terribili! Sul ponte, altri bossoli ritti ed ansiosi sembra aspettino d'essere sollevati come fanciulli, sino alla calda finestra da cui si può forar lo spazio con uno sguardo violento!…

«Quartiermastro cannoniere, cannonieri brevettati, attenti al tornar delle fiamme!… Controllate il manometro! Prendete questo sacchetto di sabbia che vi getto…. Ho potuto segnar sul cartone l'alzo preciso dei pezzi….» Il mio sacchetto piomba nel gigantesco lampo dorato che rotola fra schianti d'aria formidabili…. Oh! gioia di fiutare il fumo asfissiante dei gas deleteri! Cari obici italiani, che sapete accartocciare il blindaggio delle navi da guerra, su, lacerate dunque la scintillante rilegatura di quei forti metallici, volumi tremendi! Urrà! Bene! Io esalto la vostra brutale destrezza di mano! E vedo già pendere, la,[**sic] sulle alture, mostruosi brandelli d'acciaio e bizzarri cartocci di rame gualcito.

La terra e le acque si sono avvolte interamente in una grande nuvola azzurrina che a poco a poco s'annerisce e si lacera. Senza riposo, monotone, le detonazioni lontane dei cannoni sono golosamente mangiate dalle più vicine, che aprono sotto di me vaste mascelle vibranti, d'una larghezza incalcolabile!…

O perchè mai, Santo Padre, ballonzoli così? Pover'uomo! Non devi già scacciare mosche! Suvvia! a pugni, a calci, scaccia lontano da te questi avvoltoi spennati e tragici che ti strigliano le guancie colle loro coscie granulose e col loro lungo collo rossastro e pelato!

Io filo via rapidissimamente e li supero… Tu devi ringraziarli. Ti hanno forse salvato da un lungo sonno mortale, facendoti sostenere la parte passatista di Prometeo!… Oh! no! che seccatura!… Eccoti riaddormentato, colla tua solita smorfia di paura cretina che ti rimane scolpita sulla faccia gonfia…. Somigli a quegli scogli clericali accovacciati a fior d'acqua, la cui schiuma ha improvvisi spaventi bianchi ad ogni obice sibilante…. Suvvia, svegliati!… Ecco: l'ora è venuta di mostrarti al pubblico, o vecchio orso sozzo di sangue…. Un po' di pulizia! Spazzola la tua sottana…. Tira fuori il tuo rosario; nascondi quel fazzoletto! Non pianger più! Cessa di lamentarti! So, so, che dei pruriti e dei formicolii ti irritano le gambe…. Ma di ben altro si tratta! Riprendi il tuo aspetto di dolce beatitudine! Un po' di compunzione nel tuo sorriso…. Suvvia? Attento! Ora discendo su quelle alture che celano la ritirata delle truppe austriache…. Vi giungeremo in tre minuti…. Presto! prepara i bei festoni di grasso che adornano il tuo mento!… Porta alta la tua pancia, come se fosse un ostensorio! Io ti farò passeggiare al disopra di quelle grandi bandiere gialle.

Finalmente, ecco il forte sinistramente appiattato da cui risaliva poc'anzi, rinnovandosi sempre, l'albero insradicabile delle esplosioni che proiettava lontano i suoi fogliami di piombo. La sua cupola d'acciaio, poc'anzi, girava su sè stessa, lucendo come un astro sotto lo scivolìo accanito degli shrapnels…. Finalmente ecco il guscio della gran tartaruga di ferro bitorzoluta e tutta a squame turchine…. Il forte finge di dormire nel suo fossato profondo, buco scavato su misura nel fianco della montagna che da ogni parte arrotonda lunghe schiene scattanti di furibondi gattacci…. Scoscendimenti, fasciati di ferri puntuti e inghirlandati di cespugli di chiodi! Mucchi bizzarri d'istrici colossali!….

__L'esca aerea.__

Artiglieri austriaci e cattolici, so che i vostri cannoni hanno almeno la portata di ottomila metri, e che si posson puntare a un angolo qualsiasi! I loro shrapnels fanno piovere una grandine di proiettili, tremila almeno, disposti in un cono!… Non sparerete, spero, contro di noi…. Le vostre carezze potrebbero irritare il Pontefice!… Scavalco, a volo, rapidamente il vostro grande esercito in fuga…. File innumerevoli di schiene piegate, frustate dalla paura, arrestatevi!… Reprimi dunque più che puoi le nausee del tuo povero stomaco, e riprendi la tua aria d'uomo serio…. Guarda: tutto l'altipiano è selciato, bellamente, di faccie accalcate che contemplano il cielo.

Tutto l'esercito, a bocca aperta, aspetta il tuo sermone! Sermone della montagna, davvero! O fraudolento commissario di Cristo, dove hai lasciato la tua bella eloquenza? Su! bisogna parlare!… Ah! capisco! Quella messe di baionette non ti seduce! Come sono carini!… Spiegano sotto di noi, tese per le quattro cocche, le loro gialle bandiere, e ti pregano di lanciarti giù a capofitto! Non sono già un volontario dell'esercito rosso! Altro non sono che un uccello venuto dall'Italia, e porto nei miei artigli un corvo spaventato che nondimeno potrebbe servirvi da amuleto o da veneranda reliquia!…

Con la sua pancia pesante e le sue zampe ballanti lo scambierete senza dubbio, per un minuscolo elefante di pelle gonfiata…. E' il Papa, vedete?… E' il vostro Papa…. Tutti in ginocchio!… In ginocchio! In ginocchio!… Voi siete cattolici romani ed apostolici! Sua Santità, che io faccio dondolare sopra le vostre teste, vi darà fra poco la santa benedizione. Dalle sue mani, la vittoria pioverà sull'esercito! Scusami, Santo Padre…. La brezza ci scuote! Involontariamente beccheggio…. Immonda e livida razza, itterizia della terra!… Non osate tirare contro di me!… Potreste uccidere Dio! Avanti! Ma un po' in fretta, suvvia!… A passo di corsa!… Io volo! Arriveremo a Trieste, poichè voglio deporre Sua Santità sulla più alta torretta del castello di Miramare!

Accelerate ancora il vostro passo di corsa! L'esca val bene la vostra fatica! E' un papa, dopo tutto, che vien dal cielo e rappresenta Dio, Fra voi, vi sono alcune migliaia di bruti che lo scambiano semplicemente per una grossa salsiccia…. Saporita, comunque…. E mi vanto d'averla rubata io stesso nella dispensa fetida del Vaticano! Su! Fate presto…. Ben vedo che le raffiche della bora scuotono e torcono come uno straccio tutto l'esercito in marcia. Che importa? A passo di corsa! Se no, io me la svigno, e porterò a Dio il suo vecchio uomo d'affari. Voi gridate dalla disperazione, come ragazzi desolati d'aver lasciato fuggire un bel pallone rosso o un bel cervo volante?…

Sappiate che in questo momento l'esercito italiano sforza il valico che avete abbandonato e penetrano in Austria. Domani l'esercito rosso sarà a Vienna!… Voi rispondete annunciandomi con grandi grida di gioia: Trieste e Miramare!

Ebbene, no!… Preferisco far scavalcare al Pontefice la contorsione schiumante di questo golfo…. Voi avete nel porto sei buoni incrociatori, con le macchine sotto pressione. Imbarcatevi dunque!…

Preferisco portare sul mare il vostro Papa. Che farebbe, a Miramare? Non è già, ch'io mi sappia, un astrologo, nè un principe impotente! Il Santo Padre è piuttosto una specie di Dio, un Gèova, un Prometeo, che so io? Venite ad ammirarlo nel diabolico scompiglio della burrasca!

Voi mi avete obbedito. Il vostro torrente umano ha riempiti gl'incrociatori come botti…. Si staccano l'un dopo l'altro, temerarî sfidando il crollar della pioggia, del vento e della grandine, e le scosse di groppa delle centomila giraffe colossali e fosforose del mare….

Sulle scogliere, i violini arrabbiati del vento elettrizzano le budella miagolanti della foresta coprendo di note più alte l'orchestra formidabile del mare…. Il russare del mio motore si compiace a macinare questa lacerante polifonia, le cui cadenze fanno il massaggio ai miei muscoli, tonificano i miei nervi, e caricano di energia gli accumulatori del mio cuore dai lunghi fili….

Io vi compiango, ufficiali austriaci, e compiango i vostri incrociatori torturati e squartati dai venti! Sto a piombo sul vostro triste beccheggio nel rapido lustreggìo dei troppo lunghi fulgidi coccodrilli del lampo!… Ah! non potete dunque star ritti sulle vostre tolde oscillanti?… Vedo qua e là, sotto i capitomboli della folgore, grappoli di facce, dagli sguardi sprizzanti imporporati…. Qua e là, in uno sbadiglio di luce totale, il ponte si copre tutto di ardenti pupille che mi fissano….

Ma il gran Mal di mare, patrono delle vostre dreadnoughts, ha imposto ai vostri stomachi un abbondante vomito, giù dai parapetti di bordo!… Onore a voi, grondaie medioevali, che trasformate gl'incrociatori in tante cattedrali sradicate nel gran vaglio agitato d'un terremoto! Tre volte, i lampi miniano le vetrate e le cupole delle vostre bandiere.[*dot added] La burrasca ha scolpiti i vostri lunghi alberi come sacri pinnacoli…. Una raffica di preghiere ha fatto mordere il suolo ai vostri cannoni umiliati, ed ha fiorito il bompresso d'una gran croce elettrica!…

Gradite dunque, ufficiali ed incrociatori, i miei complimenti, per tutti gli obici illuminanti che lanciate a cercarmi nella notte nera!… Non è troppo felice, il vostro tiro! Via! non così!… Tirate più basso!… Ah, ecco! Finalmente! Va già meglio! Quest'obice d'oro mi scoppia sul capo, e lentamente si scioglie inaffiando il cielo di stelle acciecanti….

Ufficiali austriaci, vomitanti grondaie, voi meritate che finalmente io lasci cadere su voi il Santo Padre, fetido sterco nero e greve, caldo uscito dal mio sfintere di grande uccello d'Italia!… Cercate di riceverne un po' in bocca… Potrete nutrirne l'anima vostra fino alla morte estrema della vostra razza!

Arrivederci, Santità! Finalmente spezzo le tue catene!… Ti ho regalato cielo e nuvole ed ora ti consacro imperatore dei pesci!… Attento! Ti lascio cadere…. Datti la pena di giunger le mani come dovessi pregare e fa un bel tuffo! Ahi! Che fracasso! Ti sei fatto male?… Certo la pancia ti s'è sgonfiata, come una seppia, annerendo le onde!

__I pescicani becchini.__

Eh, via! Possibile? Il mare rifiuta anch'esso d'accoglierti nel suo seno? Eppure è qui, proprio in mezzo a questo gran lago italiano, Adriatico, che fu da tempi remoti predisposta la grande tomba mobile dell'ultimo dei nostri Papi!… Ed ecco infatti i tuoi graziosi becchini: i pescicani! Accorrono a gara, Il più grande, solenne, entro la fossa fino a mezzo il corpo arrota, due, tre volte su un lampo violetto la vecchia zappa intaccata del suo grugno motoso sospingendoti a colpi di coda nel profondo terreno del mare!…

Sono leggiero, libero e possente!… Son un italiano liberato ad un tratto dalla sua zavorra cristiana e dai suoi pesanti ceppi cattolici! Avanti contro Vienna!… Avanti! Avanti!

Gli scoppi dei cannoni furibondi mi guidano. Fiamme, laggiù, lontano!… I nostri due eserciti s'avanzano scavando l'orizzonte notturno, sventrando le città che tremano smascherate dal gran gesto brutale dei nostri riflettori!

Esercito austriaco sconfitto, io ti sento con gioia fuggire spaventosamente in un ansare di rosse paure!…

E voi, Garibaldini, sappiate che vi porto nel mio ventre, con una calda ebbrezza materna!… Io sento scricchiolare i vostri piedi possenti per i sentieri coperti delle mie viscere!… Distruggere! Bisogna distruggere! Distruggere senza fine!…

I tizzoni delle mie dita bruciano, palpitano, crepitano e fumano dalla punta, rapidamente!… Ho dappertutto, sulle tempie, in gola i colpi reiterati d'un razzo meccanico che darà fuoco, ben presto, all'obice del mio corpo!…

O padre mio, tu che sapesti così ben caricarmi d'eroismo e d'audacia temeraria, ora vedi come io soffro aspettando così, lungamente, lungamente, l'inebbriante esplosione del mio corpo!…

Le mie vene son strade ingombrate dalle grandi pariglie di duecento batterie che sboccano improvvisamente sulla mia bocca spalancata, sulle alture dei miei occhi, sull'arco orizzontale del mio petto…. Rapidamente puntate, esse sparano, sparano con furore…. sull'Austria vinta!…

Finito il 29 Novembre 1911 nelle trincee di Sidi Messri. Pubblicato in francese a Parigi (Sansot éditeur) 12 Gennaio 1912.