La fondazione del pubblico giardino de' semplici di Padova, dubbia molto e controversa nell'istorie di codesta Università, va fissata all'anno 1545. Esiste il decreto che la comanda in data dell'ultimo di giugno del suddetto anno[2].

Subito dopo si trasferisce a Padova Sebastiano Foscarini, senatore e dottore e uno degli attuali riformatori, per riconoscere ed acquistare il terreno necessario e opportuno a tal uso. Conservasi l'istromento d'affittanza o livello per un tratto di terra di campi cinque e tre quarti meno venti tavole, stipulato tra il suddetto gentiluomo e li monaci di santa Giustina, con l'annua corrisponsione di ducati 25 da lire 6:4, li quali tuttora si pagano annualmente dalla cassa studio al monastero.

Fu questo il primo giardino botanico piantato in Europa. Il granduca di Toscana Cosimo I, li Bolognesi e gli Olandesi ne seguirono poco dopo l'esempio con la fondazione di quelli di Pisa e di Firenze, di Bologna e di Leiden.

Il primo custode dell'orto fu Luigi Anguillara bolognese, di cui abbiamo un libretto non dispregevole in materia di piante. Fu condotto al pubblico servizio nel 1546.

Nel 1551, non corrispondendo forse l'Anguillara all'aspettazione, fu dalli riformatori esortato e persuaso il patrizio Pierantonio Michiel, versatissimo nello studio delle piante, a volersi trasferire a Padova e assumere la direzione dell'orto, come fece, e sostenne per quattro anni tal carico, ne' quali moltissimo contribuì alla popolazione e fama dell'orto medesimo, trovato da esso in istato di somma povertà e desolazione, come afferma in una sua lettera all'Aldovrandi che trovasi tra' manoscritti di questo celebre autore, li quali si conservano nella libreria dell'Istituto di Bologna. Esiste presso lo scrittore di queste memorie un prezioso manoscritto del Michiel in cinque volumi in foglio, con bellissime figure miniate, degno, quanto il suo autore, d'essere fatto noto al mondo letterario[3].

È di quei tempi, e forse lavoro di Daniele Barbaro promotore e gran fautore di codesta impresa, la seguente bellissima iscrizione, che contiene le leggi poste dal principe a questo suo prediletto stabilimento, collocata sopra il portone d'ingresso, dove tuttora si legge:

TRIVMVIRI LITTERARII.

I PORTAM HANC DECVMANAM NE PVLSATO ANTE DIEM

MARCI EVANGELISTAE NEC ANTE HORAM XXII.

II PER DECVMANAM INGRESSVS EXTRA DECVMANVM

NE DECLINATO.

III IN VIRIDARIO SCAPVM NE CONFRINGITO NEVE

FLOREM DECERPITO NE SEMEN FRVCTVMVE

SVSTOLLITO RADICEM NE EFFODITO.

IV STIRPEM PVSILLAM SVCCRESCENTEMQVE NE ATTRE

CTATO NEVE AREOLAS CONCVLCATO

TRANSILITOVE.

V VIRIDARII INIVRIA NON AFFICIVNTOR.

VI NIHIL INVITO PRAEFECTO ATTENTATO.

VII QVI SECVS FAXIT AERE CARCERE EXSILIO MVLTATOR.

Ben presto divenne il giardino di Padova famoso per tutta l'Europa, e merita esser qui riferito un passo di Pietro Bellonio illustre autor francese di que' tempi, tratto dal suo libretto che ha per titolo: Les Remonstrances sur le default du labour et culture des plantes etc., stampato in Parigi nel 1588. 8.° Si la prudence d'une seigneurie de Venise eust faict fabriquer un theatre de Marbre bien enrichi d'or et d'argent, elle ne se fust acquis si grande recommandation d'honneur par luy, qu'elle a faict avec un de terre faict pour iardin, la ou ils ont eslevè et faict naistre maints arbres, et herbes, et telles choses rares au grand bien de leur republicque et ornament d'icelle, et proffit des estrangers qui viennent illec pour apprendre les disciplines en leur université de Padoüe etc. (p. 70 t.). E poco dopo: Voila donc comment les grands seigneurs, et republiques reçoivent souventesfois honneurs souverains des choses estimées petites, à l'exemple de ce theatre, qui leur a servi de trompette, pour augmenter leur renomée et reputation autant que chose qu'ils agent sceu inventer depuis cent ans, et qu'ils inventeront d'icy à tel temps (p. 71 t.).

Ma in questo ritornato, dopo quattro anni di soggiorno fatto in Padova, il Michiel a Venezia, dove aveva e coltivava un giardino de' semplici proprio congiunto alla sua abitazione in contrada di san Trovaso, tutta la cura di questo di Padova rimase appoggiata al suddetto messer Luigui Anguillara fino all'anno 1561 in cui chiese ed ottenne il suo congedo.

All'Anguillara fu sostituito Melchior Guilandino con ducale 20 settembre 1561, e col semplice carico di custodire e governare l'orto de' semplici; al quale poscia con altra ducale 1565 20 febbrajo more veneto, e con aumento di stipendio, fu aggiunto l'obbligo di leggere, dichiarare, e mostrare alli scolari nel medesimo orto; ond'ebbe il suo principio la cattedra di botanica, e fin d'allora fu accordato al professor d'essa luogo nel ruotolo tra gli altri professori, e in seguito fu sempre riguardata e premiata come una delle principali e più importanti. Ebbe il Guilandino più ricondotte, e finalmente con ducale 24 maggio 1578 e con singolare esempio fu confermato nell'impiego a vita coll'onorario di secento fiorini all'anno, considerabilissimo in quei tempi; e lo godette fino all'anno di sua morte 1590. Era il Guilandino o Villandino, com'è chiamato nelle scritture di quei tempi, di Konisberga città della Prussia, e viaggiato aveva gran parte dell'Asia e del Levante sotto gli auspizj di Marino Cavalli bailo alla Porta, con cui fatto aveva il viaggio di Costantinopoli. Fu uomo di molta dottrina ed ingegno; disputatore acerrimo, ed emulo fierissimo del Matthioli. Lasciò alle stampe più libri di mole non grande, ma ripieni di sapere e di erudizione, che sono tuttora in pregio tra gl'intendenti e molto ricercati e rari a trovarsi. Conservasi la memoria del primo acquidotto fabbricato in codesti tempi per servizio del giardino nella seguente iscrizione:

HEVS VIATOR. BENE PRECARE PRAESTAN

TISSIMIS SENATORIBVS IACOBO FOSCARE

NO DOCTORI PRAETORIQVE PATAVINO ET

FRANCISCO DVODO PRAEFECTO PATAVINO

QVI STIRPES SITI ARENTES ADDVCTA IN VI

RIDARIVM AQVA LARGE REFOVERVNT. ABI

M . D . LXXV

Al Guilandino successe Giovannantonio Cortuso gentiluomo padovano di nobilissima famiglia, condotto con ducale 10 novembre 1590, uomo molto versato nello studio e perito nella cognizione delle piante, e assai considerato dai botanici suoi contemporanei, co' quali manteneva corrispondenza di lettere e commercio di piante e di semi. Niente lasciò a stampa fuorchè un meschino catalogo dell'orto di Padova con l'iconografia d'esso, qual era allora, e qualche lettera latina che trovasi tra quelle del Matthioli, il quale battezzò col nome di Cortusa, che mantiensi tuttavia, una pianta da esso scoperta per onorare il suo amico. Morto il Cortuso, fu condotto in suo luogo nell'anno 1603

Prospero Alpino di Marostica, il quale leggeva per lo innanzi nell'Università materia medica. Fu ad esso accordato il collegio e la prerogativa di lettore ordinario di primo luogo, e in pochi anni giunse con le sue fatiche a meritarsi molta celebrità in paese e fuori, e il riguardevole stipendio di 750 fiorini assegnatogli con ducale 29 marzo 1613. Medico e naturalista riputatissimo visse fino all'anno 1615, e lasciò molte opere edite e inedite di medicina e di botanica stimatissime anche a' nostri giorni[4].

Giovanni Prevozio svizzero del cantone di Basilea, che professava in Padova la medicina, fu promosso alla vacante lettura de' semplici e prefettura dell'orto mediante ducale de' 14 gennajo 1616 more veneto, e la sostenne fino all'anno della sua morte 1631. Fu perito medico e mediocre botanico. Abbiamo del suo un piccolo ricettario o farmacopea col titolo di Medicina pauperum, e un'altra operetta intitolata: Hortulus medicus, che sono tuttavia in qualche riputazione[5].

Al Prevozio fu dato per successore con ducale 9 maggio 1633 Alpino Alpino figliuolo del soprallodato Prospero Alpino, di cui pubblicò qualche opera postuma; ma nulla di suo pubblicò con le stampe. Morì nel 1637.

Giovanni Veslingio di Minden nella Westfalia, cavaliere, succedette in suo luogo, eletto con ducale de' 13 marzo 1638 con generosissimo stipendio, e per lo spazio d'undici anni sostenne con molta lode e fama la lettura de' semplici congiuntamente all'anatomia, scienze in quei tempi assai limitate, e in ognuna d'esse compose e diede alla luce opere molto dotte e pregiate che lo hanno reso immortale. A di lui istanza e persuasione fu a pubbliche spese mandato in Candia da' riformatori, col favore principalmente di Pietro Foscarini uno d'essi, Ignazio des Champs fiammingo, giovane deditissimo alla botanica, perchè raccogliesse ivi, come fece, semi e piante da trasportare al pubblico giardino. Aveva il Veslingio medesimo viaggiato in Levante e in Egitto. Morì nel 1649, ed ebbe per successore nella lettura de' semplici

Giorgio dalla Torre nobile padovano, il quale servì l'orto con molta cura e diligenza per buon numero d'anni, e pubblicò alcune opere botaniche nello stile di quei tempi e della seguente iscrizione, che si conserva murata all'interno del portone d'ingresso al giardino:

ANGELO MARCELLO

QVOD MVSARVM. VIRETA. SILVESCENTIA. IN

TERLVCAVERIT. ATQ ARESCENTIBVS HERBIS CAS

TALIOS. LATICES INDVXERIT. NVDISQ STIRPIBVS

FLORVM CORONAMENTA. NATVRÆ MVN

DVM. ADIECERIT. QVO. TEMPORE. VRBIS PREFECTVS

ERADICATO. OMNIS HOSTILITATIS ACONITO PACI

FERAS. OLEAS. LAVRIS. TRIVMPHALIBVS INSEREBAT

GEORGIVS A TVRRE

REI HERBARIE PROFESSOR ORDINARIVS II ORTIQ PV

BLICI PREFECTVS. B M P. [6]

Dopo trentadue anni di servizio fu il Torre dalla pubblica clemenza sollevato dell'obbligo delle lezioni, e sostituito a tal carico in sua vece con ducale 8 agosto 1681 Giacomo Pighi veronese, il quale leggeva allora la notomia: ma uscito il Pighi di vita un solo anno dopo, ripigliò il Torre le primiere sue funzioni, e continuò ad esercitarle fino all'anno 1687 in cui fu promosso alla lettura di medicina pratica in primo luogo.

L'abate Felice Viali padovano, abbandonata Pisa dove aveva per molti anni sostenuta una riguardevole cattedra in quella Università, era stato dato per ajutante al Torre a istanza del medesimo dopo la morte del Pighi, e vacata la cattedra de' semplici, l'ottenne con ducale 3 aprile 1687, ed occupolla fino all'anno 1718. In codesti tempi, e per suggerimento del medesimo Viali, furono ordinati e con la di lui assistenza e direzione eseguiti, molti nobili e dispendiosi lavori per ornamento e difesa dell'orto, de' quali conservasi la memoria nella seguente iscrizione collocata sopra il portone d'ingresso dalla parte interiore:

SILVESTRO VALERIO PRINCIPE

IIIVIR LITER SC IVBENTIB

ALEXANDRO MOLINO PRÆFECTO

APOLLINEÆ INSVLÆ DECVS ADDITVM

HORTVS DVPLO AVCTVS CLAVSTRISQ FERREIS MVNITVS

PLANTÆ EX VTRAQVE INDIA INVECTÆ

PERENNES EXCITATI FONTES

LVCVS CONSITVS

OMNIA VETERI SQVALORE DETERSO NITIDIORA

CVRANTE

FELICE VIALI PUB PROFESS LOCIQ PRÆSIDE

A CHRISTO NATO SECVLI XVII ANNO VIC

A CONDITA REPVBLICA SECVLI XIII ANNO LXXIII

Fu il Viali perito nell'arte, e molto benemerito del pubblico giardino; ma niente abbiamo di suo pubblicato con le stampe. Colpito nella vecchia sua età d'apoplessia, dopo trent'anni di servizio, fu dispensato con onorevole giubilazione dalla lettura, ed ebbe per successore,in concor renza con Giovanni Scheuchzero, celebre botanico svizzero, e Lodovico da Riva veneziano, che fu poi professore di meteore in quest'Università, con ducale 16 marzo 1719,

Giulio Pontedera d'origine pisano, ma nato in Lonigo terra del Vicentino, nome riputatissimo nella repubblica letteraria non solo per il suo sapere botanico, ma anche per la latina eloquenza che possedeva, e per la varia erudizione di cui fu fornito e diede illustri saggi nelle sue opere pubblicate e da pubblicarsi. Furono da esso per pubblico comando continuati i lavori lasciati imperfetti dall'antecessore, e molto accrebbesi per di lui cura di piante e di riputazione al pubblico giardino[7]. La seguente iscrizione murata al fianco interno del portone del giardino ci conserva la memoria d'alcuni ristauri e miglioramenti da esso al giardino procurati:

DANIEL . I . DELPHINVS

SENATOR . PRAESTANTISSIMVS

VRBIS . PRAEFECTVS . ET . PROPRAETOR

AEDES . PVBLICAS . AC . STIRPIVM . HYPOCAVSTA

REFECIT .SVBSTRVCTIONIBVS . ET .PARIETE

PERPETVO . CONTRA . FLVMINIS . VIM . MVNIVIT

SVMMO . BOTANICES . FAVTORI

IVLIVS . PONTEDERA . HORTI . PRAESES . B . M . P

ANN . CIƆIƆCCXLIX

Fino all'anno 1738 altro carico non aveva il professor botanico che quello della sopraintendenza al giardino, con la semplice ostensione delle piante ne' tempi prescritti. Ma venuti nel suddetto anno gli eccellentissimi riformatori in deliberazione di sopprimere con altre cattedre anche quella di materia medica sostenuta in quel tempo dal dottor Rossi, il quale fu onorevolmente giubilato, venne data al professor di botanica l'incombenza di spiegare nell'atto medesimo dell'ostensione delle piante anche le facoltà ed usi d'esse, cambiatosi perciò il titolo nel ruotolo da quello che prima v'era Ad ostensionem Simplicium, a quello che v'è presentemente Ad lecturam et ostensionem Simplicium; e nel medesimo tempo fu istituita altra cattedra che spiegasse il rimanente della materia medica, cioè la parte fossile ed animale, col titolo nel ruotolo Ad lecturam et ostensionem caeterorum Simplicium, al cui professore fu opportunamente appoggiata la sopraintendenza e custodia del pubblico museo di storia naturale; onde la cattedra stessa di materia medica non può dirsi propriamente soppressa, ma solamente e sapientemente divisa.

Mancato di vita nel 1757 il Pontedera, mentre tra molti candidati disputavasi l'onorevole posto vacante, rimase la custodia del giardino appoggiata alla fede e perizia di Pietro Arduino, che godeva il posto di primo operajo del giardino medesimo, fino al gennajo del 1759 more veneto; quando tra li molti aspiranti fu dalla pubblica clemenza prescielto Giovanni Marsili veneziano, ritornato poc'anzi alla patria da un lungo viaggio da lui intrapreso ed eseguito a proprie spese per le principali città ed Accademie d'Europa, col fine d'istruirsi nella medicina e principalmente nella botanica, studio suo prediletto, e di contrarre amicizia e corrispondenza, che utilmente coltiva, co' più celebri professori d'essa. Trovato dal Marsili il pubblico giardino non meno scarso e povero di piante, che pregiudicato nella coltura e nel materiale, ebbe fino dal principio ad impiegare tutta la sua industria e capacità per ripopolarlo e per risarcire li danni e le ingiurie portate ad esso dal tempo. Alla quale sua buona volontà concorrendo la sovrana munificenza, molti lavori e ristauri sono stati comandati ed eseguiti sotto la di lui direzione, tra' quali merita particolar menzione l'innalzamento considerabile di tutta l'area interna ed esterna dell'orto e delle fabbriche aggiacenti, affine di preservarlo dalle frequenti e profonde inondazioni alle quali era esposto, e che, oltre al pregiudizio delle piante, lo rendevano più giorni in ogni anno affatto in accessibile. La seguente iscrizione è fin d'allora apparecchiata per conservare, giusta l'antico costume, a' posteri la memoria d'un così essenziale provvedimento, e scolpirassi quando a' padroni piacerà di permetterlo:

M . S .

CREBRIS . AQVARVM . EXVNDATIONIBVS . AVERTENDIS

SOLVM . LATE . EXAGGERARI

RIPAS . VALLARI

PORTAM . CVM . PONTE . ET . CREPIDINIBVS

REFICI . AVGERI

AQVAEDVCTVS . RESTITVI

IVSSV . IIIVIRVM . REI . LITT .

IOANNES . MARSILIVS . HORTI . PRAEFECTVS

CVRAVIT

ALOYSIO . MOCENICO . PRINCIPE . ANNO . I .

PETRO . VENDRAMINO . VRBIS . RECTORE

È l'area di questo giardino perfettamente circolare, di piedi 250 di diametro, chiusa di sodo muro, che termina ad alto con una bella cornice di marmo istriano, sormontata da un podio o ringhiera, che regna tutto all'intorno, di colonne e pilastri destinati a sostenere li busti de' più celebri professori, tra' quali si vede quello dell'illustre Pontedera collocatovi per decreto del magistrato nel 1760, interrotti da vasi di marmo con piante e fiori di metallo per maggior decoro e adornamento del giardino. Quattro maestosi portoni forniti di gran cancelli di ferro e bronzo, e fiancheggiati da robusti pilastroni di marmo rustici, a' quali servono d'acroterj otto smisurati vasi di marmo di leggiadra forma con piante e fiori di metallo, s'aprono ai quattro venti principali rimpetto uno all'altro, e corrispondenti alli due principali viali del giardino, di cui forma il centro una gran vasca di marmo circondata da sedili e selciato di marmo con un bel getto d'acqua nel mezzo. Dei quattro portoni quello al ponente serve d'ingresso; gli altri tre mettono in altrettanti ricinti di figura parimente circolare, chiusi di carpine e adorni di fontane e statue, con muricciuoli e basi all'intorno da collocarvi vasi con piante vive nella bella stagione. L'area tutta è principalmente divisa in otto spalti, che formano altrettanti separati parterre alquanto più rilevati del piano de' viali, quattro perfettamente quadrati e quattro in semicerchio che segue l'andamento del muro maestro, tutti chiusi da cancelli di ferro con una bella fontana di marmo nel mezzo. Aggiugne vaghezza e nobiltà singolare e veramente principesca il ripiano d'essi otto spalti o giardinetti, disposto con elegante disegno in ajuole variamente divise e circondate di marmo, con muricciuoli all'intorno sopra cui posano li cancelli parimente di marmo; ciò che non minor soddisfazione reca agli occhi de' riguardanti che comodo e facilità per la distribuzione e buon governo delle piante e dell'orto tutto.

Le spezie di piante che presentemente si allevano e custodiscono con tutta l'arte e diligenza in questo giardino oltrepassano di non poco le quattromila, gran parte delle quali sono delle più rare e più recentemente introdotte in Europa dall'altre parti del mondo, mentre non mancano, per quanto è possibile, le europee medicinali e curiose e non comuni. Queste quattromila e più spezie raddoppiate e moltiplicate per assicurarsi della loro conservazione, e per l'uso delle lezioni, non meno che per le gratuite somministrazioni che se ne fanno alli poveri, agli speziali e a chiunque ricorre, vengono a formare un numero di forse dodicimila o più piante, piantate per la maggior parte e disposte nella circonferenza del giardino, altre allevate in vasi in varj luoghi distribuiti, de' quali il numero supera li quattromila, altre, cioè quelle de' più caldi climi, coltivate dentro alle stufe secondo la varia e differente loro natura e bisogno.

Mancava il pubblico giardino quasi affatto della più nobile e speziosa parte del regno vegetabile, cioè d'alberi non meno nostrani che fora stieri. Pochissimi se ne vedevano, e delle spezie più volgari e comuni, dentro al ricinto del giardino cui servivano più d'ingombro che d'ornamento. Alla qual mancanza rimediar volendo l'attual professore, spontaneamente rinunziò al benefizio e godimento d'un tratto di terra lungo piedi 160, largo 130, annesso al giardino medesimo, e dalla pubblica liberalità concesso al privato uso de' suoi antecessori, dove di propria mano e in bell'ordine piantati, e già a considerabile altezza cresciuti, si contano 165 alberi di varia spezie, procurati dalli monti e dagli altri giardini d'Europa, tra' quali, oltre li più celebri ed incomuni de' monti, meritano distinta menzione il Platano e il Cipresso orientale, le due Tuje, le due Gleditsie, la Catalpa d'America, il Julibrissin de' Turchi, la Tacamahacca, il Loto di Virginia, la Firmiana della China, il Cedro del Libano, l'albero di Giuda americano, la Tulipifera, il Sughero, il Pistacchio, il Cerro dalla ghianda maggiore, l'albero della vernice vera del Giappone maschio e femmina, e lo spurio, il Moro papirifero del Giappone, il Moro rosso d'America, il Ginepro virginiano, il Lauroceraso di Portogallo, il Xantoxilo, la Pseudoacacia, l'Acero di Candia, il Carpino orientale, il Noce bianco d'America, la Ptelea, lo Stafilodendro di Virginia, il Leccio coccigero, Nespoli e Ciliegi varj d'America, con molti altri, la maggior parte de' quali non s'erano per l'addietro veduti in questo giardino, nè in altro d'Italia.

Ma per ripigliare il filo della descrizione di questo rinomatissimo giardino, esso è vagamente e comodamente situato tra li due gran tempj di sant'Antonio e di santa Giustina, con le mura della città a poca distanza dietro, ed è sul dinanzi e per un buon tratto all'intorno bagnato e circondato da un fiumicello, sopra cui, per un ponte di pietra e un nobile portone di bella architettura rustica, s'entra nel vestibulo conpartito in viali d'altee, e lungo piedi circa 140, che introduce al giardino. Sulla mano manca del vestibulo lungo il fiumicello v'è l'abitazione del professore nuovamente rifabbricata per atto di spontanea beneficenza de' signori riformatori, a cui notizia era giunto lo stato rovinoso e veramente pericoloso di quella che fino dalla fondazione dell'orto servito aveva al medesimo uso. Non mancano in essa internamente luoghi e comodi opportuni agli usi e bisogni di chi è destinato ad abitarla, nè esternamente quella decenza che conviene alla maestà del luogo e alla grandezza del suo vero signore. Dall'altra parte del vestibulo, cioè alla dritta dell'ingresso, v'è altra casa di sufficiente capacità per alloggiare due degli operaj stipendiati dell'orto con le loro famiglie. Dal medesimo vestibulo, e fuori del corpo principale del giardino, per mezzo di cancelli di ferro, s'ha la veduta del parterre de' vasi, che vi restano disposti con simmetria dalla primavera fino al tempo che d'uopo è il riporli a coperto. Al qual uso in un cortile contiguo vi sono quattro stanzoni, oltre tre gran conserve di legno mobili con vetriate, le quali si piantano nell'autunno e si levano nella primavera, due lungo i muri interni del giardino al mezzogiorno per tutto il tratto che corre tra un portone e l'altro, e la terza tra mezzodì e ponente nel parterre dei vasi. Al muro de' sopraddetti stanzoni sono appoggiate quattro stufe per ricovero delle piante che abbisognano di clima artifiziale, di mediocre capacità e di modestissima struttura, che per verità non corrisponde alla grandezza e nobiltà delle altre parti del giardino; al quale quando sia, come sperasi, dalla pubblica munificenza aggiunto un corpo di fabbriche, qual vedesi negli altri giardini botanici e qual ricercasi a tal uso, non avrà certamente questo di Padova che invidiare a qualunque altro de' più ricchi e rinomati d'Europa[8].

Fuori del giardino sulla pubblica strada e rimpetto al portone d'ingresso vi è, chiusa di tetto e muri, la macchina idraulica, la quale si sta appunto adesso rifacendo, mentre l'altra dopo di aver servito per lo spazio di quaranta e più anni ridotta era a grado di estrema decrepitezza e di totale sfacello. Da questa mediante una gran ruota s'innalza l'acqua del fiume vicino a considerabile altezza, e quindi per canali sotterranei di piombo vien condotta al giardino in quantità tale che basta ai getti di sedici fontane, distribuite opportunamente in varj luoghi nell'orto per l'uso insieme e per l'ornamento d'esso. Fu cura de' professori il conservare la memoria delle successive rinnovazioni della suddetta macchina con iscrizioni murate nell'edifizio che le rinserra, e sono le seguenti:

D . O . M

ASCANIO IVSTINIANO PRÆTORE

STEPHANO QVIRINO PRÆFECTO

ANIMORVM CONCORDIA CLARIS

HYDROPHYLACIVM INNOVATVM

Æ . C . A . MDCCII

D . O . M .

IOANNE PISAVRO EQVITE

PATAVII PRÆFECTO ET PROPRRÆTORE

HYDRAVLVM HORTO RESTITVTVM

NOVOQ TECTO MVNITVM

ANNO CHRISTI M.D.C.C.XVI

NICOLAO . II ERIZZIO

PRÆTVRA . ET . PROPRÆFECTVRA

OPTIME . IAM . PERFVNCTO

AC . SVMMO . CLASSIS

PRÆFECTO . DESIGNATO

QUOD . HYDROPHORON

VETVSTATE . CONFECTVM

IN . MAGNIFICENTIOREM . FORMAM

HORTO . RESTITVERIT

IVLIVS . PONTEDERA . HORTI . PRÆSES

MONVMENTVM . B . M . P .

ANNO . CIƆ . IƆ . CCXXX

Alle quali con la permissione e approvazione degli eccellentissimi padroni sarà aggiunta la seguente, in cui, come di lavoro eseguito contemporaneamente e degno di ricordanza, si fa menzione del muro massiccio eretto alla sponda del fiume a sicurezza de' passaggieri, per comando verbale del magistrato eccellentiss. mentre onorò con la sua presenza questo suo prediletto stabilimento:

FRANCISCO . ROTA . VRBIS . PRAEF . ET . PROPRAET .

IIIVIRIS . REI . LITT . IVBENTIBVS

CVRANTE . IO . MARSILIO . HORTI . PRAESIDE

HYDROPHORVM . RENOVATVM

AEDICVLA . REPARATA

MOLES . EX . ADVERSO . CVM . CREPIDINE

AD . VIAE . PVBRICAE . SECVRITATEM

FLVENTO

A . FVNDAMENTIS . ADSTRVCTA

CIƆIƆCCLXXI

NOTE

[1]

L'immortale Tiraboschi narra nella sua Storia della Lett. ital. (Vol. VII. P. II. pag. 878. Milano 1822-1826) che il suddetto celebre professore (Marsili) ha compilata una esattissima storia dell'origine e de' progressi del detto orto (di Padova), la qual sarebbe a bramare che uscisse in luce. Vi è ragione di credere che egli favelli della operetta che ora si pubblica, e perchè non mancano ad essa i pregi da lui segnati nel citato passo, e perchè nella raccolta dei mss. tutti del Marsili, guardati nella biblioteca dell'orto nostro, non havvi altra memoria che meriti il nome di storia. Che queste notizie fossero poi estese verso il 1771 non vi ha dubbio, poichè il Marsili accenna di scriverle mentre si stava rifacendo la macchina idraulica dell'orto, che appunto in quell'anno fu ricostrutta.

[2]

Il decreto di fondazione fu pubblicato coll'istromento di affittanza, di cui sarà fatto cenno fra poco, nella Memoria dell'origine ed anzianità dell'Orto botanico di Padova di Roberto de Visiani professore di botanica e prefetto dell'Orto medesimo (Venezia—Merlo—1839), che rivendica al padovano il titolo di anteriorità su tutti gli orti botanici che alla pubblica istruzione sieno stati aperti giammai (pag. 5).

[3]

Questo ms. passò dal Marsili al suo successore cav. Giuseppe A. Bonato, che lo donò alla libreria di S. Marco in Venezia, ove tuttora si custodisce.

[4]

Un grosso codice autografo dell'Alpino conservasi, con altri del Gabrieli, del Cesi, del Malpighi, nella bi blioteca dell'orto, la quale conta più di 5000 volumi per la maggior parte di scienza botanica.

[5]

Dopo il Prevozio fu condotto Giovanni Rodio danese alla cattedra de' semplici in Bo, ed alla cattedra dell'ostensione nell'orto con ducale 17 gennajo 1631 M.V., di cui esiste una copia nel volume 21 R. M. nell'archivio antico dello Studio di Padova. Non si trova però che abbia mai letto; e per questo forse il N. A. non ne avrà fatto menzione nelle presenti notizie.

[6]

Tanto questa iscrizione che la precedente furono di fresco trasportate nell'atrio dell'abitazione del professore, e sottratte così ai guasti progressivi del tempo e delle stagioni.

[7]

Al Pontedera era imposto di scrivere la storia dell'orto non senza apposita ricompensa. Il poco che ne scrisse in lingua latina esiste, con sette volumi di annotazioni e documenti da lui raccolti per servire alla stessa, nella biblioteca dell'orto. Il chiarissimo professore de Visiani, da cui si ebbero le notizie in queste note comprese, promise solennemente nella lodata sua Memoria dell'origine ec. una storia di questo celebratissimo stabilimento. Egli che con ogni sua possa nei pochi anni che lo governa ne accrebbe lo splendore fino ad un segno cui mai non giunse per lo passato, non tarderà, si spera, a trarla a buon fine.

[8]

Un ampio edifizio distinto in sette serre a varia temperatura, compiuto nell'anno 1810, s'alza oggidì fuori del ricinto circolare del giardino non molto lungi dalla casa del professore. L'orto di Padova non ha quindi, nemmeno per questa parte, che invidiare a qualunque altro dei più ricchi e celebrati d'Europa.