INDICE

Atto PrimoAtto SecondoAtto Terzo

IL DIRITTO DI VIVERE

Dramma in tre atti

Rappresentato per la prima volta a Trieste, nell'aprile del 1900, da Ermete Zacconi.

PERSONAGGI:

  • Antonio Altieri
  • Michele , suo padre (a cui manca il braccio destro)
  • Maddalena
  • Petruccio , suo figlio
  • Martino Esposito , gobbo
  • Saverio Magliuolo
  • Salvatore Stile , detto Il Moro
  • Giuseppe Larossa
  • Francesco Giacobelli
  • Luigi Mangiulli
  • Gennaro Santini
  • Lorenzo Panunzio
  • Brigida
  • Nannina
  • Filomena , moglie di Martino Esposito
  • Raffaele , cocchiere da nolo , detto Il Butterato
  • Due ceffi misteriosi
  • Abatucci , delegato di polizia
  • Pasquale , bettoliere
  • Altri personaggi di sfondo .

Il primo atto, a Napoli, nei pressi di S. Giovanni a Teduccio.

Il secondo atto, a Genova.

Il terzo atto, a Napoli, nel Borgo Loreto.

ATTO PRIMO.

Camera annessa all'officina della Cooperativa. — Un ambiente di semplicità e di lavoro. — Niente tappezzeria. — Alle pareti, qualche carta con disegni di macchine. — Sparsi qua e là, qualche tubo di ferro, qualche spranga, qualche ruota dentata. — Una scrivania. — Una cassaforte. — Seggiole di legno grezzo. — Una porta a destra, un'altra a sinistra, un'altra, sull'alto di tre o quattro gradini, nella parete di fondo, che è quasi tutta fatta di lastre di vetro. Attraverso di essa, si vede una specie di pianerottolo, il cui parapetto dà sulla sala maggiore dell'officina sottostante, alla quale si accede per una scaletta mezzo invisibile, che è a un lato del pianerottolo.

SCENA I.

MICHELE — e voci interne, tra cui quella di ANTONIO ALTIERI, di GIACOBELLI, di LAROSSA, di SANTINI, di MANGIULLI.

Michele

(È solo sul pianerottolo, dritto presso il parapetto, con la faccia volta verso la sala del lavoro guardando in giù.)

(Un vocìo di persone affaccendate si leva dall'officina senza altri rumori. Si distinguono poche parole:)

— Il freno a destra.

— No! no!

— A posto!

— Lascia passare....

— La valvola numero 10.

— Il freno a sinistra.

La voce di Antonio

(chiamando:) Francesco Giacobelli, qui.

La voce di Giacobelli

Eccomi.

La voce di Larossa

Papà Michele, e voi ve ne state là sopra?

Michele

E dov'è che dovrei stare? Sono una sferra vecchia, io!

La voce di Larossa

Venite a basso, papà Michele.

La voce di Mangiulli

Scendi, santodio!

Alcune altre Voci

Scendi! scendi!

La voce di Santini

Vieni a baciarla prima che si muova!

La voce di Antonio

(più forte delle altre) Silenzio!

(Si fa un gran silenzio. Passa qualche istante.)

La voce di Antonio

(in tono di comando) Avanti!

(Si comincia a udire il rumore d'una grande macchina in moto. È un rumore lento, sordo, irregolare, quasi timido.)

Michele

(inquieto, a sè stesso:) Mi pare maledettamente accidiosa!... (Il rumore diminuisce. — Michele, spaventato, si curva sul parapetto, sempre parlando a sè stesso:) Dio mio, che cos'è questo! (Il rumore aumenta e si accelera, si accelera, in un ritmo regolare.) ( Michele, animandosi) Sì, che va! Sì, che va!... (Si anima maggiormente al crescendo del rumore, che dà l'impressione di un moto vertiginoso. Alza il braccio in segno di saluto festevole:) Va, va, va, va, va, va!...

(Un applauso prorompe con l'irruenza di uno scoppio e si unisce al rombo della macchina e ai gridi di esultanza in un clamore assordante:)

— Urrà! Urrà!

Michele

Ah! ... io non resisto!... (La commozione lo invade. Discende i gradini dell'assito.) È un prodigio! È un prodigio!... (Si lascia cadere su di una seggiola presso la scrivania.)

(Gli applausi e i gridi continuano, aumentano.)

— Oh! Oh! Oh!

La voce di Antonio

(di dentro, rintronante) Non voglio questi battimani! Non voglio questi urli! Non voglio!

(Cessano, a un tratto, gridi e battimani. Si ode soltanto il rombo della macchina in movimento.)

Michele

(Assorto come in estasi, parlando tra sè, pronunzia parole indistinguibili.)

SCENA II.

MICHELE e MARTINO ESPOSITO — e la voce di ANTONIO.

Martino

(facendo capolino di dietro l'uscio a destra) È permesso?

Michele

(che ha le spalle volte a quella porta, non lo vede e non lo sente.)

Martino

(fra sè:) È sordo. (Avanzandosi, lo riconosce.) Papà Michele! ( Martino ha fra le labbra una pipa corta e sudicia.)

Michele

Oh! Esposito! Che vieni a fare da queste parti?

Martino

Prima di tutto, a portarvi un po' di buona fortuna. La macchina nuova, inventata da vostro figlio, sarà l'ottava meraviglia del mondo, non ne dubito. Gli applausi si udivano di fuori, come passando innanzi a un teatro. Non dico che..., ma..., per i malocchi, ci vuol sempre qualche precauzione. (Indica la gobba e gliela presenta.) Toccate, toccate, e ve ne troverete bene.

Michele

Non ci fanno niente, a noi, i malocchi.

Martino

Beati voi! Intanto, l'intenzione di rendervi un servizio io l'ho avuta. Ho una gobba più degli altri, come voi avete un braccio meno degli altri. Potevate utilizzare quello che vi resta e profittare dell'occasione. Non vi garba? Pazienza!

(Il rumore della macchina va diminuendo gradatamente.)

Martino

So bene. Se tutte le macchine nuove avessero bisogno della mia gobba, a quest'ora io starei meglio di un Papa. Però... non dico che..., ma... le invenzioni sono una cosa e la fortuna ne è un'altra. Si fa presto a inventare. Chi è che non ve li dà tre numeri per un terno secco? E poi?... Vederli uscire!... Qui sta il busillis!

Michele

Mi pare che tu sia venuto a far la cornacchia, qui. Perchè non vai piuttosto a gracchiare sui tetti di chi crepa d'ozio?

La voce di Antonio

A te, Santini: togli completamente la comunicazione. Basta!

Martino

Ho da parlare con Antonio.

Michele

Adesso non si può.

Martino

Ah, già! Dirige le manovre! Comanda la flotta!

Michele

Comanda il buffone che sei! Hai capito?... E quando parli di quell'uomo, càvati il berretto.

Martino

(comicamente, si cava il berretto) Vi servo. Dovrei scontentarvi per così poco? E non vi arrabbiate, papà Michele, che vi guastate la digestione. Non dico che..., ma... la Cooperativa, per ora, ve la riempie la pancia. Io invece, vedete, (toccandosi la pancia) non ci ho niente qui dentro. Non avrei niente da guastare.... Eppure, sto attento a non far bile. Un mozzicone nella pipa, e mi diverto. (Riaccende la pipa, che s'era smorzata.)

Michele

Quante chiacchiere che hai!

Martino

E voi non fumate, papà Michele?

Michele

No.

Martino

Vi compiango.

Michele

(un po' rabbonito) Dimmi: com'è che stai digiuno? Non lavori più da Salviati?

Martino

(accostandosi a lui) C'era una volta una scimmia, che se ne stava accanto al fuoco....

Michele

Auff!...

Martino

Questa scimmia si chiamava.... ( S'interrompe ascoltando. )

(Un altro tentativo d'applausi e di grida festose è represso dalle parole severe di Antonio.)

La voce di Antonio

(la quale si ode più da vicino man mano ch'egli parla) V'ho detto che i battimani e il chiasso non mi vanno a genio!

Michele

(s'alza e va verso il fondo, come per aspettare Antonio.)

La voce di Antonio

(continuando) Vi permetterò d'applaudirmi e ci applaudiremo scambievolmente il giorno in cui avremo consolidata la nostra posizione con un bilancio effettivamente attivo, senza debiti e senza impicci!

Martino

(a Michele:) Non so se mi spiego!

SCENA III.

ANTONIO, MICHELE, MARTINO, GIACOBELLI, MANGIULLI — altri operai.

Antonio

(che è ora comparso sul pianerottolo, piegando un po' il corpo sul parapetto, parla in tono alto e fraterno ai compagni che sono giù:) Il nuovo strumento di produzione, di cui oggi abbiamo sperimentata la potenza con una prova vittoriosa, è sproporzionato alle nostre attuali forze finanziarie, e potrebbe riuscirci fatale se altre forze non sapessimo trarre dalla pazienza, dalla pertinacia e sopra tutto dai sacrifizi. Pel nostro avvenire e per affrontare ogni probabile lotta è stata necessaria l'audacia d'impiantarlo. Ma esso non comincerà ad essere remuneratore per noi che quando avrà pagato completamente sè stesso. Tutto ciò voi lo sapete, e sui vostri sacrifizi io ci conto.

Voci

Sì... sì... sì....

Martino

(a Michele:) Dunque, questa scimmia si chiamava: Pigliabene....

Michele

Va al diavolo!

Antonio

(continuando:) Resti dentro di noi, oggi, la festa che ci esalta. Non clamori e non baldorie. Sia frugale come al solito, oggi, il nostro desco; ma più dolce e più gaio sia il riposo, ma più saldo il proposito di arrivare, ma più libero il respiro, più libero l'animo, più libero il pensiero, più alta la fronte, e gli occhi al sole: al sole che offre a tutta quanta la natura il sacro beneficio della vita!

(Ancora un vocìo di compiacenza e di adesione.)

Michele

(col cuore riboccante di tenerezza e di giubilo) Antonio!

Antonio

(discende gli scalini e lo abbraccia.) Babbo mio caro, tu sei tanto contento, lo so.

Michele

E rimproveri a me non ne spettano. (Indicando il braccio mancante) Io non potevo batterti le mani.

Antonio

Hai visto? Il risultato è preciso quello che io calcolavo quando la mia macchina era soltanto un semplice schizzo sopra un pezzo di carta. In fondo, anche tu non eri sicuro.

Michele

E che conto io? Io fido ciecamente in te, e poi diffido un poco della sorte.

Martino

(che s'era tratto da canto) E allora non dovreste rifiutare i servigi di chi viene a portarvi fortuna.

Antonio

(voltandosi a lui) E di dove esci, tu?

Martino

Congratulazioni e augurii!

Antonio

Da parte del tuo padrone?

Martino

Il padrone è morto.

Antonio

Morto?!

Martino

Per me.

Antonio

Stupido!

Martino

Per lui, campa. Altro che campa!

Michele

Pare che il signor Guido Salviati lo abbia mandato a spasso.

Antonio

(a Martino:) E com'è accaduto?

Martino

L'amante gli faceva le corna.

Antonio

E tu che c'entri?

Martino

Gliele faceva col figlio, con l'ingegnere Franz Salviati, che è tornato dal Belgio con la barbetta a punta e il sangue in ebollizione.

Antonio

E che colpa ne avevi, tu?

Martino

Il padre ha creduto che io facessi da mezzano nella faccenda.

Antonio

(con un gesto di protesta fiduciosa) Non era vero!?

(Un silenzio.)

Martino

Papà Michele, perchè non andate un po' a guardare la macchina portentosa del vostro figliuolo?

Michele

Ti disturbo?

Martino

Voi siete come una zitella. Certe cose non dovete sentirle.

Michele

(andandosene, con disgusto) E tanto meno vorrei dirle, io.

Martino

A rivederci, papà Michele.

Michele

(a Martino:) E non gli far perdere tanto tempo con questo luridume. Puah! (Esce per la porta a sinistra.)

(Qualche operaio attraversa in fretta il pianerottolo.)

Martino

(chiudendone pazientemente l'uscio di vetro, si rivolge ad Antonio con aria misteriosa) E seccature non ne vogliamo.

Antonio

Sicchè, non era vero?

Martino

A quattr'occhi: era vero!

Antonio

(con indignazione e ribrezzo) Sporcaccione! Un operaio onesto cade così in basso!

Martino

(siede presso la scrivania) Mettiamo le cose a posto. Onesto, non mi sono mai vantato di esserlo. Non dico che... ma... l'onestà è un oggetto di lusso, e io.... Parliamoci chiaro! (Pausa.) Dunque, il padre mi teneva a stecchetto come operaio, e il figlio mi pagava bene... come uomo di mondo. Potevo immaginare che nel caso di essere scacciato dal padre, anche il figlio avrebbe avuto il prurito di lasciarmi in asso? E intanto, per San Gioacchino protettore dei gobbi, così è successo, capite!

Antonio

Ben ti sta. (Siede dall'altro lato della scrivania.)

Martino

È mala gente, credete a me; è gente che ha tanto di pelo sulla coscienza.

Antonio

Ma si lavora, mio caro, si lavora tranquillamente, e non si va a giuocare e a bere e a ubbriacarsi come hai fatto sempre tu. Con la vitaccia che hai menata, chi vuoi che ti compatisca, ora?

Martino

Giuocare e bere, non lo nego. Ma si giuoca per vincere e non già per perdere; e poi... si beve per dimenticare che invece di vincere si è perduto. E fossero questi i guai! I guai stanno a casa: quei cinque chiodi che mi mettono in croce!...

Antonio

Cinque figli hai?!...

Martino

Oltre la madre che li ha fatti. Lei dice che li ho fatti anch'io; ma io non ci metterei la mano sul fuoco. Qualche farfallone c'è sempre intorno a mia moglie....

Antonio

E tu te la tieni?

Martino

E me la tengo, perchè dove la troverei un'altra donna che mi scaldasse il letto? Ne trovai una che mi disse di sì, e me la sposai. Se perdo questa, felicissima notte! Dunque, i figli ci sono. Miei o non miei, questo è un altro paio di maniche. Stanno in casa mia e ci devo pensare io, perchè il Governo non ci pensa, e non ci pensa nessuno. Quando saranno grandi, se la sbrigheranno loro. Per ora sono piccoli, e, a quell'età, poveretti, non potrebbero nemmeno rubare. Non dico che..., ma... se ne avessero la vocazione....

Antonio

(interrompendolo) Per quanto è vero che esisto, sei un gran brutto mostro! E il peggio è che qualche cosa di giusto c'è nelle mostruosità che ti escono di bocca.

Martino

Voi siete un uomo col quale si può discorrere.

Antonio

E si può sopratutto fare a meno dei preamboli. La ragione della tua visita non è ancora venuta fuori. Abbrevia e concludi, perchè ho da fare.

Martino

Se mi favorite da bagnarmi la gola, parlerò più spedito. La Cooperativa oggi è in festa e un bicchiere di vino vecchio ci deve essere.

Antonio

Non rompere le scatole! Qui si beve acqua nei giorni solenni come negli altri.

Martino

(con gravità comica) Non abbiamo gli stessi principii! E vengo al quidquid del nostro discorso. Bazzicando, per quel che v'ho detto, nella casa e nell'ufficio dei signori Salviati padre e figlio, un poco afferrando qualche parola in aria, un poco mettendo l'orecchio alle porte, ho appurato che la vostra Cooperativa avrà vita breve!

Antonio

Non continuare, chè ti spacco la testa!

Martino

Spaccate quel che volete, ma la verità resta in piedi.

Antonio

La verità è che il signor Salviati si rode ch'io non abbia ceduti a lui i miei progetti per una manciata di soldi, quando gli ero anch'io sottoposto.

Martino

La verità è che egli è deciso a tutto per accopparvi.

Antonio

E noi siamo decisi a tutto per difenderci!

(Attraverso la vetrata, si vede un giocondo andirivieni di operai. Sono dapprima due o tre, poi son quattro, poi dieci, poi una quindicina. Si scorge, dai gesti, che alcuni di essi parlano e scherzano con i compagni che sono giù nella sala del lavoro o per la scala. Indi, alcuni portano scodelle, forchette e grossi pezzi di pane. Si ciarla, si ride, qualche tovagliolo vola per aria dall'uno all'altro. C'è chi rincorre il suo compagno, chi l'afferra, chi si lascia afferrare. Qualcuno guarda con curiosità dietro la vetrata.)

(La conversazione fra Antonio e Martino continua, senza interruzione, chiara e serrata.)

Martino

Ingrandirà la sua officina, aumenterà il numero degli operai, accetterà commissioni senza guardare a prezzo, se voi domanderete dieci, egli domanderà cinque, e così... tutto quello che segue in San Matteo. Ci rimetterà un occhio e magari tutt'e due, e se ne infischierà, perchè chi ha panno da tagliare e scherza coi milioncini non ci pensa due volte a cavarsi certi gusti: e, quando vi avrà messi con le spalle al muro, chiamerà i creditori della Cooperativa, e farà il resto. La vostra officina meccanica con tutte le vostre invenzioni, presto o tardi, dovrà cadere nelle sue grinfe; e allora, qui, nelle province meridionali, egli resterà senza concorrenti e guadagnerà ciò che vorrà guadagnare. Questo è il catechismo, e adesso leggetevelo voi. Io ho fatto il mio dovere, e, se Dio vuole, (battendo sulla scrivania la pipa spenta per vuotarla) anche il tabacco è terminato.

Antonio

(alquanto impressionato, dissimula, e, con alterigia sprezzante, lentamente si alza, si avvicina alla cassa forte e ne tira lo sportello.)

Martino

Si apre la custodia.... Alle reliquie, ci siamo!

Antonio

(cava un po' di danaro e lo dà a Martino) Questo, per i tuoi figli.

Martino

(intascando) E per i miei vizi, niente?

Antonio

(dandogli ancora qualche moneta) Prendi. E che sia l'ultima volta. Storie vecchie le tue rivelazioni. E poi, è inutile! Il tuo spionaggio, qui non attecchisce. Ci siamo capiti?

Michele

(entra dalla porta a sinistra, portando una scodella fumante e del pane.) Ma lascialo gracchiare, e vieni a prendere un boccone, che è tardi. (Attraversa la scena e spinge col piede l'uscio di fondo, che resta aperto.)

Antonio

Oh! oh! Credevo che proprio oggi io dovessi fare penitenza. Portamela laggiù, babbo, la mia colazione: presso la macchina nuova. Senza perdere tempo, voglio rispondere a certe acute osservazioni fattemi da Giacobelli e da Mangiulli.

Michele

(scende la scala.)

Giacobelli

(avanzandosi dal fondo) Ma no, Antonio, oramai sono convinto.

Antonio

O che ti penti di essere stato franco? Io voglio mostrarti chiaramente che quel centimetro di distanza fra i due «ganci di presa» ci basta e ci soverchia. Ci deve bastare.

(Altri operai sono entrati, altri sono rimasti sul pianerottolo presso la porta.)

Martino

(avviandosi comicamente verso l'officina) Vado a darci un'occhiata anch'io.

Giacobelli

(mettendoglisi dinanzi) Chi ti prega d'immischiarti dei fatti altrui?

Martino

Non tanta superbia, oh!

Mangiulli

(a Martino:) Sanguisuga!

Martino

Con questa sanguisuga, però, chi sa che presto o tardi non vi ritroverete tutti quanti sotto lo stesso padrone come in temporibus illis!

Antonio

Ritornaci tu, per ora, da chi può aver bisogno dei tuoi mestieri.

Martino

Eh!... quanto a me, in un modo o nell'altro, ci ritorno.

Antonio

E digli bene, a quel gentiluomo, che, essendo venuto tu a farci una visita con la bocca piena di fiele e lo stomaco vuoto, hai trovata la nostra officina viva, esultante, fiorente....

Martino

Se vi fa piacere....

Antonio

.... e che mentre mi raccontavi le tue pene e la tua fame e le turpitudini sue e di suo figlio, gli operai della Cooperativa, godendosi una mezz'ora di riposo, mangiavano allegramente la loro brava minestra....

Martino

Dirò anche questo....

Antonio

... e che io, Antonio Altieri, dopo di aver compiuto un piccolo atto di pietà per conto mio e dei miei compagni soccorrendo un operaio senza lavoro....

Martino

(interrompendolo con falsa ammirazione) Avete tanto di cuore, questo è vero!...

Antonio

(mal frenandosi)... ho guardata con ribrezzo la faccia del più volgare traffichino, e, per essere sicuro di non vedermelo più capitare fra i piedi, (con ira e disprezzo)... l'ho messo alla porta! Questo devi dirgli.

Martino

(dà a sè stesso uno scappellotto e alza grottescamente le spalle) Ecco... non dico che..., ma....

Antonio

(tonante) Vattene! (Gli fissa addosso uno sguardo di fiamma.)

Martino

(se ne sente come sopraffatto. Non scherza più. Non osa più parlare. Mette il berretto, e, quatto quatto, guardando Antonio con la coda dell'occhio, va via per la porta a destra.)

Antonio

(che non ha cessato di fissarlo finchè non sia sparito, esce, indi, per l'uscio di fondo, dicendo a Mangiulli e a Giacobelli:) Andiamo.

( Mangiulli e Giacobelli lo seguono.)

SCENA IV.

LAROSSA, SANTINI, PANUNZIO, MAGLIUOLO, che già sono in iscena con gli altri operai, e poi BRIGIDA, e poi ANTONIO, GIACOBELLI e MANGIULLI.

Larossa

(ad alcuni compagni:) Che ha voluto dire il gobbo? Ci ritroveremo con lui sotto lo stesso padrone?

Santini

E non lo sai che la mira del Salviati è di farci fallire per poi impossessarsi della nostra officina?

Panunzio

E metterci il cappio alla gola?

Larossa

Però, io penso e dico che quest'officina, senza le parecchie dita di cervello che madre natura ha dato ad Antonio, sarebbe un peso inutile.

Brigida

(una vecchietta a sessantun anno, una donna del popolo, tutta nitida e aggraziata, entra intanto dalla porta a destra e chiama a sè Saverio Magliuolo con la mano, assai confidenzialmente:) Psst, psst!...

Magliuolo

(un vecchio operaio sessantacinquenne, sciupato dal lavoro, ma vispo e gaio, va a lei.)

(Tutti e due restano a confabulare affettuosamente, in un angolo.)

Santini

(frattanto, risponde a Larossa, mentre altri quattro o cinque compagni lo circondano per ascoltarlo.) Un peso inutile?! Ma tutte le sue innovazioni, tutti i suoi progetti li abbiamo attuati, li abbiamo sperimentati. Il cervello d'Antonio, oramai, sta qui, nei muri, nel ferro, nell'acciaio, nelle ossa, nelle vene dell'opificio. Se domani egli fosse obbligato ad andarsene — e voglio sputarci, su questa brutta parola (sputa) — il suo cervello resterebbe inchiodato qui dentro e funzionerebbe come prima. Tutto sta a costruirlo un orologio. Quando l'hai costruito, esso cammina così nella tasca mia come nella tua. Bisogna dargli la corda, s'intende; ma non è questa la cosa più difficile.

Magliuolo

(a Brigida:) Aspetta che faccio la presentazione.

Santini

(a Larossa, concludendo:) Ti sei persuaso?

Magliuolo

(va alle spalle di Santini, e, con le due mani insieme, gli assesta un colpetto all'occipite.)

Santini

(voltandosi) Oh!

Magliuolo

Parli come un libro stampato, ma io non ti capisco. A voialtri fanno effetto gli spaventapasseri. A me, no. Oramai, sono sicuro del fatto mio. Ho una posizione, e, alla fine del mese, crepi l'invidia, io prendo anche moglie.

Panunzio

Alla tua età?!

Santini

E chi è la disgraziata che si piglia questo gatto a pelare?

Brigida

(avanzandosi) Disgraziata, poi no!

Larossa

Ah, bene! Questa vecchietta sarebbe la madre....

Magliuolo

Ma che madre! Ma che madre! È la mia fidanzata.

Larossa

(a Brigida:) Come, come, come, come?! Voi siete davvero la fidanzata di Saverio Magliuolo?

Brigida

Da quarantadue anni!

Panunzio

E, Dio buono, a che scopo vi sposate adesso?

Magliuolo

Per fare dei figliuoli, sangue di Bacco!

(Tutti ridono.)

Magliuolo

Sì sì, ridete voi, ma ora, che so di essere un poco proprietario anch'io, vi garantisco che me li metto a fare.

Santini

(accostandosi a Brigida, come per carezzarla) Ma sai che è un bel muso di vecchietta?

Brigida

A posto con le mani!

Magliuolo

(contemporaneamente, tirando Santini per la giacca) Non tante smorfie, ohè!

Santini

Io ti faccio il compare d'anello, parola d'onore!

Antonio

(tornando con Mangiulli e Giacobelli, e mangiucchiando ancora un pezzetto di pane) Chi è, chi è che si sposa?

Magliuolo

Presente!

Antonio

Tu!

Magliuolo

E la fidanzata, eccola qua.

Antonio

Uh! Donna Brigida! (Va per abbracciarla.)

Magliuolo

(tirando anche lui per la giacca) Ma no, ma no, ma no, qui la Cooperativa non ha nulla da farci.

Antonio

M'ha visto nascere donna Brigida, bestione che sei!

Magliuolo

T'ha visto nascere e non c'è ragione che ti veda crescere. Per te, se è necessario, mi faccio ammazzare, e questo lo dico seriamente, ma la mia vecchietta è roba mia.

Brigida

(ad Antonio:) Sono venuta a vedere la macchina.

Antonio

(affettuoso) Cara la mia Brigidona! Giovanotti, avanti! Fate gli onori di casa alla signorina. Il futuro marito lo trattengo io.

Santini

(offrendo il braccio a Brigida) Donna Brigida....

Magliuolo

(dandogli uno spintone) A me, a me! (Si mette a braccetto di Brigida, e tutt'e due si avviano verso il fondo.)

Antonio

Oh, che bella coppia!

Gli altri

(ridendo bonariamente, gridano:) Gli sposini! Gli sposini (e li seguono, circondandoli, e spingendoli) Evviva gli sposi!

Magliuolo

Eh! Che ci fate cadere!

Gli altri

Evviva gli sposi!

Magliuolo

C'è la scala! Ci fate cadere!

(Tutti, meno Antonio, escono, discendendo la scala.)

SCENA V.

ANTONIO, poi MADDALENA.

Antonio

(guardandoli con compiacenza) O ragazzi, c'è pericolo che vi rompiate il collo come dei ragazzi veri? E, fra poco, al lavoro, eh? (Resta ad ascoltare il gaio baccano che si allontana.)

— Donna Brigida!

— Gli sposini!...

— Macchina nuova e sposi vecchi!...

Antonio

(con intimo godimento, ride) Ah! ah! ah!

Maddalena

(entra dalla porta a destra, timidamente. Ma non osa aprir bocca.)

Antonio

(si frega, contento, le palme, chiude l'uscio del pianerottolo, e, voltandosi, ha una violenta e lieta sorpresa.) Chi vedo? (Corre a lei e le stringe ambo le mani.)

Maddalena

Non ti dispiace ch'io sia venuta a trovarti? Dimmelo sùbito. Non ti dispiace?

Antonio

Tutt'altro! Non te ne accorgi, invece, che io ne provo una contentezza grande?

Maddalena

Veramente?

Antonio

Veramente.

Maddalena

Oh, come ti ringrazio! Da tanti giorni, io avevo risoluto di venire. E poi, non so, non ne ho avuto l'audacia.... E, un momento fa, presso la tua porta, io ho tremato, ho tremato, e volevo tornare indietro....

Antonio

Avresti avuto torto.

Maddalena

Sì, credo anch'io che avrei avuto torto.

Antonio

Siedi, siedi, dimmi tante cose!... (Seggono) Oh! piccola mia, come mi sembra strano rivederti vicino a me dopo quattro anni! Lasciamiti guardare bene. Sei pallida, molto pallida, ma più bellina di prima!

Maddalena

(con un lieve cenno di protesta) Oh!

Antonio

(continuando) E quegli occhioni sono diventati più profondi. Ma, dunque, dimmi, dimmi, questa è una visita buona, non è vero? E giacchè ne avesti il pensiero, perchè hai indugiato? Perchè non ci volevi più venire?

Maddalena

Temevo di darti noia. Temevo che tu ti fossi scordato di me completamente....

Antonio

Come puoi aver temuto ciò? Questo significa che, a traverso il tempo, mi hai disistimato.

Maddalena

No.

Antonio

Il dimenticarti sarebbe stato orribile!

Maddalena

Non t'avevo cercato, non t'avevo scritto, in quattro anni, non t'avevo più fatto pervenire notizie mie.... Non era quindi nè difficile nè orribile il dimenticarmi, e non era nè difficile nè orribile il pensare di me... tutto quel che si può pensare d'una donna che non s'è mai vantata di essere perfetta.

Antonio

Povera piccola! Perchè avresti dovuto essere perfetta proprio tu? E perchè avrei dovuto essere io, proprio io, il tuo giudice severo? Ti ho amato. Questo sì. Eppure, quale soccorso t'ha dato il mio amore nell'inizio della tua vita per fare di te una creatura perfetta?

Maddalena

Mi hai amato così bene, così lealmente!

Antonio

Ma ti ho compromessa in ciò che il mondo chiama ancora l' onore di una donna, in ciò che ancora le serve ad ottenere il rispetto e il necessario aiuto altrui. Ti ho compromessa, Maddalena, in ciò che ancora costituisce, per la mancanza di ogni altra forza, la sua unica risorsa, il suo unico diritto.

Maddalena

(quasi con un grido generoso di alterigia e di dolcezza) Lo volli io, Antonio! Lo volli io!

Antonio

Ah, no! Non tu lo volesti, e ti proibisco di pensarlo. Tu m'amavi come io t'amavo, e non sapemmo mentire, e non c'era niente in noi che c'inducesse alla menzogna. Questo è tutto, Maddalena; e io vorrei poterne essere orgoglioso senza il dubbio che la nostra sincerità ti abbia nociuto. Ma i tuoi sguardi sono velati di dolore.... Io t'ho fatto del male....

Maddalena

(vorrebbe dire di no.)

Antonio

Non lo negare; io te ne ho fatto molto, io ti ho messa per un cammino pieno di pericoli....

Maddalena

(temendo un equivoco, scatta) Ma non sono stata che tua! Tua, tua, solamente tua! Di questo non dubiti?.... Di' Antonio: non ne dubiti?

Antonio

(con slancio fiducioso) No, non ne dubito. Non ne dubito perchè tu me lo dici e io ti credo ora come t'ho creduto sempre, come tu hai sempre creduto in me. Nessuna finzione, nessuna falsità tra noi. E, intanto, a che serve essere in due a non mentire? Tu hai potuto serbare un dolce ricordo del passato, tu sei riescita a non guastarlo, a non profanarlo, a non distruggerlo, tu non hai più amato, non hai potuto più amare, e io ti credo, ti credo; ma di tutto questo non potrebbe essere soddisfatta che la mia vanità. Quel che riguarda te è ben altra cosa. Sei tu vissuta lietamente? Rispondimi. O non ti si è chiesto conto, con insistenza, del tuo onore, quasi che tutta quanta l'umanità precisamente del tuo onore avesse avuto bisogno? E hanno avuto fede nella tua onestà? E si sono contentati di ciò che potevi offrire? E ti hanno permesso di lavorare? Ti hanno permesso di vivere?... Lo vedi! Tu taci.... Non te l'hanno permesso.

Maddalena

(quasi lagrimando) No, non me l'hanno permesso. Io sono venuta da te, perchè tu sei la sola persona che mi possa difendere e soccorrere. Io mi sento smarrita nella folla peggio che in un deserto. Io non so dove vado. Non so quale avvenire mi aspetti. Non so niente, non so niente.... E se non si trattasse che di me, io non mi dorrei di affidarmi al caso e andrei avanti, avanti, avanti, così, come una pazza, come una cieca; ma io... non sono sola, Antonio.

Antonio

Non sei sola?!

Maddalena

Ed ecco quello che ignori, ecco quello che, per non turbare la tua pace, desideravo che tu continuassi ad ignorare.

Antonio

(trasalendo) Ma, dunque, quando mi lasciasti....

Maddalena

Non mi sgridare, Antonio, non mi sgridare....

Antonio

... Quando mi lasciasti eri madre?!

Maddalena

Sì, ero madre!

Antonio

Oh, Maddalena! (In una effusione d'infinita tenerezza e di rimprovero, impetuosamente la stringe al petto. Un momento di silenzio — in cui restano avvinti.)

Maddalena

(con la voce piena di dolcezza) In quel tempo, ti ricordi?, i tuoi guadagni erano assai scarsi. Tu eri intento a coltivare bene il tuo intelletto, per prepararti a un'attività degna della tua mente elevata. Tuo padre, per secondare il tuo spirito, faceva già dei sagrifizi enormi....

Antonio

È vero!

Maddalena

E dovevo costringerti io a un lavoro soffocante affinchè tu provvedessi alle urgenze d'una nuova famiglia?

Antonio

Mi attribuivi un grande egoismo, Maddalena!

Maddalena

No: ero convinta d'essere stata più debole o più innamorata di te, e d'essere tua più che tu non fossi mio. Mi sentivo interamente responsabile io della maternità e m'illudevo che, col tempo, sarei bastata a me stessa e a mio figlio. E, del resto, non avevo forse conseguito il diploma di maestra? Non avevo ottenuto un posto d'insegnante nel paesello dov'era mia zia? Ebbene, tutto ciò mi dette coraggio. Bisognava strapparci il cuore, ma assicurarci la libertà, indispensabile alla lotta della nostra esistenza. Questo ti dissi, e dissi, in fondo, la verità. Erano anche le tue idee. A te parve che io ti amassi meno. Io non tentai di farti ricredere. Ti chiesi perdono, e ci separammo. Uccidevo l'anima mia, ma ti sottraevo all'incubo d'un dovere che non avevi e lasciavo interamente liberi il tuo ingegno e la tua giovinezza.

Antonio

(fremendo d'impazienza) E poi? E poi?

Maddalena

Le mie illusioni caddero ben presto. La zia mi ricevette malvolentieri. Mi aveva già disprezzata quando io ero venuta a star sola, a Napoli, per istruirmi. E, avvicinandosi i giorni in cui io dovevo dare alla luce il mio bambino, la zia stabilì di nascondermi....

Antonio

(con forza) Tu ti ribellasti.

Maddalena

Mi ribellai; ma ella mi mise alla porta, perchè i suoi principii le impedivano di tollerare che nella sua casa rispettata una donna mettesse al mondo un figlio senza avere un marito. Mi rassegnai, e decisi di non mai più accettare neanche le sue elemosine. Come una femmina perduta e pericolosa, fui contemporaneamente licenziata dalla scuola. Nel paesetto, non si parlò che dello scandalo che io avevo dato. E, dopo che il bambino mi nacque, odiata, fuggita da tutti, me ne tornai in città... con poco danaro e con poca salute.

Antonio

(quasi rude) E ancora non venivi da me?

Maddalena

No, non mi sgridare così! Seppi che ti affaticavi ad attuare un gran progetto di lavoro, e, più tardi, non fui più sicura che tu non ti domandassi se veramente quel piccino fosse tuo.

Antonio

Maledizione alla diffidenza!

Maddalena

E, tu capisci, con un figlio da allevare, con un bambino dapprima lattante, poi malaticcio, come potevo io mettere a profitto il mio tempo, la mia mente, o, almeno, le mie braccia? Come potevo, se non altro, cercare, cercare un mezzo di sussistenza e di tranquillità!

Antonio

Era impossibile!...

Maddalena

Eppure, qualche cosa tentai, ma sempre provvisoriamente, con poca esperienza di quel che facevo, e quindi tornavo da capo, e poi il bambino mi si riammalava, e poi bussavo ad altre porte, e, fra tante incertezze e fra tanti sforzi, ciò che non mi dava mai tregua era l'insidia... l'insidia d'ogni sorta. Mal vestita, mal ridotta, io mi vedevo insignificante, mi vedevo brutta, e, nondimeno, non c'era uno sguardo d'uomo, giovane o vecchio, povero o ricco, intelligente o sciocco, che non si posasse sulla mia misera persona senza violarne il pudore....

Antonio

(la segue con un'attenzione intensa e pietosa. I ricordi di Maddalena si ripercuotono nell'anima di lui, destandovi sensazioni profonde.)

Maddalena

Antonio mio, l'insidia assumeva tutte le forme, si nascondeva dove meno l'aspettavo.

Antonio

Dovunque, Maddalena, dovunque!...

Maddalena

Se chiedevo un consiglio, mi si parava dinanzi una tentazione. Se chiedevo un appoggio....

Antonio

... si contava sulla più abietta delle ricompense!

Maddalena

Si, un'immensa rete d'infamie per prendere un essere così innocuo e così fragile!...

Antonio

Vigliacchi!

Maddalena

E in qualche istante di supremo scoraggiamento (come se rivelasse un mistero terribile) io ho provato dei brividi strani, e mi è parso di sentire la seduzione, e ho avuto paura della miseria, ho dubitato della mia resistenza!

Antonio

(alzandosi con impeto di orgoglio e di potenza) Ah no, perdio! Hai troppo lottato contro una moltitudine ancora perfida e formidabile. Con me, adesso, con me! Non sei tu che puoi indicarmi quale sia il limite della mia responsabilità. Questa mi è imposta dal mondo che abbiamo trovato. Non c'è nulla che ti garantisca la vita? Devo garantirtela io! E fosse pure minacciata da tutte le valanghe d'ingiustizie e di vigliaccherie che travolgono e schiacciano le esistenze più deboli, io te la custodirò con la mia fede, col mio pensiero, con le mie fatiche, con la mia opera, col mio sangue!

Maddalena

Oh, Antonio, tu mi dài tanto tanto bene!

(Comincia a giungere, attutito dall'uscio chiuso, il rumore dell'opificio).

Antonio

E tu, povera piccola mia, mi porti, in un giorno di festa, il fiore gentile del tuo amore, e nei miei nervi di combattente il racconto dei tuoi spasimi suscita nuove energie. Non più il timor panico di turbare la mia pace e d'intralciarmi la strada. Oramai, la mia strada è larga ed è piena di luce! Non vedi che son qui, nel cuore d'un organismo già vitale, che si sottrae ad ogni prepotenza e che fra breve avrà la consacrazione del trionfo? (Prendendola per un braccio, menandola verso il fondo, facendole salire i gradini e aprendo l'uscio) Vieni, vieni, guarda, ascolta. (Il rumore dell'opificio sale e si espande.) Non ti sembra che palpiti, che frema, che viva, che ingrandisca?!...

Maddalena

(sporge la testa e guarda estatica.)

Antonio

Qui dentro non ci sono insidie e non ci sono sfruttatori. Ci sono trecento compagni, d'ogni parte d'Italia, i quali mi seguono, mi circondano, mi si stringono intorno e riconoscono in me la potenzialità di mettere un'anima che è mia e che sarà sempre mia in quest'organismo che sarà sempre di tutti.

Maddalena

(guardando affascinata) Come è bello!

Antonio

Sì, assai bello, soprattutto per chi lo ha creato dal niente. (Mostrando) Comprendimi, Maddalena, comprendimi: non c'è nessun congegno in questa officina, non un motore, non una puleggia, non un chiodo, che non risponda a un concetto esclusivamente mio, che nessun altro aveva mai escogitato. E appunto stamane, sai, appunto stamane abbiamo inaugurata una macchina singolare, una macchina che potrà quintuplicare la nostra lavorazione. Salutala, Maddalena, salutala col tuo sorriso. Guarda: è quella che nel mezzo della sala signoreggia come una regina. Oh, fra quattro o cinque anni, se la mia stella non m'inganna, noi avremo reintegrato il capitale, avremo battuta la concorrenza, avremo stritolati i nostri avversari! (Resta intento, con gli occhi rivolti all'officina.)

Maddalena

(timida) Sono molti?

Antonio

(con fede) No.

Maddalena

Sono potenti?

Antonio

(sempre avendo gli sguardi fissi all'officina — con una specie di autosuggestione) No.

Maddalena

Sono cattivi?

Antonio

Sì!

(Silenzio. — Tutti e due guardano. — Si ode soltanto il rumore solenne.)

SCENA ULTIMA.

ANTONIO, MADDALENA, MICHELE, il MORO.

Antonio

(a voce alta per farsi sentire nell'officina) Che cosa fa il Moro con quella carta in mano? (Sorpreso) Ora l'ha gettata a terra! scriveva, o disegnava. (Energicamente) Papà Michele, prendi quella carta, prendi quella carta. Egli scappa.... Afferralo! (Gridando più forte:) Qui, babbo, qui. E che nessun altro venga quassù! (Rientra nella stanza.)

(Il rumore delle macchine cessa come per una sospensione di attesa.)

Maddalena

Chi è il Moro?

Antonio

È un giovanotto imberbe che noi chiamiamo così per la faccia bruna che ha. M'è sempre parso un bravo ragazzo.

Maddalena

E che faceva?

Antonio

Lo sapremo.

Michele

(tenendo per un braccio il Moro, viene dal fondo) Ecco.

Il Moro

Lasciatemi, ora.

Antonio

(a Michele:) Lascialo.

Michele

(vedendo Maddalena) Oh, signorina Maddalena!

Maddalena

(stringendogli la mano) Sono qui.

Antonio

(al Moro:) Perchè volevi fuggire?

Il Moro

Non so.... Ho avuto paura.

Antonio

Di che?

Il Moro

Non so....

Antonio

E che è quella carta?

Michele

(gliela dà.)

Antonio

(guardandola) Questo è il rendiconto preciso della prova di stamane! (al Moro:) Hai notato i più minuti particolari.

Il Moro

Sono degli appunti.... Mi piace d'imparare.

Antonio

E ne hai anche degli altri?...

Il Moro

No.

Antonio

Ma i tuoi occhi, che non sanno guardarmi, dicono di sì.

Il Moro

No.

Antonio

Però, questi appunti si riferiscono a disegni già fatti. Il disegno della nuova macchina è indicato con le lettere M N. Fammi vedere i disegni.

Il Moro

(tremando) Non li ho.

Antonio

Li hai conservati a casa tua.

Il Moro

No.

Antonio

E a chi li hai dati?

(Un silenzio.)

Antonio

(chiaroveggente, penetrante, terribile, accostandosi a lui, parlandogli quasi all'orecchio:) A chi li hai venduti? — Non rispondi? — Non neghi di averli venduti?!

Il Moro

Erano poche linee sbagliate.... Non se ne poteva avere un'idea chiara.

Antonio

Ma... avevi promesso il resto.... Avevi promesso le rettifiche. Avevi promesso tutto?

Il Moro

Forse non avrei avuto il coraggio di....

Antonio

Con chi hai contrattata la vendita infame? (Pausa.) (Con forza) Non tacere adesso, perchè questo lo voglio sapere!

Il Moro

(sempre più tremante e abbassando gli occhi) Col figlio del signor Salviati.

Antonio

Ah! (Gli si avventa addosso.)

Maddalena

Antonio!

Antonio

(liberandolo e retrocedendo) No, non l'uccido. Non devo ucciderlo. (Al Moro:) E non ti denunzio neppure. Tanto, i giudici non capirebbero il valore di ciò che mi rubavi.

Il Moro

(umiliandosi) Lo dirò io stesso. Mi farò condannare.... Io sono un ingrato, un miserabile! Oramai, per me, meglio finirla in carcere! (Piange.)

Maddalena

(Si avvicina ad Antonio in atto d'intercessione.)

Antonio

(un po' pensoso e pietoso) No, in carcere non si finisce: si ricomincia. (Al Moro:) Ne usciresti esasperato... peggiorato. E se anche ciò non fosse, non troveresti più indulgenza. Saresti irremissibilmente perduto. Perfino i ladri come te, purchè avessero avuto la prudenza di commettere soltanto i furti consentiti dal mondo civile, ti disprezzerebbero. (Pausa.) Avevi già avuto il denaro?

Il Moro

Sì.

Antonio

Vuoi restituirlo?

Il Moro

Sì.

Antonio

Dammelo. Lo manderò io al signor Salviati.

Il Moro

(mette fuori del danaro e lo pone sulla scrivania.)

Antonio

Sta bene. Ritorna al tuo lavoro.

Michele

(a Maddalena, — commosso.) È un angelo!

Il Moro

Oh!... (Piangendo di gratitudine, prende le mani di Antonio per baciargliele.)

Antonio

(ritirandole) No. Questo no. (Con un gesto severo, ma non crudele, gli impone di uscire indicandogli l'officina.)

Il Moro

(esce.)

Antonio

(a Michele:) Accompagnalo tu, babbo. La tua presenza basterà a rassicurare i compagni.

Michele

(lo bacia in fronte, e via.)

Maddalena

(paurosamente) Oh, Antonio!...

Antonio

Cos'hai, piccola mia?

Maddalena

Io temo, io temo tanto!

Antonio

Perchè?

Maddalena

Quel signor Salviati... è il tuo nemico?

Antonio

È il mio nemico.

Maddalena

Può farti molto male?

Antonio

E non ti sembra che mi guidi e mi sorregga un diritto più forte di ogni male, più grande d'ogni bene?!

Maddalena

(con fede e commozione) Sì.

Antonio

E va, va, va a prendere nostro figlio.... Questa è la casa tua! È la sua casa! Va, corri, piccola mia, corri, corri.... Io vi aspetto.

Maddalena

(gli si abbandona gettandogli le braccia al collo come una bimba, con gli occhi gonfi di lagrime di gioia.)

Antonio

(la tiene e la bacia in un misto di esultanza e di intima dolcezza.) (Un silenzio.) Va....

Maddalena

(Si allontana, — esce.)

(Sipario.)

ATTO SECONDO.

Una camera squallida. — Un tavolino. Poche seggiole vecchie. Un divano sdrucito. In un angolo, un baule. Niente altro. — Una porta in fondo. Un'altra alla parete destra. — È sera. Sul tavolino è acceso un lume a olio.

SCENA I.

MADDALENA e PETRUCCIO.

(Sono tutti e due seduti presso il tavolino.)

Maddalena

Aspetta. (Si alza; va a prendere della carta che è sul baule; torna a sedere, e con un pezzo di quella carta costruisce una piccola barca.) Guarda com'è bellina, questa!

Petruccio

Una barca?

Maddalena

Già, una barca.

Petruccio

Un'altra più grande, adesso.

Maddalena

Un'altra più grande. (Comincia a costruirla, piegando la carta.)

Petruccio

Un bastimento col vapore.

Maddalena

Eh, col vapore, non si può fare di carta.

Petruccio

Quello quando venimmo per mare, ti ricordi?...

Maddalena

Si, mi ricordo: quando venimmo da Napoli a Genova....

Petruccio

... era col vapore.

Maddalena

Sì, quello lì era col vapore.

Petruccio

Perchè?

Maddalena

Perchè doveva camminare in fretta.

Petruccio

Come sulla ferrovia?

Maddalena

La ferrovia, tu non l'hai vista mai.

Petruccio

Ma la so, chè me l'ha detta il nonno quando papà è partito.

Maddalena

E dov'è andato, papà, dov'è andato?

Petruccio

A Napoli è andato, chè a Napoli c'è la sua officina.

Maddalena

(carezzandolo) No, angelo caro, l'officina non c'è più.

Petruccio

Perchè non c'è più?

Maddalena

(tristemente) Eh! Perchè così è! Vedi che bastimento! C'è anche il fumaiolo. (Glielo mostra.)

Petruccio

Allora, lo hai saputo fare col vapore.

Maddalena

E no. Ci vorrebbero le macchine.

Petruccio

Papà le sa fare.

Maddalena

Lui, sì.

Petruccio

E perchè non è tornato, oggi?

Maddalena

Forse tornerà stasera. Anzi... (per chetarlo) certamente tornerà.

Petruccio

E porterà anche il pranzo?

Maddalena

S'intende. (Scrolla il capo. Indi, poggiando i gomiti sulla tavola, stringe la fronte fra le mani, presa dallo sconforto e dalla pena che le desta il suo bimbo.)

(Un silenzio.)

Petruccio

Sei malata?

Maddalena

(scotendosi e dissimulando) No, no, non temere, mamma tua sta benissimo.

Petruccio

Hai fame tu pure?

Maddalena

Nemmeno.

(Un silenzio.)

Petruccio

Vogliamo stare un poco vicini vicini? Vicini vicini sul divano, come piace a te?

Maddalena

Sì, amore mio. (Lo abbraccia e lo bacia.)

Petruccio

(la tira per la veste sino al divano. Ella vi si rincantuccia. Egli le si mette sulle ginocchia, le si aggrappa al collo, premendole il ventre e il petto, piegando la testa sulla spalla di lei, e sospira.)

Maddalena

Angelo caro, mamma tua soffre un tantino così. Senti. Sai come devi fare? Stendi le gambine sul divano e poggia la testa sulle ginocchia di mamma tua. Anche così staremo vicini.

Petruccio

(mettendosi come ha detto lei) E noi, quando andiamo un'altra volta a Napoli, insieme col babbo?

Maddalena

A Napoli, no, non dobbiamo più andarci. Abbiamo avuto dei dispiaceri, laggiù.

Petruccio

E papà perchè ci è andato?

Maddalena

Ci è andato per fare del bene a Petruccio, per fare del bene a mamma tua....

Petruccio

(interrompendola) Te l'ha scritto?

Maddalena

Sicuro che me l'ha scritto.

Petruccio

Voglio sentire come t'ha scritto.

Maddalena

Sì, sì, ora ti faccio sentire. (Cava dal petto una lettera e, senza guardarla, finge di leggere, improvvisandone il contenuto.) (Petruccio, coricato com'è, non la vede.) «Cara Maddalena, tu e Petruccio dovete avere un poco di pazienza e dovete pensare che io sto qui per il vostro bene. Ti prego di dire a Petruccio che quando verrò a Genova faremo tante tante cose belle, e lui sarà contento di andare alla scuola e d'imparare come fanno tutti i ragazzi buoni come lui che tengono compagnia alla mamma e che ne sono la consolazione.» (Ha qualche lagrima negli occhi) «Ti prego di dirgli pure che quando giungerò io, a te e a lui non mancherà più nulla, e cesseranno tutte le pene, e la sera Petruccio andrà a letto tranquillo tranquillo, e poi farà dei bei sogni, proprio come se fosse un ometto grande, e il giorno dopo racconterà alla mamma tutto quello che ha sognato.» Hai sentito?

( Petruccio si è addormentato di un sonno di languore.)

Maddalena

(fra sè:) Dorme. (Gli solleva il capo, glie lo adagia su un cuscino del divano. Si toglie lo scialle e ne copre il bambino.)

SCENA II.

MADDALENA, PETRUCCIO, MICHELE.

Michele

(di dentro) Maddalena!

Maddalena

Oh!

Michele

Apri, Maddalena, sono io.

Maddalena

(va all'uscio di scala, tira il lucchetto, ed apre.)

Michele

(entrando ansioso) È arrivato Antonio?

Maddalena

No. (Lo guarda entrare, interrogandolo con gli occhi.)

Michele

(si avanza affranto, silenzioso, e siede. — Pausa.)

Maddalena

La lettera che ricevemmo ieri, del resto, non precisava nè l'ora nè il giorno.

Michele

Nelle sue parole a me parve di capire che stesse per tornare. E poi ribatteva sul chiodo della urgente partenza per l'America.

Maddalena

E diceva giusto.

Michele

Diceva giusto, ma partire senza un poco di danaro sarebbe un'imprudenza grossa, specialmente per noi che non siamo gente fortunata. Questa è anche la sua idea. E, dunque, se parlava proprio di partenza, significa che sapeva di poter venire a una buona conclusione da un momento all'altro. Non ho voluto fartene accorgere, ma io come io lo aspettavo fin da stamane. Ci contavo, ecco. Mi sono sbagliato, e, maledetto il diavolo!, ho lasciato passare le ore senza provvedere a niente.

Maddalena

Tanto, che c'era da fare?

Michele

Avrei potuto portare qualche altra cosa all'Agenzia.

Maddalena

Ci è appena per dormire, papà Michele.

Michele

No. Ci è anche un po' di biancheria e un soprabito, che egli appunto mi consegnò affinchè, all'occorrenza, se ne cavasse qualche soldo. Ma era roba sua, intendi? M'è mancato il coraggio.... E l'ho tenuto da parte con la speranza di metterla in salvo.

Maddalena

Però, quando siete uscito, che già calava il sole, vi ho visto più nero del solito. Non ci credevate più che egli arriverebbe in giornata?

Michele

Ci credevo e non ci credevo. Mi ricordavo che nella penultima lettera mi raccomandò di non stare a guardare l'orario della ferrovia, perchè — diceva lui — «è molto probabile che se vengo col danaro in tasca dovrò immediatamente recarmi in varii posti e non mi sarà possibile di correre difilato a casa.» E io non ho guardato l'orario, e a una cert'ora mi son detto: se non giunge, come si fa? (Pausa.) Eravamo digiuni da circa quarantotto ore, e mi rodevo dentro, non per me che sono carne dura, ma per quello lì... (indicando Petruccio), per quella povera anima innocente, e per te, per te, che sei anche incinta.... Mi sono aggirato per le strade piene di folla, facendomi condurre dalle gambe, andando su e giù a caso, come un cane senza padrone. Come si fa? — ripetevo fra me: — Come si fa? Era tardi. Era notte. Le agenzie stavano chiuse. Bussare alla porta delle persone di cui eravamo già debitori non potevo. E allora.... Oh!... (Si covre il viso con la mano.)

Maddalena

Papà Michele, voi soffrite!

Michele

Avrei voluto che questa mano fosse andata in frantumi, come quella che non ho più, tra le ruote di una macchina, piuttosto che stenderla per chiedere l'elemosina; eppure... alla cantonata di un vicoletto oscuro, nascondendomi come un ladro, (animandosi nel martirio del ricordo) vergognosamente l'ho stesa!

Maddalena

(per fargli abbassare la voce) Sst!, che Petruccio non senta!

Michele

(sommessamente) E coloro che mi passavano davanti, mi prendevano per un impostore, e, guardandomi di sbieco, quasi impauriti affrettavano il passo... si allontanavano... sparivano. (Pausa.) Ho tentato non so quante volte. Sempre inutilmente. Poi, a un tratto, non ho più potuto.... E ho preso la via di casa.... Il sangue mi affluiva alla faccia. Arrossivo. Mi pareva d'aver commessa l'azione più vile che l'uomo possa commettere. E il peggio era che, dopo d'averla commessa, venivo qui senza portarvi neanche un pezzo di pane. Che sofferenze! E che avvilimento!

Maddalena

(annichilita, piegando la fronte, siede.) E tutto questo, papà Michele, per causa mia.

Michele

Ma che!

Maddalena

Se il giorno in cui andai a rifugiarmi nella casa e nel cuore di Antonio, avessi invece saputo morire insieme con mio figlio o accondiscendere a un qualunque basso mercato, quanto meno vi peserebbe, ora, la vostra miseria e come sarebbero più lievi i tormenti vostri e di quel disgraziato!

Michele

Non pensare a queste cose, Maddalena. Se egli te le leggesse negli occhi, ne impazzirebbe.

Petruccio

(quasi in dormiveglia) È venuto papà?

Maddalena

No, non ancora, Petruccio; ma il nonno dice che verrà tra breve.

Petruccio

Dov'è il nonno?

Michele

Sono qua.

Petruccio

E tu che mi hai portato?

Maddalena

(andandogli dappresso) Che poteva portarti il povero nonno? È andato a spasso che era già sera. Le botteghe non sono aperte che di giorno. Vuoi che mamma tua ti metta a letto?

Petruccio

(tuttora disteso e assonnato) E tu sarai sempre vicino a me?

Maddalena

Sempre vicino a te la mamma tua, si capisce!

Petruccio

E mi terrai le mani strette strette?

Maddalena

Sì, amore mio.

Petruccio

(supplichevole) No... restiamo qua. È meglio.

Maddalena

A dormire così, Petruccio, ti fa male.... Andiamo, amore mio.

Petruccio

No... no.... (Richiude gli occhi.)

Michele

Perchè non vuole?

Maddalena

Non è che non voglia; ma è debolino. Appena svegliato, si riaddormenta. Ecco, dorme un'altra volta.

Michele

Mettilo a letto piano piano.

Maddalena

Questo voglio fare. (Con mano lieve, gli sbottona un po' gli abiti, gli toglie le scarpette.)

Michele

Anch'io ho bisogno di stendermi. Sono tanto stanco! Ho addosso un sonno di piombo. (Sgranchisce il braccio, sbadigliando.)

Maddalena

Un po' di riposo vi farà bene.

Michele

E tu?

Maddalena

Per me, sarà difficile. Avessi almeno la risorsa della stanchezza! Tenterò. (Delicatamente, prende in braccio il bambino.)

Michele

(si stende sul divano.)

Petruccio

(quasi dormendo, sentendosi portar via) No... no....

Maddalena

È mamma tua, è mamma tua.... (Smorza il lume, e, con il bambino attaccato al collo, cautamente si avvia a sinistra.)

Petruccio

No... no....

Maddalena

È mamma tua, amore mio, è mamma tua.... (Esce.)

SCENA III.

ANTONIO, MICHELE, poi MADDALENA.

Antonio

(apre con una sua chiave l'uscio di fondo, entra pallidissimo, stranamente circospetto. Il suo corpo ha il tremito dei brividi. Depone a terra una valigetta. Accende un fiammifero e con esso il lume a olio. Guarda intorno. Mormora:) Oh, il babbo qui. (Va verso di lui, come per svegliarlo. Poi, si trattiene. Presso il tavolino, siede. Cava da una tasca interna della giacca molto danaro in biglietti. Li conta. E torna a metterli in tasca. Si alza, si accosta a Michele e chiama sottovoce:) Babbo, babbo!

Michele

(sussultando, si drizza d'un sùbito.) Oh! Finalmente, finalmente!

Antonio

Non ti eccitare babbo, e, se Maddalena dorme, parla piano.

Michele

Insomma, che notizie?

Antonio

(dissimulando la sua emozione) Buone.

Michele

(animandosi di speranze) Salviati ha accondisceso?

Antonio

Ha accondisceso.

Michele

(con un moto di giubilo) Possibile?!

Antonio

Se te lo dico io!

Michele

Ha finito col riconoscere i tuoi diritti?

Antonio

Quali?

Michele

I tuoi diritti di inventore, almeno, non li ha riconosciuti?

Antonio

E non era forse egli divenuto già legalmente proprietario del mio brevetto?

Michele

E allora che è?

Antonio

Un dono, una largizione....

Michele

Ma, lui, si è compromesso?

Antonio

Ho qui il danaro.

Michele

E non sei pazzo di contentezza?!

Antonio

Sì, ma....

Michele

Eh!, capisco. I tuoi poveri nervi....

Antonio

Li ho dovuti mettere sotto una macina, babbo, i miei nervi.

Michele

Immagino.

Antonio

No, non puoi immaginarlo.

Michele

Ma adesso devi tranquillarti, devi rimetterti in salute.

Antonio

Io sto bene. Non lo vedi che sto bene?

Michele

E quanto ti ha dato?

Antonio

Abbastanza. Ci sarà da respirare. Siedi. Appunto di ciò dobbiamo parlare tra noi due.

Michele

E non vuoi dar sùbito questa consolazione a Maddalena? Sono sicuro che non dorme. È sui carboni ardenti quella poveretta.

Antonio

(vorrebbe indugiare.)

Michele

(senza badargli, chiama festosamente:) Maddalena, Maddalena, è arrivato Antonio!

Maddalena

(entra di corsa, slanciandosi ad abbracciare Antonio) Oh, Antonio!

Antonio

Or ora sono arrivato, sai.

Michele

Ed è carico di danaro.

Maddalena

Davvero?!

Antonio

Sì, sì, davvero.

Maddalena

E come hai fatto? Dimmi, come hai fatto? È un prodigio!

Antonio

Addirittura?!

Maddalena

Se non mi dici come hai fatto, io crederò di sognare.

Antonio

Evvia! È poi così strano che io non sia più un pezzente? Ti pare una enormezza, eh? Ti pare ingiusto? Pare ingiusto anche a te?

Maddalena

(mortificata) Quando partisti non avevi quasi alcuna speranza, buono mio. Perchè adesso mi rimproveri ch'io mi meravigli?

Antonio

No, no, non ti rimprovero.... (Affettuosissimo) Sarei disgustevole se rimproverassi proprio te, povera piccola. Ma non interrogarmi troppo, te ne prego. Ho dovuto costringere il mio temperamento a umiliazioni di cui mi dà fastidio perfino il ricordo.

Maddalena

Va là: ti conosco, non sei uomo da inginocchiarti dinanzi a nessuno. Tu esageri. Ti allucini. Hai chiesto una parte di quello che ti spettava e l'hai avuta. Questo è tutto.

Michele

E non ci può essere altro.

Antonio

(inquieto, vibrante) Ma finitela, finitela con le supposizioni. Non vi accorgete che mi seccano, che m'irritano, che mi sconvolgono? Il solo fatto importante è che, per ora, ci sarà da vivere. Verso di voi, io ho adempiuto al mio dovere. (Rude) Il resto non vi riguarda. Convincetevi di questo, e badate che è necessario di non dimenticarlo. (Breve pausa) Il bimbo come sta?

Maddalena

L'ho messo a letto. Dormiva già in piedi.

Antonio

A stomaco vuoto, non ne dubito. Sveglialo e dàgli da cena. (Cava dalle tasche qualche involto e qualche pane.) E prendi un boccone anche tu: fammi questo piacere.

Maddalena

Ma sì, sì, volentieri.

Antonio

Va, mia buona Maddalena.... Io devo stare un po' col babbo.... Poi ti chiamerò.

Maddalena

Non hai nulla contro di me?

Antonio

Contro di te? (Stringendole ambo le mani) Io ti adoro.

Maddalena

(esce.)

SCENA IV.

MICHELE e ANTONIO

Antonio

(si avvicina all'uscio a destra e, guardingo, lo chiude. Indi, andando verso Michele) Babbo, queste sono poco più di quarantotto mila lire. (Gliele porge.)

Michele

Perbacco! (Le mette sulla scrivania e le guarda.)

Antonio

Dici che è troppo?

Michele

Che c'entra? Io gioisco. Io sento aprirmi il cuore, ecco!

Antonio

Credevo che....

Michele

Ma non fantasticare così! Che diavolo! Mi sembri pazzo, mi sembri.

(Presso la scrivania, siedono tutti e due, l'uno di faccia all'altro.)

Antonio

Erano cinquantamila.... Io sono giunto da parecchie ore, e ho sbrigate molte faccende.... Ho pagato tutti i nostri debitucci....

Michele

Temevi che i creditori scappassero?

Antonio

E no. C'era della buona gente che in questi ultimi mesi ci ha fatto credito, e non bisognava trascurarla.

Michele

E sta bene.

Antonio

Sicchè, seicentoventi se ne sono andate. Altre quattrocento le ritengo io....

Michele

O perchè mi racconti queste cose?...

Antonio

Lasciami dire.... Altre quattrocento le ritengo io... perchè mi potranno servire. E col resto ho preso i biglietti per te, per Maddalena e per Petruccio.

Michele

Che biglietti?

Antonio

Questi. (Mettendoli insieme col danaro) Domani mattina, voi vi imbarcherete sul Washington....

Michele

Domani mattina?!... Così?! A rotta di collo?!

Antonio

E non te l'ho avvertito da un pezzo, non te l'ho anche scritto, che il giorno in cui si possedesse un po' di quattrini si partirebbe immediatamente per l'America?

Michele

Ma come! Senza neanche prender fiato?

Antonio

Che fiato vuoi prendere? Giacchè avete quanto vi occorre per poter poggiare il piede su un'altra terra, per poter esperimentare, a bene o a male, un'altra aria, un altro mondo, per poter vedere una gente diversa, con virtù e con difetti diversi dai nostri, e, forse, chi sa, meno imperfetta di noi, o magari più imperfetta, ma più giovane, più florida, più sicura, con le spalle volte al passato e gli occhi fissi all'avvenire, che scopo c'è di stare a perdere qui il tempo e la salute? Che scopo? Che ragione? Che vantaggio?

Michele

Io non so niente. Tu mi fai girare la testa. E poi, che è? Tu parli di me, parli di Maddalena, di Petruccio.... E di te, non parli! Non parli di te?

Antonio

Io non potrò venire con voi.

Michele

No?!

Antonio

.... Per ora, s'intende.

Michele

Ah, per ora?

Antonio

.... Ma io vi raggiungerò.

Michele

E non sarebbe meglio aspettarti?

Antonio

Non sarebbe meglio, perchè non so con precisione quando i miei affari mi permetteranno di partire.

Michele

Quali affari?

Antonio

Oh Dio, non posso avere ancora degli affari?

Michele

Sì, puoi averli, ma, disgraziatamente, non li hai.

Antonio

Tu t'inganni, babbo.

Michele

E allora quali sono? Si può sapere quali sono?

Antonio

(eccitandosi) Ma, santodio!, tu mi fai un interrogatorio da giudice istruttore.

Michele

E tu mi parli come ad un estraneo, ed è la prima volta che mi tratti così... e ciò mi fa male, mi fa male assai!

(Un silenzio.)

Antonio

(commosso, sollevandogli la testa, quasi carezzandolo) No, babbo, no.... Non mi son mai sentito legato a te come in questo momento, e di te non ho avuto mai tanto bisogno quanto ne avrò da questo momento in poi.

Michele

Se fosse vero!

Antonio

Vedrai che è vero, vecchio mio, e perciò tu devi farmi la grazia di riunire tutte le tue forze, tu devi ringiovanire per essere pronto al tuo nuovo esperimento.

Michele

Sta' tranquillo. Questo braccio che mi resta è robusto come dieci braccia insieme, e la mia mente di ignorante è ancora giovine come la terra non coltivata. Tu sei mio figlio, e sei anche il mio maestro. Su, insegnami quello che ho da fare. Ti prometto che sarai contento di me.

Antonio

Quello che hai da fare è difficile ed è grande. Io affido a te Petruccio e Maddalena e il bimbo che nascerà fra pochi mesi: e tu dovrai aspettare gli eventi con serenità e renderne a loro più lieve l'urto col tuo coraggio e con la tua saggezza.

Michele

(spalancando gli occhi) Antonio?!

Antonio

Sentimi bene. Con Maddalena, tu parlerai o tacerai o mentirai secondo che ti parrà più utile alla salute del suo corpo e del suo spirito il mentire, il parlare o il tacere. Tu le impedirai di lavorare se lassù, come da noi, il lavoro della donna non è circondato dalle maggiori garantie di rispetto e d'indipendenza, e glielo impedirai se le sue funzioni e la sua tenerezza di madre ne dovessero soffrire. Mi intendi? Tu cercherai, inoltre, di educare i miei figli come hai educato me, valutandone l'intelligenza e interpretandone gli istinti. Se, con me, la prova è fallita, non monta! E quando essi avranno una coscienza, quando avranno una chiara percezione della vita, tu racconterai la mia storia tutta intera e dirai loro, senza restrizioni, la verità. M'intendi tu, babbo?

Michele

(che ha udito quasi trasognato, è preso da un tremito di paura) Ma... dunque... noi ci separiamo per sempre?

Antonio

(sùbito, ma visibilmente non sincero) Per sempre, no.

Michele

E allora, perchè tutto questo?

Antonio

Perchè non c'è nulla che non possa accadere.

Michele

Non sei sicuro che ci raggiungerai tra breve?

Antonio

Tra breve, non so.

Michele

E quanto tempo ritarderai?

Antonio

Non so, non so.

Michele

Ma che cosa mi nascondi?

Antonio

Babbo, io ti ho supplicato di essere sereno e coraggioso; e se vuoi aiutarmi veramente, è indispensabile che tu non indaghi di più.

Michele

E mi raccomandi di dire la verità ai tuoi figli?

Antonio

La saprai, non dubitare.

Michele

Troppo tardi, forse.

Antonio

Sempre in tempo per loro!

Michele

Io penso a te in questo momento, io penso alla vita tua.

Antonio

(con uno scatto) L'amo anch'io la mia vita, purtroppo, e sarei desolato di rinunziare a questo beneficio immenso!

Michele

Ma tu corri qualche grave pericolo!?

Antonio

Taci per carità, che Maddalena non comprenda i tuoi dubbî.... Io non corro nessun pericolo vero.... Credimi. Quello che m'impedisce di venire con voi non è, in fondo, che un altro dovere urgente, un dovere sacro che non posso fare a meno di compiere. Io spero più che non dica. Acquiètati, babbo, acquiètati, aspetta ed abbi fede. Noi dovremo separarci questa sera stessa, fra pochi minuti, perchè mi tarda di ritornare a Napoli, e non voglio perdere il treno della mezzanotte. Custodisci questo denaro e conserva anche questa lettera indirizzata al mio amico Luciano Fiorentini (glie la dà), che è da dieci anni a New-York e che saprà mettervi a posto.

Michele

(esegue.)

Antonio

(continuando) Superfluo aggiungere che nè a te nè a me è consentito di rivelare quello che ci sta nell'animo. Dobbiamo badare sopra tutto a Maddalena. Se ella avesse dei sospetti sinistri, non partirebbe più, nè mi lascerebbe partire, e le conseguenze sarebbero disastrose per tutti. Hai capito bene?

Michele

(col capo, fa cenno di sì.)

Antonio

Sicchè, cerca tu di padroneggiarti e di stare in gambe, chè al resto ci penso io.

Michele

(alzandosi con uno sforzo, gravemente) Ti obbedisco.

Antonio

(Gli va vicino e se lo stringe fra le braccia come per ribadire il patto.) Tu mi giuri che domani mattina partirete?

Michele

(con poca voce, mettendosi la mano sul petto) Te lo giuro!

Antonio

(cambiando tono e quasi gridando, chiama:) Maddalena! Maddalena!

SCENA V.

ANTONIO, MICHELE, MADDALENA.

Maddalena

(entrando) Eh, che congiura!

Antonio

(tentando di sembrare quasi allegro, si frega le mani) Be', si fa quel che si può contro i birboni e contro il diavolo! E con un po' di congiura, i nuvoloni si son dileguati, lui, il vecchio (accennando a Michele) è ancora «sotto il peso di cupi pensieri». (Ridendo) Ah! ah! ah! ah! Poveraccio! In dieci minuti gli ho dovuto parlare di cento e una cosa. Ma, per fortuna, tutto è stato messo a posto. (a Michele:) No?

Michele

Certo.

Antonio

E adesso, a te, piccola mia, e poche chiacchiere. Si va via! Si parte senza pensarci su due volte.

Maddalena

(lietamente) Si parte davvero per l'America?

Antonio

Per l'America, sissignora!

Maddalena

Che gioia!

Antonio

Sei contenta? Oh, meno male!

Maddalena

E partiamo proprio sùbito?

Antonio

Tu, non più tardi di domani. Parti col babbo e col bimbo.... Cioè, che dico?... coi bimbi, perchè, ohè, oramai, sono in due. (Ridendo) Ah! ah! ah!

Michele

(s'è tratto indietro per nascondere le sue sofferenze.)

Antonio

(con gli occhi e con un gesto furtivo lo esorta a non tradirsi.)

Maddalena

(ad Antonio:) E tu? E tu?

Antonio

Ho spiegato al babbo le ragioni per cui io debbo trattenermi ancora un mesetto in Italia, girovagando peggio d'un commesso viaggiatore. A te le spiegherò più diffusamente per lettera, e ti prego, piccola mia, di non obbligarmi, stasera, a ripetizioni inutili. Ho già tanto parlato che se non crepo come una cicala è un miracolo!

Maddalena

(timida) Io non ti domando più niente; ma almeno si potrebbe....

Antonio

(interrompendola subitamente) Cosa? Cosa si potrebbe? Si potrebbe lasciar fare a quest'uomo di genio, come mi chiamava papà Michele fin da quando ero lungo appena un metro, e si potrebbe anche compiere due nobilissime azioni: cambiare la biancheria in quella valigetta e permettermi, intanto, una visitina al mio primogenito, che se ne sta a letto, così come se niente fosse.

Maddalena

Per la biancheria, c'è tempo.

Antonio

Non te l'ho detto che se manco la corsa di mezzanotte, comprometto un affare coi fiocchi?

Maddalena

(turbata, abbassando gli occhi) Questo non me lo avevi detto.

Antonio

E che vuoi? I quattrini mi dànno alla testa!... (Guardando Maddalena) E adesso mi fai il muso, mi fai?

Maddalena

Non potevo immaginare che tu fossi venuto a casa tua per pochi minuti soltanto.

Antonio

Ih, il gran guaio!... Come se fosse la prima volta! E poi, tu ne sei persuasa che ci troviamo in un momento eccezionale.... (Animandosi falsamente) Su, su, Maddalena! Senza malinconia e senza musi! Guarda come sono arzillo io.

Maddalena

(ha qualche lagrima.)

Antonio

No, non così, (carezzandole la fronte) non così, bambina che sei! Con quei lucciconi, fai impappinare anche me.... E, allora, che si conclude? (Le asciuga gli occhi.) Ti secca di non stare un po' con me prima di partire? D'accordo. Ma l'avvenire non lo conti per nulla? Noi ci rifaremo! (Spasimando dentro e continuando a sovraeccitarsi in un'esagerata gaiezza) E saranno pazzie, Maddalena! Cose dell'altro mondo!... Cose d'America, insomma!... Tu ed io, per esempio, metteremo su una fabbrica di figliuoli... come non se ne sono visti mai. Con la civiltà, si riesce a tutto!...

Michele

(è sempre appartato, assistendo alla finzione, guardando con gli umidi occhi dolenti e pensosi, scrollando il capo di tanto in tanto.)

Antonio

E papà Michele farà da sorvegliante!... Dico bene, papà Michele? (Vedendo che Michele non riesce a dominarsi e a secondare la celia, gli si avvicina con un pretesto.) E senti quest'altra, tu, ma all'orecchio.... (Poi, abbassando molto la voce) Non stare così, vivaddio!, che mi rovini peggio! (Staccandosi con uno scoppio di risa pazze) Ah! ah! ah! Ma questo dev'essere un segreto fra me e te!... Ah! ah! ah! E tu, Maddalena, vorresti che ci mettessimo a piagnucolare? T'avverto che sono rigorosamente vietate le lagrime sino a nuovo ordine, e i contravventori saranno puniti con multa da lire cinque a lire... quarantottomila! Attenti che va a monte la fabbrica di figliuoli! Il primogenito dorme già tranquillamente su i suoi diritti di unico erede?... Ma lo sveglio io! Perbacco, se lo sveglio! (Chiassando sull'uscio a sinistra) O poltrone di un figlio, a letto si riceve il babbo che arriva? (Ridendo più forte) Che salto che ha fatto! Ah! ah! ah! ah! (Esce.)

SCENA VI.

MICHELE e MADDALENA.

Maddalena

(Resta incerta, come intontita, girando un po' gli sguardi intorno. Indi, ricordando l'incarico datole da Antonio, lentissimamente apre la valigetta e ne toglie la biancheria.)

(Un lungo silenzio.)

Michele

(seduto, evitando gli sguardi di Maddalena e cercando di parlare con voce calma) Guarda che nel baule ci devono essere quelle camìce e quel soprabito di cui t'ho parlato.

Maddalena

(inginocchiandosi presso il baule, lo apre.)

Michele

Ci sono?

Maddalena

Sì. (Prende la roba e, con garbo, la mette nella valigia.)

Michele

Ce l'hai tu la chiave del baule?

Maddalena

Io non ce l'ho.

Michele

Che ci stia dentro?

Maddalena

(guardando) No. Si sarà dispersa.

Michele

Si dovrà provvedere domani mattina.

Maddalena

(ancora intenta alla bisogna) A che ora dovremo imbarcarci?

Michele

Verso le undici sarà bene trovarci a bordo.

Maddalena

Non c'è proprio speranza che egli s'imbarchi con noi?

Michele

Da capo!...

Maddalena

No, no, sto zitta.

Michele

Antonio, non è uno strampalato.

Maddalena

No, certamente.

Michele

Ha il suo programma, e sa quello che fa e quello che vuole.

Maddalena

Chi lo nega?

Michele

E se si comincia a lavorare di fantasia, capirai!...

Maddalena

(cavando moltissime carte dal baule) Queste carte, ce le portiamo noi?

Michele

Mettile nella sua valigia. Sono disegni, statistiche, progetti.... Gli potranno servire. C'entra tutto?

Maddalena

Sì: la biancheria è poca. (Nella valigia sgangherata e sporca ripone, accuratamente, le carte.) Fortuna che un mese passa presto!

Michele

E fossero anche due mesi!...

Maddalena

Ciò che mi spaventa è l'enorme lontananza.

Michele

Al giorno d'oggi, non ci sono più lontananze enormi. Il mondo è diventato così piccolo! Già, lo stesso contegno di lui dovrebbe bastare a darti animo.

(Breve pausa.)

Maddalena

L'America, del resto, era il suo sogno dorato.

Michele

E il tuo, no?

Maddalena

(che ha terminato di fare la valigia) Se non fosse per questa partenza a precipizio e per il pensiero di lasciare lui in Italia, io non saprei desiderare di meglio. (Rianimandosi) Ci pensate voi, papà Michele? Romperla col passato! Quasi rinascere! Ricominciare a costruirsi una vita con altre abitudini, con altre idee, con altre leggi, con un altro linguaggio!

Michele

(si sforza di sorridere.)

Maddalena

La lingua inglese, papà Michele, ve la insegno io. Petruccio e voi sarete i miei scolaretti!

Michele

E quello che verrà fuori...?

Maddalena

Che che! Quello lì lo faccio nascere addirittura americano, e non avrà tanti impicci!

SCENA VII.

MADDALENA, MICHELE, ANTONIO, la voce di PETRUCCIO.

Antonio

(rientra, e resta presso l'uscio, ascoltando con profonda tristezza.)

Maddalena

(che ha le spalle volte all'uscio, non lo vede e continua a parlare con papà Michele:) Ve lo immaginate voi, papà Michele, questo americanino in fasce? (Batte le mani festosamente.)

Michele

Brava, brava, Maddalena! Allegra ti voglio!

Maddalena

E io vi accontenterò. Vedrete, vedrete che sarò anch'io arzilla come Antonio. Ma, in compenso, che cosa mi promettete, voi?

Michele

(cercando più che mai di nascondere la propria fisonomia, neanche lui si accorge di Antonio) Dimmelo tu.

Maddalena

Mi promettete che riusciremo davvero ad essere un po' felici?

Michele

Eh, figliuola mia, si farà del nostro meglio!

Antonio

(avanzandosi e ripigliando il falso tono di allegria) E non lesinare tanto, chè l'avarizia è peccato mortale!

Maddalena

(andando a lui) E tu non mi prometti niente?

Antonio

È fatta sì o no questa valigia, chiacchierona?

Maddalena

Sì, è fatta. E c'è anche il soprabito!

Antonio

Quale?

Maddalena

(pigliandolo dalla valigia) Questo.

Antonio

Oh, chi si rivede! Non era pegnorato?

Maddalena

(spolverandolo con le mani) Papà Michele lo mise in salvo.

Antonio

E càpita giusto. Stanotte farà un po' freschino, in treno. Dammi, dammi, che me lo infilo.

Maddalena

Ti riscaldi troppo, adesso. Quando uscirai....

Antonio

Eh, ma ci siamo.

Maddalena

Di già?

Antonio

(prendendo il soprabito) Presto, presto! (E se lo infila.)

Maddalena

Che fretta!

Antonio

Se credi che il treno faccia il comodo nostro....

Maddalena

Appena giunti, telegraferemo; ma dove?

Antonio

A Napoli, fermo in posta.

Michele

(in un canto, ora piange silenziosamente.)

Maddalena

E tu scriverai sùbito....

Antonio

Scriverò sùbito, s'intende. Indirizzerò le lettere a Luciano Fiorentini. Il babbo sa tutto, e ti dirà tutto.

Maddalena

(aggrappandosi al collo di lui) Abbracciami forte.

Antonio

Sì, Maddalena, (abbracciandola energicamente) tanto forte da sentire come se nulla al mondo potesse distaccarci. E io l'ho sempre pensato, Maddalena, di non separarci mai, mai, fino alla morte; l'ho sempre voluto, e lo voglio ancora... perchè ti ho amata ogni giorno di più, sai, e, ogni giorno, ogni giorno, si è più stretta a te questa mia povera esistenza.

Maddalena

Sono la tua piccina?

Antonio

Sì! la mia piccina, la mia piccina.... (La bacia e la ribacia intensamente commosso. Poi, chiamando Michele:) E tu, vecchio? Vieni qua!...

Michele

(gli si accosta.)

Antonio

(abbracciando Michele e Maddalena e tenendoseli serrati al petto) Così, così, tutti e tre insieme.... Insieme anche da lontano, non è vero? Coraggiosamente, fedelmente insieme! (Le guance gli si rigano di qualche lagrima. Con uno sforzo supremo, si frena.) Oh oh, dimenticavo la multa! Ci facevo una bella figura! Animo! È tardi! Via, via, a grande velocità! (Si distacca e piglia il cappello.)

La voce di Petruccio

(di dentro) Babbo, non me lo dài un altro bacino?

Antonio

(si ferma di botto) Eh,... mi pare che abbia ragione, lui! Gli ho ordinato di non muoversi dal letto, e, difatti, non s'è mosso. Un altro bacino se lo merita. (Gridando) Un momento, galantuomo, un momento e sono da voi (a Michele.) Intanto, tu, vecchio, vammi a prendere una carrozza... altrimenti resto a terra. (Lo spinge fuori.)

Michele

(esce dal fondo.)

Maddalena

E io ti porto giù la valigia. (La prende.)

Antonio

Bel pretesto per rubarmi qualche altro minuto in portineria!

Maddalena

(uscendo con la valigia) Attento, papà Michele, che c'è buio.

Antonio

(all'uscio in fondo) Ohè! Una carrozza elegante ha da essere.... Viaggio da principe, ormai, e me ne infischio!

La voce di Michele

(dalle scale) Ho capito, ho capito!

Antonio

(resta finalmente solo, e il pianto lo vince. Gli occhi riboccano di lagrime, I singhiozzi gli rompono il petto. Appoggiando il dorso allo stipite della porta, si copre la faccia con le mani.)

La voce di Petruccio

Babbo, non vieni?

Antonio

(dominandosi) Sì, Petruccio.... Vengo, vengo. (Attraversa la camera, ed entra a destra.)

(Sipario.)

ATTO TERZO.

Una bettola a Borgo Loreto. Tavole bisunte, panche e seggiole rozze e sciancate. A una delle pareti affumicate si scorge appena il profilo d'un pulcinella beone ingenuamente disegnato con in mano una guastada di vino, e si distingue meglio il biancore della sua camicia abbondante. Accanto a lui, si scorgono anche i resti d'un don Nicola con il cappello a tre punte, con un colletto che ha la forma di due vele riunite e con la giubba a coda di rondine. È sera. Qualche lanternone polveroso illumina pallidamente l'interno della bettola. Ma una luce un po' più vivida si diffonde da lumi a petrolio che sono sul banco di vendita, il quale si stende parallelo alla parete destra. Su questo banco, sono cataste di piatti e bicchieri e forchette e coltelli e, a un capo di esso, si erge una grande spira di ferro tutta fornita di punteruoli verticali, che, ficcati nelle bocche delle vuote guastade di ogni dimensione, le tengono ritte con le pance in su. Una porta spalancata, in fondo, dà sulla strada, di tanto in tanto attraversata da popolani e da venditori ambulanti di frutta, di lumache, di lupini. Presso la porta, su certe scansie digradanti a mo' di scaletta, è la mostra di formaggi, di uova, di erbe mangerecce, di polpi, di aringhe. In un angolo, dietro il banco, un fornello con qualche pignatta. La volta del soffitto, nella penombra, par che pesi sull'aria malsana.

SCENA I.

PASQUALE bettoliere, LAROSSA, PANUNZIO, MAGLIUOLO, il MORO, RAFFAELE, FILOMENA, poi, due CEFFI senza nome.

(Seduti presso una tavola piccola, Raffaele e Filomena cenano. In fondo, Larossa e Panunzio, a cavalcioni d'una panca, giuocano alla morra[1]. Il bettoliere è in faccende dietro il banco. Magliuolo è solo, accasciato, su una sedia. Il Moro, in piedi, lo contempla.)

Larossa e Panunzio

(simultaneamente — con un grido secco)

Sette! Cinque! Otto! Sei! Cinque! Quattro! Nove! Nove!

Larossa

(che ha perduto, paga un gruzzolo di soldi.) Piglia. Un'altra mezza lira?

Panunzio

Ah, no. Aspetta.

Magliuolo

(con gli occhi imbambolati, la testa penzolante sul petto, brontola una funebre cantilena:) Lo lò, lollorò... Lo lò, lollorò... Lo lò, lollorò....

Il Moro

(scrolla il capo, compassionevolmente.)

Raffaele

Don Pasqualino, scusate, portateci delle noci. Ma quelle di Sorrento, eh?

Pasquale

Sissignore.

Filomena

(facendo la schizzinosa) Ma no, non c'è bisogno....

Raffaele

Con me, i complimenti ce li perdete.

Larossa e Panunzio

(giocando) (insieme)

Dieci! Quattro! Tre! Tre! Due! Dieci! Otto! Sette! Sette! Tre!

Panunzio

(sguaiatamente ride perchè ha ancora vinto.) Ah! ah! ah!

Pasquale

(serve le noci.)

Raffaele

(a Pasquale:) E fateci questo conto.

Pasquale

Undici soldi i polpi, otto soldi la frittata e sono diciannove, quattro di formaggio e sono ventitre, quattordici di vino... e sono trentasette, quattro soldi di pane e noci e sarebbero quarantuno: fate giusto due lire.

Raffaele

(cava pomposamente di tasca il portafogli e vi cerca la moneta.)

Magliuolo

Lo lò, lollorò.... Lo lò, lollorò....

Raffaele

(a Pasquale:) Mi dovreste cambiare una carta da venticinque.

Pasquale

Ma non c'è fretta.... Vi pare!

Raffaele

Mi fate credito?

Pasquale

A voi?! Mi dispiace che è cosa da niente.

Raffaele

Voi siete un uomo che capite.

Larossa

(piano, a Panunzio:) Credi a me, quella è la moglie del gobbo.

Panunzio

E lui?

Larossa

È Raffaele il butterato, quel cocchiere di Porta Nolana che dà il danaro ad interesse.

Panunzio

Ah?

Il Moro

(a Magliuolo:) Volete che vi accompagni io a casa, don Saverio? Al vino non ci eravate abituato. Siete ubbriaco fradicio. Che ci state a fare, qui?

Magliuolo

A casa non ci vado. C'è la morta con le candele!

Il Moro

Ma no, no, non c'è più, da una settimana non c'è più.

Magliuolo

Lo lò, lollorò.... (E resta immobile, come in un letargo.)

(Entrano due Ceffi misteriosi — e siedono presso una piccola tavola; — vi battono sopra col bastone per chiamare il bettoliere.)

Pasquale

(avvicinandosi ad essi) Comandate.

1º Ceffo

Un mazzo di carte e due quintini.

Pasquale

(esegue.)

(I due si dispongono a giocare alla scopa, interrogando il mazzo per sapere chi debba far carte.) (Uno di essi getta a terra un mozzicone di sigaro.) (Un monello scalzo e cencioso entra carponi, come uno scoiattolo, afferra il mozzicone, e scappa.)

Larossa

Coraggio, Panunzio! La pace di tutto quello che mi hai vinto?

Panunzio

Ci sto.

Il Moro

(s'avvicina ai giuocatori della morra.)

Larossa e Panunzio

(giuocando) (insieme)

Sette! Quattro! Dieci! Nove!

(Panunzio vince.)

Larossa

Ah, maledetta la sorte! (E, con mal garbo, paga.)

Filomena

(a Raffaele:) Lo sapete che di sera non ci posso venire. Domani mattina vi contento.

Raffaele

E se mi mancate?

Filomena

Per quanto voglio bene ai figli miei, v'ho detto di venire e ci vengo!

Raffaele

(con cupidigia:) Che occhi assassini!

1º Ceffo

(piano, all'altro:) Guarda se quei quattro sono segnati nella lista dei perquisiti di ieri.

2º Ceffo

Sarebbero?

1º Ceffo

(pianissimo) Larossa Giuseppe, Panunzio Lorenzo, Stile Salvatore, soprannominato il Moro, e Magliuolo Saverio, già componenti della Cooperativa di quel tale Antonio Altieri e oggi operai dell'opificio Salviati.

Il Moro

(a Panunzio che lo invita e che lo stuzzica:) E dàgli! Non voglio giocare. Hai capito?

Panunzio

Ti sei fatto santo?

Il Moro

Eh! Può essere!...

2º Ceffo

(al 1º Ceffo, dopo aver consultato un taccuino:) Sì, tutti perquisiti ieri.

1º Ceffo

(più forte, prendendo il mazzo e mischiando) Dunque, facciamo doppia e tripla?

2º Ceffo

Doppia e tripla.

SCENA II.

MARTINO e detti.

Martino

(entra con la pipa in bocca. Vedendo la moglie con Raffaele s'imbarazza e quasi vorrebbe svignarsela, fingendo di non averla vista.)

Filomena

(con un poco di paura, a Raffaele:) Uh! Mio marito!...

Raffaele

E che fa? (a Martino, subito:) Qua, qua, amicone bello.

Martino

(ostentando sarcasmo) Prosit! (E si accosta.)

Il Moro

(a Panunzio e a Larossa:) Ora succede il finimondo!

Panunzio

Non succede niente. Il gobbo ci ha fatto il callo. (Accenna al capo.)

Raffaele

(a Martino:) Se venivate, un poco prima....

Filomena

... Già, se venivi un poco prima....

Martino

Tu, a casa! (Piglia Filomena per un braccio e la costringe ad alzarsi.)

Filomena

È stato lui che m'ha invitata....

Martino

(sempre tenendola) A casa!

Filomena

Eh, mi fai male!

Martino

Le hai lasciate sole quelle cinque anime dannate?

Filomena

Ho chiuso la porta con la chiave.

Martino

(spingendola fuori) A casa! A casa!

Filomena

(svincolandosi, va via.)

Raffaele

(a Martino, con supremazia:) Mi pare che questa non sia la maniera di....

Martino

(sforzandosi di mostrarsi risentito) Di che?

Il Moro

(a Martino, come per evitare una baruffa:) È cosa di poco momento. Non vale la pena di andare in collera.

Martino

Intrigatevi dei guai vostri, voi!

Raffaele

(a Martino, continuando:) Insomma, donna Filomena stava con me, e... io vi ho voluto sempre bene....

Martino

(umile) Mi avete voluto sempre bene, e questo lo so.... Invitate mia moglie a cena, e io... onore e piacere. Non dico che..., ma... mi spiego? Qua sta il busillis.... La gente sparla, e....

Raffaele

E lasciate che sparli. Quando la coscienza è pulita! (Offrendo) Un mezzo toscano?

Martino

Se me ne date uno intero, mi fate grazia.

Panunzio

(piano a Larossa e al Moro:) Lo vedete che si acconciano.

Raffaele

(dando a Martino un sigaro intero) Servito.

Martino

Gentilezza sempre. (Prende il sigaro e si allontana.)

Magliuolo

(in dormiveglia) Lo lò, lollorò... Lo lò, lollorò....

Raffaele

(a Magliuolo, scuotendolo brutalmente:) Non cantate, che v'ho da parlare.

Magliuolo

A me?

Raffaele

A voi.

Magliuolo

(ricade nel letargo.)

2º Ceffo

(piano, al 1º:) Il gobbo non c'è nella lista dei perquisiti....

1º Ceffo

E non ci deve essere. Il gobbo è roba nostra: persona onesta.

Raffaele

(a Magliuolo:) Svegliatevi, don coso! La settimana è passata.

Magliuolo

Ah?

Raffaele

È passata, è passata, se il calendario non sbaglia. Spicciamoci almeno con gl'interessi.

Magliuolo

(brontolando) Ho fatto i funerali a mia moglie. Era vecchia, ma... cristallo puro!... Funerali bellissimi! Non ho più niente.

Raffaele

Ma per bere ce li avete i danari?

Magliuolo

Per bere, sì.

Il Moro

(con cortesia, a Raffaele:) Saverio Magliuolo è stato sempre puntuale.

Magliuolo

Ora basta! Puntuale, mai più!

Il Moro

(a Raffaele:) Non gli date retta. Vedrete che domani....

Raffaele

(interrompendo con burbanza tranquillamente minacciosa) Be', ma si può sapere chi siete voi che ogni tanto vi incomodate per fatti che non vi riguardano?

Martino

(traendo a sè Raffaele) Va bene, non ci badate: non è gente per voi.... (E gli si mette al braccio.)

Il Moro

(si gratta in testa in segno di prudenza e si scosta.)

SCENA III.

Entrano LUIGI MANGIULLI, FRANCESCO GIACOBELLI, GENNARO SANTINI, e, prima e dopo di essi, a gruppi o soli, più di un'altra trentina di operai, dalle facce pallide, alcuni dei quali sono comparsi al primo atto. Poi, NANNINA.

(Scambio di saluti, man mano che si entra.)

— Buonasera.

— Buonasera.

— Buonasera, Gennarino.

— Buonasera, Giovanni.

— Caro don Luigi!

— Don Vincenzo!

— Servo vostro.

— Padrone mio...

Giacobelli

(si avanza parlando vivamente e gesticolando fra quattro o cinque compagni che lo ascoltano. È livido in volto, eccitato, nervoso.)

Magliuolo

(lugubremente) Comincia ad avanzarsi tutto il corteo.... Ma il catafalco non lo vedo.... (Egli si alza barcollante con gli occhi spiritati, indi ricade, pesantemente, su una sedia e si abbatte.)

Santini

(gaiamente, al bettoliere, quasi abbracciandolo:) Don Pasqualino amabile.

Pasqualino

Vino e carte?

Santini

No, niente carte. Stasera si ha da ragionare. Stiamo in cappella. Abbiamo già un piede in galera, e non c'è tempo da perdere.

I due Ceffi

(confabulano.)

Altre voci

Vino! Vino!

Mangiulli

E a credenza.

Pasquale

(esegue velocemente, distribuendo bicchieri e guastade.)

Raffaele

(al braccio di Martino) Ma perchè non vi ricordate mai di me quando i compagni vostri vanno in cerca di danaro?

Martino

I miei compagni non mi vedono di buon occhio. Da che sono tornati a stare con me sotto lo stesso padrone, mi hanno sulle corna. E poi, che affare potreste combinare con questi straccioni?

Raffaele

Se dànno il pegno, io sto sicuro. E a voi il quindici per cento sugl'interessi non manca. Avete una famiglia sulle spalle, e io sono un uomo di coscienza.

(Tutti si sono seduti e ciarlano. Si ode un mormorìo confuso. Entra Nannina.)

Nannina

(è una donnina bella, giovanissima, pallida: occhi infossati. È vestita poveramente, ma con una certa civetteria: gonna breve, zoccoletti luridi, trascinati da piedi piccoli in calze colorate. Il corpetto serrato, di color blu, mette in mostra le anche: intorno al collo un gran fazzoletto rosso, di cui due cocche unite scendono a punta sul dorso e due sulle mammelle. Cammina mollemente. Ha un aspetto malinconico e, nondimeno, i suoi sguardi sono ricercatori e provocanti.) Don Pasqualino, per favore, mezzo litro. (Si ferma poco lontano dal banco di vendita.)

Pasquale

(affaccendato, servendo gli altri) Un momento.

Giacobelli

(seduto in mezzo ai compagni, continuando il suo discorso, si accalora maggiormente) Io voglio sporgere querela, vi dico. Pezzente, ci sono e ci resto. Ma perquisito come un pregiudicato qualunque, no!

Il Moro

(che si è avvicinato a Nannina, le parla, alle spalle, cortesemente:) Se mi permetti, te lo voglio pagare io questo mezzo litro.

Nannina

È inutile: da te non mi piglio niente.

Il Moro

E perchè?

Nannina

Non ci vieni più a trovarmi.

Raffaele

(adocchia Nannina, e aspetta.)

Martino

(se ne va in fondo, accendendo il sigaro.)

Il Moro

(a Nannina:) E non ci vengo chè ci soffro troppo a venirci.

Nannina

Bella scusa! Quando venisti la prima volta non facevo forse... quello che faccio adesso?

Il Moro

Ma vedi:... se tu volessi....

Nannina

(sospira) Eh!

(Tacciono.)

Raffaele

(a Pasquale, che è al banco:) Dàlle quello che vuole alla ragazza, e mettilo a conto mio.

Il Moro

(a Nannina:) Non mi rispondi?

Nannina

(con bontà) Lasciami stare. Questa vita devo farla a forza per quella creatura che non ho voluto dare alla Madonna. Il Signore me l'ha mandata, e io me la tengo.

Il Moro

E chi ti dice che non devi tenertela? Dopo un anno di buona condotta, chi sa!... Io sono poverello, eppure,... vedi:... sarei capace anche di sposarti....

Nannina

(dolce) E per quest'anno? Come vivrei? (Sempre dolcemente) Lasciami stare!...

Pasquale

(a Nannina, porgendole il mezzo litro di vino.) A voi, un mezzo litro di Posillipo asciutto.

Nannina

(sta per mettere i soldi sul bancone.)

Raffaele

È pagato.

Nannina

(si volta, e ammicca.)

Il Moro

(si allontana, grattandosi in testa, con la faccia triste.)

Nannina

(fissando Raffaele con gli sguardi invitanti, fa un lieve cenno interrogativo col capo.)

Raffaele

(con un altro cenno del capo, risponde di sì.)

Nannina

(esce dalla bettola, con le mani dietro la schiena, a passi lenti, canticchiando languidamente:)

« Comme te voglio amà

manella 'e cera

si me te faie tuccà

matina e sera.... »

Santini

(al Moro che, pensoso, gli è dappresso:) E va.

Il Moro

No.

Raffaele

Signori miei, con permesso. (Esce difilato.)

1º Ceffo

(sottovoce, al 2º:) Mangiulli Luigi, Santini Gennaro, Giacobelli Francesco....

2º Ceffo

(interrompendo pianissimo) Questi li conosco tutti, e sono tutti nella lista! (Forte) Fate carte voi.

Pasquale

(è più che mai affaccendato, servendo gli avventori, che chiacchierano vivamente.)

Giacobelli

(sempre continuando il suo discorso, riscaldandosi e vociando).... E se non fosse per quella bagascia della miseria, vi farei divertire io, vi farei!

Magliuolo

(imitando i compagni, ha ricominciato a bere.) Chi è che offende la miseria?! Io mi ci trovo benissimo... perchè tutti sono creditori miei, e io sono creditore del Padreterno, che è più solvibile di me. Viva la miseria! (Prende una guastada e l'abbocca avidamente.)

Il Moro

(accorre e glie la toglie di mano.)

Santini

Ha ragione il vedovo! (Alzando il bicchiere) Viva la miseria!

Molti

(rispondono con una intonazione strana, quasi tetra) Viva la miseria! (Bevono.)

SCENA IV.

ANTONIO e detti.

Antonio

(entrando dal fondo) Bravi! Qui si gozzoviglia!

Santini

Antonio!

Martino

Chi si vede!

Antonio

Buona sera alla compagnia!

Mangiulli

Salutiamo.

Larossa

Si riverisce!

(Altri saluti.)

Giacobelli

Ma come! Ancora da questi paraggi?

Antonio

Sono partito ieri l'altro e son ritornato stasera.

Panunzio

Qualche gran cosa!?

Antonio

Appunto. Una cosa magnifica!

Panunzio

Per San Crisostomo!

Antonio

Sapevo di trovarvi qui. Sentirete!

Mangiulli

(offrendo ad Antonio) Un bicchiere?

Antonio

E perchè no? Voglio gozzovigliare anch'io. (Prende.)

Mangiulli

Inganniamo lo stomaco.

Antonio

E io voglio ingannare il cervello. Alla vostra salute! (Beve.)

Molti altri

— Grazie!

— Alla tua!

— Alla tua!

(Bevono.)

Antonio

Be'? Che si fa laggiù? Che novità? (Siede presso una tavola accanto a Mangiulli.)

Panunzio

Una, e grossa: hanno fatto un furto al padrone.

Antonio

(senza averne nessuna impressione, bevendo ancora) Oh, oh!

Mangiulli?

Un bel contrappelo.

Antonio

Quanto? Un milione?

Larossa

(con disprezzo) Ma che! Si parla di centomila lire.

Panunzio

(con più disprezzo di lui) Neppure! Una meschina bagattella che non arriva alle cinquantamila!

Santini

Io poi dico: se si ha da sporcarsi le mani, meglio cacciarle bene dentro e toccare il fondo.

Larossa

E bada che ce n'erano dei soldi nella cassa forte!

Antonio

Ah si? Più di quello che gli hanno rubato?

Larossa

Più, più. Assai più.

Santini

Imbecille d'un mariuolo!

Giacobelli

Un mariuolo onesto, perbacco!

Antonio

(si volta e lo guarda.)

1º Ceffo

Quattro punti, e una scopa che son cinque: la vincerò tripla.

2º Ceffo

Non credo.

Giacobelli

(ad Antonio:) Perchè mi guardi così?

Antonio

Perchè hai detto una bella parola. Chi mi favorisce ancora da bere?

Il Moro

(che era indietro, si avanza, porgendogli il suo bicchiere.) Posso aver l'onore io, signor Antonio?

Antonio

Oh, sei qua, buona lana? Non t'avevo veduto. Accetto. (Prende.)

Martino

Il terzo bicchiere, poi, spetterà a me ad offrirlo. Ci ho delle obbligazioni con voi, e me ne ricordo.

Antonio

(ironico) Va là, sono io che ho delle obbligazioni con te.

Martino

Eh, lo so: uomo avvisato, mezzo salvato; ma voi non voleste darmi retta!

Antonio

Ma ti sono grato ugualmente, e, difatti, questa volta invito la comitiva a bere proprio alla tua salute.

(Nessuno risponde, e nessuno beve. Qualche borbottìo di protesta.)

Antonio

No?... Allora bevo soltanto io.... (Beve.)

Martino

E mi fa piacere.

Giacobelli

Diventi bevitore?

Antonio

Divento un po' di tutto con l'aiuto della Provvidenza!

1º Ceffo

(giocando) Scopa!

2º Ceffo

(gettando una carta sulla tavola) E vediamo se avete un quinto cavallo!

Antonio

E l'hanno acchiappato questo ladro?

Panunzio

Volevi che si lasciasse anche acchiappare?

Santini

Che diavolo!

Antonio

Ma, insomma, i sospetti su chi cadono?

Giacobelli

Secondo il padrone, ognuno di noi può essere un mariuolo. Ieri, qui, c'è stato spettacolo gratis: perquisizioni, interrogatorii, spionaggio, sorprese, poliziotti travestiti alle nostre calcagne. Meglio d'un teatro!

Antonio

Ah sì?!

Mangiulli

(ironicamente) Qui dentro, però, poliziotti non ce n'è. (Abbassando la voce) Se quei due che giocano non sono poliziotti, voglio perdere gli occhi.

Antonio

(piano) Ho capito.

2º Ceffo

Ma quanti accidenti di re avevate in mano?

1º Ceffo

(facendo l'ultima giocata) Ve l'avevo detto: è tripla.

Antonio

(a voce alta) E in che modo finirà la faccenda?

2º Ceffo

(al 1º, dandogli dei soldi) E buon pro vi faccia!

I due Ceffi

(si alzano. L'uno dopo l'altro, pagheranno al banco, indugiando un poco, e andranno via, salutando appena, con disinvoltura.)

1º Ceffo

Signori!...

2º Ceffo

Signori!...

Alcuni

(rispondono al saluto, sdegnosamente, a fior di labbro:)

— Felice notte!

— Buona nottata!

Mangiulli

Carissimi!

Giacobelli

(mentre i due Ceffi s'alzano, pagano, salutano ed escono — risponde ad Antonio) Finirà che ne piglieranno uno a casaccio, uno che abbia il naso più di traverso o le orecchie più grandi o il mento più lungo, e, dopo il cerimoniale della Corte d'Assise, al fresco! Galera, e pranzo gratis. Un impiego come un altro!

Santini

Chè se poi costui è innocente, che gliene importa alla giustizia? È stato condannato? E dunque la giustizia ha fatto il suo dovere. Doveva pensarci lui a meritarsi la condanna! Perchè non ha rubato veramente?

(Si ride un po'.)

Antonio

Tu parli come un filosofo, e io ti ammiro; ma questa sera ho il prurito d'aiutarla io la giustizia.

Giacobelli

E come?

Mangiulli?

Come?!

Antonio

Volete vedere che faccio venir fuori il ladro?

( Tutti hanno un moto di risentimento.)

Martino

Lo fate venir fuori da che parte?

Antonio

Senza andar troppo lontano. Qui, qui, fra questi muri.

(Mormorii di meraviglia e di sdegno.)

Martino

Voi ci offendete, mi pare!

Santini

Ohè, tu scherzi male!

Antonio

No, che non offendo nessuno!

Giacobelli

(alzandosi minacciosamente) Parla chiaro, o non so quello che può accadere!

Molte voci

Parla! Parla!

Antonio

Parlo chiaro, non temete. Son venuto proprio per questo. Il pensiero che un innocente avesse potuto essere accusato e messo alla tortura non mi ha fatto dubitare del mio compito, e il proposito di denunziare il colpevole è diventato frenesia e mi ha trascinato qui vertiginosamente, dandomi l'ebbrezza dell'entusiasmo! (Eccitandosi sempre più) Non un momento di titubanza, ve lo giuro, ve lo giuro, non un momento in cui io non abbia sentita tutta intera, vigile, ostinata, trionfante, la mia coscienza!

(I compagni ascoltano attentamente con le facce stravolte.)

Antonio

(drizzandosi in piedi) C'è, è vero, un mestiere più nefando e più vile di quello del ladro, ed è il mestiere del delatore!

Mangiulli

Antonio, tu impazzisci!

Antonio

(in un parossismo di esaltazione spasmodica, sghignazzando) Ma io mi pago a un prezzo immenso il lusso della immensa viltà che commetto, e, per la voluttà di compiere il sozzo mestiere, prendo con le mie mani la mia vita così, come prendo questa bottiglia vuota, (esegue) e la mando in frantumi! (Scaglia a terra, con violenza, la bottiglia, le cui schegge schizzano intorno. Egli grida:) Sono il delatore di me stesso! Il ladro di Guido Salviati sono io!

Tutti

(di scatto, si alzano, colpiti dal terrore e dalla meraviglia. Si odono simultaneamente le loro esclamazioni:)

— Che!

— Tu!

— Tu!

— Voi!

(E restano allibiti, attoniti.)

Antonio

Vi sembra di sognare, eh? Vi faccio ribrezzo?... C'è forse, in questo momento, qualcuno, fra voi, che mi stringerebbe la mano? (Stende la destra.)

(Alcuni indietreggiano un poco, altri evitano di guardarlo, imbarazzati.)

Martino

(nascondendo le mani) Puah!

Il Moro

(vorrebbe stringere la mano di Antonio, ma, timidamente, con gli sguardi dolci, par che dica che la sua stretta non varrebbe niente.)

Antonio

No, lo vedete: non c'è!... Antonio Altieri, colui che predicava la lealtà, l'amore, l'emancipazione garantita dalla fratellanza, l'uomo che proclamava la necessità del benessere individuale a condizione di non ledere i giusti interessi altrui, l'uomo che non ammetteva altro potere che quello naturale e sano del proprio cervello, dei propri muscoli, della propria forza, del proprio lavoro, si è coperto di fango! Ha dato la caccia al danaro degli altri, si è introdotto audacemente, di notte, con chiave falsa, nella casa d'un ricco e, profittando del segreto della cassa forte ch'egli stesso aveva costruita, quasi avesse preparato da lungo tempo il suo piano, ha rubato tranquillamente ciò che gli serviva ed è venuto a battersi il petto dopo d'aver messo in salvo il bottino! (Feroce) Sputategli sul viso! (Contrae le linee del volto come se davvero lo sentisse colpito dallo sputo.)

Giacobelli

(mite, con deferenza, con pietà) Ma no, Antonio, noi non ci permettiamo di giudicarti.

Antonio

(altero, tonando) E fate male! — Perchè non volete giudicarmi? Ah! Voi ignorate come io sia stato vinto? Voi non mi conoscete più, ora? Avete dimenticato che a dodici anni io lavoravo come un adulto con molti di voi nell'officina di Guido Salviati e che mio padre si privò anche del pane per coltivare in me ciò che alla sua ingenuità pareva poco meno che il seme del genio? Avete dimenticato che dopo lunghi anni di studio e di stenti qualche cosa di esclusivamente MIO germogliò difatti qui dentro (toccandosi la fronte) e che, quando presentai a Guido Salviati i progetti completi delle mie invenzioni, egli me ne offrì un prezzo ridicolo esigendo, per giunta, la proprietà assoluta delle mie idee? Voi avete dimenticato che allora sentii il bisogno impellente dell'indipendenza per me e per voi e riuscii a compiere il miracolo d'una propizia combinazione finanziaria e vi chiamai, v'invitai a lavorare, a lottare insieme con me per innalzare un edificio che diventasse tutto nostro e che ci preparasse una vita di benessere, senza superbia e senza umiltà, senza padroni e senza schiavi? È inesatto, è falso, è fantastico, tutto questo?

Santini

No! No! È vero!

Giacobelli

È verissimo!

Antonio

E chi fu — dite — chi fu che, comperando da una parte i crediti dei nostri creditori diffidenti e dall'altra sforzando la sua produzione e riducendo i suoi prezzi, soffocò la nostra impresa tra la sua crudeltà di creditore unico e la concorrenza ch'egli stesso ci faceva?

Giacobelli

Fu Guido Salviati!

Qualche altra voce

Lui! Lui fu!

Antonio

Egli ci volle annientare non per orgoglio industriale, no, ma per avidità di speculatore ingordo!

Giacobelli

È la verità, perdinci!

Molte altre voci

— È la verità!

— È la verità!

— È la verità!

Antonio

(incalzando) E quando fummo costretti ad arrenderci, quando, per pagare il debito enorme che avevamo oramai soltanto verso di lui, dovemmo mettere nelle sue mani il mio brevetto, la nostra officina, la nostra casa, e bruciare i nostri ideali come i vinti bruciano le loro bandiere prima di darsi al nemico, voi, sì, vi poteste rassegnare ad averlo un'altra volta per padrone, ma io non potetti neanche rassegnarmi a questo. E sapete perchè?

Santini

Ma sì che lo sappiamo!

Antonio

Ah, no! Nessuno ve l'ha detto bene, e voi non lo immaginate. Egli... mi scacciò! (Ride come un forsennato.) Ah! Ah! Ah!...

Mangiulli

È orribile!

Giacobelli

È schifoso!

Santini

È infame!

Altri

(fanno eco)

— È infame!

— È infame!

Antonio

E ben presto una sinistra fama d'ambizioso, di impostore, d'inetto, di ciarlatano e di ribelle si diffuse intorno al mio nome; e non trovai più credito, non trovai più un industriale che mi accogliesse con fiducia, e mi si fuggiva come un appestato, e a casa mi aspettavano, intanto, nella miseria, mio padre che aveva lasciato un braccio fra i denti d'una macchina, un figlioletto a sei anni e la mia povera compagna incinta. Incinta, sissignori! Non lo nego! Incinta! (Come una proclamazione) Ho commesso il gran peccato di amare una donna onesta che mi amava! E ho fatto di peggio: non ho voluto condannarla alla sterilità! Non è forse il maggiore dei delitti il mettere al mondo dei figli?

Tutti

(protestano:)

No! — No! — No!

Martino

(se ne sta da parte, sprezzante.)

Antonio

E questo peccato e questo delitto mi hanno data la gioia di consumare un'altra turpitudine, un altro delitto, e ho sottratto cinquantamila lire dalla cassa forte di colui che, protetto dal Codice, aveva eliminato la mia persona come quella d'un intruso, s'era impossessato del prodotto più vivo della mia mente e aveva sottratto a me tutto quanto m'era sembrato non potersi mai scindere dalla mia vita, dall'anima mia. (Gridando pazzamente) Ma ditemi, dunque, perdio, ditemelo, ditemelo se avete ancora un avanzo di coscienza umana: chi di noi due, chi di noi due è il ladro?!

(Movimento generale.)

Giacobelli

No, il ladro non sei tu!

Mangiulli

Con le tue macchine meravigliose, la casa Salviati guadagna il venti per cento sui suoi capitali!

Santini?

E noi guardiamo!

Panunzio

E lui e il figlio si pagano cavalli, carrozze, camerieri, sgualdrine....

Larossa

E noi ci consumiamo la salute per pochi soldi al giorno!

(Il vocìo cresce.)

Giacobelli

E l'avvenire è pieno di dubbî!

Mangiulli

Noi camminiamo all'oscuro!

Panunzio

Chi ci assicura il pane?

Mangiulli

Siamo legati mani e piedi!

Santini

Chi ha saputo spezzare le catene è un eroe!

Il Moro

(entusiasticamente) È un eroe!

Martino

Sciocconi che siete! Costui è venuto a scaldarci il cervello perchè si trova in male acque.

Giacobelli

Taci, tu!

Martino

Non ho paura, io! Da che mondo è mondo, chiunque si piglia il denaro degli altri è un mariuolo!

Antonio

(scagliandosi su Martino) Ah, giuraddio!

Il Moro

(lo trattiene.)

( Tutti contro Martino, scacciandolo e schiamazzando:)

— Taci!

— Taci, canaglia!

— Vattene via, brutta bestia!

— Vattene! Vattene!

Antonio

Lasciate che getti la sua bava!

Le voci

Vattene! Vattene!

Martino

(spinto verso la porta) Me la pagherai, mariuolo!

Larossa

Vattene, se non vuoi che ti rompa la gobba!

Le voci

Vattene... Vattene!...

Martino

(fuggendo) Mariuolo! Mariuolo! (Via.)

Le voci

— Vipera!

— Spia!

— Canaglia!

— Ruffiano!

— Cornuto!

( Tutti ritornano ad Antonio, ansiosamente.)

Giacobelli

E ora, devi fuggire!

Antonio

Se avessi voluto fuggire, non sarei qui, con voi, stasera!

Giacobelli

Devi nasconderti, almeno.

Antonio

Non voglio!

Giacobelli

Ma ti arresteranno.

Antonio

Lo so.

Santini

Non avrai più scampo!

Antonio

Io sono qui per affrontare la legge, non per evitarla. Il banco degli accusati dovrà essere la mia bigoncia, e parlerò fieramente quando tutti voi avrete detto a voce alta, ai giudici e al popolo, quello che pensate del mio nemico e di me!

Giacobelli

(quasi timido e commosso) Antonio, il dovere che compiremmo verso di te ci ridurrebbe sul lastrico della strada!

Mangiulli

E noi non abbiamo nè il tuo ingegno, nè il tuo coraggio....

Giacobelli

Dobbiamo soffocare ogni grido di sincerità.

Larossa

(lugubremente) O tacere e fingere, o morire di fame!

(Un silenzio grave e solenne. Pare che qualche cosa di plumbeo cada sulla testa di tutti.)

Antonio

(abbattuto, abbandonandosi sopra una sedia) Avete ragione. (Poi, con dolcezza) Voi non potete parlare. Ma quello che già avete fatto e avete detto basta al mio cuore, e io ve ne ringrazio. Per la società in mezzo a cui io dovrei essere giudicato, io sono irremissibilmente perduto! E voi credete che, abbandonato a me stesso, io abbia ancora ingegno e coraggio? No, non ho più niente, non ho più niente!... (Trasalendo, fissando un punto nello spazio) La Corte d'Assise.... La curiosità d'una folla crudele.... L'accusa gridata innanzi a questa folla..., ripetuta, sghignazzata nei miei orecchi.... E poi... la condanna... l'isolamento... la prigione.... (Un brivido gli corre per il corpo. Indi, cupamente) No, no, non posso, non posso....

Il Moro

(supplichevole, ai compagni:) Cerchiamo di salvarlo!

SCENA V.

Un DELEGATO DI POLIZIA, seguìto da due GUARDIE in borghese e da MARTINO.

Il delegato

(sotto l'arco della porta in fondo) Chi è tra voi Antonio Altieri?

Antonio

(sùbito, assorgendo) Io.

Martino

(sottovoce, biecamente) Eccoli ammutoliti.

Il delegato

(alle due guardie:) Arrestatelo!

Antonio

Va bene, andrò a presentarmi io stesso.

Il delegato

(con maggior forza, alle guardie:) Arrestatelo!

Antonio

(cavando dalla giacca una rivoltella, ma senza aver l'aria di minacciare) Non c'è bisogno, vi dico.

Giacobelli

(urgentemente, con affetto) Che fai?!...

Santini

(come Giacobelli) Tu ti rovini!

Il delegato

(alle guardie:) A qualunque costo, non lo fate fuggire. Disarmatelo!

Antonio

Io non fuggo, e non tiro su nessuno.

Il Moro

(vigile, gli afferra il braccio.) No, signor Antonio!

( Tutti, anche le Guardie, si stringono intorno ad Antonio, cercando di disarmarlo.)

Voci confuse

— No, Antonio!

— No! no! no!

Il Moro

Vuole ammazzarsi!

Martino

Non è vero.

Antonio

Lasciatemi! Ho il diritto di morire!

Il delegato

Non potete!

Antonio

(dibattendosi) Lasciatemi!

Santini

Tu devi vivere, Antonio!

Giacobelli

Saremo con te!

Altre voci

Saremo con te!

Il Moro

Viva Antonio Altieri!

I compagni

(rispondono a squarciagola, con solennità simultanea) Viva Antonio Altieri!

Antonio

(ferocemente grida:) È troppo tardi! (e riuscendo a svincolarsi, si precipita verso la strada e sparisce.)

( Tutti, meno Martino e Magliuolo, lo inseguono vociferando. Per un istante, nella bettola non restano che Magliuolo e Martino.)

Magliuolo

(accasciato, immobile sulla sua sedia, le braccia penzoloni, la testa piegata sul petto, russa.)

Martino

(sull'uscio della bettola, guardando ciò che accade in istrada) Ah! Lo fanno fuggire!

(Un colpo di rivoltella rintrona. E, dopo un grido generale, la vociferazione cessa.)

Martino

(quasi interrogativamente, esclama:) Si è ammazzato?!

SCENA ULTIMA.

(La bettola si ripopola. TUTTI ritornano atterriti. Due o tre dei compagni portano ANTONIO che ha il petto sanguinante. Entrano pure viandanti, venditori ambulanti, vagabondi, il monello del mozzicone, ed entra NANNINA. )

Il delegato

Sùbito all'ospedale, per un chirurgo!

(Un Operaio e un Agente escono di corsa.)

Antonio

(sicuro di morire) È inutile.

(Lo adagiano su d'una sedia.)

Il Moro

(chiede affannosamente:) Un panno... un fazzoletto... qualche cosa!...

Nannina

(si toglie dal collo il fazzoletto rosso e l'offre al Moro.)

Il Moro

(si affretta a metterlo sulla ferita e, ginocchioni, ve lo terrà stretto con una mano.)

Antonio

(con voce fioca) Prego qualcuno... di scrivere... questa mia dichiarazione.

Santini

(rivolgendosi agli altri, sommessamente:) Un po' di carta....

Mangiulli

(ripetendo la richiesta) Un po' di carta....

Larossa

Eccola.

Santini

(la prende.)

(Il Bettoliere, in fretta, mette su una tavola un calamaio e una penna.)

Santini

Sono pronto, Antonio. (Siede presso la tavola.)

(Un gran silenzio.)

(Si ode russare lievemente Saverio Magliuolo.)

Antonio

(con accento doloroso, ma cercando di pronunziare con chiarezza le parole:) «Dichiaro... d'aver sottratto dalla cassa forte di Guido Salviati... lire cinquantamila per provvedere... alla vita della mia famiglia». (A Santini fa cenno che aspetti. Le forze gli mancano.)

Giacobelli

(ai compagni, mormora:) Muore.

(Molti, di nascosto, piangono.)

Nannina

(guardando pietosamente il moribondo, domanda piano al bettoliere:) Come si chiama?

Pasquale

(risponde pianissimo:) Antonio Altieri.

Nannina

(con le lagrime agli occhi) Poveretto!

Antonio

(continua:) «Dichiaro... di aver ripreso con questa somma... una parte di ciò che era... veramente mio....» E basta.

Santini

(gli si avvicina porgendogli la penna e mostrandogli la carta. Indi, mette la carta sul dorso della propria destra.)

Antonio

(col braccio tremante, firma, e poi, con un lieve gesto, indica il Delegato.)

Il delegato

(prende la carta e la conserva.)

Antonio

Moro, toglimi questa mano dal petto....

Il Moro

(obbedisce.)

(Il fazzoletto casca.)

Nannina

(lo raccoglie subito con timida tenerezza, lo bacia con devozione, e resta a contemplarlo dolcemente. I suoi sguardi, attraverso le lagrime, sono luminosi e soavi.)

Antonio

(al Moro:) Grazie!... E ti domando perdono... di averti, quel giorno, insegnato... ad essere onesto. (Spira.)

(Un fremito di desolazione.)

Martino

(guarda impaurito.)

Il delegato

Sgombrate! Sgombrate!...

(Sipario.)

Fine del dramma.

NOTA:

1. Il giuoco della morra è così: I due avversari stringono il pugno della mano destra, e poi, con una vibrazione del braccio, stendono quante dita vogliono e pronunziano, simultaneamente, un numero da due a dieci. Chi per caso ha indovinato la somma dei due numeri indicati dalle dita stese da ciascuno, è il vincitore.