ROBERTO BRACCO

TEATRO

VOLUME SECONDO

MASCHERE — INFEDELE — IL TRIONFO

3ª EDIZIONE RIVEDUTA.

REMO SANDRON — Editore Libraio della Real Casa

MILANO-PALERMO-NAPOLI-GENOVA-BOLOGNA-TORINO Copyright by Roberto Bracco and Miss Dircé St. Cyr in the United States of America

PROPRIETÀ LETTERARIA

I diritti di riproduzione e di traduzione sono riservati per tutti i paesi, non escluso il Regno di Svezia e quello di Norvegia.

È assolutamente proibito di rappresentare queste produzioni senza il consenso scritto dell'Autore ( Art. 14 del Testo Unico 17 Settembre 1882 ).

MASCHERE

Dramma in un atto

Rappresentato per la prima volta — protagonista Ermete Zacconi — dalla compagnia Zacconi-Pilotto-Sciarra al teatro Sannazzaro di Napoli, il 5 maggio 1893. — Premiato al Concorso Drammatico Nazionale del 1893-94.

PERSONAGGI:

  • Luigi Palmieri , 42 anni.
  • Paolo , 35 anni.
  • Ida , 14 anni.
  • Un pretore.
  • Un cancelliere.
  • Un delegato di pubblica sicurezza.
  • Francesca , serva, 56 anni.
  • Teresa , popolana, 75 anni.
  • Un medico.

A Napoli. — Epoca attuale.

ATTO UNICO.

Un salottino modesto. Ambiente semplice. In fondo, due usci, quello per cui si entra venendo dalla porta di scala e quello — nascosto dietro una pesante portiera — della camera da letto. A sinistra, un altro uscio; a destra, un quarto uscio, e un caminetto con su un orologio e due candelieri senza candele. Una scrivania[1] con foglietti, buste, calamaio, penne, carta asciugante, ecc. Un divano, una tavola rotonda, altre poche suppellettili, e, sulla tavola, un vassoio di metallo con entro qualche giornale.

1. La scrivania dev'essere posta sul davanti del palcoscenico, coi cassetti dalla parte della ribalta. Sicchè, la sedia presso la scrivania è collocata in modo che chi vi si siede resta con le spalle al pubblico.

SCENA I.

TERESA, FRANCESCA, il PRETORE, il CANCELLIERE, il MEDICO, il DELEGATO.

(Quando s'alza la tela, Teresa, tutta curva, compunta e come annichilita, con le braccia incrociate, siede sopra una seggiola messa apposta accanto all'uscio della camera da letto.)

Teresa

(biascica orazioni; e non alza la voce che per pronunziare in un sospiro le prime e le ultime parole della preghiera:) Requiem aeternam dona ei, Domine; et lux perpetua luceat ei. Requiescat in pace. Amen. — ... Requiem aeternam dona ei, Domine. Et lux perpetua luceat ei.... Requiescat in pace. Amen — ... Requiem aeternam dona ei, Domine. Et lux perpetua, luceat ei....

Francesca

(di dentro) Venite appresso a me....

Teresa

(tra sè) Finalmente!... Requiescat in pace. Amen.

Francesca

(ancora di dentro) Oh, povera signora mia! Povera signora mia! (Entra, zelante, con in mano due candele, seguita dal Pretore, dal Cancelliere, dal Medico, dal Delegato ) Entrate, entrate qua.... Venite appresso a me....

Teresa

(si alza per andarsene, prudentemente.)

Francesca

Grazie, donna Teresa. (Posa le candele sul tavolino.)

Teresa

Eh! Il Signore la benedica! (E, mogia mogia, camminando lenta, se ne va, sempre brontolando:) Requiem aeternam....

Il Pretore

(a Francesca) Chi è?

Francesca

Non ci badate: è la mamma del portinaio.

Il Pretore

Dov'è la suicida?

Francesca

Signor Pretore, io non ne so niente com'è successo! Io non ne so niente!

Il Pretore

(infastidito) Vi domando: dov'è la suicida?

Francesca

Non c'è nessun altro in casa.... E ch'io possa perdere la vista degli occhi se....

Il Pretore

Dov'è la morta, insomma? Come debbo dire?

Francesca

Ah? La morta? Sta là dentro: nella camera da letto.

Il Pretore

Ora cominciamo a intenderci!

Francesca

E queste candele sono proprio per lei. Il Crocifisso ce l'ho già messo. (Con un sospiro) Che ve ne pare, eccellenza? (Dandosi da fare per ficcare le due candele nei candelieri) Il Signore se la sarà ricevuta?

Il Pretore

E lo volete sapere da me! (al Medico) Dottore, giacchè ho avuto il piacere d'acchiapparvi subito, procediamo immediatamente alle formalità. Avrete quindi la cortesia di constatare il decesso e di dare uno sguardo alla suicida per assodare la causa della morte. Non si sa mai!...

Il Medico

Sì, sì, vedrò io di che si tratta. Già, francamente, come medico, veh!, la conoscevo un po' questa signora. Buona donna, ma così strana! Per dire la parola alla moda: così nevrotica!... Forse, il marito... un uomo pregevole, dicono, ma francamente.... Basta! (A Francesca) Di': era malata la tua padrona?

Francesca

Stava meglio di me, eccellenza. Non è morta di malattia; è morta col veleno!

Il Medico

Questo l'ho capito: me l'hai già ripetuto cento volte!

Francesca

E allora?

Il Medico

Va, che sei una sciocca! Francamente! (Al Pretore) Vi precedo. (Esce per la porta della camera da letto.)

Il Pretore

(al Delegato) Voi, signor Delegato, fatemi il favore d'evitare che la casa sia ingombra di curiosi.

Il Delegato

(con sussiego) Non dubitate. (Va all'uscio comune e parla in tono di comando:) Ehi! Guardia Finzi!... Attento alla porta di scala, voi! Se viene gente indiscreta, mandatela al diavolo. Qua non c'è nulla da vedere. Non stiamo a teatro, qua. (Al Pretore) I parenti li facciamo entrare?

Il Pretore

S'intende.

Il Delegato

I reporters dei giornali?

Il Pretore

Ma no! Ma no!

Il Delegato

(alla guardia) Giornalisti, niente!

Il Pretore

(al cancelliere) E voi, Cancelliere, tenetevi pronto.

Il Cancelliere

(si è già seduto alla scrivania, ha cavato dalle saccocce i suoi grandi fogli di carta, un calamaietto tascabile e una penna, che s'è messa sùbito sull'orecchio, e si dispone a scrivere.) Pronto.

Francesca

(ha ficcate le due candele nei candelieri e le ha posate, provvisoriamente, sulla tavola. Ed ora con un fiammifero ne accende una.)

Il Pretore

(a Francesca) A voi.... Lasciate stare le candele, adesso. Date retta a me. Nome, cognome e paternità.

Francesca

Francesca Attanasio fu Giuseppe.

Il Cancelliere

(scrivendo) Di anni?

Francesca

Quarantatrè.

Il Cancelliere

(guardandola) Ma che quarantatrè!

Francesca

Mettetene quarantaquattro.

Il Cancelliere

Ne metto sessanta, io!

Il Pretore

Be', non ci perdiamo in chiacchiere. (A Francesca) Dove siete nata e dove abitate?

Francesca

In casa dei miei padroni abito, e sono nata... un poco qua, un poco là....

Il Pretore

Via, sarete nata a Napoli.

(Il Cancelliere scrive.)

Francesca

Come comanda vostra eccellenza.

Il Pretore

Per istrada, m'avete detto, mi pare....

Francesca

(sta per accendere l'altra candela.)

Il Pretore

(pazientemente, tira a sè Francesca) Per istrada m'avete detto, mi pare, che il marito, il signor Palmieri, è in viaggio....

(Resta accesa una sola candela.)

Francesca

Da tanto tempo!

Il Pretore

... E che doveva arrivare in questi giorni.

Francesca

Credo. Qualche volta il padrone ha detto una cosa e ne ha fatta un'altra, ed è arrivato all'impensata per fare una bella sorpresa alla signora....

Il Cancelliere

(annotando distrattamente) «Per fare una bella sorpresa alla signora».

Il Pretore

Avete detto anche, se non mi sbaglio, che stamane essa vi ha ordinato d'andare a consegnare due lettere.

Francesca

Nossignore: una lettera.

Il Cancelliere

(annotando) «... una lettera».

Il Pretore

A chi?

Francesca

Alla figlia sua, che è in collegio. Io l'ho data al guardaportone del collegio perchè era l'ora della lezione e con la ragazza non si poteva parlare. Bisognava aspettare mezzogiorno. Ih, quante seccature in questi collegi!

Il Cancelliere

(continuando distrattamente ad annotare) «... quante seccature in questi collegi!»

Il Pretore

(al Cancelliere) Don Gustavo, non fate il fonografo! Poi vi dirò io quel che si deve scrivere.

Il Cancelliere

Segnavo, così, qualche appunto; non facevo... quella cosa che credete voi.

Il Pretore

(a Francesca) Quando poi siete tornata a casa....

Francesca

Ah, non me ne parlate, eccellenza! Entrando, ho sentito i lamenti.... Sono corsa e l'ho trovata a terra che faceva come una serpe e, con rispetto parlando, pareva che volesse cacciare anche l'anima dalla bocca. «Aiutami, aiutami, Francesca...» e mi si è attaccata alla gonnella.... Ah, signor Pretore, io mi sono sentita morire peggio di lei, e non so come ho fatto a pigliarmela in collo e a portarla sino al letto!... Voleva parlare quella disgraziata e... (si stringe la gola con una mano) e non poteva.... M'ha detto soltanto: «Mi sono avvelenata». E mi ha detto pure: «Francesca, tu mi sei stata fedele, e io ti lascio la mia veste di seta nera»:... quella nuova. Non trovava requie... si faceva fredda fredda... e m'è morta, così, nelle braccia.... (Scoppia a piangere.)

Il Pretore

Ricordatevi bene. Non ha aggiunto altro?

Francesca

Ah, povera signora mia! Povera signora mia!...

Il Pretore

Andiamo avanti, ora. Piangerete più tardi. Ditemi un'altra cosa....

SCENA II.

LUIGI, FRANCESCA, il CANCELLIERE, il PRETORE, il DELEGATO, poi il MEDICO.

Luigi

(di dentro, come un forsennato) Ma che è accaduto in casa mia? Che è accaduto? Non è possibile! Non è possibile!

Francesca

Uh! Il padrone!... Madonna santa!, che succederà adesso?!

Il Pretore

(rapidamente) Ma la signora lo sapeva che egli arriverebbe proprio oggi....

Francesca

(sincera) Vi direi una bugia.

Luigi

(entra, gridando, con gli occhi stralunati, seguìto da un facchino, che posa a terra, in un canto, due grosse valige e va via.) Noi... Non è possibile!... Non è vero!...

Il Medico

(entra anche lui, accorrendo ai gridi.)

Francesca

(voleva andare incontro al padrone e, vedendolo comparire, si è fermata, senza avere il coraggio di parlare.)

Luigi

(s'arresta, guarda intorno con le pupille dilatate e dopo un istante di silenzio generale, esclama:) Tutta questa gente!... Tutta questa gente!... Che fa in casa mia?... È una congiura contro di me!... Mi si vuol fare impazzire!... (Silenzio. — A Francesca) E tu non dici nulla? Sei tu che l'hai chiamata questa gente?

Il Pretore

(con rispettosa mitezza) Perdoni. Io sono il Pretore, e, sa, trattandosi d'un suicidio, d'un avvelenamento, sono costretto, mio malgrado, a procedere alla prova specifica legale. La povera morta è là....

Luigi

(lo guarda ancora, sospeso. Indi, paurosamente, ripete:) La povera morta!... (E con una intonazione da forsennato, come dianzi, con una intonazione quasi bambinesca, ricomincia:) No!... No!... Perchè avvelenarsi?... Perchè morire?... Per quale ragione?... Non è... non può esser vero!... (E, risoluto, si precipita nella stanza da letto chiamando forte, quasi gridando:) Gilberta! Gilberta! Gilberta!... (Poi si ode, di lontano, la sua voce soffocata e vibrante di terrore) Gilberta!.. Gilberta!...

(Lungo silenzio.)

Il Pretore

Dunque, dottore?...

Il Medico

(che ha in mano un po' di carta ravvolta) Francamente a me pare certo che si sia avvelenata con l'arsenico.... La boccettina del veleno era a terra, frantumata. Io ne ho qui delle schegge (Mostra l'involtino.) Vedremo. Intanto, ho guardato un po' la suicida....

Il Pretore

Ebbene?

Francesca

(va in fondo a parlottare col Delegato.)

Il Medico

Niente di notevole.... A meno che non vi sembri notevole che ella era madre... da quattro o cinque mesi.

Francesca

(ha un movimento di sorpresa spiacevole.)

Il Pretore

Notevole no, ma bisogna tenerne conto. E non fate nessuna riserva?

Il Medico

(con sussiego) Francamente, so quello che dico.

Francesca

Ma, scusate....

Il Medico

(interrompendola) Zitta tu, scioccona!

Il Pretore

(al medico) Allora, preferite scrivere voi stesso il verbale o lo dettate al cancelliere??

Il Medico

Scriva, scriva lui..., francamente; poi firmerò io.

(Si avvicinano al Cancelliere tutti e due, con le spalle rivolte alla porta della stanza da letto.)

(Il Delegato resta in disparte con Francesca.)

Il Pretore

Scrivete, don Gustavo.

Luigi

(con gli occhi infossati, i capelli scompigliati, in un aspetto di desolazione, comparisce e senza avanzarsi, resta muto, come uno scimunito, ad ascoltare.)

Il Medico

(dètta in fretta, a bassa voce) «Constatato il decesso, mi risulta che la signora Gilberta Palmieri si è avvelenata con l'arsenico e che..., dato questo avvelenamento, il suo corpo non presenta nulla di anormale. Mi risulta inoltre....»

Il Cancelliere

Un momento.... (Scrive e fa l'eco:) «anormale».

Il Medico

«Mi risulta inoltre che... che....»

Il Cancelliere

(facendogli un po' la caricatura) «Che... francamente....»

Il Medico

Ma qui non c'entra il il « francamente ». «Mi risulta inoltre che la suicida era... in istato interessante da quattro o cinque mesi, o poco più».

Luigi

(trasalendo con raccapriccio) Lei!

Il Medico e il Pretore

(si voltano.)

Luigi

(si frena subito, e, in un'angoscia mortale, finge di non avere altra emozione che quella prodottagli dal dolore.) Dicevate, dottore, che la mia povera moglie....

Il Medico

Sì, purtroppo, la sventurata, lasciandovi, vi ha portato via anche un figlio....

Luigi

(quasi temendo di tradirsi arrischiando altre interrogazioni) E... ne siete sicuro?

Il Medico

Vi pare! Sicurissimo. Del resto, se lo volete voi, potremo fare ulteriori osservazioni....

Luigi

(di scatto) No! Non le fate.... (Frenandosi di nuovo.) Sarebbero superflue.

Il Pretore

Ed ora, signor Palmieri, io sono proprio dolente d'importunarla in questi momenti: ma il dovere lo esige. Anche lei deve dirci qualche cosa, e se vorrà avere un po' di pazienza....

Luigi

(fremendo) Ma che debbo dire, io? Che pretendete da me?... E perchè delle persone che non mi conoscono e che io non conosco, delle persone estranee alla mia casa, vengono qui a circondarmi? a offendermi? a frugare, a frugare nei segreti della mia famiglia? a frugare nel mio dolore? (Allucinato) Perchè? Perchè? Andate via tutti!... Lasciatemi solo! Per pietà, lasciatemi solo. (Si lascia cadere sopra una seggiola.)

Il Pretore

(dopo una pausa — con cortesia) Si calmi, signore. Noi non siamo qui per frugare... e tanto meno per offenderla. Non comprendo in qual modo abbiamo potuto arrecarle offesa. La sua giusta commozione le crea non so quali fantasmi.... Siamo qui per ragioni d'ufficio: ecco tutto. E anche a lei deve importare che la grave sventura sia chiarita in ogni particolare.... Nondimeno, signore, noi vogliamo rispettare lo stato dell'animo suo. Passeremo di là, in una stanza lontana, per redigere i nostri appunti. E quando avremo finito, ci permetteremo di tornare da lei per riempire qualche lacuna che possa riguardarla. Se ce ne andassimo, saremmo poi obbligati a incomodarla peggio, facendo venir lei oggi stesso in pretura. È persuasa?

Il Medico

(borbottando, al Pretore:) Io non sono abituato a essere trattato così, francamente! Ho fatto quel che dovevo fare, e me ne vado. Buongiorno!

Il Pretore

(al Medico che si avvia per uscire) V'aspetto in pretura, eh? E voi, signor Delegato, se non volete perder tempo, io non vi trattengo. Ma lasciate, vi prego, una guardia alla porta.

Il Delegato

Naturalmente!

(Escono l'uno dopo l'altro il Delegato e il Medico.)

Il Pretore

Andiamo, don Gustavo.

Il Cancelliere

(paziente) Andiamo. (Raccoglie carte e calamaio e si mette sull'orecchio la penna.)

Il Pretore

(a Francesca) Voi, venite con me....

Francesca

Vengo subito.

Luigi

No. Tu resta... se il signor Pretore permette.

(Il Pretore si stringe nelle spalle in atto di condiscendenza cortese.)

Francesca

(con ostentato zelo) Nella camera in fondo, eccellenza, (accennando a destra) troverete l'occorrente per scrivere.

Il Pretore

Va bene, va bene.

(Per la porta a destra escono il Pretore e il Cancelliere )

SCENA III.

LUIGI e FRANCESCA.

Luigi

Francesca....

Francesca

Signore. (Resta indietro.)

Luigi

Fatti avanti.

Francesca

Son qua.

Luigi

Tu, già, non sai niente.

Francesca

Niente.

Luigi

Non sai perchè si è uccisa la tua padrona?...

Francesca

Come posso saperlo io, che sono la serva?

Luigi

(fingendo) Ha avuto forse dei dispiaceri in questi giorni?

Francesca

Dispiaceri? E che dispiaceri? Nessuno.

Luigi

È accaduto qualche cosa a Ida?

Francesca

Alla signorina Ida! Ma che vi pare? Quell'anima di Dio era la gioia della mamma!

Luigi

E da quanto tempo la mamma non era andata a trovarla in collegio?

Francesca

Da domenica. Sicuro! Ogni domenica ci andava. Era il suo primo pensiero.

Luigi

Sicchè, in otto mesi, in otto lunghi mesi ch'io sono stato lontano dalla casa mia, nessun dispiacere, nessun disappunto, nessuna noia.... e tutto è andato bene.

Francesca

Sissignore.

Luigi

E stamattina, prima che la tua padrona si avvelenasse, tu non hai sospettato niente, non ti sei accorta di niente?

Francesca

Eh! se ci fossi stata io in casa.... Chi sa!

Luigi

Tu non c'eri?

Francesca

No che non c'ero.

Luigi

Dov'eri andata?

Francesca

A portare una lettera al collegio.

Luigi

Avrà scritto alla figlia annunziandole il suicidio; e tu le hai portata una tale lettera?!...

Francesca

Che ne sapevo io? Quando scriveva, proprio là, povera signora, l'ho vista con la faccia più tranquilla del solito....

Luigi

E solamente la lettera alla figlia ha scritta? (Pausa) Rispondi!

Francesca

Io poi certamente non potevo andare a vedere i fatti suoi.

Luigi

È giusto! È giusto! Ma... hai detto d'aver consegnato una sola lettera....

Francesca

Nossignore, io non ho detto questo.

Luigi

E quante ne hai consegnate?

Francesca

Una al collegio.... È la verità.

Luigi

Una al collegio?

Francesca

Sissignore.

Luigi

E... e l'altra?... A un parente?

Francesca

Voi stesso lo capite: a un parente.

Luigi

(contenendosi) Ma parla, parla! Perchè bisogna affaticarsi a tirartele di bocca le parole? A quale parente?

Francesca

Al signor Paolo, al vostro socio, che per voi è più che un parente.... Che c'è di male?

Luigi

(là per là ne ha un'impressione mista: il nome del socio non gli desterebbe nessun sospetto se la serva non si fosse imbarazzata. Ripete quasi fra sè:) Che c'è di male! Difatti... che c'è di male?... (Poi, fissando qualche idea nel cervello) Paolo.... (A Francesca) Tu, però, non volevi dirmelo.

Francesca

Io!

Luigi

Non volevi dirmelo.

Francesca

Credevo che....

Luigi

Che credevi? Che credevi?

Francesca

Certe volte la fantasia cammina.... Ma io vi giuro che sono innocente!...

Luigi

(dopo breve silenzio) Non volevi dirmelo.... (Fra sè:) Paolo!...

Francesca

(intimorita, vuole svignarsela) Se mi date licenza, io vado a mettere davanti al letto, almeno per ora, le due candele che ho comprate.... Qua non ce n'era più neanche mezza....

Luigi

(se la fa avvicinare) Senti.

Francesca

Comandate.

Luigi

(sottovoce, minacciosamente) Vattene da questa casa, e non ci rimettere più il piede.

Francesca

E che ho fatto io?... Perchè debbo essere scacciata? Io sono innocente!...

Luigi

Zitta, non gridare.... Io non ti scaccio.... Fingerai d'andartene per volontà tua. Ti pago tre mensili, ma vattene!

Francesca

Quand'è così, me ne vado.

Luigi

(convulso, misteriosamente, cava dal portafogli il danaro e glielo mette nelle mani.) A te.... Prendi.... E via!

Francesca

Ma prima d'andarmene voglio vederla un'altra volta. (Piagnucolando) E poi... m'ha lasciato... due vesti... perchè le fui sempre fedele.... Sono parole sue.... E se mi date il permesso, io me le vado a prendere....

Luigi

Le fosti fedele?... Il compenso è meritato.... Pigliati le vesti, pigliati quello che vuoi.... Ma bada: (sempre sottovoce) tu non parlerai più di lei, non parlerai più di me, con nessuno. Hai capito bene?

Francesca

Sissignore.

Luigi

Va.

Francesca

(entra nella stanza mortuaria.)

SCENA IV.

LUIGI, solo.

(In preda alle smanie più roditrici, volge lo sguardo intorno, rovista nella scrivania, esamina i foglietti, le buste, la carta asciugante. Nel cestino piglia qualche pezzo di carta, lo guarda e mormora:) Nulla.... Nulla.... (Indi, si avvicina al caminetto e vi scorge della carta quasi tutta divorata dalle fiamme) Ah!... (Ne raccoglie un po' e, con uno sforzo di pazienza, cerca di leggere su qualche piccolissimo lembo non interamente incenerito.) Caratteri di lei! (Riflettendo) Lettere restituite e bruciate.... (Riesce a leggere soltanto alcune sillabe) «io... non... sono...» E più nulla! Nulla!... (Guarda qualche altro pezzettino) «se... il... tuo...» (Ripete, riflettendo acutamente e tormentosamente:) «se il tuo...» — «se il tuo».... (Ma non riesce a raccapezzarsi, e, assorto, muove appena il capo come se dicesse ancora tra sè: nulla! nulla!)

SCENA V.

IDA e LUIGI.

Ida

(vestita da collegiale, pallidissima, e con gli occhi pieni di lagrime, resta un momento, non vista dal padre, sotto l'arco della porta comune, quasi temendo di chiamarlo e d'interrogarlo. Poi si decide:) Babbo?...

Luigi

(con un sussulto, si volta sùbito, nascondendo i pezzettini di carta.) Ida!

Ida

(gli si getta fra lo braccia, piangendo dirottamente.) Dunque, è vero? (Si stringono l'uno all'altra. Egli la bacia e la ribacia. — Pausa.)

Luigi

Sì, è vero.

Ida

Ma come? Come?... Come ha potuto far questo?... Papà mio, papà mio, io non voglio perderla, io non voglio vivere senza di lei.... (E piange più convulsamente.)

Luigi

Ida, abbi coraggio, per carità! Pensa che sei tu che devi darne anche a tuo padre... a tuo padre che soffre tormenti atroci....

Ida

Dov'è? Dov'è la mamma mia cara?... Fammela vedere....

Luigi

No, Ida. Tu non potresti resistere....

Ida

Non importa.... Se muoio anch'io, sarà meglio.... Io non voglio vivere senza di lei.... Fammela vedere, te ne scongiuro....

Luigi

No, no, Ida, sii docile.... Tu non la vedrai. (Con energia severa e inconsciente) Io non te lo permetterò!

Ida

(stupita) Ma è possibile?... Vuoi proibirmi di baciarla?... Vuoi proibirmi... di piangere vicino a lei?... Vuoi proibirmi... di dirle tante... tante cose?...

Luigi

È necessario!

Ida

Lasciami andare....

Luigi

(trattenendola) No....

Ida

Dov'è? In quella stanza...?

Luigi

No, no, no!

Ida

Ti prometto che sarò forte.

Luigi

(trattenendola sempre) È inutile!...

Ida

Non vedi che è peggio così?...

Luigi

Ida, te lo chiedo in grazia: obbediscimi!...

Ida

No, papà mio, ti domando perdono, ma non posso obbedirti.... (Svincolandosi, si slancia verso la porta della stanza mortuaria.) Lasciami andare....

Luigi

(mettendosi rapidamente davanti alla porta, con solennità e violenza) Ida, tu non entrerai qui dentro!

Ida

(gli cade ginocchioni ai piedi.) Ah, che supplizio!

(Pausa.)

Luigi

(la solleva e, piano piano, con dolcezza, la trascina lontano.)

Ida

(quasi svenuta) Io non so... non capisco niente.... Perchè mi neghi questo conforto... io non lo capisco....

Luigi

(con amore) Non m'interrogare, figlia mia adorata. Non domandarmi nulla... e rispetta ciecamente... ciò che mi sta qui, nell'anima. Abbi compassione... (gli sgorgano abbondanti ad un tratto le lagrime) abbi compassione di chi ti consacrerà tutta, tutta la vita! (Pausa.) Vieni adesso nella tua cameretta.... Ripòsati un poco.... Piangi, se vuoi..., ma cerca, soltanto, di non pensare. (L'accompagna lentamente, sostenendola.)

Ida

(più col fiato che con la voce) No, non penserò... e aspetterò.

(Escono tutti e due, a sinistra.)

SCENA VI.

FRANCESCA.

(con prudenza fa capolino all'uscio pel quale è uscita, vede che non c'è più nessuno, attraversa la stanza rasentando il muro, e infila la porta comune. S'è messo uno scialle della padrona, e porta sul braccio parecchi abiti di varii colori. Appena varcata la soglia della porta comune, s'incontra con Paolo e vorrebbe impedirgli d'entrare.)

SCENA VII.

FRANCESCA e PAOLO.

Francesca

(sommessamente, in fretta) Che fate qua?! Perchè siete venuto?!

Paolo

(con una strana fisonomia tra di dolore, di stupore e di importanza) E non sei stata tu che mi hai portata a casa la lettera terribile?

Francesca

È arrivato il padrone!

Paolo

(abbassando molto la voce).... Ebbene, è naturale che, essendo lui ancora lontano, quella poveretta abbia scritto a me, ed è anche più naturale che io sia accorso.... Che diamine!

Francesca

Egli sospetta!

Paolo

Sospetta?! Ne sei sicura?

Francesca

Sicurissima!

(Entra Luigi.)

Paolo

(padroneggiandosi immediatamente, si scosta da Francesca e va con espansione verso di lui.) Oh, Luigi! (Gli stende la mano.)

( Francesca sparisce.)

SCENA VIII.

PAOLO e LUIGI.

Luigi

(stringe la mano a Paolo con dimestichezza apparente, che male dissimula il sospetto.) Hai fatto bene a venire.

(Nel dialogo ci sarà la tensione nervosa dell'infingimento scambievole: e i loro sguardi diranno, scambievolmente, più che non dicano le parole.)

Paolo

Comprenderai: ha scritto a me.

Luigi

Lo so.

Paolo

E la fatalità ha voluto ch'io non mi trovassi a casa quando è arrivata la lettera. Da casa me l'hanno mandata allo studio... e senza questo maledetto ritardo... chi sa che non sarei giunto a tempo....

Luigi

Lo strano è questo: per me, neanche una parola!

Paolo

Ti credeva ancora in viaggio.

Luigi

E che spiega ciò? Del resto, io le avevo annunziato che sarei tornato oggi o domani.

Paolo

Non avrà avuto la forza, non avrà avuto il coraggio di scriverti... e... s'è rivolta al tuo amico più intimo, al tuo socio, al tuo....

Luigi

(interrompendolo) Che ti ha scritto?

Paolo

... Poche righe.

Luigi

Cioè?

Paolo

... Che si sentiva tanto infelice, che... che portava con sè nella tomba un segreto, e che... chiedeva perdono a te e a sua figlia. In ultimo... mi raccomandava di starti vicino, di confortarti....

Luigi

Io lo conosco questo segreto.

Paolo

Davvero?

Luigi

Era incinta.

Paolo

(ne ha una scossa nell'anima, comprendendo l'ineluttabilità del sospetto di Luigi) E come lo hai saputo?

Luigi

Un medico lo ha constatato.

Paolo

Lo ha constatato?!

Luigi

(alterando spaventosamente la fisonomia) E inorridisci: non era madre che da quattro o cinque mesi....

Paolo

Oh!

Luigi

(diventando sempre più spaventevole) Dunque, aveva un amante....

Paolo

È orribile!

Luigi

E mentre io andavo in giro lavorando, affaticandomi per la mia famiglia — e nessuno sa meglio di te ciò che ho fatto in otto mesi di viaggio, — c'era qui qualcuno, c'era qui un malfattore, che me la distruggeva!

Paolo

È orribile!

Luigi

Sì, è orribile! — e questo malfattore, Paolo, bisogna trovarlo (Pausa.) (Poi, recisamente) Paolo. tu devi aiutarmi a trovarlo. (Quasi all'orecchio di lui) E sai perchè devi aiutarmi?

Paolo

Perchè... perchè hai in me un tuo fratello,... perchè io so comprenderti, perchè io so secondarti e, anche, all'occasione, saprei frenare i tuoi nervi... che sono già così giustamente eccitati....

Luigi

Ecco, ecco, ecco: questa è la ragione. Benissimo! (Pausa.) Vedi, Paolo mio, la causa del suicidio dev'essere certamente connessa alla colpa di lei, al suo amore infame. Sicchè, nei pochi documenti che ella ci ha lasciati, noi dobbiamo cercare qualche cosa. Non ti pare? Dobbiamo cercare, per lo meno, un indizio. I pochi documenti sono: una lettera scritta a sua figlia e un'altra scritta a te. Cominciamo da questa.

Paolo

(allibisce) Da questa?

Luigi

Leggiamola insieme. Dammela.

Paolo

(con voce tremante) Non posso... non l'ho con me... l'ho lasciata a casa....

Luigi

Non puoi averla lasciata a casa, perchè ti è pervenuta allo studio, e tu dallo studio sei corso direttamente qui. Dammela.

Paolo

Ma a quale scopo dovrei mentire?

Luigi

Non lo so. Dammela.

Paolo

T'assicuro che non l'ho.... Anzi... per dirti la verità, ti confesso che l'ho distrutta.... Sì... l'ho bruciata.... Avrò fatto male, ma, che vuoi?, ho obbedito a un impulso, di cui, in questo momento, io stesso non so rendermi conto.

Luigi

(incalzante) Paolo, una lettera come quella non si distrugge, non si brucia — e tu non l'hai bruciala! (Minaccioso) Dammela!

Paolo

Credimi, Luigi, e non insistere....

Luigi

Dammela, perdio!, (con violenza gli afferra la giacca come per sbottonarla) o io te la strappo a forza....

Paolo

(incrociando, disperatamente, gelosamente, le mani sul petto) Luigi, che fai?!

Luigi

(indietreggiando sùbito) Niente. (Pausa.) Il possesso di una lettera ricevuta è sacro.... E io lo rispetterò; oh! non aver paura, lo rispetterò... tanto più che oramai non ho null'altro da sapere. (Si guarda attorno e poi gli si accosta molto dappresso e con voce bassa e tremenda gli dice:) Il malfattore sei tu! Sì, tu, tu!

Paolo

No, Luigi....

Luigi

Un malfattore calmo, paziente, raffinato, un malfattore pieno di premeditazioni, visto che hai dovuto rodere a poco a poco non soltanto i vincoli della moglie, ma anche quelli della madre. Sei stato grande!... Quella madre amava tanto la sua figliuola che aveva giurato di concentrare in lei tutto l'amore, tutti i doveri e tutti i diritti della maternità. Viveva con me come una compagna — capisci! — come un'amica, e insieme, tutti e due, sacrificavamo a questa figlia persino l'abbraccio coniugale.... Ebbene, tu, tu sei riuscito a farle tradire il marito...; meglio, meglio ancora: sei riuscito a farle tradire la figlia! Malfattore sublime!

Paolo

Ma le prove? le prove?

Luigi

Ti denunzii tu stesso e non te ne accorgi.

Paolo

Io ti proverò... invece... che i tuoi sospetti sono ingiusti....

Luigi

E come? Parla! Difenditi! Difenditi! Come ti difendi?

Paolo

Non potevo avere relazione con tua moglie... se già da un pezzo... mi sono fidanzato e non aspettavo che te per il mio matrimonio.

Luigi

Ah! finalmente mi hai detto il resto! (Poi con estrema desolazione) Il tuo matrimonio! M'hai detta la vera causa della catastrofe.... Dio! Dio! M'ero fatto almeno l'illusione che il pentimento o il rimorso o, che so?, la vergogna del peccato flagrante l'avessero spinta al suicidio.... Ma no! Nemmeno una così triste illusione m'è permessa! È evidente che all'annunzio del mio arrivo ella ha risoluto di morire soltanto perchè aveva perduta ogni speranza di riaverti... e che non si sarebbe uccisa se tu non ti fossi fidanzato, se tu non l'avessi abbandonata.... Nella vita di questa donna, pel suo corpo e pel suo spirito, io non ero più nulla: — tutto eri tu! (Pausa.) (È affranto, straziato, raccapricciato.) Ed ora? (Spalanca gli occhi orribilmente.) Vendicarmi! Vendicarmi su chi?... Su te!... È naturale: su te! Io potrei... sicuro... potrei ammazzarti.... Io potrei ammazzarti così!... (Gli si avventa addosso come per strangolarlo....)

Paolo

Ammazzami se vuoi, e sarà, pure per me, la soluzione migliore!

Luigi

(alle parole di Paolo, resta paralizzato e quindi con un veggente terrore riflette:) Sì.... e poi?... La giustizia mi assolverebbe, è vero. Tutti mi assolverebbero...; ma la mia povera casa sarebbe la casa del delitto, dopo essere stata la casa dell'adulterio. Mi assolverebbero...: ma io sarei sempre per essi un omicida e una persona ridicola.... E mia figlia?... Mia figlia?... Oh! la testa! la testa!... Sento d'impazzire.... Che debbo fare io? Che debbo fare? Che debbo fare?... Mia figlia! Io le ho impedito di vedere sua madre morta!... Perchè aprire io stesso la sua mente al sospetto, se è per lei che non voglio lo scandalo, se è per lei, proprio per lei, soprattutto per lei, che non voglio essere un omicida? Perchè glie l'ho impedito?... (Con sovreccitazione morbosa quasi discute con Paolo.) No!... No, no, no! Essa deve ignorare ogni cosa. Deve ignorare che suo padre fu tradito, fu offeso; deve ignorare ch'egli ebbe il diritto d'uccidere un altro uomo...: e deve ignorare, specialmente, indispensabilmente, CHI FU E CHE FECE sua madre.... (Lugubre e risoluto) E sarà così. Una madre non può essere sostituita che dall'adorazione della sua memoria. Ella fu perversa? Che importa! Se ne inventa un'altra, se ne falsifica la memoria, come si falsifica tutto!... Sarà così! Tanto, quella donna, morta e seppellita, saprà mentire anche meglio!... (Pausa.) (Biecamente confidenziale, si avvicina a Paolo.) — Le avevi restituite tutte le sue lettere?

Paolo

Tutte.

Luigi

E l'ultima? Quella che hai indosso? (Lo guarda intensamente, suggestivamente.)

Paolo

(non sa più sottrarsi alla volontà di lui, e, come se obbedisse a una forza superiore, cava di tasca la lettera e, pur chiedendogli con gli occhi il permesso pietoso di non dargliela, quasi gliela porge.) È questa.

Luigi

(vorrebbe impossessarsene; ma ne ha un senso di repugnanza.) No... non voglio... non posso ancora. — Le lettere tue, te le aveva restituite?

Paolo

(lo sguardo basso, la voce fioca) M'aveva appunto... scritto di venirmele a prendere.

Luigi

Sai dove trovarle?

Paolo

Sì: nella sua stanza.

Luigi

Va. — Cercale.

Paolo

(rabbrividisce ed esita.)

Luigi

(imperiosamente) Cercale!

Paolo

(si avvia. — Innanzi alla porta della stanza mortuaria, s'arresta, trattenuto dal ribrezzo, dalla paura. Indi, con uno sforzo, varca la soglia.)

Luigi

(lo ha guardato con una intima compiacenza vendicativa, ed ora, aspettandolo, fremendo, livido come uno spettro, lo spia presso la porta. Quando Paolo sta per rientrare, si allontana.)

Paolo

(entra con in mano un piccolo pacchetto e la lettera che già aveva cavata di tasca. Sul suo viso è l'impressione orrenda dello spettacolo che è stato costretto a vedere.) Ecco.

Luigi

(vincendo la repugnanza, piglia il pacchetto e la lettera.) Qua, tutto. (Accosta l'una e l'altro alla fiammella della candela che è sulla tavola; toglie i giornali dal vassoio, e in esso lascia cadere la carta che brucia. — A Paolo) Ed ora, sentimi bene. (Invaso dall'idea fissa della finzione) Davanti al mondo e a quell'anima innocente, noi continueremo a essere amici, continueremo a essere fratelli. Intendi?

Paolo

Sì.

Luigi

L'infamia commessa da te e da sua madre unirà noi due, per sempre, nel mistero, nell'odio.... La società commerciale che ci lega, rinforzata da quest'altro contratto, diventerà più solida... più fiorente... più rigogliosa.... E (solennemente) su tutto ciò che è accaduto, — silenzio! Intendi?

Paolo

Sì.

Luigi

Non sei contento, dunque? Sarai il mio complice... come se si trattasse d'un delitto. Il mio complice!... Gioisci! Perchè non gioisci?... Sono io, sono io che ho bisogno di te! (Silenzio. Guarda le fiamme che si raccorciano e muoiono). È fatto! Non c'è più nulla. (Raccoglie la cenere e la getta nel caminetto.) Così, tutto si aggiusta facilmente.... Lo vedi?... A lei, la morte; ai documenti, le fiamme;... al pretore che aspetta, la menzogna; a tutti la menzogna di tutti... ed ecco liquidata la mostruosità!... (Sghignazzando) Ah! Ah! Ah! Ah! Abbiamo salvato il decoro, la pace, la felicità, la pelle, l'onore, e, via, conveniamone, anche gli affari!... E adesso, la commedia comincia. Sta a vedere.

Paolo

(si accascia sulla seggiola presso la scrivania, con la testa fra le mani.)

Luigi

(con falsa energia esce un istante per la porta a sinistra chiamando:) Ida, Ida.... Figlia mia....

SCENA IX.

Il PRETORE, il CANCELLIERE, PAOLO, LUIGI, IDA.

Il Pretore

(di dentro) È permesso? (Poi, più forte) È permesso?....

Paolo

(scuotendosi) Avanti.

(Rientrano, con riservatezza, il Pretore e il Cancelliere, mentre Ida, singhiozzando, e Luigi, cingendole la vita con un braccio, quasi sostenendola, attraversano la stanza lentamente.)

Luigi

(parlandole con grande tenerezza) Va, va, figlia mia.... Perdona tuo padre.... Ero pazzo, sai, ero pazzo.... Non sapevo quello che dicevo.... Ero pazzo.... Dimentica le mie stranezze.... Va a piangere... va a pregare vicino al letto di mamma tua.... Va a dirle tutto quello che vuoi.... (L'accompagna così fino alla porta della camera mortuaria.)

Paolo

(guarda sott'occhi.)

Ida

Vieni tu pure....

Luigi

Sì... sì... ci vengo.... (La bacia.)

Il Pretore

(con molta mitezza) Signor Palmieri, vorrei almeno, per oggi, chiederle qualche schiarimento, salvo poi ad invitarla in altro giorno a dare formale dichiarazione.

Ida

(annichilita nella commozione, resta, inerte, piangendo dirottamente, aspettando, con la fronte appoggiata allo stipite della porta.)

Luigi

Dica, dica.

(Il Cancelliere, con in mano il calamaio e sull'orecchio la penna, siede presso la tavola rotonda, preparandosi di nuovo a scrivere.)

Paolo

(levandosi, perplesso) Io... me ne vado, Luigi.

Luigi

No, Paolo, fammi il favore... resta ancora un poco.... Potrò aver bisogno di te....

Paolo

(ricade sulla sedia.)

Luigi

(al Pretore) Dica.

Il Pretore

Anzitutto, dovrebbe favorirmi questo particolare. Quanto tempo, lei, signor Palmieri, è stato lontano da Napoli?

Luigi

Ah?... quanto tempo... sono stato...? Paolo, abbi pazienza: ho la testa vuota.... Ricordami tu.... L'ultima volta partii... partii.... (Vibratamente) Ricordami!..

Paolo

(lo fissa e intuisce che Luigi, ignorando la data della colpa, non può formulare da sè questa menzogna con cui dovrà essere giustificata la gravidanza della morta. Intende il proprio cómpito e balbetta:) Mi pare... quattro mesi fa...

Luigi

Quattro mesi fa.... Precisamente, precisamente!

Il Pretore

Dunque, Cancelliere, scrivete dove abbiamo lasciato in bianco....

Il Cancelliere

(scrivendo, ripete:) «Ritornando dopo quattro mesi di viaggio»... eccetera, eccetera, eccetera.

Il Pretore

Ma che «eccetera eccetera!» Ripetete tutti gli appunti che riguardano Luigi Palmieri. Fateglieli sentir bene.

Il Cancelliere

(paziente) Glie li faccio sentir bene. (Martellando e scandendo le parole) «Ritornando — dopo — quattro mesi — di viaggio — il signor — Luigi Palmieri — ha trovata — ....»

(Sipario.)

Fine del dramma.

Avvertenza: La calata del sipario deve essere rapida e tagliare l'ultima parola del Cancelliere.