MATERNITÀ
Dramma in quattro atti.
Rappresentato per la prima volta dalla Compagnia Tina Di Lorenzo — Flavio Andò al teatro Manzoni di Milano nel febbraio del 1903.
PERSONAGGI:
- La marchesa Claudia di Montefranco
- Il marchese Alfredo di Montefranco
- Maurizio Dorini
- Il duca di Vigena
- Rosalia
- Teresa
- Suor Filomena
- Olghina
- Filippo
- Decio , domestico di Maurizio Dorini
- Un servo del marchese di Montefranco
- Tre bimbi
A Napoli, e presso Napoli.
ATTO PRIMO.
Un salotto da celibe in casa di Maurizio Dorini. — Una porta in fondo. Una porta laterale. — Una finestra. — Alla porta in fondo, una pesante portiera a guisa di cortina.
SCENA I.
OLGHINA, DECIO, la voce di MAURIZIO.
Olghina
(entra dalla porta laterale con in capo il cappello, infilando le maniche dell'abito. Apre la finestra. Respira giocondamente.) Ah! Che bella giornata! (Tocca il bottone del campanello elettrico.)
La voce di Maurizio
Non fare complimenti, Olghina. Comanda quello che vuoi.
Olghina
Non faccio complimenti, grazie!
Decio
(entra dal fondo e si avvicina a lei.) Caffè nero? Caffè e latte? Cioccolata? Tè? Burro? Confettura?
Olghina
(timida) Del caffè e latte e del burro.
Decio
(esce.)
Olghina
(siede presso un tavolino e aspetta.)
La voce di Maurizio
Olghina, hai dimenticato i guanti.
Olghina
Portameli tu, se hai fatto il tuo bagno. Mi manderesti via senza salutarmi?
La voce di Maurizio
No, cara. Mi vesto e vengo.
Decio
(ritorna. Porta e mette sul tavolino un vassoio con tutto l'occorrente.) Faccio io?
Olghina
Fate voi.
Decio
(servendo) Basta zucchero?
Olghina
Basta.
Decio
Basta latte?
Olghina
Basta.
Decio
Basta caffè?
Olghina
Basta.
Decio
(indicando) Basta pane e burro?
Olghina
Sì, basta.
Decio
Tutto a discrezione. Questi sono gli ordini che ho ricevuti.
Olghina
(cerimoniosa) Troppa cortesia!..... (Chiamando) Maurizio!
La voce di Maurizio
Amore mio!
Olghina
E tu, non pigli niente?
La voce di Maurizio
A quest'ora, mai. Sarebbe come un veleno per il mio stomaco.
Decio
(sottovoce) Fa colazione ogni giorno alle dodici precise. E alle dodici meno un minuto beve un bicchierino di aperitivo. Questa è la regola. Ah, lui è un orologio! Vi ci troverete benissimo. Tutto sta a capire le sue abitudini. Io mi ci trovo bene, perchè le ho capite. È vero che una cosa è fare il domestico e un'altra è fare... quello che fate voi. Ma siamo pagati tutti e due, e, se non lo accontentiamo...
Olghina
Io spero di accontentarlo. È così buono!
Decio
(confidenzialmente) E poi le tratta ottimamente le donne. Nessuna si è mai lamentata.
Olghina
Ne cambia spesso?
Decio
No.
Olghina
Si vede che è molto delicato.
Decio
Le tratta, vi dico, come se fossero sua moglie.
Olghina
Difatti. Stanotte mi è parso proprio che avevo un marito. Ho potuto dormire tranquillamente.
Decio
E quando ci si dorme sopra.... tutto va bene.
La voce di Maurizio
Decio! Decio! Prepara i manubri.
Decio
(da un angolo della camera, prende i manubri, li porta nel mezzo e li spolvera.)
Olghina
A che servono?
Decio
Fa la ginnastica per riscaldarsi.
SCENA II.
MAURIZIO, OLGHINA e DECIO.
Maurizio
(entra dalla porta laterale fregandosi le mani. Cava di tasca un paio di guanti e li porge a Olghina.) I tuoi guanti.
Olghina
Come sei gentile!
Maurizio
Chi è che ha aperto quella finestra?
Olghina
Io.
Maurizio
(rabbrividendo) No, bambina! Non lo fare più. Dopo il bagno freddo, una finestra spalancata è la morte. Chiudi, Decio! Chiudi.
Decio
(esegue).
Olghina
Scusami. Non sapevo.
Maurizio
(cominciando le sue esercitazioni con i manubri) Mi permetti, eh?
Olghina
(bevendo l'ultimo sorso) Ti prego.
Maurizio
Ho dei brividi addosso e bisogna che affretti la reazione, altrimenti mi busco un malanno. Già, è così: se non dormo le mie otto ore di sèguito, resto sconcertato. Sbarazza, Decio.
Decio
(a Olghina) Basta zucchero? Basta caffè? Basta latte? Basta pane e burro?
Olghina
Non desidero altro. Sbarazzate.
Decio
(esegue.)
Maurizio
(a Decio che sta per uscire) Ehi! Alle dodici...
Decio
Colazione.
Maurizio
Alle dodici meno un minuto...
Decio
Aperitivo. (Via dal fondo.)
(Un silenzio.)
Maurizio
(è tutto intento alle esercitazioni ginnastiche.)
Olghina
Ne hai per un pezzo?
Maurizio
Ancora un poco. Ma tu parla pure.
Olghina
Volevo domandarti...
Maurizio
Domanda, cara.
Olghina
Sei stato contento di me?
Maurizio
Diamine! Sono io che ti ho scelta. Sono io che ti ho pregata.
Olghina
Temevo che...
Maurizio
Ma no.
Olghina
Hai detto di non aver dormito abbastanza.
Maurizio
Su questo, ci accomoderemo.
Olghina
Certo.
Maurizio
La cosa che m'impensierisce un pochino è un'altra.
Olghina
Dimmela subito.
Maurizio
Noi non ci vediamo che tre volte la settimana...
Olghina
L'hai voluto tu.
Maurizio
E così dev'essere. Per chi tocca la quarantina... la salute prima di tutto.
Olghina
E dunque?
Maurizio
Ma quando tu non sei occupata con me, probabilmente... non starai in ozio.
Olghina
Sei geloso?
Maurizio
Neanche per sogno. Senonchè, io vorrei sapere chi è... il mio collega. Con certe cose, non si scherza.
Olghina
Quando avrò la proposta di qualche altro, te ne informerò. E se egli non ti garba, non ne farò niente.
Maurizio
Questo significa essere una ragazza a modo.
Olghina
Ma se è di tuo gusto, io concludo.
Maurizio
Perfettamente!
Olghina
Però... pensavo...
Maurizio
Tu pensavi? È un bel fenomeno!
Olghina
Mettiamo che sarete in due.
Maurizio
Mettiamo che saremo in due.
Olghina
Potrà darsi il caso che io....
Maurizio
Che tu?...
Olghina
(con reticenza) Lo dicono tutti che somiglio a mia madre quando era giovane!
Maurizio
Brava!
Olghina
Mia madre, alla mia età,... cominciò a far figliuoli.
Maurizio
(lasciando d'un colpo i manubri, che cascano rumorosamente) Eh?!
Olghina
Se ne faccio uno io, chi sarà il padre?
Maurizio
Nessuno!
Olghina
Come nessuno?!
Maurizio
Ma che idee malinconiche adesso ti passano per la mente? Mi sentivo meglio, ed ecco che il sangue mi è affluito alla testa. Avrò l'emicrania tutta la giornata.
Olghina
No, non temere. Io non sarei una di quelle che, col pretesto dei bimbi, si aggrappano agli uomini e diventano un empiastro. Non te ne darei mai dei fastidi.
(Pausa.)
Maurizio
(preoccupato) Non è questione di fastidi. (Mettendo a posto i manubri) Ciò che hai detto, bambina mia, è più serio che tu non creda, perchè, in sostanza, se quel caso si desse, non ci sarebbe nemmeno da seguire... l'impulso della propria coscienza! La paternità è un fatto così elastico, così indeterminabile!... Come diavolo si potrebbe appurare la verità?
Olghina
Appunto. Hai ragione tu... Nessuno sarebbe il padre.
Maurizio
Senti: visto che ci sono di queste probabilità, lasciamo andare. Meglio non vederci più.
Olghina
Sei cattivo!
Maurizio
Se fossi cattivo, farei il comodo mio! Invece, no. Io mi conosco. Con un tale pensiero nella testa, io non vivrei più in pace. Ne piglierei una malattia. Senza dire poi che diventerei... inabile a qualunque pratica galante! No no! Non ci dobbiamo più vedere.
Olghina
Io mi ci sono affezionata a te.
Maurizio
Di già?!
Olghina
Stiamo insieme da undici ore.
Maurizio
Hai l'affetto galoppante!
Olghina
E non voglio finirla. Tu mi tratti bene. Mi tratti come una signora.... come una moglie... Sei contento di me.... E piuttosto che finirla, preferisco di non prendere nessun altro.
Maurizio
Io ti ringrazio del gentile pensiero, ma con questo non si rimedia che in parte.
Olghina
Al resto provvedo io.
Maurizio
(con bontà) A che cosa vuoi provvedere, tu?
Olghina
(dopo un istante di riflessione, con un po' di tristezza, decide) Allora... te lo prometto: cercherò... di non fare come mia madre.
Maurizio
Ora sì che possiamo intenderci. Sei veramente una ragazza garbata. Qui, qui, un bacetto, e a rivederci.
Olghina
(gli dà un bacio.) A domani sera?
Maurizio
A domani sera, carina.
Olghina
(esce dal fondo.)
Maurizio
(toccandosi le tempie) Ahi, ahi, ahi! L'emicrania!... Un poco di riposo mi gioverà. (Si stende sopra il canapè.)
SCENA III.
MAURIZIO, DECIO, DONNA CLAUDIA.
Decio
(entra lemme lemme con la sua aria stupida.)
Maurizio
Non disturbarmi, Decio. Ho l'emicrania. Finchè non viene il marchese di Montefranco, lasciami riposare.
Decio
Non posso. Di là, ce n'è un'altra.
Maurizio
Ce n'è un'altra!?
Decio
Un'altra donna. Per un punto non si sono incontrate tutte e due!
Maurizio
E chi è?
Decio
Non ha voluto dire il suo nome. Io intendevo di rimandarla, perchè sapevo che.... essendoci stata quella lì... non c'era più speranza... di niente. Ma ha insistito.
Maurizio
Che aspetto ha?
Decio
Buono.
Maurizio
Che vuol dire buono?
Decio
Belloccia... elegante...
Maurizio
Una cocotte?
Decio
(filosoficamente) Chi lo sa! Le cocottes dalle signore io non le ho mai saputo distinguere.
Maurizio
Giacchè ti sei preso l'incarico di annunziarla, la devo ricevere per forza. Falla passare.
Decio
(via.)
Maurizio
(tra sè) Santo cielo! Chi è che viene a seccarmi a quest'ora?
Claudia
(entra dal fondo.)
Maurizio
(scatta in piedi in un sussulto di meraviglia.) Voi, marchesa!
Claudia
Vi sembra strano che io vi faccia una visita?
Maurizio
(confuso) Non lo nego... Mi sembra stranissimo... Io non ho mai sperato d'avere questo onore... E poi... alle undici del mattino... Non so... Non intendo... E vi chiedo perdono, marchesa... della mia... delle mie... dei miei...
Claudia
Dei vostri?...
Maurizio
No:... del mio imbarazzo, ecco. Accomodatevi, vi prego. Accomodatevi... Io sono mortificato di dovervi ricevere in questo disordine, in questo piccolo salotto... Se l'avessi saputo...
Claudia
L'avreste fatto ingrandire?
Maurizio
Sì!... cioè... forse... Scusatemi, marchesa, io sono emozionato!
Claudia
Ma non c'è di che. Calmatevi. Prendete fiato.
Maurizio
Non vi è accaduto nulla di grave?
Claudia
Nulla, nulla. Non vedete che sono sorridente?
Maurizio
Lo vedo. Siete molto sorridente. E allora... io non mi spiego la vostra... preziosa... inaspettata... inverosimile presenza in casa mia. Certo, io sono un vostro antico e devoto servo, sono l'amico più intimo di vostro marito, ma sono anche...
Claudia
Uno scapolo.
Maurizio
Uno scapolo. È la verità.
Claudia
E una signora che alle undici del mattino bussa alla porta di uno scapolo è una signora... Aiutatemi a dire...
Maurizio
Dite, dite voi.
Claudia
È una signora... piuttosto bizzarra.
Maurizio
E piuttosto imprudente, mi permetterei di aggiungere.
Claudia
Aggiungete senza cerimonie.
Maurizio
Imprudente, intendiamoci, dal punto di vista delle convenienze sociali. La marchesa di Montefranco è tale donna da costringere al rispetto i più audaci; e io sono tale uomo da rispettare...
Claudia
... anche le signore che vengono a vedervi alle undici del mattino?
Maurizio
Marchesa... una donna come voi è rispettabile a tutte le ore!
Claudia
Resta a sapere se a tutte le ore è rispettoso un uomo come voi.
Maurizio
Certamente.
Claudia
Mi fa piacere di apprenderlo. E poichè avete di me e di voi questa magnifica opinione, io ne profitto e vi chiedo un po' di ospitalità. (Siede.)
Maurizio
(sempre più confuso) Voi, marchesa di Montefranco, chiedete ospitalità a questo misero mortale?
Claudia
Vorreste... indorare la pillola della paura.
Maurizio
Io non indoro niente.
Claudia
Ma che avete paura si vede ad occhio nudo.
Maurizio
Tutt'altro! Soltanto, io supplico la vostra cortesia di non tacermi più oltre il motivo per cui vi degnate di chiedermi ospitalità.
Claudia
Se io fossi nei vostri panni, la concederei sùbito e illimitatamente. (Con grazia umoristica) È vero che voi siete rispettoso e io sono rispettabile; ma la rispettabilità d'una donna non è che un pallone di carta. Un vento lo dirige di là, un altro lo dirige di qua... Poi, a un tratto, si brucia in aria o si sgonfia e... cade dove meno lo credete.
Maurizio
(sudando freddo e impappinandosi) Marchesa!...
Claudia
Dio buono, non vi turbate di nuovo. Vi pare forse che la caduta sia imminente?
Maurizio
Marchesa!...
Claudia
Parola d'onore, se tutti i mariti avessero degli amici intimi come voi, le povere mogli mi farebbero pietà! Ma rassicuratevi. Il pallone di carta è ancora gonfio. È ancora su. Non sono qui per offrirvi la mia mano... sinistra.
Maurizio
Ne ho la profonda convinzione.
Claudia
Io sono qui, a quest'ora, esclusivamente perchè so che a quest'ora, di solito, ci viene mio marito.
Maurizio
E appunto perciò mi par di essere sui carboni ardenti. È indiscutibile che se egli vi trova in casa mia, sarà un fatto orribile! Io non saprò come regolarmi, non saprò come salvarvi....
Claudia
Siete d'una inesperienza commovente! Quando verrà lui, io mi nasconderò. Si capisce.
Maurizio
Vi nasconderete?!
Claudia
E ascolterò, dalla prima all'ultima parola, la vostra conversazione.
Maurizio
(cominciando a raccapezzarsi) Ah!... Questo è il vostro progetto?
Claudia
Voi siete il confidente di mio marito. Egli è con voi come con un fratello. Vi racconta tutto. Vi fa i suoi sfoghi. Vi rivela quel che pensa, quel che sente, quel che desidera, quel che vuole, quel che gli passa pel capo anche fugacemente, quel che per la pigrizia della sua coscienza non rivelerebbe forse neppure a sè stesso; ed io, nascondendomi dietro un uscio di casa vostra quando egli è qui, apprenderò tutto ciò che non potrei apprendere altrimenti. Nè più, nè meno. Che ve ne pare?
Maurizio
Un agguato!
Claudia
Un po' di fotografia istantanea che una moglie applica al cervello di suo marito. Il congegno è nuovo, semplice, carino, e di successo sicuro.
Maurizio
Ci vorrebbe poco a guastarlo, per altro.
Claudia
Lo so. Basterebbe che avvertiste in tempo il vostro amico, dicendogli: «Attento che tua moglie è qui; è dietro quell'uscio, ti ascolta...» Ma voi non glielo direte.
Maurizio
Io glielo dirò!
Claudia
E avrete poi il modo di provare positivamente che la mia venuta in casa vostra non sia stata un'imprudenza di amante? La vostra denunzia parrebbe un espediente trovato con soverchia furberia per iscansare l'eventuale pericolo della scoperta; e ogni sforzo per dimostrargli la verità parrebbe, viceversa, artificio e menzogna. Voi compromettereste me, io comprometterei voi, e tutt'e due comprometteremmo lui. E vi avverto che ci metterei tutta la mia buona volontà a compromettervi per vendicarmi della vostra denunzia.
Maurizio
Sicchè?
Claudia
O passare per il mio amante senza esserlo e subire tutte le conseguenze della compromissione, o rassegnarvi, almeno per una volta, a essere più amico mio che di mio marito.
Maurizio
O la borsa o la vita?!
Claudia
Precisamente.
Maurizio
Ma passare per il vostro amante... senza nemmeno esserlo, sarebbe d'una gravità eccezionale!
Claudia
Pettegolezzi, responsabilità, duelli, processi! E, per giunta, una figura alquanto odiosa al cospetto della società...
Maurizio
Alquanto ridicola al cospetto mio!
Claudia
Scegliete.
Maurizio
Sarò il vostro complice, marchesa!
Claudia
E farete una buona azione.
Maurizio
(tentando ancora di cavarsi d'impaccio) Credo, nondimeno, che la mia complicità non approderà a niente. La vostra fantasia di moglie diffidente immagina chi sa quali conversazioni sovversive fra me e lui. Sì, di tanto in tanto, è possibile che egli mi faccia delle confidenze, che mi chieda o mi dia dei consigli, che mi apra l'animo suo; ma dai nostri colloqui non vengono mai fuori rivelazioni o indizi di cui voi, che avete molto spirito e poche rosee illusioni, vi potreste meravigliare o dolere. D'altronde, stamane egli potrebbe parlarmi di cavalli, di automobili, dei sospetti che desta al baccarat la vena di Mario Gorlini; potrebbe parlarmi, non so, di tutto, fuorchè di ciò che v'interessa, fuorchè di ciò che è oggetto dei vostri dubbi: e in tal caso io avrei tradito l'amicizia senza neanche la soddisfazione d'avervi reso un servigio. Via, marchesa, rinunziate.
Claudia
Mio carissimo amico di mio marito, se i miei calcoli non sono sbagliati, egli, stamane, non vi parlerà nè di cavalli, nè di automobili, nè di baccarat. Vedrete. L'uomo più scaltro è sempre un po' un fantoccio nelle mani d'una donna, sia pur essa la più ingenua. Io non sono ingenua, e mio marito non è scaltro. È convinto di esserlo, ma non lo è. Confondere lo scetticismo con la scaltrezza è un errore. Io ho dato la corda al mio fantoccio, e, per oggi, egli non vi parlerà di cose futili. Del resto, gliel'ho data senza nessuna maligna premeditazione. Ho compiuto, anzi, un mio dovere, annunziandogli un fatto molto serio e, per me, anche molto bello! Il suo contegno mi ha paralizzata. Ho sentito il bisogno di conoscere tutto il suo pensiero. Ne ho sentito il diritto. Tra breve, lo conoscerò. E non c'è altro.
Maurizio
Tutto questo, marchesa, è d'una solennità che m'impensierisce, che mi sconvolge.
Claudia
Io vi assicuro, mio buon Maurizio, che, mentre vi parlo, nessuna donna è più felice di me.
Maurizio
Io parteciperei volentieri alla vostra felicità se mi fosse consentito di non trovarmi qui, vicino a voi.
Claudia
Credete dunque proprio che stia per cascare il mondo?
Maurizio
Il mondo, no; ma una tegola sul mio capo, sì. Io ne ho il presentimento.
Claudia
(alzandosi) Guardatemi in faccia e avrete invece il presentimento più lieto che si possa avere.
Maurizio
Ma è permesso almeno di saper la ragione della vostra insuperabile felicità?
Claudia
(con gli occhi pieni di luce) Una ragione grande grande grande!
Maurizio
Che non volete dirmi?
Claudia
Ve la dirà lui, non dubitate.
Maurizio
(sobbalzando) A proposito!... Egli può capitarci addosso da un momento all'altro. Entra, spesso, senza farsi annunziare. Per carità, marchesa, non ci lasciamo sorprendere! Avete definitivamente deciso di aspettarlo?
Claudia
Ne dubitate ancora?
Maurizio
Ebbene, se siete irremovibile, nascondetevi subito, e che Dio mi protegga!
Claudia
... Dove mi nasconderò?
Maurizio
(indicando l'uscio laterale) Qui, qui...
Claudia
(prima di aprire, maliziosamente) Che camera è questa?
Maurizio
(imbarazzatissimo) Marchesa, è la mia camera... da letto. Ne sono dolente, ma è così. È la sola che sia attigua al mio salotto.
Claudia
Meglio! È la camera più compromettente. Ciò mi garantisce la vostra complicità. (Apre. Guarda.) Camera da letto, per due?
Maurizio
Io... di notte... ho l'abitudine di...
Claudia
Di raddoppiarvi?
Maurizio
Press'a poco, marchesa.
Claudia
Meraviglioso!
Maurizio
Mah!
Claudia
(uscendo) Vi raccomando, Maurizio. Lasciatelo parlare.
Maurizio
Io ne piglio una malattia!
Claudia
(chiude.)
SCENA IV.
MAURIZIO, DECIO, indi ALFREDO.
Maurizio
(in grande orgasmo, tocca, due, tre, quattro volte urgentemente, il bottone del campanello elettrico.)
Decio
(entrando, assume il suo aspetto di servo esperto.)
Maurizio
Decio..., la signora di poco fa se n'è andata.
Decio
Diciamo così, la seconda signora.
Maurizio
La seconda signora.
Decio
Io, non l'ho vista uscire.
Maurizio
Perchè sei uno stordito. (Martellando le parole) Se ne è andata!
Decio
(ride) Eh eh eh!
Maurizio
Non ridere quando ti do degli ordini.
Decio
Se ne è andata.
Maurizio
Se viene il marchese di Montefranco, può entrare liberamente come al solito.
Decio
Il marchese è venuto un minuto fa.
Maurizio
(spaventato) Santi numi! E che gli hai detto?
Decio
L'ho pregato di aspettare un momento.
Maurizio
Non gli hai detto altro?
Decio
Non una parola di più. Conosco i miei doveri.
Maurizio
Va! Presto! Chiamalo! Presto, Decio! Muoviti! Muoviti!
Decio
(esce correndo.)
Maurizio
Io ne piglio una malattia!
Alfredo
(entrando) Come?!... Sei solo?
Maurizio
O perchè non dovrei essere solo?
Alfredo
Il tuo servo mi ha fatto aspettare.
Maurizio
Ti domando mille scuse. È stato un equivoco.
Alfredo
Egli aveva una certa faccia!
Maurizio
(accalorandosi) Ma che faccia si è permesso di avere quell'animale!?
Alfredo
La faccia del servo di un padrone che è in buona compagnia.
Maurizio
Io mi meraviglio di te che stai a guardare la faccia del mio servo! Quell'uomo è un bugiardo.
Alfredo
Se non ha parlato!
Maurizio
È un bugiardo sopra tutto quando tace. Io non ero nè in buona nè in cattiva compagnia. E ti prego di credermi. Domando e dico: perchè non dovrei essere solo?
Alfredo
Ma finiscila. Avevo creduto che non ti fossi ancora liberato dalla piccola Olga.
Maurizio
(rasserenandosi) Ah! Dalla piccola Olga?... Difatti...
Alfredo
Ma guarda che gesuita! Ci scommetto che per non farmela incontrare l'hai mandata via, alla chetichella, per la porta di servizio!
Maurizio
È probabile.
Alfredo
Come se io poi non fossi al corrente di tutto! Era... il primo turno del nuovo abbonamento. Lunedì, mercoledì e venerdì. Oh! Hai fatto un buon contratto. Olghina è un'oca, ma ha delle attrattive. Poco sfruttata, salute eccellente...
Maurizio
Ottima salute, questo sì.
Alfredo
Ieri sera mi fece ridere tanto Elvira Melfi, con cui Olghina si era consigliata. Già, il salotto della Melfi, è diventato divertentissimo: una specie di Borsa in cui...
Maurizio
(dando un'occhiata alla porta a destra e interrompendo vivamente) Hai visto il risultato della gara Parigi-Vienna? Il trionfo delle Mercedes! Ma le Panhard si sono battute bene! Io, per me, sono sempre per le Panhard. È vero che non possederò mai un'automobile, perchè l'automobile è decisamente il meno igienico dei veicoli. Chi ci sta dentro non ha come respirare. Chi non ci sta dentro ne è investito. L'uno crepa d'asfissia, l'altro si rompe la nuca, quando non se la rompono l'uno e l'altro. Tutto ciò non è igienico... Ma non importa. Io sono per le Panhard. Se mi si condanna ad andare in un'automobile, io vado in una Panhard. È inutile! La sento così. Le corse non provano niente. Mi dirai: la velocità. Per conto mio, potrei rispondere: io della velocità me ne impipo. Ma comprendo che i miei gusti non fanno legge! E neppure l'igiene fa legge! La migliore igiene, del resto, è quella di scomodarsi il meno possibile. La questione della velocità è ritenuta di primaria importanza? Ebbene, ragioniamone un po'!...
Alfredo
Ma che diamine hai con le automobili?
Maurizio
No, volevo assodare che...
Alfredo
Mi sembri uno scimunito, stamane. Il nuovo abbonamento ti ha dato alla testa. Si vede che invecchi. Lascia stare le automobili, e dammi retta perchè ho da parlarti di cose molto... stabili.
Maurizio
(paurosamente) Parla, parla.
Alfredo
Dunque...
Maurizio
Scusa però una breve sospensiva per soddisfare una curiosità. Com'è andata ieri sera la partita? Che giuoco ha fatto quel buon Gorlini? Bada che io sono uno di quelli che lo manderebbero diritto in Corte d'Assise. Mi dirai: la fortuna! Nix! Altro che fortuna! S'intende che avrà guadagnato anche iersera, e tu sarai stato una delle vittime...
Alfredo
Ma no, ma no, non ci stetti ieri sera al club. Fui sequestrato dalla Melfi, e capirai...
Maurizio
(sùbito, levando la voce) Io sono uno di quelli che lo manderebbero diritto in Corte d'Assise. Abbi pazienza: come mi spieghi...
Alfredo
(interrompendo) Vuoi sentire sì o no ciò che ho da dirti?
Maurizio
Sono qui per ascoltarti!
Alfredo
E cerca di essere chiaroveggente come eri prima di fare il nuovo contratto, perchè è probabile che tu debba un po' aiutarmi. (Siede.)
Maurizio
(perplesso) Figùrati! A tua disposizione. (Siede anche lui.)
Alfredo
Mio caro Maurizio, io sono un grand'uomo.
Maurizio
Questa è una buona notizia.
Alfredo
Ieri, io avevo dei debiti... molti debiti... E oggi...
Maurizio
Non ne hai più?!
Alfredo
Ne ho sempre. Ma posso farne degli altri.
Maurizio
Non mi pare eccessivamente facile!
Alfredo
Ti parrà facilissimo quando saprai che sono riuscito a far la pace con mio zio.
Maurizio
Perbacco! È un miracolo! E come è accaduto ciò? Come hai potuto calmare il suo sdegno annoso? Aveva giurato di non darti quartiere. Ti aveva diseredato così cordialmente! Aveva testato in favore di cinque ospedali.
Alfredo
Gli ospedali, amico mio, sono spacciati!
Maurizio
(levando sempre più la voce) Immagino la contentezza di tua moglie!
Alfredo
Claudia non ne sa ancora nulla. La pace è stata fatta mezz'ora fa, e, uscendo di casa, non le ho voluto comunicare il mio disegno. Oh! Un disegno estemporaneo! Un momento di genio!
Maurizio
(titubante) Le farai... una bella sorpresa!
Alfredo
E sarà per lei una ragione di legittima fierezza, perchè bada che, in fondo, questo miracolo è proprio a lei che lo devo.
Maurizio
(interroga con gli sguardi.)
Alfredo
Non indovini?
Maurizio
No.
Alfredo
Claudia mi ha regalato un figlio.
Maurizio
All'impensata?!
Alfredo
Repentinamente!
Maurizio
Aspetta... Tu mi fai ammattire... Repentinamente ti è venuto fuori un figlio?
Alfredo
Non è ancora venuto fuori. Ma verrà. Questa mattina ne ho avuto da lei il preannunzio ufficiale.
Maurizio
(ricordandosi delle parole di Claudia) Ah, ecco! Ora intendo tutto!... O, meglio,.... non intendo quasi nulla. Tua moglie ti fa un figlio e tu fai la pace con tuo zio?
Alfredo
Sei ottuso. Non era solamente per la mia vitaccia che lo zio mi aveva abbandonato. Che cosa lo avea reso addirittura implacabile? La sterilità di mia moglie... o la mia: quella della nostra unione, insomma. Avere un pronipotino era stato il suo sogno, e, dopo le mie prime scapataggini di marito, era stata la sua formale imposizione. Gli premeva pure che la stirpe continuasse, capisci! Lo desiderava maschio, naturalmente, il continuatore; ma, transigendo, si sarebbe accontentato anche d'una femmina. Lui me lo aveva detto a chiare note: «Se avrai un bambino, io ti perdonerò senza restrizioni; se avrai una bambina, io ti perdonerò... a metà.» Era evidente che il perdono, tradotto in cifre, sarebbe stato un amabile accomodamento finanziario durante la sua vita e avrebbe assicurato per lo meno l'eredità alla prole e l'usufrutto a me. Come vedi, mio zio aveva avuto un modo molto pratico d'incoraggiare la fecondità. E ti accerto che mi bastava di pensare alla sua promessa per sentirmi...
Maurizio
Non dire sciocchezze se vuoi che ti ascolti.
Alfredo
Hai torto di chiamarle sciocchezze. Mio zio, con la sua imposizione, aveva mostrato di essere un psicologo e un fisiologo di prim'ordine. Egli aveva compreso bene che la sua promessa m'avrebbe fatto finalmente amare mia moglie.
Maurizio
(ostentando, a voce altissima, un tono di convincimento) Ma se l'hai sempre amata tua moglie! Senza averne l'aria, non hai amata che lei. Non ti sei innamorato che di lei!
Alfredo
Va là che non è vero!
Maurizio
(riscaldandosi come per suggestionarlo) Io ti garantisco che, in qualche momento di espansione sincera, in qualche momento di franchezza, tu me l'hai confidato.
Alfredo
Mai, mai, mai! Non ti ho mai detto una corbelleria simile! Del resto, questo è un dettaglio che non ha importanza. La verità è che il mio amore fu, per così dire, fiato sprecato, e la seconda luna di miele non fu più produttiva della prima. Mi scoraggiai. Mi rassegnai. Io e lei, di comune accordo,... tacemmo. E mia moglie mi pareva così abituata... al silenzio che quando poi, dopo aver compiuta una certa cura di bagni, mi ritornò in casa con delle velleità affettuose e fece sorgere la terza luna di miele, io non potetti a meno di sospettare di lei e di manifestare a te, come a un fratello, i miei dubbi.
Maurizio
(vivissimamente) Io non mi ricordo di nulla, e non te ne ricordi neanche tu!
Alfredo
Ma io me ne ricordo perfettamente, ed è per questo che mi do la pena di raccontarti i fatti miei. In uno di quei tali momenti di franchezza, in uno di quei tali momenti di espansione che pocanzi mi citavi a casaccio, io ti dissi di sospettare che il non breve soggiorno balneare avesse fatto decidere Claudia a dare il gran passo. Mi pento ora dello sfogo; ma tant'è, te lo feci; e non c'è nulla di strano che io mi sia aperto con te, che sei la sola persona innanzi alla quale non mi sono mai messa la maschera. Tu potresti attestare d'altronde che nel dubbio, o nella quasi certezza, ero giusto verso di lei. La trovavo colpevole? No. Le movevo rimprovero? No. Anche perchè poi se lei non cominciava ad essermi infedele che dopo dieci anni di costante infedeltà mia, me l'ero cavata bene!
Maurizio
(torcendosi sulla sedia) Alfredo! Alfredo! Ti prego!...
Alfredo
Io vorrei sapere come ti vengono oggi queste smanie da puritano!
Maurizio
Anzitutto, io non sono mai stato un pervertito!...
Alfredo
Questo è vero, ma per misura igienica!
Maurizio
E poi, puritano o no, non ti permetto di parlare con tanta leggerezza di tua moglie! E tengo a dichiararti che io come io (con accento vibrato, affinchè Claudia oda bene) ho sempre ritenuto che ella fosse insospettabile e invulnerabile!
Alfredo
Di' la verità: le hai fatto la corte e ti ha detto di no.
Maurizio
Ti proibisco di continuare su questo tono!
Alfredo
(celiando) Se ti scaldi così, c'è quasi quasi da pensare che....
Maurizio
Sei fastidioso!
Alfredo
Evvia! Rammollito! So quali riguardi hai per quella donna; e te ne ringrazio.
Maurizio
Ma devi convenire con me che il tuo sospetto era campato in aria.
Alfredo
Campato in aria, no! Quando una moglie, che abbia da un pezzo esonerato suo marito da certi doveri, ricomincia un bel giorno a coltivarlo, la faccenda può non esser liscia. Tanto più che la contemporaneità del marito e dell'amante non guasta nemmeno la poesia d'un convincimento, in cui s'incontrano tutte le donne. Il loro convincimento è che, se ci sono delle... conseguenze, queste son sempre dovute all'amante. Al marito, mai! Una illusione di più! Ma intanto il brutto è che il povero marito è costretto a subire dei ritorni intempestivi per far piacere a quell'altro. Questo, per esempio, è immorale! Io non l'ammetto. Ed ecco perchè, impensierito del ritorno di mia moglie, mi proposi di sincerarmi. In fin dei conti, c'era o non c'era l'amante? E se c'era, chi era?
Maurizio
(sbigottito) Ma perchè le dici a me queste cose?
Alfredo
Per concludere che ho avuto torto marcio di sospettare per confessarlo a te, cui ebbi la debolezza di esprimere i miei dubbi e nel cui animo essi avevano potuto lasciare un qualche verme roditore.
Maurizio
Nessun verme, credimi.
Alfredo
E sai com'è che, oramai, sono certo di avere avuto torto?
Maurizio
Dimmelo.
Alfredo
Da più d'un mese io faccio pedinare mia moglie.
Maurizio
(spalanca gli occhi) Benissimo!
Alfredo
Quel degno personaggio di Filippo, che mi è devoto... perchè gli debbo dei quattrini, la segue scrupolosamente, e giorno per giorno mi riferisce a che ora esce, dove va, quello che fa....
Maurizio
(cercando di celare il suo turbamento) Benissimo!
Alfredo
E sino a ieri, neanche la più lieve traccia d'un amante. Modiste, sarte, medici, delle visite innocue, delle passeggiate...
Maurizio
Sino a ieri?...
Alfredo
Ma giacchè un mese d'indagini basta e ne avanza, stasera ordinerò al mio fido esploratore di smettere l'inutile spionaggio....
Maurizio
(stentando a mostrarsi calmo) Dopo che t'avrà fatto l'ultimo resoconto, beninteso....
Alfredo
E siccome sarà non meno insignificante degli altri....
Maurizio
(allibito) Naturale!
Alfredo
... io potrò vantarmi domani, mio caro Maurizio, di essere completamente padre!
Maurizio
Che gioia!
Alfredo
Una gioia immensa! Quando stamane mia moglie, tutta commossa e timida, mi ha data l'inattesa notizia, io, non te lo nego, sono rimasto un po' male. Non accade spesso di mettere al mondo il primo figlio dopo dieci anni di matrimonio. Ma appena l'immagine di mio zio, cioè di due milioni, è apparsa dinanzi a me, l'orizzonte si è rischiarato, e la maternità di mia moglie mi è sembrata una delle opere più grandiose compiute dalla moderna civiltà!
Maurizio
E adesso che ci dovrei fare io in tutto questo idillio?
Alfredo
Tu, col tuo tatto, col tuo garbo, dovrai affrettare gli avvenimenti.
Maurizio
Quali?!
Alfredo
Mio zio si è lamentato della tua lunga assenza. Ha domandato di te con tenerezza.
Maurizio
Troppo buono, tuo zio!
Alfredo
E quindi tu andrai da lui col pretesto di congratularti della pace fatta. Gli parlerai di me diffusamente. Gli dirai che io mi son trasformato, che sono diventato un marito esemplare, un padre impareggiabile....
Maurizio
Prima che sia nato il figlio?!
Alfredo
Ma sì. Il buon padre si distingue anche prima che il figlio nasca. Si vede subito. Tu lo hai già visto in me. E con l'aiuto della tua perorazione io indurrò mio zio, il quale non ha che settant'anni, a una emissione finanziaria provvisoria, per cui, al postutto, egli avrà il vantaggio di potersi godere la sua longevità... senza che alcuno glie ne serbi rancore. Ti va?
Maurizio
Non mi va molto; ma tu lo hai stabilito, e così sia. Saranno menzogne dell'altro mondo!
Alfredo
Non c'è che la menzogna per fare un po' di bene all'umanità. (Alzandosi) E con questa profonda sentenza filosofica, me ne vado. Vieni a colazione con me?
Maurizio
(sogguardando l'uscio a destra) No!... No!... A colazione con te, non posso....
Alfredo
E allora ti saluto. Mia moglie mi aspetta, e io voglio essere gentilissimo con lei; pieno di delicatezze, pieno di pensieri carini....
Maurizio
Va, va. Se ti aspetta, non ritardare.
Alfredo
Ma perchè non vieni? Un po' di platea mi piacerebbe tanto! Fammi questo favore.
Maurizio
T'ho detto che non è possibile. Anzitutto, non mi sento bene. Ho un peso alla testa... un altro al cuore... un altro allo stomaco....
Alfredo
Difatti, sei pallido.
Maurizio
(con subitanea preoccupazione) Sono pallido?!
Alfredo
Sì, abbastanza. Cerca di non ammalarti proprio oggi. Più tardi devi andare da lui. E stasera, poi, a pranzo con me tutt'e due. E senza fallo! (Quasi spingendolo verso la porta a destra) Mettiti un pochino a letto, ora.
Maurizio
(più che mai allarmato) No! A letto, no! Che esagerazione!
Alfredo
Ma cura la tua salute, perdinci! Tu non ti curi come dovresti. E grazie, eh?... Grazie anticipate! (Gli stringe la mano.)
Maurizio
Carissimo Alfredo!
Alfredo
(s'avvia per uscire; giunge all'uscio; indi, a un tratto, si volta) Ti senti meglio?
Maurizio
Meglio, meglio! Sta tranquillo, mi sento meglio!
Alfredo
Addio. (Esce.)
SCENA V.
MAURIZIO e CLAUDIA.
Maurizio
(ansiosamente va alla porta in fondo per assicurarsi che Alfredo sia partito; quindi corre alla porta laterale, come per chiamare Claudia.)
Claudia
(senza aspettare che egli la chiami, entra. Viso calmo, d'una calma disdegnosa, fatta di profondo disgusto e di fierezza. Il sarcasmo acre è sulle sue labbra atteggiate a un sorriso amaro.)
Maurizio
(agitatissimo e disfatto) Avete udito!?
Claudia
Ero qui per questo.
Maurizio
La persona da cui vi ha fatta seguire gli dirà certamente che siete venuta da me.
Claudia
(fredda) Glielo dirà.
Maurizio
Tutto sommato, sarà meglio che glielo dica subito io stesso.
Claudia
Non sarà nè meglio nè peggio, perchè risulterà chiaro che voi glielo avrete detto, in mancanza di altri espedienti, dopo di avere appreso che io sono stata pedinata anche stamane.
Maurizio
E allora?... Che cosa facciamo?... In che modo ci salveremo?...
Claudia
Cioè: in che modo vi salverete? Quanto a me, non sento punto la necessità di salvarmi. E non sarebbe neppure possibile il salvataggio. Per mio marito, con o senza di voi, io sono già una donna che ha un amante. Spero che la vostra perspicacia vi abbia permesso di comprendere ch'egli mi crede la più furba delle adultere e che, dal momento che io gli rendo il servigio di fornirgli il bamboccio per cui suo zio gli riapre le braccia e la borsa, egli vuole perfino evitare il fastidio di sapere da che parte gli venga la fortuna. Chi si deve salvare, dunque, siete voi, non sono io.
Maurizio
Donna Claudia, io lo avevo presentito che un grosso guaio sarebbe accaduto!
Claudia
(sempre fredda, con una punta di grazioso umorismo) Vi dispiacerebbe proprio molto di passare per il mio amante?
Maurizio
Voi avete il coraggio di burlarvi di me quando io mi sento morire...
Claudia
Rispondete, intanto.
Maurizio
Al cospetto di vostro marito, certo che mi dispiacerebbe!
Claudia
E al cospetto degli altri, no?
Maurizio
Al cospetto degli altri me ne vergognerei!
Claudia
Grazie del complimento!
Maurizio
Ma no! Voi fraintendete.... Io ne avrei vergogna e ne sarei orgoglioso.... (Con incosciente entusiasmo) Voi siete una donna per la quale un uomo.... Basta, non divaghiamo, ve ne prego.... Datemi almeno un consiglio.... Aiutatemi.... Non mi lasciate solo in questa terribile situazione....
Claudia
Mio buon Maurizio, io sono diventata un po' egoista. Ho saputo ciò che desideravo di sapere. Ho saputo che mio marito è molto più vile, è molto più volgare, è molto più spregevole di quanto m'era parso sinora. Io vi sono riconoscente della vostra cortese condiscendenza e di tutto quanto, nel colloquio con lui, avete rivelato di veramente gentile per me. Ma non contate sul mio aiuto, e, per quel che può riguardare la mia esistenza, non abbiate nè scrupoli, nè paure. Io mi preparo a vivere della mia felicità, d'una felicità che è soltanto mia, sempre più distaccata da lui — lo spero — , sempre più attaccata al grande bene che finalmente ho ottenuto da me stessa! Io non so, ora, con precisione, che cosa avverrà; ma so che, dato il vostro temperamento, io vi ho procurata qualche noia.... Perdonatemi. E, non ostante il mio egoismo, permettete che da oggi in poi io vi chiami: amico. Volete darmi assai cordialmente la vostra mano?
Maurizio
(un po' commosso) Marchesa.... (Le porge la mano.)
Claudia
(gliela stringe con effusione.)
Maurizio
Siete... una santa donna!
Claudia
Santa, è troppo. Sono una donna... che è madre! A rivederci.
Maurizio
A rivederci.
SCENA VI.
DECIO, MAURIZIO, CLAUDIA.
Decio
(entra difilato portando un vassoio con una bottiglia e un bicchierino) Aperitivo! (Vedendo Claudia) Oh!?
Maurizio
Idiota!
Decio
Mi avevate ordinato di credere che la signora non c'era più.
Maurizio
(con forza) E ve l'ordino ancora!
Decio
Posso annunziare che la colazione è pronta?
Claudia
(sorridendo) Potete.
Decio
Pronta... per uno. (Serio e dignitoso, sogguardando Claudia, attraversa la camera e poggia il vassoio sul tavolino.)
Maurizio
(pianissimo e rapidamente a Claudia) Adesso, è necessario che io vi tratti come una cocotte.
Claudia
(con un moto istintivo di sorpresa) Cosa?
Maurizio
State accorta! Bisogna far deviare la curiosità di questo imbecille. La sua testimonianza potrebbe toglierci ogni speranza di salvezza! (Autorevolmente a Decio, che sta per svignarsela) Restate lì, voi! Tenete su quella portiera.
Decio
(fermandosi presso la porta in fondo, mantiene sollevata la portiera in un immobile atteggiamento furbesco.)
Claudia
(lentamente, si avvia per uscire.)
Maurizio
(a Claudia, per ingannare il servo) Addio, Ninì!
Claudia
(si volta con caricata civetteria inesperta.)
Maurizio
(le manda un bacio sulle dita.)
Claudia
Addio, Nunù! (Imitandolo graziosamente, gli ricambia il bacio.) E... tanti saluti....
Maurizio
A chi?
Claudia
A Olghina.
Maurizio
(con un soprassalto — impacciato) Ah!... Già!
Claudia
(esce.)
(Sipario.)
ATTO SECONDO.
Salotto d'una fine eleganza nobilesca in casa del Marchese di Montefranco. — Una porta in fondo. Una a sinistra. — A una parete, l'apparecchio del telefono. — È sera. Lumi accesi.
SCENA I.
UN SERVO, FILIPPO, indi ALFREDO.
(La scena è vuota.)
Il servo
(entra dalla porta a destra, affaccendato. Va al telefono. Gira la manovella. — Tintinnìo di risposta.) — Comunicazione col 993. (Dopo un istante, altro tintinnìo.) Con chi parlo? (Pausa.) Alle dieci, la carrozza del signor duca. (Pausa.) No, non al Circolo del Whist. Qui, qui. Sono il cameriere del marchese di Montefranco. Il signor duca ha pranzato qui. (Pausa.) Sì, va bene, il landau chiuso. (Gira la manovella e toglie la comunicazione.) (Va alla porta in fondo e introduce Filippo.) Il signor marchese viene a momenti. Ha finito di pranzare e gli ho potuto far l'imbasciata senza che gli altri se ne accorgessero. (Esce.)
Filippo
(ha l'aspetto d'un cameriere a riposo. Faccia losca. Fedine brevi. Niente baffi. Grossi anelli alle dita. È entrato rispettosamente, con in mano il cappello. Ora che è solo, guarda un po' alle porte, curiosando. Come vede avvicinare il marchese di Montefranco, assume un'aria umile e misteriosa.)
Alfredo
(in frac e cravatta bianca, entra dalla destra.) Che c'è, Filippo? Avresti dovuto venire al Circolo verso la mezzanotte come al solito. Non qui. Sai bene che mi annoia che ti si veda bazzicare in casa mia.
Filippo
(sottovoce, accostandosi al marchese) Col dovuto rispetto a vostra Eccellenza, ho anticipato perchè ci sono delle novità.
Alfredo
Delle novità?
Filippo
Il servizio, finalmente, è stato fatto.
Alfredo
(scosso) Davvero?!
Filippo
Credo che ci siamo, Eccellenza.
Alfredo
Tu non devi credere nulla. Devi solamente raccontare. E presto, perchè ho di là degl'invitati.
Filippo
Racconto, Eccellenza. Stamattina, la signora marchesa è uscita di casa alle dieci e trentacinque minuti.
Alfredo
Be', sbrighiamoci. Dove è andata?
Filippo
La signora marchesa era vestita magnificamente....
Alfredo
Questo non mi riguarda. Tira via.
Filippo
No, ecco, volevo dire a Vostra Eccellenza che così vestita non l'avevo mai vista, a quell'ora....
Alfredo
Abbrevia, santodio! Dove è andata?
Filippo
Eccellenza, è andata alla Riviera di Chiaia, trecentoventisette.
Alfredo
(sussultando) Non è possibile!
Filippo
Trecentoventisette, Eccellenza.
(Breve pausa.)
Alfredo
(attonito) Garantisci?!
Filippo
Garantisco.
Alfredo
(con una certa reticenza) E... a quale piano è salita?
Filippo
Col dovuto rispetto a Vostra Eccellenza, la signora marchesa è entrata in casa del signor Maurizio Dorini.
Alfredo
(stranamente confuso e mascherandosi al cospetto della spia) Sta bene. (Indi, pensando alla singolarità del caso, abbozza un sogghigno di beffa per sè stesso. E, tosto, agilmente, finge una tranquillità indifferente.) Non c'è altro?
Filippo
Non c'è altro, Eccellenza.
Alfredo
E a te sembra d'avere scoperto qualche cosa d'importante?
Filippo
(rispettosamente) Se non sembra importante a Vostra Eccellenza..., non sembra importante nemmeno a me.
Alfredo
Chi ti ha riferito che la marchesa si è recata in casa di... quel signore?
Filippo
Ho date venti lire di mancia al portinaio per sapere la verità.
Alfredo
Hai fatto malissimo!
Filippo
Come piace a Vostra Eccellenza.
Alfredo
Le mance troppo grosse non servono che a pagare delle menzogne! Ti sia di regola. (Cava del denaro dal portafogli e glielo porge.) Prendi. Ce n'è anche per te.
Filippo
Ma no... non voglio che Vostra Eccellenza s'incomodi ora. Abbiamo tanti conti pendenti....
Alfredo
E penderanno per un pezzo. Prendi questo, provvisoriamente.
Filippo
Per obbedire. (Intasca.)
Alfredo
(ricorrendo, d'un tratto, a un'idea per dissuadere Filippo) E di': quanto tempo la marchesa si sarebbe trattenuta in quel palazzo?
Filippo
La signora marchesa è montata alle undici precise. A che ora sia scesa, in coscienza, non lo so. Io sono stato ad aspettare una ventina di minuti. Ma poi ho detto fra me e me: qui, col dovuto rispetto a Sua Eccellenza, le cose vanno per le lunghe....
Alfredo
(interrompendo severamente) Non ti ho chiesto conto dei tuoi soliloqui! Il certo è che non hai aspettato abbastanza. Se avessi aspettato un poco di più, avresti veduto entrare anche me in quel palazzo. Il che dice con chiarezza che proprio lì io avevo un appuntamento con mia moglie. Te l'ho taciuto pocanzi per controllare la tua puntualità. Sono indignato della improntitudine con cui vieni a raccontarmi delle fandonie!
Filippo
Eccellenza!...
Alfredo
Basta così! Da oggi in poi ti è assolutamente proibito di seguire e sorvegliare mia moglie. Si trattava di una semplice curiosità, e l'ho soddisfatta altrimenti. La marchesa — ricordalo bene — è una signora a cui bisogna far tanto di cappello.
Filippo
Come piace a Vostra Eccellenza.
SCENA II.
IL DUCA di Vigena, CLAUDIA, ALFREDO, FILIPPO, MAURIZIO.
Il Duca
(di dentro) Eccolo lì il disertore.
Alfredo
(disinvolto) Andate, Filippo.
(Sulla soglia della porta a destra si fermano il Duca in frac e cravatta bianca e Claudia appoggiata al braccio di lui.)
Filippo
(inchinandosi ad Alfredo) Servo. (Ed esce dal fondo.)
Alfredo
Dico, zietto: mi rapite la moglie?
Il Duca
Te la conduco, invece. Si annoiava così lealmente con me!
Alfredo
Non ti difendi, Claudia?
Claudia
(freddamente, lasciando il braccio del Duca) Il Duca mi perdona.
Alfredo
Tutte le mie scuse, zio, per lei, che non è brillantissima, e per me che mi sono allontanato. Ma gli è che avevo da fare delle comunicazioni interessanti al mio segretario e perciò....
Il Duca
(avanzandosi) Hai un segretario?
Alfredo
Sì... per il disbrigo di qualche affare urgente.... (Mutando subito discorso) Questa poltrona, zio, è per voi.
Il Duca
(sedendo) Grazie.
Alfredo
E Maurizio dov'è?... Dov'è Maurizio? Dov'è quel caro Maurizio?
Il Duca
Passeggia.
Alfredo
Ah, lo so. Lui passeggia. Dopo pranzo, dovunque si trovi, passeggia una mezz'ora per digerire. È la sua igiene. Ma non è una ragione per privarci della sua compagnia. (Va alla porta a destra e chiama:) Maurizio! Maurizio! (Al Duca) È tanto buono!
Il Duca
Mi è simpaticissimo!
Alfredo
Per noi è come una persona di famiglia. Un amico d'oro. Anche Claudia permette a lui quel che non ha mai permesso a nessuno!
Claudia
A nessuno.
Maurizio
(come gli altri, in abito nero e cravatta bianca. — Entrando ha udito.) Che cos'è che permettete soltanto a me, Donna Claudia?
Claudia
(sedendo lontano dal Duca) Per lo meno di farmi la corte.
Maurizio
(fa una smorfia d'impazienza; e comincia a passeggiare con passo piuttosto affrettato intorno alla camera.)
Alfredo
(a Claudia) Ah, no! Io ti smentisco. (Al Duca) È una blague, zio. (Accostandosi a Claudia e tenendole le mani alle spalle) Questa qui è una donnina eccezionale: una moglie come non se ne trovano più.
Il Duca
Dev'essere difatti un'eroina del matrimonio per aver saputo rinnamorare un marito quando questo più correva la cavallina.
Alfredo
E oramai ci sono dentro fino ai capelli, zio. (Le carezza il collo.)
Claudia
(dominando il disdegno, cerca di scansarsi.)
Il Duca
Bravo!
Alfredo
Ho preso una cotta come si può prenderla a vent'anni!
Maurizio
(senza volerlo, gli getta uno sguardo di stupore.)
Alfredo
(andando verso il Duca) Vedete, io vi potrei raccontare dei particolari da farvi intontire.
Il Duca
Raccontami tutto. Intontirò con molto piacere.
Alfredo
(sedendogli accanto) Ve ne dico uno, ma all'orecchio.
Maurizio
(ancora passeggiando) Perchè poi all'orecchio? Piacerebbe molto anche a me d'intontire.
Alfredo
Scusami, ma ho due pudori da rispettare: il mio e quello di mia moglie.
Claudia
Del mio non te ne preoccupare.
Maurizio
(ad Alfredo) Sei d'una correttezza irreprensibile!
Alfredo
(al Duca) Dunque, sentite.... (Gli parla all'orecchio con dimestichezza gaia.)
Il Duca
(lo ascolta, or sorridendo di maraviglia, ora di compiacimento.)
Claudia
Mentre mio marito rispetta i due pudori, Maurizio, sacrificatemi un po' della vostra digestione. Abbiate la cortesia di sedere. Mi fate venire il mal di mare.
Maurizio
Sarà un disastro per il mio stomaco; ma eccovi servita. (Siede.)
Claudia
Non così lontano! Devo dirvi più chiaramente che vi voglio vicino a me?
Il Duca
(ascoltando Alfredo) Va là! Non è possibile!
Alfredo
Sì, sì, ve lo confesso: è la verità!.... (Continua a parlargli sempre più confidenzialmente.)
Maurizio
(malvolentieri prende posto accanto a Claudia. — Pianissimo) State attenta: mi compromettete anche dinanzi al vecchio, adesso.
(Parlano sommessamente.)
Claudia
Gli siete estremamente simpatico.
Maurizio
Lo so bene: è vostro marito che mi fa la réclame per appiccicarmelo addosso.
Claudia
Avete visto l'uomo che è uscito di qui, poco fa?
Maurizio
No.
Claudia
Era il confidente di mio marito.
Maurizio
L'uomo che vi ha spiata?
Claudia
Il fido esploratore.
Maurizio
Ne siete sicura?
Claudia
A me è parso di ricordarmi d'averlo spesso incontrato per istrada da un mese in qua. Ha una fisonomia che non si dimentica. E poi mio marito lo ha chiamato Filippo!...
Maurizio
E dunque era lui!
Claudia
Era lui!
Il Duca
(con gioconda soddisfazione, ad Alfredo) Ma è enorme!
Alfredo
Sentite ancora, zio!
Maurizio
(a Claudia, inquieto) Sicchè, poco fa sarebbe accaduto ciò che io prevedevo?!
Claudia
Non ne dubito.
Maurizio
Vostro marito avrebbe appreso che voi, questa mattina, di nascosto, siete venuta da me?!
Claudia
Non ne dubito.
Maurizio
A conti fatti, potrebbe essere già convinto che io sono....
Claudia
Il mio amante.
Maurizio
Io ne piglio una malattia!
Claudia
E io sarò felicissima di curarvela. Così, almeno, potrò disobbligarmi.
Maurizio
Voi siete la mia perdizione, donna Claudia!
Claudia
Purchè voi siate la mia buona stella, che importa?
Maurizio
Ecco: il sangue mi affluisce alla testa.... Mi permettete, se non altro, di passeggiare?
Claudia
Passeggiate.
Maurizio
(Si alza. Si tocca le tempie. Si tocca lo stomaco.)
Il Duca
(a cui il racconto di Alfredo ha procurato un crescendo di buon umore, prorompe ora in una gran risata.) A questo punto, abbi pazienza, mi vien voglia di congratularmi più con lei che con te!
Claudia
Di che cosa vorreste congratularvi con me, caro Duca!
Il Duca
(alzandosi e andando verso di lei) Dei prodigi della vostra nuova luna di miele.
Claudia
Pare che siano specialmente i segreti di alcova che risvegliano il vostro affetto di zio!
Alfredo
(si alza anche lui, seccato.)
Maurizio
(passeggiando, lo sogguarda con trepida curiosità.)
Il Duca
(risentito) L'affetto di zio è risvegliato in me da tutto quanto mi conferma d'aver ritrovato in questa casa l'organismo d'una famiglia. Quando dico famiglia, dico anzitutto onestà coniugale. E questa onestà, donna Claudia, se non vi dispiace, comincia precisamente dall'alcova.
Claudia
Peccato che la storia veridica delle alcove non si scriverà mai!
Alfredo
... Lo storiografo della situazione, dovendo essere un testimonio oculare, si troverebbe in un bell'imbarazzo!
Il Duca
Io ho voluto soltanto giustificarmi, marchesa, di avere ascoltate volentieri le confidenze di vostro marito.
Alfredo
Ma sì, zio. Claudia scherza. Nessuno meglio di lei intende quanta bontà sia nella vostra compiacenza; e nessuno più di lei, credetemi, ve ne è grato.
Il Duca
Se ci sia della bontà, non so. È probabile che ci sia, sopra tutto, dell'egoismo. Non lo nascondo. Ero stanco di solitudine. E il dolore che il mio unico nipote fosse immeritevole della mia fiducia e non mi avesse nemmeno dato un erede, condannandomi a guardare con malinconia i parecchi chilometri quadrati di terre che per volontà di Dio mi sono stati trasmessi insieme con un nome immacolato, s'era così inasprito che quasi andava mutandosi in rancore verso me stesso e quasi mi faceva pentire d'aver vissuto troppo sobriamente la mia vita di vedovo.
Claudia
Potevate pensare a costruirvelo voi un erede.
Il Duca
In che maniera?
Claudia
Non avrete avuto sempre settant'anni!
Il Duca
Ne avevo venticinque, cara signora, quando amai e sposai la donna più eletta che io mi abbia conosciuta. La morte me la rapì ben presto, e io giurai che le sarei stato fedele.
Claudia
Veramente, un vedovo, che non vuol tradire la sua prima moglie, se ne piglia subito un'altra. È il solo preservativo per amar sempre quella che è morta.
Il Duca
(severissimo) Intorno all'amore e alla fedeltà ho i miei criteri, e li preferisco.
Claudia
Roba d'altri tempi.
Il Duca
(accalorandosi) Io penso e spero che certi sentimenti possano essere di tutti i tempi. Il sentimento che ha guidato me è in queste parole: avendo amato una volta sola, non ho saputo sposare due volte.
Claudia
Ma il matrimonio non serve soltanto a impiegare il proprio amore. Serve anche a impiegare i propri capitali, quando se ne hanno come voi. Se vi foste riammogliato, avreste avuto probabilmente il piacere di produrre il legittimo destinatario di tutti quei chilometri quadrati che vi hanno messo di cattivo umore.
Il Duca
(con crescente energia) Non sarà un erede meno legittimo, donna Claudia, quello che aspettiamo.
Claudia
Per una transazione!
Il Duca
(scattando) Non c'è nessuna transazione, marchesa, in ciò che è un atto spontaneo del mio cuore!
Alfredo
(urgentemente, piano a Maurizio) Fammi la grazia: cerca di troncare....
Maurizio
Che c'entro io?!
Claudia
Del vostro generoso proposito, io vi ringrazio. Ma la verità è che io non vedo e non c'è effettivamente nulla di comune tra il figlio che faccio io e le ricchezze che avete voi!
Alfredo
(pianissimo, sospingendo Maurizio) Tronca! Tronca!...
Il Duca
(adirandosi fieramente) In altri termini, voi disdegnate....
Maurizio
(costretto, interrompe) Ma no, non disdegna nulla!...
Alfredo
Non disdegna nulla, zio. Se ve l'ho avvertito che scherza! Lo fa apposta per stuzzicarvi. Fa così con tutte le persone a cui vuole molto bene. Ne sa qualche cosa Maurizio, poveretto, che è il suo bersaglio. Non è vero, Maurizio, che sei il suo bersaglio?
Maurizio
Il suo bersaglio, io?
Alfredo
Appunto perchè te ne vuole del bene.
Maurizio
Cioè, distinguiamo....
Alfredo
Non ti allarmare, chè non ti preparo mica una scena di gelosia. Pusillanime!
Maurizio
Pusillanime, no!
Alfredo
(ostentando un brio motteggiatore e un'affettuosità espansiva) Taci là che ti conosco! (Indi, a Claudia) E conosco anche te, sai, angelo caro! (E rivolgendosi al Duca) Nelle sue celie e nei suoi paradossi, che sembrano amari, c'è sempre invece un fondo di gentilezza e di poesia. (Di nuovo a Claudia, avvicinandosi a lei) Vuoi scommettere che t'indovino? Tu avevi destinati i tuoi piccoli risparmi, la tua piccola dote, salvata a stento dal naufragio, dal mio naufragio, all'educazione del bimbo; e adesso, sapendo che lo zio ha stabilito di educarlo a sue spese con la larghezza che i suoi mezzi gli permettono, tu sei... un tantino gelosa. Indovino, sì o no?
Claudia
(invelenita, si comprime e si chiude nel silenzio.)
Alfredo
Ma sei una bambinona, vedi! Che sarebbero tutti i milioni di Rothschild senza le tue cure, senza le tue carezze, senza il tuo soffio?
Il Duca
Mi pare che Alfredo dica benissimo.
Alfredo
Nessuno oserà usurpare il tuo posto. Io mi propongo d'essere un babbo tenerissimo. Va bene. Lo zio si propone d'assumere la parte del nonno, e sarà un nonno incantevole. Ma a lui e a me nulla parrà più bello e più rassicurante di questa mammina tutta assorta nel suo còmpito e spadroneggiante presso la culla che ci deve tenere insieme. Quanto poi a quel signore che fa l'indiano (indicando scherzosamente Maurizio) visto che siamo abituati a vedercelo tra i piedi, dovremo pure ammetterlo qualche volta al circolo domestico. A una sola condizione però: che non si dolga più di sentirsi dire che gli si vuol bene.
Il Duca
(ride.)
Maurizio
Io non me ne sono doluto, ma....
Alfredo
(con solennità comica) Chiedete scusa a Donna Claudia della vostra inconsulta protesta. Sconoscente! Io offro intanto da fumare allo zio. (Prende la scatola dei sigari.)
Il Duca
Dopo pranzo, o un avana o niente.
Alfredo
(porgendogli la scatola) Me ne ricordavo e ne avevo comperati apposta.
Il Duca
(scegliendo un sigaro) Sì, un avana e una partita a scacchi. Ecco quello che ti scroccherò spesso e volentieri. Oltre il pranzo, beninteso.
Alfredo
Una partita a scacchi? Maurizio, hai sentito? Una fortuna per te!
Maurizio
Cosa?
Alfredo
Lo zio è un forte giocatore di scacchi.
Maurizio
Be'?
Alfredo
Sei un accanito giocatore anche tu.
Maurizio
Io?!
Alfredo
Tu! Tu!
Il Duca
Perbacco! Un accanito scacchista? Simpaticissimo! Ci misureremo.
Alfredo
Egli non chiede che di misurarsi. Su, su, Maurizio! Coraggio! (Al Duca) Potrete giuocare agli scacchi tutte le sere, zio.
Maurizio
Con me?!
Alfredo
Con me certamente no, perchè non li so giocare.
Maurizio
(sperando ancora di sottrarsi) Ma io li giuocavo una volta.... Adesso, non sono più in esercizio.... Non potrei.
Alfredo
Zio, non gli credete. È una civetteria.
Il Duca
(che si è già seduto presso la scacchiera) Qua, qua, mio degno avversario.
Alfredo
(a Maurizio) E tu non fumi? Prendi tu pure un avana. (Mettendogli la scatola fra le mani, sottovoce, in fretta) Non ti rifiutare, te ne prego. Devo dire due parole a mia moglie. Se non mi aiuti tu, chi vuoi che m'aiuti? (Indi, levando la voce come se continuasse un discorso) E io... sempre fedele alle mie sigarette. (Cava di tasca il portasigarette.)
Il Duca
Un po' di fuoco, Alfredo.
Alfredo
Immediatamente.
Claudia
Me ne duole assai, ma sono costretta a pregarvi di non fumare. Sento che il fumo mi farebbe un po' male.
Il Duca
Per conto mio, ci rinunzio subito, Donna Claudia.
Alfredo
Ma no, ma no. Piuttosto, andate a giocare nel fumoir. Starete più raccolti. (Tocca il bottone del campanello.)
Il Duca
Ah, sì! Questo è un benedetto giuoco per cui non ci si raccoglie mai abbastanza.
Maurizio
(sospirando di pazienza) E raccogliamoci.
Il servo
(entra dal fondo.)
Alfredo
Accendete nel fumoir. E portate lì quella scacchiera.
Il servo
(esce a sinistra, portando via la scacchiera.)
Il Duca
(alzandosi) Siamo noi, intanto, Donna Claudia, che dobbiamo chiedere perdono a voi. Avremmo dovuto pensare che nelle vostre condizioni....
Alfredo
È la prima volta, per altro, che ella avverte di non poter tollerare il fumo. Da oggi in poi, ci baderò. (A Claudia) In casa, mia bella mammina, non fumerò più.
Il Duca
Molto galante!
Alfredo
(abbreviando) Buon gioco, zio! Buon divertimento, Maurizio!
Maurizio
Grazie tante!
Il Duca
(presso la porta — a Maurizio) Prego, caro avversario!...
Maurizio
Prego, prego, Duca....
Il Duca
(via a sinistra.)
Alfredo
(sottovoce, in fretta) Ti raccomando: fammelo vincere.
Maurizio
Ma tu lo sai che lo star seduto dopo pranzo per me è una catastrofe.
Alfredo
Giuoca all'in piedi.
Maurizio
Io non voglio, capisci, non voglio!
Alfredo
Ed è questa l'amicizia che hai per me e per mia moglie?
Il Duca
(di dentro, impaziente) Signor Maurizio! Signor Maurizio!
Maurizio
Uhm! (Dando un pugno in aria, esce.)
SCENA III.
ALFREDO e CLAUDIA.
Alfredo
Desideravo di aver subito un colloquio con te. (Cerca di tenere un tono gentile, mite, cordiale.) Lo desideravo, perchè il tuo contegno, mia buona Claudia, mi crea una posizione difficile. In tutto ciò che fai e che dici dinanzi a mio zio, e specialmente in tutte le parole che rivolgi a lui, c'è sempre un non so che d'ironico, di acre e perfino d'insolente che è... inopportuno. Mio zio non è un rimbambito. Egli si è riavvicinato a noi per partecipare alla festa della nostra famiglia, e questo riavvicinamento è per noi — tu ne sei persuasa — un bene, sotto tutti i rapporti. L'avvenire della nostra creatura è assicurato. Noi potremo vivere con essa e per essa nella sicurezza della sua prosperità. Ma, viceversa, se mio zio dubitasse della nostra gratitudine, se non vedesse in questa casa un perfetto accordo, dovuto appunto alla più dolce delle aspettazioni, noi saremmo liquidati.
Claudia
(siede in silenzio. Il suo volto dice tutta l'amarezza dell'anima sua e l'estremo sforzo della sua prudenza.)
Alfredo
(accostandosi a lei) D'altronde, perchè non dovremmo mostrargli quel che è vero, quel che deve essere vero. La diversità dei nostri temperamenti, la tua austerità disdegnosa... avevano fatto un po' assopire il mio cuore di marito innamorato. Io avevo commessa qualche leggerezza, avevo avuto qualche torto... Ma c'è sempre stata dentro di me la nostalgia d'una più intima unione fra noi due. Per dare un nuovo impulso al mio affetto, avevo bisogno d'un figlio, sì, d'un figlio, che è poi il solo vincolo che possa far combaciare anche due volontà, due temperamenti diversi. Ed è per questo che adesso l'accordo c'è. Dopo la sensazione di sorpresa che ho avuto stamane e che tu hai certamente male interpetrata, io ho sentito risvegliare il mio cuore, l'ho sentito battere come accanto al tuo, insieme col tuo. (La circonda col braccio) Via, Claudia!... Non ti accorgi del mio mutamento? Non ti accorgi che, oramai, io torno a essere... il marito innamorato che ero? (La bacia.)
Claudia
(levandosi con un atto di ribrezzo) Ah, no!
Alfredo
Claudia!...
Claudia
No! No! No! Questa turpe commedia mi fa nausea!
Alfredo
Silenzio, per carità! E rientra in te, Claudia, rientra in te!
Claudia
Io avrei voluto parlarti con tranquillità, avrei voluto annunziarti pacificamente la risoluzione ferma e irremovibile di separarmi da te e d'andare a vivere sola, lontana da tutti....
Alfredo
Tu sei un'insensata!
Claudia
Ma in poche ore mi si è così appesantita addosso quest'afa pestifera di transazioni, di finzioni e d'infamia, che non mi è più possibile nemmeno di serbare una calma relativa, non mi è più possibile di tacerti ancora quanto ti disprezzo. Io mi sento soffocare! Io mi sento morire d'asfissia! Aria! Aria!
Alfredo
Abbassa la voce, maledizione! (Chiude in fretta l'uscio a sinistra e torna a lei) Abbassa la voce!
Claudia
(in tono più sommesso come per una concessione) È completamente inutile, dunque, che tu ti dia la pena di fingere e di mentire. Io ho deciso di scavare un abisso fra me e te. E lo farò!
Alfredo
(padroneggiandosi) Senti, Claudia, non è questo il momento di discutere la tua risoluzione. Ciò che per ora devo chiedere alla tua... cortesia è che tu mi risparmi adesso l'imbarazzo grave d'uno scandalo, che, tutto sommato, tu non puoi temere meno di me! Andiamo di là, Claudia.... Parleremo a nostro agio quando saremo soli in casa.... Andiamo di là....
Claudia
E tu fidi nella certezza che io tema lo scandalo?
Alfredo
(tentando di parer sempre mite e remissivo) Forse non lo temi. Non hai ragione di temerlo. Sia pure. Ma una cosa è non temerlo e un'altra è invocarlo a dirittura.
Claudia
Orbene, è proprio così! Io lo invoco! Io lo voglio!
Alfredo
Ma nella tua ribellione, vedi, ci dev'essere un errore di fatto, ci dev'essere un equivoco
Claudia
Nella mia ribellione c'è l'idea chiara ed esatta di ciò che è stato e di ciò che sarà.
Alfredo
Appunto di questo ragioneremo.
Claudia
Ciò che è stato, te lo dico subito. (Parla rapido e concitato.) Non erano trascorsi che pochi giorni dalle nostre nozze e io comprendevo già che mi avevi sposata per una capricciosa ostinazione di uomo corrotto dal quale una fanciulla non s'era lasciata prendere. La percezione della realtà incenerì a un tratto il mio amore o quel sentimento che avevo creduto amore. Eppure, rimasi al mio posto. Non per omaggio alle convenzioni sociali e nemmeno per rispetto al tuo nome che tu per il primo non rispettavi: no, no!; ma perchè non volevo rinunziare a un'ardente speranza, non volevo rinunziare a un'ambizione che tutta mi teneva. Io ero presa, ero dominata da un singolare istinto di maternità, che andava assumendo le proporzioni d'una necessità imprescindibile della mia vita e che era sempre stata la guida, la luce, la fiamma della mia esistenza! (Più dolce) Quando ero bambina, carezzando le mie bambole, io costruivo nella mia incoscienza qualche cosa che era assai più della tenerezza infantile, di cui, a quell'età, si circonda il giocattolo. E più tardi, mano mano che la mia indole si è sviluppata, mano mano che il tumulto vario del mondo mi ha investita, una sola voce ho ben distinta, una sola voce m'è parsa limpida e convincente: quella che mi parlava della forza, della gioia e della gloria di sentirsi madre! Io porto oramai in me l'oggetto di tutti i miei sogni, di tutte le mie aspirazioni. Ho trionfato! Ho trionfato! Posso denunziare la tua indegnità! Posso respingerti come un intruso! Io basto a me stessa. E non devo chiedere più nulla a nessuno! Vattene.
Alfredo
(vorrebbe inveire contro di lei, vorrebbe metterle un bavaglio per costringerla a tacere; ma è lui costretto a frenarsi e ad ingoiare la rabbia che gli sale alla bocca.) (Una pausa.) (Indi, con un sorriso bieco) Dopo tutto, mia cara Claudia, questo figlio, che già prima di nascere ti rende così orgogliosa e così battagliera, è anche mio.
Claudia
(seccamente) Tu non lo credi che sia tuo.
Alfredo
Ti ho detto io di non crederlo?
Claudia
Non lo credi!
Alfredo
E se pure io non lo credessi o se appena ne dubitassi, non ti affretteresti tu a protestare per il tuo decoro?
Claudia
Il maggior decoro d'una donna al cospetto d'un marito come te è di potergli dire: ti ho tradito!
Alfredo
(fremendo e moderandosi con cinica dissimulazione) Questo lusso di audacia non m'impedisce di credere che sia mio il figlio della donna che porta il mio nome.
Claudia
La verità vera è un segreto che soltanto io posseggo!
Alfredo
Ma dove pretendi di arrivare, tu? Quale illusione nascondi nella tua fatua impudenza?
Claudia
Voglio distaccare da te la mia creatura.
Alfredo
È una volontà pazza che la legge condanna a restare nel mondo della tua immaginazione.
Claudia
Se mi sfidi, io saprò gridare a tutti che non sei il padre di mio figlio!
Alfredo
E vorrai sopportare un giorno di sentirti rinfacciare da lui d'averlo fatto nascere col marchio dell'adulterio?
Claudia
Gl'insegnerò io a non arrossirne. Per ora mi preme di sottrarlo alla profanazione della tua abiettezza, e sono pronta ad accusarmi.
Alfredo
Fortunatamente, il Codice non attribuisce alcun valore alle confessioni di tal genere.
Claudia
E il tuo nome, la tua stirpe, il tuo... il tuo onore... ti permetteranno di rassegnarti allo scandalo che poc'anzi temevi? Ti permetteranno di coprirti di ridicolo negando ciò che io affermerò? E anche ammesso che ti ci rassegni, che importanza ha il Codice nel caso nostro? Tu vuoi accettare una paternità di cui non sei convinto per carpire del danaro a un parente milionario. Ecco la profanazione alla quale io mi oppongo! Sei tu sicuro che la confessione mia non basterà a farti perdere la partita?
Alfredo
(offuscato dall'ira) Non insistere, perdio, perchè, quando tu ti ostinassi a volermi rovinare, io non so che cosa accadrebbe. Un uomo, che è giunto dove sono giunto io, non ha e non deve più avere scrupoli di coscienza!
Claudia
(invasa dalla paura, sbarrando gli occhi) Alfredo!
Alfredo
Sì, io potrei essere capace dì tutto!...
Claudia
(indietreggiando) Di percuotermi, anche?!
Alfredo
Taci, te ne supplico!
Claudia
(serrando al corpo le braccia incrociate come per difendersi, grida:) Sarebbe la distruzione! (Poi, gridando più forte:) Portatemi via! Portatemi via!
( Il Duca e Maurizio accorrono.)
SCENA IV.
IL DUCA, MAURIZIO, CLAUDIA e ALFREDO.
Alfredo
No... nulla di grave, zio. Non vi spaventate. Una crisi nervosa che....
Claudia
Non è vero! Egli mi ha minacciata di violenze inaudite!
Il Duca
(ad Alfredo) Tu!
Alfredo
Zio, io conto sul vostro buon senso. Questa donna è in preda a un accesso di follia, di cui mi sfugge la causa. Ella vi dice e vi dirà delle cose enormi. Ma sono certo che voi non le presterete fede.
Claudia
(affannosamente, assorgendo, esaltandosi) Duca di Vigena, voi siete tornato tra noi per amore di pace e di concordia?... Vi hanno ingannato! Io vi giuro che detesto mio marito e che egli mi detesta. Voi avete scelto a erede mio figlio come continuatore della famiglia illustre a cui mio marito appartiene? Ebbene, sappiatelo: mio marito è convinto che questo figlio non è suo!
Il Duca
(impetuosamente) Un'accusa che voi respingete?!
Claudia
(accesa di frenetica baldanza) Se avessi voluto respingerla non l'avrei rivelata a voi. Io sono qui per confermarla, e nessuno la sosterrà con più fervore di me!
Alfredo
(con sfrontata temerità) Non bisogna crederle, zio! Io non ho mai sospettato di lei!
Claudia
(incalzando) Fino a stamane, mentre cercava di riconquistare il vostro affetto raccontandovi i suoi ravvedimenti e le mie virtù, egli mi faceva seguire, mi faceva spiare; e un'ora fa ha dovuto avere la certezza che appunto stamane io mi sono recata di nascosto in casa d'un uomo! (Siede affranta.)
Il Duca
(furente, ad Alfredo) Dunque ti rassegnavi a tutto?!
Maurizio
Ah, vivaddio, io non devo permettere che la signora marchesa si lasci andare al capriccio di accusarsi così ingiustamente! Ella conta sulla mia timidità? Ella conta sulla mia prudenza egoistica? Ma io parlerò, perbacco! Io parlerò! Anche perchè, dopo di aver parlato, mi sentirò meglio! È proprio in casa mia che ella si è recata stamane. Se la spia è stata diligente, Alfredo non può ignorare ciò. Questa mattina, sì, la marchesa di Montefranco mi ha onorato di una sua visita, per ragioni che spiegherò più tardi se sarà utile e che adesso sarebbero fraintese. Io non sono l'amante della marchesa di Montefranco. Ecco quello che per ora è necessario sapere. E lo affermo in perfetta coscienza, impegnando la mia parola di gentiluomo.
Alfredo
(che lo ha guardato dissimulando la sua completa incredulità, si affretta ad aggiungere:) È la verità, zio!
Il Duca
(ironicamente) Ed era lui, infatti, il solo che ce la potesse dire. (Cambiando tono) Io credo che da quando esiste l'istituzione dell'infedeltà coniugale, sia questa la prima volta che un marito si convince che sua moglie non ha un amante esclusivamente perchè è l'amante stesso che glielo garantisce.
Maurizio
Ma sono bene io che posso sapere di non esserlo!
Il Duca
Voi non fate che compiere, nel modo più rudimentale, il vostro dovere, e cercate, se non altro, di seguire la tradizione. Chi se ne guarda dal seguirla è mio nipote. E me ne felicito molto con lui. Egli è un innovatore! La prammatica gli suggeriva di mettervi alla porta questa sera e di ammazzarvi, possibilmente, domani....
Maurizio
Non ci mancherebbe altro!
Il Duca
(continuando) Ma chetatevi, perchè ciò non avverrà. Egli, invece di pensare ad ammazzarvi, vi ha chiamato in suo soccorso, e, tacitamente, vi ha domandato: Sei l'amante di mia moglie? Voi gli avete risposto di no. E tutto si è appianato. (Diventando sempre più solenne) Il che significa che sullo scandaloso teatro dell'odierno sfacelo morale, dove perfino i più degeneri dei suoi pari, tra i disastri del tappeto verde e quelli dei mercati usurarii, tra il ludibrio della prostituzione profumata e quello delle tresche, hanno saputo talvolta rappresentare l'episodio tragico della loro decadenza facendosi saltare le cervella in omaggio all'antica purezza del blasone, egli, iniziatore della degenerazione allegra, ha preferito fare del suo stemma il simbolo del buon umore, l'insegna della più grottesca comicità!
Alfredo
(con risentimento) Zio!
Il Duca
Vi proibisco di chiamarmi zio. Io sono stato bensì per un giorno il vostro zimbello. Non saprei rimproverarne voi. Ma ne chiedo scusa a me stesso. E me ne vado. (Rivolgendosi a Claudia) Donna Claudia....
Claudia
(sorpresa che il Duca le rivolga la parola, si alza rispettosamente.)
Il Duca
Io..., superfluo il dirlo,.... non ho nessuna predilezione per l'adulterio. Mi è sempre parso una cosa abbastanza.... vile. Ma devo convenire che, nei limiti inalterabili dell'errore, voi lo avete alquanto nobilitato. Se tutti i mariti del bel numero fossero come vostro marito, e se tutte le mogli adultere fossero come voi, ho paura... ho paura... che l'adulterio... finirebbe col piacermi. Vi saluto, Donna Claudia. (Fa un inchino.)
Claudia
(si inchina anche lei) Duca.
Il Duca
(esce dal fondo.)
SCENA V.
MAURIZIO, ALFREDO e CLAUDIA.
Maurizio
Ed ora, marchesa, spero che vi unirete a me nel dare delle spiegazioni a vostro marito.
Alfredo
(con la bile sulle labbra) Io non ti chiedo nessuna spiegazione e te ne dispenso.
Maurizio
Ma non me ne dispenso io.
Alfredo
Mi hai seccato.
Maurizio
Non mi pare.
Alfredo
Mi hai seccato!
Maurizio
(vivacemente) Io ripeto che non sono....
Alfredo
(con maggiore vivacità) Se tu non fossi l'amante di mia moglie, saresti qualche cosa di peggio!
Maurizio
Tu impazzisci!
Alfredo
Saresti il traditore pettegolo e malvagio d'un amico di vent'anni, senza nessuna attenuante!
Maurizio
Ma lasciami dire....
Alfredo
Io preferisco di non crederti tale! E, non per fare della tragedia, come vorrebbe mio zio — perchè, già, tanto, il farla con te sarebbe un bel tour de force — , ma per essere pratico e spicciativo, ti prego di risparmiare a me, da oggi innanzi, l'incomodo della tua presenza.
Maurizio
Ah, questa è la conclusione? (A Claudia) Io ne piglio una malattia! (Poi, ad Alfredo) Ma prima di ammalarmi definitivamente e prima di lasciare per sempre questa casa, giacchè ti fa tanto piacere che io sia l'amante di tua moglie, mi affretto a renderti felice, mi affretto a colmarti di gioia! Sì, sì, io l'adoro, ella mi adora, noi ci adoriamo come due pazzi sfrenati; e, se si continua di questo passo, con l'aiuto della divina provvidenza, andremo tutti e due al manicomio, dove ci adoreremo con la camicia di forza. Il che sarà semplicemente delizioso! E buona sera! (Esce difilato.)
SCENA VI.
CLAUDIA, ALFREDO, IL SERVO.
Alfredo
Buffone! (Breve pausa. Si stringe nelle spalle cinicamente. Si avvia verso il fondo come per uscire.)
Claudia
Dunque?
Alfredo
(si volta. Dopo un'altra pausa, con accento freddo e secco) Sta bene. Ci siete riuscita. Ci separeremo.
Claudia
Legalmente?
Alfredo
Legalmente.
Claudia
E la vostra paternità?
Alfredo
Riconosco che l'arbitra naturale siete voi. Voi la negate; e quindi io la negherò.
Claudia
È quello che desidero. Ma dovrete esibire delle prove convincenti.
Alfredo
Senza dubbio.
Claudia
(riflettendo) Quali?
Alfredo
Se non ce ne sono, bisognerà inventarne.
Claudia
Stabilirete... delle circostanze, delle date, dei confronti....
Alfredo
Ma badate che anche per inventare queste prove io non potrò che lasciarmi dirigere da voi, perchè i confronti, le date, le circostanze, si devono coordinare a un fatto molto intimo... di cui soltanto voi possedete il « SEGRETO ». È il trionfo delle vostre idee.
Claudia
E allora?
Alfredo
Ci metteremo d'accordo.
Claudia
Vogliamo parlare adesso?
Alfredo
Parliamo adesso.
Claudia
(tocca il bottone del campanello.)
Il servo
(comparisce subito dal fondo.)
Claudia
Non siamo in casa per nessuno.
Il servo
(via.)
Claudia
(siede presso un tavolino.)
Alfredo
(paziente, prende una sigaretta, l'accende. Poi siede dirimpetto a Claudia) Sono a voi.
Claudia
(con un lieve gesto, severamente avverte) Prego....
Alfredo
È vero, sì! (Getta via la sigaretta.)
(Sipario.)
ATTO TERZO.
In campagna. — È il pomeriggio di una bella giornata settembrina. Una camera spaziosa nitida, gaia, piena di aria e di luce. L'ambiente è quasi rusticano, ma raggentilito da una signorilità semplice e modesta. — Una porta a destra, una porta a sinistra. Un'altra porta, molto ampia, a due battenti, si apre nel mezzo della parete in fondo e scopre il verde scintillante di un pergolato. A poca distanza dalla porta, tra il fogliame della vigna, spicca la tinta biancastra del parapetto d'un pozzo e mettono un luccichìo più vivo la secchia tersa e la carrucola che pende dal ferro arcuato. — Un finestrone è accanto all'uscio di fondo e s'apre anch'esso sulla vigna. La camera è mobiliata per le bisogne domestiche. Una credenza carica di stoviglie, di biancheria, di posate. Qualche stipo, qualche pianta di rosa in un vaso grezzo. Una piccola tavola per il desco. Una tavola grande coperta da un panno bianco, e sopra di essa alcune scatole in cui sono ammonticchiati bavaglini, camicine, cuffiette. Accanto a questa tavola, un cestino da lavoro.
SCENA I.
CLAUDIA e TERESINA.
Claudia
(in piedi presso la tavola coperta dal panno bianco, vi stende su nastrini, tulle, mussola. È sola. Chiama:) Teresina!
Teresina
(di dentro) Signora!
Claudia
Che non sia freddo addirittura cotesto ferro.
Teresina
(entra portando un ferro da stirare. Lo accosta un po' alla faccia) Per stirare robetta leggera, basta com'è.
Claudia
Dammi.
Teresina
Faccio io. So fare. Voi vi affaticate troppo.
Claudia
Ma di che t'impicci, tu? Non sono mica ammalata, per tua norma. (Prende il ferro, lo strofina sopra una pietra che è sulla tavola e stira accuratamente.)
Teresina
Un poco ammalata, siete. Ieri, per esempio....
Claudia
Che ne sai di ieri?
Teresina
Si vedeva.
Claudia
(stirando) Non c'era niente da vedere, hai capito?
Teresina
Avevate la faccia come la carta che era una pietà a guardarvi!
Claudia
Ma che me ne importa di ieri se oggi sto benissimo? Sto meglio di te, sai.
Teresina
E no! Tutte le donne sono un po' malate quando fanno i figliuoli.
Claudia
Vorrei sapere chi te le insegna queste sciocchezze!
Teresina
Il curato.
Claudia
Mi meraviglio di lui che parla di certe cose alle ragazze.
Teresina
Ce ne parla a fin di bene. Egli ci dice sempre che il fare figliuoli è una malattia. (Imitando la voce del curato) «State attente, ragazze, state attente a non cadere in peccato. Fatelo almeno per la salute.»
Claudia
(sorridendo) Se dice così, dice giusto. Ma resta a capire quand'è che si cade in peccato.
Teresina
Da noi, non si cade in peccato solamente quando ci si marita. Ho da riscaldarlo un altro ferro?
Claudia
No, grazie, non mi serve. Apparecchia piuttosto e pensa a darmi da pranzo.
Teresina
Ho già messo a cuocere i ceci.
Claudia
Mi dai la buona minestra paesana?
Teresina
Quella vi do. (Apparecchiando la tavola per il pranzo, indugia ogni tanto a parlare.) Vi piace?
Claudia
Molto. E mi ti raccomando per la carne, Teresina. Ricòrdati che devo mangiarne spesso; e tenera ha da essere.
Teresina
Don Fabiuccio Nasti, che nella macelleria del padre comanda lui, me n'ha portato un tocco da fare alla cacciatora, tenero come il burro.
Claudia
Un quarto di chilo?
Teresina
Pago sempre per tanto; ma siccome lui amoreggia con me, io ne profitto e me ne prendo di più.
Claudia
Ciò non va bene.
Teresina
Io me lo sposo.
Claudia
E che vuol dire che te lo sposi?
Teresina
Vuol dire... che gli darò più di quello che ho preso.
Claudia
E della malattia, non ne hai paura?
Teresina
Eh! Presto o tardi ci si ha da passare, penso io. Siamo donne per questo.
Claudia
Hai ragione. (Ha finito di stirare. Raccoglie e piega i nastrini, il tulle, la mussola.) È vero che la Madonna di Roccaromita protegge le mamme?...
Teresina
Sì che le protegge. Avete fatto bene a venirvene a Roccaromita.
Claudia
Ma io (dissimulando)... non ne sapevo nulla. Ci sono venuta perchè qui ho trovato da acquistare questa casetta per pochi soldi.
Teresina
La Provvidenza vi aiuta.
Claudia
(animandosi) Certo che mi aiuta! (Il suo viso si contrae un poco. Ella si sorregge a una sedia.)
Teresina
Lo vedete?!...
Claudia
No, no, t'inganni.
Teresina
(si affretta a soccorrerla.)
Claudia
Ma no.... Inezie! (Un silenzio.) (Siede.) (Le passa sulla fronte come un'ombra. Indi scuote la testa. Si rianima.) Ecco. Più niente. (Si dispone ad agucchiare.)
Teresina
(terminando di apparecchiar la tavola) Frutta ne ho da comperare?
Claudia
E guarda! Abbiamo lì quel po' po' di uva moscadella.
Teresina
Se la nuova massaia non se ne dispiace....
Claudia
Non può dispiacersene. L'uso di questa piccola vigna me lo sono riserbato per me.
Teresina
Allora ve li colgo due grappoletti maturi?
Claudia
(festosamente) Io! Io! (Si alza e corre al pergolato.)
Teresina
(curiosando, tocca e guarda i nastri, i merletti, le cuffiette, le camicine, i bavaglini già cuciti.) Gli fate un corredo coi fiocchi al piccino!
Claudia
(dal pergolato, mentre sceglie i grappoli da cogliere) Non guastare, Teresa.
Teresina
Non guasto, no. (Continuando a guardare) Ma, perchè poi tanto tempo prima?
Claudia
Com'è bionda! Sembra tutta sparsa di polvere d'oro. (Tornando con i grappoli in mano e assaggiando qualche chicco d'uva) E com'è dolce! Prendi, Teresa.
Teresina
(stacca anche lei qualche chicco e gusta.) Dolce assai.
Claudia
(mette l'uva sulla tavola da pranzo e si asciuga le dita alla tovaglia.)
Teresina
(con riflessione)... A voi che ve ne pare? Sarà un maschio o sarà una femmina?
Claudia
(stringendosi nelle spalle, tutta sorrisi in volto) Mah! (Siede presso il cestino.)
Teresina
Non ce l'avete messa l'intenzione?
Claudia
(infilando l'ago) No.
Teresina
Quando sarà il momento, io ce la metterò, perchè il primo figlio lo voglio maschio.
Claudia
(cominciando a ornare una cuffietta) E se lo sposo ce ne metterà un'altra?
Teresina
L'intenzione dell'uomo non conta!
Claudia
Ah no? (Si volta e la guarda.) E questo chi te l'ha insegnato?
Teresina
Nessuno. Lo so da me.
(Si odono di dentro tre colpi alla porta.)
Claudia
Picchiano, Teresa. Sono tre colpi. Sarà il signor Maurizio.
Teresina
Vado. (Esce a sinistra.)
(Un silenzio.)
Teresina
(senza comparire, dalla stanza attigua) È lui: il signor Maurizio.
Claudia
(celiando) La marchesa non riceve.
SCENA II.
CLAUDIA e MAURIZIO
Maurizio
(porta gli occhiali verdi. Indossa un costume dalle tinte gaiette e un paltoncino col bavero alzato. Entrando:) Riceviate o no, io sono qua.
Claudia
Ancora?!
Maurizio
Come ancora? È un pezzo che non mi vedete.
Claudia
Da ieri l'altro.
Maurizio
Ma non da ieri. Ce n'era abbastanza per credere che voi aveste il più vivo desiderio di vedermi.
Claudia
Venite qua. Sedete. (Gli porge la mano, che Maurizio stringe con tutt'e due le sue.)
Maurizio
(piglia una sedia e sta per sedere accanto al cestino.)
Claudia
Toglietevi, per favore, quel paltò, quegli occhiali.... Siete opprimente così imbacuccato!
Maurizio
Gli occhiali me li tolgo subito, perchè qui dentro, se Dio vuole, polvere non ce n'è. Ma quella strada maestra!... L'altro ieri mi sono rovinato gli occhi. Guardate qui. (Allargando le palpebre con le dita) Ho una minaccia di congiuntivite! Lasciare le strade maestre in quello stato è un'infamia! Ma che cosa fanno i consiglieri della Provincia? Che cosa fanno i deputati? Che cosa fanno i ministri? (Siede.)
Claudia
E il paltò?
Maurizio
No. Vi domando perdono, ma il paltò, per ora, mi abbisogna. Ho fatto di corsa quest'ultimo tratto di via, che mi sembra il Calvario, e, se non mi sbaglio, sono un tantino sudato. Aggiungete poi che questa non è mica una camera: è una ghiacciaia.
Claudia
Potevate fare a meno di correre.
Maurizio
Eh!... Di tante cose si potrebbe fare a meno!
Claudia
Per esempio?
Maurizio
Per esempio, di venire fin quassù tre volte la settimana.
Claudia
Perchè ci venite?
Maurizio
Io non lo so.
Claudia
(ridendo un po') Ah, ah, ah!
Maurizio
Che c'è da ridere?
Claudia
Ricordavo... le tre volte la settimana di Olghina: lunedì, mercoledì e venerdì.
Maurizio
Ma che confusione fate!
Claudia
(graziosamente, dopo una pausa) Come sta?
Maurizio
Sta bene. Credo che stia bene.
Claudia
Sempre... tre volte la settimana?
Maurizio
No, no.
Claudia
Due volte?
Maurizio
Nemmeno.
Claudia
Una sola?!... Povero Maurizio!
Maurizio
(con comico risentimento di uomo offeso nel suo amor proprio maschile) Vi prego di credere, Donna Claudia....
Claudia
Andiamo, non vi arrabbiate con me, chè anzi io mi compiaccio di sapervi divenuto più saggio.
Maurizio
Più saggio!... Chi può dirlo poi se sia precisamente saggezza? La verità è che tutta questa storia mi ha scombussolato. Ci pensate, voi, a quel che mi capita? Quando verrà pronunziata la sentenza di separazione tra voi e vostro marito non ci sarà un cane che non avrà la convinzione ch'io sia il vostro amante e anche il.... Mi capite, eh?
Claudia
La vedete questa cuffiettina com'è caruccia?
Maurizio
La vedo, sì, la vedo.
Claudia
È un amore!
Maurizio
È tanto caruccia, ma datemi retta. Non si tratta d'una bazzecola. È un fatto d'una gravità singolare, singolarissima. Io sarò in una falsa posizione vita natural durante.
Claudia
(con la massima calma, lavorando a un'altra cuffietta) Il vostro nome non verrà fuori. Voi sareste forse indiziato se ci fosse un sincero dibattito in tribunale. Invece, no, sarà tutta una mirabile finzione, perchè mio marito ed io ci siamo messi d'accordo.
Maurizio
Ma visto che di accordo avete stabilito di dimostrare che vostro figlio non è suo, il naturale candidato alla paternità ho il piacere di essere io. È chiaro.
Claudia
(senza darsi nessuna pena) Ma no!
Maurizio
Sentite, Donna Claudia, questo figlio deve averlo fatto qualcuno.
Claudia
(con un sorrisetto bonario) Ecco quello che vi nego.
Maurizio
(scattando in piedi e levando la voce) Quando si arrivano a dire di simili enormità, non c'è più nulla a sperare dalla logica umana!
Claudia
(graziosissimamente) Non urlate, Nunù, perchè gli urli mi guastano l'appetito.
Maurizio
Chi è Nunù?
Claudia
(rifacendo le voci e i gesti del primo atto) «Addio Ninì» — «Addio Nunù». (Ride.)
Maurizio
(rammentandosi) Ah!... Ve ne ricordate? (Facendosi serio) E da allora, purtroppo, sono cominciati i guai!
Claudia
(ride più forte.)
Maurizio
Ma voi ridete sempre, Donna Claudia!
Claudia
O Dio! Non dovrei ridere neppure pensando a quel servo imbecille, che, secondo voi, riconoscendomi per la marchesa di Montefranco, mi avrebbe terribilmente compromessa? Vedete come sono mutate le cose. Adesso, voi medesimo venite quassù, da me..., tre volte la settimana, affrontando la polvere, il caldo, il freddo, il vento, e mi compromettete con la più spensierata disinvoltura.
Maurizio
(sedendo di nuovo) Voi scherzate, e intanto vi assicuro che, più o meno, queste stesse parole io me le dico senza punto scherzare, quando ci penso. Non è proprio della compromissione ufficiale che io mi preoccupo. Oramai, quella lì è un incidente esaurito. Ma c'è una compromissione di altro genere....
Claudia
Che riguarda voi e me?
Maurizio
(facendosi sempre più serio) No, riguarda me solo. Perchè, sappiatelo, (con vibrazione malcontenuta)... non tutti gli uomini sono come sembrano!...
Claudia
Bella novità!
Maurizio
Io sembro un vecchio fannullone, un vile cultore del proprio benessere, di quel benessere mediocre e pedestre che non corre nessun rischio in mezzo agli urti, alle grida, alle afflizioni, alle lagrime dell'umanità sofferente, e che, d'altra parte, non aspira alle grandi gioie, ai godimenti supremi, e non li rasenta mai. Io sembro un uomo fatto con la ricetta: tanto di prudenza, tanto d'indifferenza, tanto di bontà, tanto di debolezza, tanto di virtù e tanto di vizio, e il tutto mescolato bene e riscaldato a bagnomaria. Io sembro, insomma, e sono forse stato, ne convengo, la negazione di ciò che rende la vita molto bella o molto brutta, di ciò che la rende movimentata e profonda, di ciò che la distrugge e la ravviva, che l'abbassa fino al fango o la eleva sino al Cielo: (con uno slancio d'entusiasmo) ma io, Donna Claudia....
Claudia
(interrompendolo apposta e mostrandogli la seconda cuffietta) Vi piace quest'altra col nastrinuccio celeste?
(Una breve pausa.)
Maurizio
(dissimulando un po' di tristezza interiore) Sì, mi piace.
Claudia
Ce n'è di tutti i gusti. Guardate! Guardate! (Prende la scatola riboccante di cuffiette.)
Maurizio
Difatti, ce n'è moltissime.
Claudia
E ce ne saranno anche di più.
Maurizio
Ma, tanto per sapere, quanti figliuoli contate di mettere al mondo in una sola volta?
Claudia
(con tenerezza soave) Uno, mio buono Maurizio, che sarà tutto il mio mondo!
Maurizio
Ecco.... Quando dite queste cose, con quella voce, con quel certo non so che di dolce e di commovente..., è un affare serio! Io ne piglio....
Claudia
Una malattia!
Maurizio
(La commozione quasi lo vince suo malgrado) No! Donna Claudia, devo convenire... che ne piglio un poco di buona salute.
SCENA III.
CLAUDIA, MAURIZIO e TERESINA.
Teresina
(di dentro) Signora! (E tossisce come per meglio avvertire della sua presenza.)
Claudia
Cosa c'è?
Teresina
(di dentro) Posso entrare?
Claudia
(a Maurizio, sorridendo della reticenza di Teresina) Che ne dite? Può entrare?
Maurizio
Come vi divertite a mie spese! (Tentennando la testa in segno di pazienza) Entra pure, ragazza, chè non ci disturbi.
Teresina
(si avanza con la zuppiera fumante.)
Claudia
(continuando la celia — a Teresina) Perchè hai domandato se potevi entrare?
Teresina
(indicando Maurizio) Eh! Quando c'è lui....
Maurizio
No, sai, ti sbagli!
Teresina
(mettendo la zuppiera in tavola) Mi prendete per allocca. Ma io lo capisco quello che siete.
Maurizio
È inutile: ne è convinta anche lei!
Claudia
Almeno per galanteria, non dovreste lamentarvene.
Maurizio
(alzandosi) Sì, sì. Buon pranzo! Io vi lascio.
Claudia
(preparando in fretta un altro coperto) No, no. Qui. Pranzate con me. Vi offro una minestrina paesana, che è un piccolo capolavoro.
Maurizio
Non è ora mia, Donna Claudia. Vi ringrazio.
Claudia
In campagna si può mangiare a tutte le ore.
Maurizio
Mi farà molto male, lo so. Ho anche l'emicrania, oggi.
Claudia
Sedete e mangiate. Senza discussione, e, soprattutto, senza paltò.
Teresina
Evvia, non vi fate pregare, chè dovreste essere voi a pregar lei.
Maurizio
Santa pazienza! (Si toglie il paltoncino e siede a tavola.)
Claudia
Svelta, Teresa. Taglia il pane e cerca nella credenza una bottiglia di Gragnano rosso.
Teresina
(esegue.)
Claudia
(servendo la minestra) Sentite che odore? Roba sana! E bisogna mangiarla calda calda. (Insistendo) Non fate raffreddare.
Maurizio
Ho capito! (Assaggiando) Non avete torto, sapete. Sarà forse la suggestione, ma giurerei di non aver mai provato una minestra squisita come questa.
Claudia
E se aveste la fame che ho io!
Maurizio
È un piacere vedervi a tavola con tanto ardore!
Claudia
Teresa! Teresa! Bada alla carne. Non troppo cotta, mi raccomando.
Teresina
(via.)
Maurizio
Non vi si riconosce più. Non so.... Siete tutt'altra donna!
Claudia
E dite, dite la verità: d'aspetto come mi trovate?
Maurizio
Attraentissima!
Claudia
Che c'entra!
Maurizio
Vi trovo colorita, fresca, luminosa, magnifica. E mi pare che tutto sia attraente.
Claudia
E ieri, invece, quel vecchio gufo del dottor Berner, dicendomi delle parole sibilline, mi guardava con certi occhi che per un momento mi fecero sospettare d'essere diventata un cencio.
Maurizio
Come vi saltò il ticchio d'andare dal dottor Berner?
Claudia
Volli consultarlo.
Maurizio
Eravate molto sofferente?
Claudia
(con urgenza, eccitandosi) No! Poco, pochissimo... quasi niente! Ve lo accerto, Maurizio: quasi niente....
Maurizio
Ne sono persuaso, che diamine! E appunto, dicevo, non era il caso di recarsi apposta in città per consultare un pezzo grosso.
Claudia
D'altronde, io non ho nessuna esperienza. Il dottor Berner mi ha vista nascere.... È uno specialista di gran fama.... Mi parve abbastanza naturale profittare dei suoi consigli.
Maurizio
E questi consigli?
Claudia
Non me ne dette.
Maurizio
Meglio.
Claudia
Soltanto, con la sua consueta aria d'importanza, mi promise che verrà domani a vedermi qui. Ma mi annoia la sua visita. Io non lo riceverò.
Maurizio
Scrivetegli di non venire.
Claudia
E se poi... (si rattrista ad un tratto) Se poi... avesse a dirmi qualche cosa di molto serio?
Maurizio
Non cominciate a farneticare, adesso, perchè, su questo terreno, oggi, non me la sento di seguirvi. Io non sono uno specialista.... Ciò è incontestabile. Ma se io vi dico che non siete mai stata così florida e forte, potete contarci.
Claudia
Giuratemi che non m'ingannate.
Maurizio
... Ve lo giuro.
Claudia
(esaltandosi) Sì, sì, vi credo, vi credo!... Voi siete un amico incomparabile, voi siete un angelo, e io vi credo. Via tutti i farfalloni neri! Mangiamo, beviamo.... Beviamo tanto da ubbriacarci. (Versando il vino) Non vi volete ubbriacare, voi?
Maurizio
(esaltandosi anche lui) Ma sì che voglio ubbriacarmi, perbacco!
Claudia
Vi abbraccerei.
Teresina
(di dentro, tossisce per prudenza e domanda:) Posso entrare?
Claudia
(prorompe in una risata) Ah, ah, ah!
Maurizio
È esasperante!
Claudia
(ride clamorosamente.)
Maurizio
Entra, entra, entra! Afflizione!
Claudia
Ma questa volta, scusate, poteva anche aver ragione. Stavo per abbracciarvi....
Maurizio
Magari!
Teresina
(entrando) Carne poco cotta. (Mette la carne in tavola.)
Claudia
Bravissima! (Beve d'un fiato. Poi a Maurizio:) E voi?
Maurizio
Eccomi. (Ingolla un bicchier di vino.)
Teresina
(cambia i piatti.)
SCENA IV.
CLAUDIA, MAURIZIO, TERESINA, ROSALIA.
Rosalia
(comparisce sotto il pergolato e si ferma di là dalla soglia, timidamente. Ha in braccio il bimbo lattante e porta con una mano una canestra piatta, verdeggiante) Signora bella!
Claudia
(voltandosi) Oh! Rosalia? (A Maurizio) È la nuova massaia che è venuta ieri. Tanto cara! (A Rosalia) Favorisca la nostra vicina, favorisca!
Rosalia
Non voglio darvi fastidio, signora bella. Ho qui, per voi, un po' di giuncata fatta or ora. Se non vi offendete....
Claudia
(battendo le mani) La giuncata!? Che delizia! Accetto con entusiasmo! Voi avete avuta un'idea sublime!
Rosalia
(restando in fondo) Era dovere. Ieri, signora bella, diceste che avevate desiderio di giuncata. E due e tre volte lo diceste. E dagli occhi si vedeva che era vero. Non volevo avere scrupoli di coscienza. Ne ho fatti cinque dei figli, e dispiaceri non ne ho avuti, perchè la gente che mi stava attorno ci badava a queste cose. Ma mia sorella, la più grande, poveretta, per un desiderio di lenticchie — che nessuno se n'accorse — non ebbe neanche il tempo di raccomandarsi alla nostra Madonna, e all'impensata fece il figlio morto. Uno strazio che non vi so dire!
Claudia
(si rannuvola, e fissando gli occhi nel vuoto, resta per un istante assorta.)
Maurizio
(se ne avvede e vorrebbe distrarla) Avanti la giuncata, Teresina!
Claudia
(scotendosi e cercando di dominarsi) Avanti! Avanti!
Maurizio
Ne ho desiderio anch'io e me ne voglio fare una scorpacciata. Non si sa mai!...
Claudia
Prendetene, prendetene tanta!
Teresina
(mette in tavola la giuncata.)
Maurizio
(ne riempie il suo piatto.)
Claudia
(contemporaneamente ne cava dalla canestra a grosse cucchiaiate e se le caccia in bocca come per avidità) Buona!
Rosalia
(accomiatandosi) Con permesso....
Claudia
Restate ancora un poco, Rosalia. Posso offrirvi un bicchiere di vino?
Rosalia
No, a stomaco digiuno non ne bevo. (Accennando al bimbo) Questo qui me lo proibisce.
Claudia
È lui il tiranno?
Rosalia
Comanda lui, s'intende.
Claudia
E avvicinatevi. Mi fate venire il torcicollo.
Rosalia
Ho dietro di me un mezzo reggimento, signora bella. Me ne devo andare.
Claudia
Gli altri bimbi, forse?
Rosalia
Uno è a casa con la febbre....
Claudia
Con la febbre? Verrò subito a fargli una visita.
Rosalia
Non è niente. È febbre di crescenza. E ce n'è voluto per farlo stare a letto! Ma ci sono gli altri tre, che non mi lasciano un momento.
Claudia
Io non li vedo.
Rosalia
Si nascondono perchè hanno vergogna. E poi son sudici che paiono usciti da un fumaiolo.
Claudia
Non importa. Fatemeli vedere.
Rosalia
(voltandosi e chiamando con la voce e col gesto) Venite qua.... La signora vi perdona che siete in quello stato. La signora bella non vi sgrida. Venite qua!
(Tre bimbi paffuti, graziosi, scalzi, con indosso dei brandelli di panni contadineschi, sgusciano dal pergolato e si aggrappano con ambo le manine alla gonna di Rosalia e sogguardano Donna Claudia in un misto di curiosità e di timor panico infantile.)
Claudia
(alzandosi ancora con la bocca piena di giuncata) Eccoli lì, finalmente!
Rosalia
(ai bimbi) Ohè, che stracciate la veste a mamma!
Claudia
Come li avete fatti bene, Rosalia!
Rosalia
Andate a baciare la mano alla signora.
Claudia
Niente affatto! Ci penso io, invece, a tempestarli di baci. (Corre a loro vivacemente come per afferrarli.)
(I bambini fuggono riempiendo l'aria di piccoli gridi.)
Claudia
Voi fuggite, ma io vi raggiungo, e faremo la guerra! (Li rincorre e sparisce tra il fogliame.)
La voce d'un Bimbo
Non mi pigli! Non mi pigli!
Rosalia
Cattivacci!
La voce di Claudia
(allontanandosi) Che guerra che faremo!
(Si ode lo strepito gaio dei bimbi che scappano.)
Maurizio
(andando verso il fondo) Donna Claudia! Non vi scalmanate così, benedetto Dio! È aria di raffreddori!
Rosalia
(a Maurizio) È buona come la Madonna la vostra signora. Ve la possiate godere per cento anni!
Maurizio
Auff!
Rosalia
(va via ripetendo:) Cattivacci! Cattivacci!
Maurizio
Per quest'altra, io sono addirittura il marito!
Teresina
Che aspettate per sposarla?
Maurizio
Sta zitta tu, non m'irritare.
Teresina
Quando non avevate voglia di sposarla, non dovevate essere così imprudente!
Maurizio
Fammi la grazia, Teresa: vattene in cucina!
Teresina
Ho da sparecchiare.
Maurizio
Non vedi che la signora ha da mangiare ancora la carne?
Teresina
Non la mangerà più. Siete voi che le fate perdere l'appetito.
Maurizio
Non irritarmi, Teresa, e non mi ballare dinanzi agli occhi, chè mi si aggrava il mal di capo. Ho due chiodi qui! (Si tocca le tempie.)
Teresina
(portando via il piatto con la carne) Se fossi stata io....
Maurizio
Vattene in cucina!
Teresina
Neanche un'unghia mi sarei fatta toccare! (Esce a sinistra.)
La voce di Claudia
(chiamando) Maurizio!
Maurizio
(rispondendo) Donna Claudia!
La voce di Claudia
Io vado a casa di Rosalia per vedere il piccino infermo. Volete venire?
Maurizio
Grazie, no.
La voce di Claudia
E la passeggiatina del dopo pranzo?
Maurizio
La faccio al coperto.
La voce di Claudia
Torno fra dieci minuti. Mi aspettate?
Maurizio
Vi aspetto.
(Ancora più lontano, il gridìo dei bimbi.)
La voce di Claudia
Che guerra che faremo se vi piglio!
SCENA V.
TERESINA, MAURIZIO, ALFREDO.
Teresina
(entrando in fretta) Signore! Signore! C'è un signore che vuol parlare alla signora.
Maurizio
(molto perplesso, tra sè) Dio mio! Sarà il dottor Berner. (A Teresina) Digli che la marchesa non è in casa, ma che torna subito. E intanto può favorire, se vuole.
Alfredo
(dalla sinistra) Ti ringrazio del permesso....
Maurizio
(vivamente sorpreso) Sei tu!
Teresina
(esce.)
Maurizio
Io non potevo immaginare che fossi proprio tu.
Alfredo
Io, al contrario, avevo immaginato di trovarti qui. (Osserva i due coverti) Non ti confondere, perchè, anzi, io ci contavo sulla tua presenza. E il caso è stato provvidenziale. Sono giunto a pranzo finito, e mia moglie è fuori. Ciò mi dà agio di parlare con te invece che con lei. E sarà bene.
Maurizio
Tua moglie è andata a far visita alla massaia di questo podere. Ora te la chiamo, la faccio venire, e io me ne vado in santa pace. (Piglia il cappello e s'avvia verso il fondo.)
Alfredo
(fermamente) Tu non la chiamerai, e avrai la compiacenza di ascoltarmi. (Poi, con mitezza) Vedrai che ho avuto ragione di contare su te.
Maurizio
(resta titubante, interdetto.)
Alfredo
Siedi e stammi attento.
(Siedono ambedue.)
Alfredo
Suppongo che tu sappia... che le pratiche per la separazione legale saranno tra breve iniziate.
Maurizio
Lo so.
Alfredo
Nè puoi ignorare che lo scopo essenziale a cui tende mia moglie con la separazione non è davvero quello di sottrarsi alle formalità d'una unione, la quale sarebbe diventata sempre più effimera. Ella vuole sopprimermi ufficialmente come marito soltanto per sopprimermi come padre. Ciò sarebbe evidente anche se ella non lo avesse più volte affermato. E giacchè suo figlio, a quanto ella asserì con tanta insistenza, non è mio figlio, io, a sangue freddo, non ho potuto che accondiscendere al riscatto da lei sognato. In queste condizioni, il separarsi legalmente non è un fine: è un mezzo. I termini sono invertiti. Non è già che bisogna provare l'adulterio per separarsi; ma bisogna separarsi per provare l'adulterio. Bisogna, cioè, procedere allo scandalo d'una separazione per adulterio affinchè venga proclamato dinanzi a lei, dinanzi a me, dinanzi alla società, dinanzi alla legge, che io non sono il padre della sua creatura.
Maurizio
(vivissimamente) Non avresti dovuto accondiscendere!
Alfredo
Io ho avuto anzitutto l'intenzione di riconoscere tutta la nobiltà che è nella sua monomania di madre.
Maurizio
Tu hai accondisceso quando hai perduto ogni speranza di riconquistare tuo zio e quando, data la tua diffidenza, non vedevi nel figlio di tua moglie che un cumulo di grattacapi.
Alfredo
Ma sono state appunto la sua follia e la sua ostinazione che hanno soffiato in quella diffidenza per mutarla in convincimento.
Maurizio
(animandosi) Se tu fossi stato un uomo degno di lei....
Alfredo
(interrompendolo con severità) Bada che non permetto a te di farmi delle prediche!
Maurizio
Sei tu che hai desiderato di parlare con me, e, adesso, perdinci, non m'impedirai di dirti tutto quello che mi passa pel capo. Ah no! Non mi trovi più disposto a farti da pertichino. Le vicende a cui ho assistito, e nelle quali mi son trovato complicato per un capriccio del caso, mi hanno scosso dal mio torpore e mi hanno costretto a pensare e a sentire, rivelando alla mia coscienza un'anima non completamente frigida e un cervello non completamente fossilizzato. Se tu fossi stato un uomo degno di lei, ella non avrebbe mai concepita l'idea di emancipare la sua maternità e di staccare radicalmente da te la sua creatura. Visto che la maternità è stata l'idea e la meta della sua esistenza, ella non poteva tollerare, nel fatto compiuto, l'intervento di un uomo che non aveva avuta nessuna qualità per esserle marito, che aveva dubitato di lei come una sgualdrina e aveva aspettata la nascita di un figlio, magari adulterino, per farne lo strumento della sua venalità. L'orrore suscitato in lei dalle miserie di cui tu minacciavi il suo altare, ha spinto il suo culto sino al fanatismo, ha spinto il suo attaccamento sino all'ebbrezza di credere e mostrare che la paternità è un incidente del tutto trascurabile e che su questo mondo, al cospetto dei figli, non ci sono che delle madri! Ella non è soltanto la donna che procrea ed è felice di procreare come tante altre. No! (Eccitandosi e commovendosi) Ella è la personificazione imponente e raggiante della maternità; e, nel fenomeno singolare della sua meravigliosa monomania, si concentrano, allo stato acuto, gl'istinti, i diritti, le aspirazioni, le passioni, le gelosie e le cupidità divine di cento madri unite in una madre sola! (Pausa. Indi, cambiando tono, ma avendo ancora nella voce l'emozione dell'animo) Una volta, forse, avresti riso sentendomi parlare così; e ne avrei riso certamente io stesso. Ora, non ne ridiamo più nè tu nè io. Ma... siccome mi accorgo di... di avere un po' scantonato, me ne dolgo assai con me stesso... e ti prego di continuare il tuo discorso, liberamente. Continua, continua.
(Un silenzio.)
Alfredo
(che lo avrà ascoltato acutamente e ne avrà osservato il contegno, sentendo anche lui una vaga commozione insolita, ha ora un accento meno freddo e più piano e lievemente angoscioso.) Le tue parole mi fanno approfondire anche di più la gravità di ciò che sto per dirti. Io ne ho, in questo momento, una sensazione complicata, che mi paralizza, che mi turba. Vorrei ignorare. Vorrei tacere. Ma il tacere oggi con te non farebbe che privar lei della tua assistenza.
Maurizio
Della mia assistenza?!
Alfredo
Sì, dell'assistenza con cui tu, dandole un triste annunzio, potrai cercare d'attenuarne, in certo modo, l'impressione.
Maurizio
(impallidendo) Tu mi spaventi!
Alfredo
Una circostanza inaspettata elimina la necessità dello scandalo a cui già mi disponevo. Mia moglie ed io avevamo stabilito di provare in tribunale non solo l'adulterio ma anche le sue conseguenze per ottenere, comunque, legalmente, la sua completa indipendenza di madre. Orbene, non c'è più scopo alcuno per cui io debba sobbarcarmi alla umiliazione pubblica del marito ingannato....
Maurizio
(ansioso, febbrile) Ma parla, finalmente! Non commentare! Qual'è questa circostanza inaspettata?
Alfredo
Il dottor Berner ha creduto suo dovere di rivelare a me, marito di Claudia, ciò che egli ha constatato dopo una indagine scrupolosamente eseguita.
Maurizio
Parla!
Alfredo
Questo figlio non potrà nascere!
Maurizio
Che dici?
Alfredo
Per un fatale contrasto della natura, il concepimento medesimo che Claudia invocò ha rivelato, nell'organismo di lei, il mal di cuore, a cui deve cedere la sua ambizione materna!
Maurizio
(al massimo dell'ansia, incalzando) Ma che dici?!
Alfredo
Dico che se ella non vi rinunziasse, il suo male si aggraverebbe inesorabilmente per ucciderla e che in questi casi non c'è neppure da scegliere tra la vita della madre e la vita del figlio. O sottrarre alla catastrofe quella di lei, o perderle tutt'e due. E quindi la scienza vuole che s'affretti il sagrificio del figlio per salvare la madre!
Maurizio
(con uno scatto violentissimo) Tu menti!
Alfredo
(levandosi) Maurizio! (Breve pausa. Indi, con dolorosa malinconia) Io non so con esattezza quale sentimento faccia velo al tuo senno e ti spinga ad abusare della mia posizione.... Non mi riescirebbe difficile trovare nei tuoi eccessi la conferma... di molte cose. A che servirebbe? Io non spero di rifarmi una forza morale. Discendo per la mia china senza neppur tentare di retrocedere, e non mi resta che aggrapparmi a qualche cespuglio per rendere la discesa meno rapida e meno rovinosa. Ma non ho mentito. Potrei dartene subito le prove, perchè posseggo, sigillata, la dichiarazione precisa e solenne del dottor Berner, che soltanto a Claudia spetta di leggere. Non avrei che a violarne il sigillo. Non voglio farlo! Dandomi del mentitore, mi hai attribuito, in sostanza, il tentativo di giungere indirettamente a un delitto enorme. Io t'impongo... io ti supplico di non credermene capace.
Maurizio
(annientato, attonito, può appena pronunziare qualche parola) Ho avuto torto.... Te ne chiedo perdono.
(Pausa.)
Alfredo
Concludiamo. Un'ora assai triste suonerà tra breve per Claudia. Sarà necessario dapprima disporne l'animo nel modo più prudente, e poi assisterla, confortarla, arrecare qualche sollievo al suo dolore immenso....
Maurizio
(assalito dal terrore) No, non posso, non posso!...
Alfredo
(sovraeccitato dalla tragedia imminente) E vorresti che la notizia le giungesse all'improvviso, come una coltellata all'oscuro?
Maurizio
No!...
Alfredo
Vorresti ch'ella fosse abbandonata alla sua disperazione e alla rudezza scientifica del dottor Berner?
Maurizio
No!
Alfredo
O ch'ella continuasse ad alimentare la sua illusione, affinchè, nel momento dell'urgenza, il martirio le fosse inflitto più terribile e più raccapricciante?
Maurizio
No! No!
Alfredo
E allora perchè rifiuti?
Maurizio
Perchè non avrei il coraggio di veder soffrire quella donna come nessuna donna ha mai sofferto.
Alfredo
E avresti la fredda crudeltà di lasciar crescere di ora in ora le proporzioni del supplizio sicuro?
Maurizio
Tu mi soffochi.
Alfredo
(energicamente) Io esigo che tu faccia quello che oramai cercherei di fare anch'io se sapessi di essere la causa prima di questa catastrofe.
Maurizio
Ma dunque veramente m'accusi? Ancora m'accusi?
Alfredo
(offuscato, sconvolto) Io non ti accuso. Io non ti giudico. Io non distinguo e non comprendo nulla. Io mi accorgo solamente che per la prima volta in vita mia il mio cinismo m'abbandona[1].
(Giungono la voce di Claudia, che grida scherzosamente, e gli urletti dei bambini di Rosalia, che le fanno il chiasso intorno.)
SCENA VI.
CLAUDIA, ROSALIA, MAURIZIO, ALFREDO.
La voce di Claudia
Corriamo, corriamo!... Chi mi vuol bene, appresso mi viene!
(Risponde lo schiamazzo dei bimbi.)
( Alfredo e Maurizio si guardano l'un l'altro negli occhi, quasi interrogandosi a vicenda, e hanno lo stesso brivido.)
Claudia
(attraversa il pergolato, facendo le viste di correre, seguìta a poca distanza dai bambini vocianti, inebriati dal giuoco.) Corriamo! Corriamo!
La voce di Rosalia
(in gran lontananza) Attenti per il pozzo, ragazzi, attenti per il pozzo!
La voce di Claudia
Di che avete paura, Rosalia? Il parapetto è alto....
La voce di Rosalia
Ma saltano come i grilli questi diavoloni.
La voce di Claudia
Hopplà, hopplà....
La voce di Rosalia
Non ve li toglierete più d'attorno, signora bella!
Alfredo
(paurosamente a Maurizio) Mi ha visto?
Maurizio
No... non credo.
Alfredo
(in fretta prende il cappello, avviandosi verso la porta a sinistra.)
Maurizio
Non fuggire così! Se ella ti scorgesse....
Alfredo
Non mi scorgerà.
Maurizio
La serva glielo dirà che qualcuno è stato qui.
Alfredo
Dovrai dirglielo anche tu che ci sono stato.
Maurizio
Appunto per questo la tua fuga è inutile.
Alfredo
Lasciami andare....
Claudia
Hopplà, hopplà!... Siamo arrivati. (Entra tutta agitata, tenendo in mano un ramo fronzuto, rossa in viso, ansimante, i capelli in disordine, le pupille risplendenti; e, nel vedere il marito, lo apostrofa con festosa ironia:) Oh oh! Quale apparizione!... (Senza fermarsi, tutta affaccendata, apre la credenza.)
Alfredo
(si ferma.)
La voce di Rosalia
Luigino! Totò! Nanuccia!... Subito qua!
Claudia
No, no, un momento.
(I bimbi sono comparsi sotto il pergolato e son rimasti aggruppati, mezzo nascosti nel verde.)
Claudia
La signora bella vuol dare le cose buone ai diavoloni. (Prendendo dalla credenza una bomboniera, parla a Maurizio) Sono ancora i vostri bonbons: quelli dell'altro jeri. Devono essere igienici!
( Maurizio ed Alfredo la contemplano con profondo strazio.)
Claudia
(torna all'aperto, si accosta ai bambini e distribuisce i bonbons) Due a te, due a te, due a te, e uno — uno solo — per il fratellino malato. (Li bacia e li sospinge dolcemente.) A rivederci, a rivederci, diavoloni cari.
(I bambini spariscono.)
La voce di Rosalia
(lontanissima) Qua, Nanuccia! Qua, Luigino!
Claudia
(rientrando, a Maurizio) Voi direte che mi agito troppo. Ma siete un ignorante. Il moto è indicatissimo. (Ad Alfredo) E così, caro marchese, a quale evento devo l'onore di questa visita? (Porgendogli la scatola scoverchiata) Volete?
Alfredo
(fa appena un gesto di diniego.)
Claudia
Io, sì. (Mette in bocca un bonbon) A voi, Maurizio: servitevi, se è la vostra ora per gli zuccherini, e riponete.
Maurizio
(studiandosi di parer disinvolto) Vi servo. (Esegue.)
Claudia
(ad Alfredo, sempre con gaiezza di sovreccitazione) Del resto, proprio in questi giorni io pensavo di offrirvi... un abboccamento. C'è più d'un dettaglio importante su cui sarebbe tempo d'intenderci meglio. E se voi mi avete prevenuta, io ve ne sono veramente grata. Intanto seggo... perchè non ne posso più. (Il suo volto ha i segni d'uno spasimo passeggero. Si abbandona sopra una sedia. — Breve pausa.) Sedete anche voi, vi prego. (Ripigliando il tono allegro, nonostante la respirazione asmatica) Parleremo come due vecchi amici. A condizione però che smettiate quell'aria truce, che non vi sta bene. Capisco che dobbiate adottarla per l'occhio del mondo; ma qui non c'è che Maurizio, e Maurizio... è di famiglia. Cominciate voi? o comincio io?
Alfredo
(senza sedere — mendicando le parole) No, Claudia.... Io, che sono per voi un estraneo e che tale mi sento di essere, non ho nulla a dirvi.
Claudia
E la vostra visita?
Alfredo
Convengo d'aver commesso un errore venendo qui.
Claudia
Eppure, una ragione l'avrete avuta per venire.
Alfredo
Sì....
Claudia
Quale?
Alfredo
(smarrendosi)... Cercavo di lui... di Maurizio....
Claudia
Non potevate vederlo in città? Maurizio non abita mica in questa casa.
Alfredo
Ed è perciò che ho confessato d'aver commesso un errore.
Claudia
Per altro, se venivate precisamente qui per trovar Maurizio, sapevate bene di non trovarlo solo.
Alfredo
È vero.
Claudia
Sicchè avevate stabilito di parlargli dinanzi a me.
Alfredo
Forse....
Claudia
Il vostro forse non ha senso comune. Non avete che a rispondere o francamente sì o francamente no.
Alfredo
Ebbene, sì, dinanzi a voi volevo parlargli....
Claudia
Dunque,... si... trattava di me.
Alfredo
(sempre più imbarazzato) Si trattava anche di voi....
Claudia
Ed avete già esaurito l'argomento?
Maurizio
(intervenendo con uno sforzo) Sì, signora Claudia, abbiamo terminato.
Claudia
Spero che mi farete sapere di che cosa vi siete occupati.
Maurizio
Lo saprete....
Claudia
Io voglio saperlo subito.
Maurizio
Subito, non è possibile.
Claudia
Ma che aspettate?
Maurizio
Prima di prendere una decisione, dobbiamo riflettere, dobbiamo ponderare....
Claudia
Voi due state per prendere una decisione che mi riguarda, una decisione della cui importanza non dubito, visto che essa ha già fatto tacere i vostri rancori e vi ha riuniti in una solidarietà così bizzarra, e io dovrei ancora ignorare quel che mi preparate? (Si leva. Guarda l'uno e l'altro, cercando d'intuire, di capire, d'indovinare.)
( Alfredo e Maurizio, pallidissimi, immobili, vorrebbero sottrarsi all'intuito di lei, e non sanno.)
(Un silenzio.)
Claudia
(con profonda trepidazione) Voi mi nascondete... una sventura? (Pausa.) (Si trasforma in viso e con una mano nei capelli pare che voglia premere il cervello per fermarne il pensiero vertiginoso.) Ma di quale sventura vi affaticate a ritardare l'annunzio? Di quale sventura io vi sembro la vittima se fuori della mia persona, fuori della vita che è tutta chiusa nella mia vita, nessuna sventura può essere veramente mia? (Un altro silenzio.) Voi tacete come due colpevoli... come due responsabili!... E allora... è una infamia quella che mi riserbate!...
Alfredo
No, Claudia!
Claudia
È un'infamia, sì, sì, è un'infamia di cui l'autore principale sei certamente tu, giacchè tu sei il mio nemico!
Alfredo
Non lo sono più, non saprei esserlo più.
Claudia
(con gli occhi fiammanti di odio) Tu, tu, la causa d'ogni male, la minaccia d'ogni bassezza!
Alfredo
Ah, Claudia! Con la ferocia del vostro sdegno voi mi strappate dal cuore quel poco di bontà che mi pareva ci fosse entrata, non so come, non so perchè, in un quarto d'ora vissuto in questa casa. Sarebbe stato molto meglio che me ne fossi allontanato prima che voi arrivaste.... E non ci resterò più oltre per non esasperarvi maggiormente e per conservare, se non altro, intatto, il ricordo di qualche cosa che m'è passata stranamente per l'anima facendomi soffrire... e facendomi del bene! (Prende il cappello per uscire.)
Claudia
No, tu non mi lascerai sotto l'incubo di mille dubbi atroci!... (Gli si aggrappa addosso, trattenendolo) Dimmi tutto, dimmi tutto, te lo chiedo in grazia, dimmi tutto!
Alfredo
(si ferma.)
Claudia
(se ne distacca.)
Maurizio
(fa qualche passo verso di lui.)
Alfredo
(a Claudia, con dolcezza e gravità) C'è una sventura che vi aspetta: non un'infamia. Anche questa sventura, è vero, ha in certo modo un responsabile, perchè tale è colui che vi ha resa madre; e la misteriosa indipendenza della maternità nasconde nella vostra coscienza il suo nome. Se il responsabile sono io, maleditemi! (Commosso) Ma se realmente non cade su me la funesta responsabilità, Claudia,... odiatemi un poco meno! Il documento, che affido a Maurizio, vi dirà, a suo tempo, che avete avuto torto di aggredirmi così. (Cava in fretta di tasca una busta sigillata e la porge subito a Maurizio.)
Maurizio
(va per impadronirsene, gridando:) Alfredo!
Claudia
(afferra il documento con un rapido atto felino) Mio!
Alfredo
(esce rapidamente.)
Claudia
(in piedi, tremando come se il suo corpo fosse squassato dal vento, lacera la busta, apre la carta e legge. A ogni parola, il suo volto diventa più terreo, più contratto, più stecchito, e le sue pupille si dilatano.)
Maurizio
(nel terrore e nella paura d'una crisi ferale, vigila le alterazioni spaventose di lei.)
(Quando Ella ha letto l'ultima parola, le sue pupille restano spalancate in una fissità vitrea. La sua persona, ritta, irrigidita, barcolla. — Maurizio corre a sostenerla, la trascina a una sedia, dove, ella, inerte, si lascia adagiare.)
(Sipario.)
ATTO QUARTO.
La stessa scena. — È notte. — Sulla credenza un lume acceso. — La porta che dà sul pergolato è aperta.
SCENA I.
ROSALIA, SUOR FILOMENA e CLAUDIA
Rosalia
(È sola. S'inginocchia, e prega.) Madonna di Roccaromita, Madonna santa e pietosa, Regina di pietà per tutte le mamme sante che soffrono, per tutte le mamme che portano nel cuore la bontà e nelle viscere il frutto che Dio ha destinato e il dolore che Dio ha comandato; Madonna nostra benedetta dal Signore, benedetta in cielo e in terra, benedetta dalle mamme poverelle che hanno partorito sopra letti di paglia e dalle ricche d'ogni bene che hanno partorito sopra letti di penne e di seta, benedetta da quelle che hanno vista la morte con gli occhi, benedetta da quelle che hanno visto nascere il figlio in mezzo alle rose; Madonna santa e pietosa, Regina di pietà e di soccorso, soccorretela voi questa signora bella, proteggetela voi questa signora buona, benignatevi di darle la salute per lei e per l'angelo suo, e, se Dio non vuole così..., benignatevi di darle la forza di soffrire! (Resta inginocchiata, in silenzio.)
Suor Filomena
(sulla soglia della porta a destra. Sommessamente) Rosalia....
Rosalia
(levandosi) Eh?
Suor Filomena
È rinvenuta. Ha chiesto da bere.
Rosalia
Come Gesù sulla croce, Suor Filomena?
Suor Filomena
Presto, dell'acqua, per favore.
Rosalia
Vi servo.
Suor Filomena
(sparisce)
Rosalia
(prende un bicchiere e il lume, si accosta al pozzo, e, dalla secchia che è sul parapetto, versa l'acqua nel bicchiere. Ritorna. Rimette il lume sulla credenza. Va alla porta a destra e, sottovoce, chiama:) Suor Filomena!
Suor Filomena
(rientra.)
Rosalia
(dandole il bicchiere colmo) Se poteste metterla a letto....
Suor Filomena
Lo so. Ma non vuole. (Via.)
Rosalia
(resta presso la porta in ascolto.)
La voce di Claudia
(piena di paura) Non ancora! Non ancora! Aspettate!
La voce di Suor Filomena
Tranquillatevi. Sono io, sono io: Suor Filomena.
La voce di Claudia
I miei carnefici!
La voce di Suor Filomena
No, no!
La voce di Claudia
Sono di là!
La voce di Suor Filomena
No, signora Claudia....
(Un silenzio.)
Rosalia
(vedendo venire Claudia, si scosta e si rincantuccia in un angolo oscuro come per nascondersi, guardando attenta e ansiosa.)
Claudia
(in una vestaglia bianca, coi capelli sparsi sulle spalle, si avanza rapidamente. Poi, non vedendo nessuno, si ferma rassicurata. È disfatta. Gli occhi, dentro le orbite infossate, hanno una lucentezza fredda.)
Suor Filomena
(la segue a distanza, vigile e serena.)
Claudia
(a Suor Filomena, con una specie di dolce rancore) Voi mi seguite sempre, Suor Filomena!... Sempre!
Suor Filomena
(con un gesto di umiltà devota, si scusa.)
Claudia
È questa la consegna?
Suor Filomena
(ha un altro gesto umilmente affermativo.)
Claudia
(dopo una pausa) Non c'è il signor Maurizio?
Suor Filomena
No, è andato via.
Claudia
Da quanto tempo?
Suor Filomena
Da circa cinque ore.
Claudia
Così lungamente sono stata priva di sensi?
Suor Filomena
(attenuando) Eravate come assopita.
Claudia
E dove è andato il signor Maurizio?
Suor Filomena
In città.
Claudia
Nel cuore della notte?
Suor Filomena
Teresina gli ha potuto far trovare giù, in paese, una carrozza con due buoni cavalli. E con la stessa carrozza egli sarà di ritorno, non più tardi dell'alba.
Claudia
Ve l'ha detto?
Suor Filomena
Ne era sicuro.
Claudia
Perchè così presto se tutto era stato fissato per mezzogiorno?
Suor Filomena
In verità, il signor Maurizio s'è un po' impensierito della crisi; e allora ha deciso di....
Claudia
Di anticipare il martirio.
Suor Filomena
No.... Di condurre subito qualche dottore....
Claudia
Ho inteso: il dottor Berner con i suoi assistenti! (Un silenzio.) Che ora è?
Suor Filomena
Sarà poco più delle quattro.
Claudia
Quanto ci vuole per l'alba?
Suor Filomena
(reticente) Una mezz'ora, credo.
Claudia
Mezz'ora! (Riflette. Poi, di scatto) Non entreranno all'improvviso, Suor Filomena?
Suor Filomena
Certamente no. La porta di strada è ben chiusa. Il signor Maurizio dovrà picchiare.
Rosalia
(timida) Picchierà tre volte, come al solito. Mi ha avvertito apposta di non aprire se non sento i tre colpi alla porta.
Claudia
(che non l'aveva vista) Perchè sei qui anche tu?
Rosalia
È il signor Maurizio che m'ha fatto chiamare. Ha voluto che Teresina se ne andasse a casa. La poveretta cascava dal sonno.
Claudia
Non voglio tanti guardiani! Va via! (Quasi con asprezza) Tu hai i tuoi figli che ti aspettano.
Rosalia
Dormono tutti, signora bella.
Claudia
(più dolcemente) Non dài più latte al piccino?
Rosalia
Sì, ma lui dorme come gli altri, adesso. È così tranquillo!
Claudia
(di nuovo con asprezza) Va via!
Rosalia
(rassegnata, obbediente, fa qualche passo verso il fondo. Indi, si volta. Ha gli sguardi imploranti.)
Claudia
Vieni qua....
Rosalia
(le si avvicina, con le lacrime agli occhi) Signora bella!
Claudia
(prendendole le mani) Grazie, mia Rosalia! Lo so che vorresti aiutarmi. Ma che puoi fare tu per me? Che puoi fare?
Rosalia
Voi non volete che io resti qui, e non ci resterò. Passo un momento per casa mia e poi andrò a pregare in chiesa. E sarà meglio. La chiesa dev'essere già aperta, perchè si apre ogni giorno un'ora prima dell'alba. Io ci entrerò ginocchioni, signora bella, e bacerò la polvere della terra e la bagnerò di lacrime finchè avrò occhi per piangere, e alla nostra Madonna dirò ancora con le parole e con l'anima tutto quello che saprò dire, come se fosse per me stessa e per i figli miei!
Claudia
(impressionata, affettuosamente confidenziale) E che speri tu?
Rosalia
È lei che ha salvata la vita di tante mamme!
Claudia
La mia, pur troppo, non corre più nessun pericolo, Rosalia!
Rosalia
È lei che ha salvata la vita di tanti figli!
Claudia
Quando erano già nati!
Rosalia
È lei che farà per voi il più grande miracolo suo!
Claudia
(esaltandosi ad un tratto pazzamente) Ah sì.... Il più grande! Il più grande! Lo spero anch'io. Lo spero perchè lo voglio. È vero, è vero, Rosalia! È vero!... Tu puoi aiutarmi. Tu sola, tu sola puoi! Va, va a pregare per me.... Va a pregare per me! (La sospinge verso il fondo. — L'abbraccia e la bacia.)
Rosalia
(esce.)
SCENA II.
SUOR FILOMENA e CLAUDIA.
Suor Filomena
(quasi immobile nella sua serenità semplice, osserva tutto e contempla Claudia con intensità indagatrice.)
Claudia
(diritta, con le braccia penzoloni, abbandonate nelle lunghe maniche che le nascondono le mani, si aggira lenta per la camera, guardando intorno come se cercasse qualche cosa. A un punto, si ferma, e, torcendo il collo, fissa gli sguardi sul pozzo, che nella oscurità biancheggia appena, come una tomba. Indi, con dissimulazione, distoglie dal pozzo gli sguardi e si rivolge alla monaca con la voce tremante di palpiti) Suor Filomena....
Suor Filomena
Signora....
Claudia
Vorrei riposare.
Suor Filomena
Vi gioverebbe.
Claudia
Compiacetevi di prepararmi il letto.
Suor Filomena
È già preparato.
Claudia
Allora... vi prego.... Precedetemi.... Aprite le finestre.... Fate entrare dell'aria.... Lì dentro non si poteva respirare....
Suor Filomena
(impallidisce. Ma non un passo, non un gesto.)
Claudia
Suor Filomena! Non mi avete udito?
Suor Filomena
Sì.
Claudia
Ebbene?
Suor Filomena
(con accento mite, ma fermo) Io non vi lascio sola, signora.
Claudia
Per un istante....
Suor Filomena
Io non vi lascio sola! (Si accosta a lei amorosamente) Mettetevi a letto, signora Claudia.
Claudia
(cupamente) No! (Poi, con dolcezza, come per impietosirla) Non volete concedermi un poco di libertà?
Suor Filomena
Non devo.
Claudia
Siete il mio carceriere?
Suor Filomena
Sono la vostra infermiera.
Claudia
Se foste la mia amica!...
Suor Filomena
Sono la vostra amica, anche.
Claudia
Non è vero.
Suor Filomena
Perchè?
Claudia
Perchè non sapete... non potete sapere!
Suor Filomena
Io so quanto mi basta per esservi amica.
Claudia
Non potete sapere!
Suor Filomena
Io so che lì, nell'ombra, quel pozzo vi attira come un rifugio, come un asilo di salvezza. So che in questo momento un solo pensiero vi possiede e v'invade tutta, ed è il pensiero di sottrarvi al martirio!...
Claudia
Ma non è concesso a voi di misurare l'immensità di questo martirio!
Suor Filomena
Nei panni dell'umile suora che vi sta davanti c'è una donna, signora; e sono i suoi dolori di donna, i suoi dolori più profondi e più umani che hanno dato alla povera suora il privilegio di comprendere e soccorrere i dolori altrui.
Claudia
Voi, dunque, mi comprendete?
Suor Filomena
Sì.
Claudia
Mi comprendete e m'impedite di morire?!
Suor Filomena
Sì.
Claudia
E quale soccorso mi offrite?
Suor Filomena
Nessun soccorso. Vi offro soltanto l'esempio di chi, probabilmente, ha sognato come voi, di chi, come voi, avrà visto svanire fra le miserie del mondo i suoi sogni più belli!
Claudia
(prorompendo) Lo vedete che siete tanto lontana da me?... Non è un sogno il mio, non è un sogno, ormai. È una realtà. Voi non immaginate neppure quale differenza ci sia tra il sogno che svanisce e la realtà, la realtà concreta, materiale, palpitante, che si frantuma nel più vivo della vita.
Suor Filomena
Ma se è la morte che invocate!...
Claudia
La morte, la morte appunto, prima che mi si strappi dalle viscere la mia creatura!...
Suor Filomena
E non sarebbe identica la rinunzia?
Claudia
No, perchè la mia creatura verrebbe con me, perchè con me morirebbe, della medesima morte, intendete?, nel medesimo attimo. Neanche Dio me la potrebbe togliere più, e nessun possesso di madre sarebbe stato mai più vero ed intero di questo! (La stanchezza e le sofferenze incalzano; ma ella, con lo sforzo della sua volontà indomabile, continua a parlare, eccitandosi sino alla frenesia.) La sentenza pronunziata ieri dai tre dottori, che vennero qui a torturarmi di nuovo, non era che la conferma di quella, ben chiara, che per ordine del vecchio Berner era stata da me letta fino da un mese fa. In questo mese, non mi si è mai sorvegliata tanto severamente come da ieri vi ostinate a sorvegliarmi voi. Mi sarebbe riuscito forse facile di sfuggire alla sorveglianza e di finirla.... E non l'ho fatto. Non l'ho fatto perchè, in fondo, m'illudevo. Mi sembrava di essere ancora abbastanza resistente.... Non volevo, non volevo convincermi che si nascondesse in me una così terribile rovina! Ma, da qualche giorno, mi sento peggio, Suor Filomena, assai peggio, assai peggio!... Sono persuasa, oramai, che i dottori hanno ragione. (Come ossessionata) Fra pochi minuti, udremo bussare alla porta!... Fra pochi minuti, verranno!... Verranno per dilaniarmi il corpo e l'anima, per impossessarsi di mio figlio, per ucciderlo, per mettere in salvo la mia vita!... Io sono perduta! Io sono perduta, Suor Filomena, io sono perduta se voi non mi lasciate morire!
Suor Filomena
Dio mio, datemi il potere di combattere contro questa sventurata!
Claudia
(gettandosi ai suoi piedi e a poco a poco lacrimando in una fiduciosa effusione di dolore) Chiedetegli, chiedetegli piuttosto l'ispirazione, il consiglio della carità che io chiedo a voi. Vi giuro di non esserne indegna. Non sono stata una perversa, non ho veramente sentito odio per chi mi ha tradita, non ho invidiato, non ho peccato nemmeno nei sensi, perchè l'amore per l'amore non l'ho conosciuto.... Pensate che il condannarmi a vivere sarebbe una crudeltà senza confronti! Io non vi dico di restare qui a vedermi morire... no, no!... Lo so che questo non è possibile.... Allontanatevi, dunque.... Io dichiarerò in iscritto di avervi ingannata.... Dichiarerò di esservi sfuggita.... Implorerò il vostro perdono.... E lo imploro anche adesso, anche adesso per le torture che infliggo alla vostra coscienza.... Ma rispondetemi... rispondetemi.... Commovetevi per me.... Non siate così spietata!... Non siate così inesorabile!
Suor Filomena
(con desolazione) Io sono custode d'una legge che impone a noi mortali di non disporre della nostra vita.
Claudia
È della vita di mio figlio che io voglio disporre per impedire che ne dispongano gli altri!
Suor Filomena
È la stessa legge divina, mia povera martire, che non ve lo consente.
Claudia
(drizzandosi impetuosa in un repentino risveglio di energia) Ma chi siete voi che credete d'intendere la legge divina? Essa è tutta qui, qui, nel mio sangue, nella mia carne.... Io la sento! Io la sento!... Essa mi sostiene... essa mi protegge... essa mi rende così forte che nessuno in questo momento è più forte di me! (Si slancia verso il fondo.)
Suor Filomena
(Sulla soglia, le sbarra il cammino con le braccia spalancate, disegnando, nella penombra, la sagoma della croce) Dio mio, datemi il potere di combattere contro questa sventurata!
Claudia
Suor Filomena, io vi abbatterò se voi non mi lasciate passare!
Suor Filomena
Sono forte e protetta anch'io, mia povera martire.
Claudia
(va fino a lei con le mani protese e minacciose. Non osa toccarla. Retrocede. Si agita qualche istante per la camera, fremendo e dibattendosi come in un delirio di ferocia. Si arresta col capo arrovesciato in un atto d'invocazione e di volontà suprema, e rocamente ruggisce:) Il mio stesso male mi aiuterà! (Poi, con un grido trionfale:) Sono io che posso ancora tutto! (Si getta a terra bocconi, disperatamente.)
Suor Filomena
(dando un urlo di terrore, accorre. Si china su lei, le solleva la fronte, la chiama:) Signora Claudia! Signora Claudia!... Signora Claudia!...
Claudia
Silenzio!... È la morte.
Suor Filomena
(silenziosamente la guarda.)
(L'Alba)
Claudia
(sostenuta da Suor Filomena, erge un poco il torace. Boccheggia. Le linee del volto si contorcono dolorosamente, ma i suoi occhi paiono limpidi in una espressione di gioia.) Ho vinto!... (Incrocia e stringe le braccia sul petto.) Con me.... Con me.... (Abbandona il capo. — Muore.)
Suor Filomena
(volgendo gli sguardi al cielo, serenamente) Accogliete, Signore, queste due anime....
(Tre colpi alla porta di strada.)
(Sipario.)
NOTA:
1. Nota per gli attori — Dalla battuta: « No! non posso » fino a questo punto, il dialogo dev'essere affrettatissimo, febbrile.