UNO DEGLI ONESTI

Commedia in un atto.

Rappresentata per la prima volta da Ermete Novelli al teatro Sannazaro di Napoli, il 20 settembre 1900.

PERSONAGGI:

  • Federico
  • Manina , sua moglie
  • Alberto
  • Rosetta , sua moglie
  • Teresa , cameriera .

ATTO UNICO.

Salotto elegante. Una porta in fondo. Un'altra a destra. Su un tavolino, l'apparecchio del telefono.

SCENA I.

MANINA e FEDERICO.

( Manina è seduta, col volto fra le mani, gli occhi rossi di pianto, i capelli un po' scompigliati. Federico passeggia furiosamente.)

Federico

(prende una sedia e la scaraventa a terra. Continua a passeggiare.) Sicchè, ci separeremo!

Manina

Nè più, nè meno. Tu non devi fare altro che recarti da un avvocato, non so, da un notaio e, se lo credi opportuno, mettere in ordine i nostri affari. Del resto, io non ci tengo.

Federico

Io sì.

Manina

Tanto meglio! Separazione di beni....

Federico

E di mali. (Passeggiando ancora, prende un'altra sedia e picchia il pavimento.)

Manina

È inutile rompere le sedie.

Federico

Questa è forse casa tua? Sono tuoi questi mobili? Queste sedie sono tue?

Manina

Non vorrai dire, spero, che io sia qui come in un albergo.

Federico

Come in un albergo no, perchè io non sono l'albergatore di mia moglie; ma non c'è un gingillo qui dentro che non sia di mia proprietà.

Manina

Ti prego di non dimenticare che io t'ho portato una dote.

Federico

Ti prego di non dimenticare che questa dote basta appena per le tue toilettes e per i tuoi bonbons.

Manina

Dovrei pagare anche il tuo sarto, non è vero?

Federico

Lo sai bene che io non sono di quei mariti che si lascerebbero vestire dalle loro mogli.

Manina

Ed io non sono di quelle mogli... che spogliano i mariti!

Federico

(sedendo) E dunque, separiamoci.

Manina

Questo è assodato.

Federico

(dopo una pausa) Che diremo al mondo?

Manina

Ognuno di noi dirà quello che vorrà.

Federico

Niente affatto. Dobbiamo metterci d'accordo.

Manina

Diremo la verità.

Federico

Io darei un occhio per sapere qual'è la verità.

Manina

La verità è che... i nostri caratteri sono inconciliabili.

Federico

Ecco, per esempio, una cosa inesatta.

Manina

Ho sempre pensato che fra me e te non ci fosse niente di comune.

Federico

Ma tu neghi i fatti compiuti!

Manina

E che dimostrano questi fatti?

Federico

Dimostrano che ci siamo amati.

Manina

Quando?

Federico

Non ci siamo mai amati in tre anni di matrimonio?!

Manina

Mai!

Federico

Neanche nella luna di miele?

Manina

La luna di miele non conta.

Federico

Come non conta!?

Manina

O Dio! la luna di miele è una formalità.

Federico

Ma questa formalità, con qualche lieve modificazione, è durata fino a ieri.

Manina

Sino a ieri è durato il dovere.

Federico

E, a parer tuo, questo dovere è esaurito!

Manina

S'intende. Ogni dovere ha i suoi limiti. Si va a fare il soldato o si va a fare il magistrato, e si ha il dovere di farlo bene. Si va a fare la moglie, ed è lo stesso caso. Io l'ho fatta bene. Ma per tutta la vita, no. Il soldato, il magistrato, la moglie, dopo un certo numero d'anni, hanno il diritto di dimettersi. Io mi dimetto.

Federico

In altri termini, se io ti chiedessi oggi quello che può chiedere un marito ad una moglie..., tu mi diresti di no.

Manina

Certamente.

Federico

Ma io potrei costringerti.

Manina

Costringermi?!

Federico

Col Codice alla mano, perbacco!

Manina

Va là, chè, fortunatamente, il Codice non si occupa di queste cose!

Federico

Lo credi tu. Si ha da interpretare lo spirito della legge, mia cara. C'è un articolo che compendia tutto: «La moglie deve seguire il marito.»

Manina

Seguirlo dove?

Federico

Dovunque.

Manina

Non c'è nessun sito dove una donna non possa dir di no ad un uomo.

Federico

Ah, non c'è nessun sito?... Non c'è nessun sito? (Si alza. Passeggia.) Non c'è nessun sito!... Non c'è nessun sito!!!... (Torna a sedere, lontano da lei. Poi, in tono di comando) Manina, vieni qui e dammi un bacio.

Manina

(anche lei seduta, guarda il soffitto.)

Federico

(dopo una lunga pausa) Manina, vieni qui e dammi un bacio.

Manina

Piglia, piglia il Codice.

Federico

Bada che finisce molto male!

Manina

Purchè finisca, io sono contenta.

Federico

Ma allora è un odio?

Manina

Voglio la mia libertà.

Federico

Per farne che?

Manina

Lo vedrai.

Federico

Per tradirmi.

Manina

Che sciocchezza! C'è bisogno di separarsi dal proprio marito per tradirlo? Al contrario! Se c'è la separazione, non c'è il tradimento.

Federico

Parli come una femmina pervertita.

Manina

E tu come un ingenuo.

Federico

Perchè non dici come un imbecille!

Manina

Volentieri.

Federico

Mi dài anche dell'imbecille?

Manina

Te lo dài da te.

Federico

Ah, questo è troppo! (Si alza furibondo.)

Manina

Perchè non mi picchi?

Federico

Io sento il sangue montarmi al cervello! Io non so più frenarmi! Io divento un mascalzone! Io divento un facchino! (Si schiaffeggia impetuosamente.) Ah, ora sto meglio!

Manina

E anch'io.

Federico

Ma questa volta è finita davvero!

Manina

Dio, te ne ringrazio!

Federico

(prende il cappello e, a un tratto, le si avvicina.) Vuoi chiedermi scusa?

Manina

No.

Federico

Vuoi che io chieda scusa a te?

Manina

No.

Federico

Vuoi darmi un bacio?

Manina

No.

Federico

Vuoi tu averlo da me?

Manina

No.

Federico

Vuoi far la pace?

Manina

No.

Federico

Vuoi che me ne vada?

Manina

Sì.

Federico

Addio. (Esce dal fondo correndo.)

Manina

Finalmente!

SCENA II.

MANINA e ALBERTO.

Manina

(Va al telefono. Gira il manubrio del campanello. L'ufficio risponde. Ella parla:) Comunicazione col numero 623. (Pausa. Il numero 623 risponde. Ella si mette gl'imbuti del telefono agli orecchi. Parla:) Chi è al telefono? (Pausa.) Ah sei tu, Rosetta? (Pausa.) Tuo marito... non è in casa? (Pausa.) Grazie, volevo dargli soltanto una notizia. (Pausa.) Oh, è naturale!, volevo darla anche a te: vorrei darla a tutti i miei amici. (Pausa.) Ecco in poche parole: Federico ed io ci siamo bisticciati e ci separiamo. (Pausa.) Sì, sì, ci separiamo. (Pausa.) No, sai, è inutile: non ci riusciresti. (Pausa.) Vieni pure se vuoi, ma non ci riconcilieremo: sprecherai tempo e fiato. (Pausa.) Non mi credi? (Pausa.)

(Entra Alberto dal fondo, non visto da lei.)

Manina

(sempre al telefono) Te lo accerto, te lo giuro!

Alberto

(le va alle spalle e le bacia il collo.)

Manina

(voltandosi) Oh! Sei tu!

Alberto

Cos'è che giuri?

Manina

Zitto, che sto parlando con tua moglie!

Alberto

Accidente! (Quasi che la moglie potesse vederlo attraverso il telefono, se ne allontana sconcertato.)

Manina

(con gl'imbuti agli orecchi, cercando di abbreviare la conversazione telefonica.) Sì, diglielo tu a tuo marito. Tu lo vedrai sicuramente prima di me.

Alberto

(quasi tra sè) Se sono qui!

Manina

(concludendo) È così intimo di Federico che la notizia gl'interesserà molto. A rivederci. (Gira il manubrio del campanello per far togliere la comunicazione.)

Alberto

Che è? Che è accaduto?

Manina

Non hai udito?

Alberto

No.

Manina

E non capisci?

Alberto

Nemmeno.

Manina

Io sono felice!

Alberto

Benone!

Manina

Ho avuta una scena tremenda con mio marito.

Alberto

E questa per te è una felicità?

Manina

Sfido io! Tutto è finito.

Alberto

Scusa, io continuo a non capire.

Manina

Insomma, così come mi vedi, io sono libera come l'aria.

Alberto

Lo so ch'egli non è in casa. La cameriera me lo ha detto.

Manina

Non tornerà che a prendere gli accordi necessari e definitivi per la separazione.

Alberto

(saltando di maraviglia) Per la separazione!?

Manina

Non gioisci?

Alberto

Andiamo, è una burletta!

Manina

No, no, puoi gioire. È la verità. Io sarò tutta tua, intendi? Io darò a te tutto il mio amore, tutto il mio tempo, tutta la mia vita. Ah, che sollievo! Io mi sento non solamente felice, ma anche riabilitata, perchè quello che ho fatto fino a ieri è stato disgustevole. Fino a ieri, io sono stata due metà di una donna, e oggi ridivento una donna intera. Ero stanca di dover distribuire ogni giorno le mie ore, le mie tenerezze, tutta me stessa, in due dosi uguali, fra te e lui. Io ti tradivo. Sì, in fondo, il tradito eri tu. Io ti tradivo con mio marito; ma era un tradimento come un altro. Tu tolleravi, poverino, per la tua bontà, per la tua abnegazione. Ma adesso! Oh, adesso tu potrai amarmi con fiducia, con sicurezza, senza soffrire, senza transigere. (Carezzandolo) Sei contento? Di': sei molto contento?

Alberto

(imbarazzato) Ecco:... questo provvedimento è così radicale che..., non so, ma....

Manina

Non mi ringrazii neppure? Non mi ringrazii sùbito?

Alberto

O Dio, io apprezzo i nobilissimi sentimenti che ti hanno guidata.... Nondimeno, se tu avessi chiesto il mio parere prima di deciderti....

Manina

(sbarrando gli occhi) Avanti.

Alberto

(coraggiosamente) Ebbene, sì, se tu me lo avessi chiesto, io t'avrei vivamente pregata di non separarti da tuo marito.

Manina

Tu?!

Alberto

Io, io, io.

Manina

Alberto! Tu pensi bene a quello che dici?

Alberto

E non mi disdico. Tuo marito non merita d'essere trattato male. È un eccellente uomo. È un marito irreprensibile. Io ho sempre deplorato che tu avessi così poco rispetto di lui.

Manina

E tu, lo hai rispettato?

Alberto

Prima di tutto, io non ero sua moglie. E poi, io ho sempre nutrita e nutro per lui, la più sincera amicizia, la più profonda venerazione. E dillo tu stessa: sono mai stato scortese con Federico? Gli ho mai procurato un dispiacere? Mi sono mai ribellato alle sue giuste esigenze? Ho mai offesa la sua dignità?... Mai! Tu, invece, hai cercato di ribellarti spessissimo alla volontà sua e sono stato io che ho dovuto frenare le tue ribellioni. Tu non ti sei mai veramente preoccupata del decoro di colui che ti ha dato il suo nome, mentre avresti dovuto anche considerare che, se tu non fossi stata sua moglie, io, probabilmente, non t'avrei amata. E quasi che tutto ciò non bastasse, hai avuta la crudeltà di essere d'una scortesia senza limiti per quest'uomo: brusca, bisbetica, acre, violenta....

Manina

(inorridendo) Ah, ma tu sei un ingrato!

Alberto

Verso di chi?

Manina

Verso di me!

Alberto

Ma non verso di lui! Noi due gli dobbiamo tutto, e, quindi, abbiamo il dovere della gratitudine!

Manina

Ah? Devi tutto a lui? A me non devi niente?

Alberto

Che c'entra! Per me tu sei il beneficio; il benefattore è lui!...

Manina

(tra l'ira e la tenerezza — quasi piangendo) Se tu mi amassi come io ti amo, non faresti di queste distinzioni sottili, e non mi esorteresti ad essere ancora una buona moglie.

Alberto

Eppure, di te mi sono innamorato appunto perchè mi sei parsa una buona moglie. Già, è inutile: la penso così. Sono un uomo onesto! Mi piace di vivere in un ambiente onesto. E la prima cosa che esigo dalla donna è l'onestà.

Manina

E non ti basterebbe che io fossi onestissima come amante?

Alberto

Un'amante che ha un marito è la sola amante sulla cui onestà si possa contare. E questa è una delle ragioni più salienti per cui io non so consentire alla separazione. Ti parlo franco. Per una donna che vive sola c'è troppe tentazioni. Per conto mio, tuo marito è il tuo custode. Finchè c'è lui, io sono tranquillo.

Manina

(irritandosi, scervellandosi per intenderlo) Sicchè, degli altri saresti geloso, e di lui no?

Alberto

È evidente! Quando mai si è gelosi di un marito? Anzi, un marito è una sentinella preziosa.

Manina

Ma anche ammessa questa diffidenza sciocca ed offensiva, chi t'impedirebbe di vigilare, di sorvegliarmi, di custodirmi?

Alberto

Oh bella! Mia moglie. Tu dimentichi che io ho una moglie; una moglie che, dopo tutto, non ho nessuna voglia di mandare a spasso.

Manina

(eccitandosi) Ah, dunque, è per lei! È per lei! Ecco quello che c'è nel fondo! È per lei!

Alberto

O che forse mi ti son dato per celibe, io? Oppure ti ho fatto credere di essere stanco del matrimonio?

Manina

Di tua moglie io non t'ho voluto mai parlare, per un sentimento di delicatezza.

Alberto

E ti sei regolata benissimo. Il parlarmene ti avrebbe forse inasprita contro di lei, ed io ne avrei avuto uno scrupolo di coscienza. Che diancine! Un individuo fornito di senso morale non deve permettere che ci sia del rancore tra la propria amante e la propria moglie. Io ti ho amata e ti amo; ma tengo ad essere anch'io un marito esemplare come è il tuo. Ed eccone un'altra delle ragioni per cui non voglio la separazione. Per continuare ad essere un marito esemplare, io non potrei assumere verso di te dei doveri... senza restrizioni. Capirai: non ho vent'anni. Adesso che questi doveri sono divisi tra me e Federico, va bene. Ma se restassi solo, sarebbe grave! Come vedi, è necessario che, in un modo o nell'altro, tu faccia la pace. Abbiamo vissuto per tanto tempo così, e, in fin dei conti, ce la siamo cavata. Metti da parte le tue fisime, e lasciamo le cose come stanno.

Manina

(furente) No che non le lasceremo come stanno! La mia risoluzione è presa; ed è irrevocabile! Io posso tollerare, al più al più, l'esistenza di tua moglie, ma quella di mio marito, no. Io posso rassegnarmi ad avere solamente una parte di te, ma non a toglierti una parte di me. Io posso perfino consentire alla indispensabile associazione fra me e tua moglie, ma quella fra te e mio marito mi esaspera, mi ristucca. La separazione io la voglio, e l'avrò. Che se poi è precisamente mio marito quello che più ti attira in questa casa, abbi la franchezza di dirmelo una volta per sempre. Oh, anche lui non sa vivere senza di te. Non c'è niente di più goffo e di più bestiale! Una povera donna, al giorno d'oggi, non è più padrona di amare un uomo solo! Deve subire per forza l'amico di lui. Se vuole avere un marito, deve avere un amante. Se vuole avere un amante, deve avere un marito. Ah, è una delizia! Ma io mi separerò, ti garantisco che mi separerò, e, di buona o di mala voglia, con o senza entusiasmo, con o senza ingratitudine, a mio marito tu ci dovrai rinunziare. Lascia fare a me. Ci rinunzierai! (S'avvia per uscire a destra.)

SCENA III.

MANINA, ALBERTO, TERESINA, ROSETTA.

Teresina

(dal fondo, in fretta, con zelo significativo e pettegolo) C'è la signora Rosetta....

Alberto

Mia moglie ci mancava!

Rosetta

(entrando anch'essa dal fondo) Ma non c'è bisogno di annunziarmi. Che novità! (Si lancia con espansione ad abbracciare Manina.)

Manina

(si lascia abbracciare diventando verde.)

Rosetta

Dimmi, dimmi, posso esserti utile in qualche cosa?

Alberto

Utilissima!... Lei t'aspettava.

Rosetta

Vuoi che parli con tuo marito?

Manina

Ma no, no....

Rosetta

Vuoi farmi i tuoi sfoghi? Ebbene, sono qui, a tua disposizione. Fra noi due non ci sono segreti. Io e tu siamo una sola persona. Sfoga, Manina mia, sfoga.

Manina

No, Rosetta, neanche questo. Anzi, perdonami, non ho troppa voglia di parlare. Soltanto, volevo... pregarti d'impedire che tuo marito si cacci in questa faccenda e si affatichi a fare l'avvocato di Federico.

Rosetta

Ecco: anch'io, non te lo nego, era venuta per metterci una buona parola; ma se poi ci sono delle cause assai gravi, è tutt'altro. A giudicare dall'apparenza, tuo marito sembra eccellente. Ma chi sa!... Fra marito e moglie ci sono tante cose!... Vedi noi due? È il caso opposto. Lui, quel mostro lì, (con grazia affettuosa, accennando ad Alberto) a prima vista, non lo si apprezza gran che. Pare quasi un marito mediocre, deficiente, difettoso, insomma. Eppure, no. No. In casa, non me ne posso lamentare.

Alberto

(come su' carboni ardenti) Andiamo, Rosetta! È questo il momento di regalarle la mia apologia?!

Rosetta

È bene che Manina faccia il paragone tra te e Federico. Non capisci niente! (A Manina, continuando) In casa, vedi, questo bel mobile è un angelo. Un marito completo, ti dico. E a tutte le ore, sai. Non mi fa mancar nulla, te lo assicuro. Io non so come avvenga, ma non mi dice mai di no.

Alberto

Rosetta!...

Rosetta

Che è? Ti vergogni d'essere condiscendente con me?

Alberto

Non me ne vergogno. Me ne vanto. Ma tu fai credere Dio sa che cosa! E poi, che glie ne importa alla signora Manina?

Manina

Al contrario! Tutto ciò m'interessa infinitamente.

Alberto

Ma vi garantisco che mia moglie vede tutto a traverso una lente d'ingrandimento.... D'altronde, essa è così poco esigente....

Rosetta

Questo non è vero!

Manina

E allora che manìa avete di diminuire i vostri meriti?!

Rosetta

(ad Alberto:) E poi, tu non puoi essere giudice di te stesso. Siamo noi due che dobbiamo giudicarti. Tu mi rendi felice, e io glielo voglio dire a lei. Perchè, siccome è più graziosa, più intelligente, più elegante di me, essa deve essere anche più felice di me. E se invece è tanto infelice, di chi è la colpa? Dimmelo tu: di chi è la colpa?

Manina

Ti prego, ti prego, Rosetta, non essermi così indulgente. Ciò mi fa male.... Tu non sai, non puoi sapere.... La colpa è mia, credimi, è mia.

Rosetta

Non è possibile.

Alberto

Auff!

Manina

Mio marito non ha nessun torto verso di me. Ma io sono una di quelle donne che hanno la grande disgrazia di non attaccarsi che agli uomini... più vili che incontrano sulla loro strada.

Alberto

(tra sè:) Molto cortese!

Manina

E quella stessa vigliaccheria che esse disprezzano, stranamente le avvince e le tiene. Tu adori un uomo... perfetto; io adoro un uomo... ributtante!

Alberto

(tra sè:) Gentilissima!

Rosetta

(intontita, a Manina:) Tu ti fai sfuggire di bocca delle cose enormi!

Manina

(continua, eccitandosi) Enormi, sì. Tu sei venuta a soccorrermi senza immaginare di che si trattasse. Io mi separo da mio marito perchè amo un altro. Questa è la verità. Ora che lo sai, tu, donna onesta, hai tutto il diritto di abbandonarmi a me stessa. E voi, signor Alberto, voi, uomo onestissimo, avete quello di proibire a vostra moglie d'avere per amica una donna come me. Arrivederci, Rosetta, o addio. Rimettiti alla sua volontà. Làsciati guidare da lui. Profitta della sua intemeratezza, tu che lo puoi. Io t'invidio! (Esce a destra.)

SCENA IV.

ROSETTA e ALBERTO.

Rosetta

(attonita) Che ne dici, eh?

Alberto

Mah!

Rosetta

Ama un altro!!

Alberto

(scrolla il capo gravemente.)

Rosetta

Ama un uomo ributtante!

Alberto

Ah, questo poi no!

Rosetta

Lo conosci?

Alberto

Io? Se lo conoscessi, andrei subito a sputargli sul viso. Dico solamente che non può essere... ributtante, visto che lei lo ama sino a quel punto. La signora Manina è stata sempre una persona di buon gusto....

Rosetta

Di costumi illibati!

Alberto

Altro che! Per averla innamorata, questo individuo deve essere... attraentissimo. Io ci scommetto che è irresistibile!

Rosetta

Eppure, io non ci credo.

Alberto

A che cosa?!

Rosetta

Io non credo che Manina sia capace di tradire suo marito. Non ci crederei nemmeno se lo vedessi coi miei occhi.

Alberto

Questo, per esempio, mi fa piacere.

Rosetta

Io dico che è una finzione per punire suo marito di qualche trascuraggine.

Alberto

Magnifico! Hai avuta un'idea luminosa. Francillon di Dumas! Ma, nel dubbio, per ora, è meglio che tu te ne vada. Resto qui io. Indagherò io. E, capirai, se veramente ella fosse colpevole e si separasse da suo marito, nè per te nè per me sarebbe più conveniente di frequentare la sua casa.

Rosetta

Lo comprendo, ma, poverina, mi dispiacerebbe di....

Alberto

(interrompendo, con solennità) Ah! Transazioni, mai! Sono fatto così! (Baciandola) Va, va....

Rosetta

(malcontenta, si avvia per uscire; poi, voltandosi) Ti raccomando, però: in ogni caso, non essere troppo cattivo con lei.

Alberto

E già: vorrei vederti al mio posto, vorrei!... Ma non temere. So che le vuoi bene; e ne terrò conto.

Rosetta

Caro! (Esce.)

SCENA V.

ALBERTO e FEDERICO.

Alberto

E adesso? (Guardando verso la camera di Manina, riflette e conchiude) Sei cocciuta! Ma la vedremo!

Federico

(entra affaccendato e, vedendo Alberto, corre a lui.) Oh, meno male! Proprio di te andavo in cerca! Hai saputo?!

Alberto

Ho saputo. È un affar serio!

Federico

Una follia.

Alberto

Questo guaio bisogna evitarlo.

Federico

Evitarlo! Io ho già chiamato il nostro avvocato, e, fra un'ora, egli sarà qui.

Alberto

Hai avuto fretta, eh?

Federico

E lei che l'ha voluto. Non le hai parlato?

Alberto

Le ho parlato, sì.

Federico

Ebbene?

Alberto

Inutile.

Federico

E dunque? Se non l'hai potuta convincere tu?...

Alberto

Ma, mio caro, di che potevo convincerla io? Sei tu che devi ostinarti, sei tu che devi opporti energicamente. Ne va di mezzo il tuo nome!

Federico

Lo so.

Alberto

Il tuo onore!

Federico

Scusa, ma l'onore, poi, perchè?

Alberto

Perchè! Perchè! Che domande fai! Questa faccenda dell'onore o l'ammetti o non l'ammetti. Se l'ammetti, diventa un contratto come un altro, i cui obblighi non sono gli stessi per tutti. Tizio, per esempio, è un uomo d'onore soltanto se si separa da sua moglie. Caio è un uomo d'onore soltanto se non se ne separa.

Federico

E, secondo te, questo sarebbe il caso mio?

Alberto

Naturale.

Federico

Io non intendo di che ti preoccupi. Quando la coscienza è tranquilla....

Alberto

(in tono di rimprovero, accalorandosi) In fatto di onore non c'è coscienza che tenga! Io sono qui per salvarti e non permetterò mai e poi mai che tu ti lasci trascinare a una separazione!

Federico

D'altronde, che tu permetta o non permetta, è un dettaglio. Quella donna mi ha costretto ad acconsentire. Se non me ne vado io, se ne va lei. Posso io cucirmela addosso? Per me, sarà un dolore grande, ne convengo, ma, oramai, non c'è rimedio. Anche la mia dignità mi consiglia di non pregarla di più. Sarebbe una umiliazione eccessiva. Non posso, credimi, non posso!

Alberto

Federico, tu mi sfuggi di mano! Bada che il tuo linguaggio è vituperevole!

Federico

Il mio linguaggio è vituperevole?!

Alberto

Bada che se ti metti su quel tono, tu mi fai raccapricciare!

Federico

Ma che raccapricciare!

Alberto

Bada che se non trovi il modo di vivere insieme, molto insieme con tua moglie, io per il primo ti disprezzerò!

Federico

Ma tu esageri, mio caro Alberto. Il tuo puritanismo è iperbolico. È una vera stravaganza.

Alberto

Eh! capisco: è una stravaganza perchè ti ci sei già abituato al pensiero della indipendenza. (Sempre più accalorandosi) È una stravaganza perchè tu sei un egoista e, dato il tuo egoismo, ti pare d'aver già fatto molto per trattenere tua moglie! Io ti prego di dirmi che cosa hai fatto per trattenerla. Ma parla, ma spiègati! A quali mezzi, a quali espedienti sei ricorso? Quali cose peregrine hai escogitate? Quali fatiche hai compiute? (S'asciuga il sudore.)

Federico

Ma che fatiche dovevo compiere?!

Alberto

Vergògnati! (Irritatissimo) Tu sei diventato di un cinismo ristucchevole! Non ti riconosco più! Non ti riconosco più!... Era così bella, era così commovente....

Federico

Cosa?

Alberto

La vostra unione....

Federico

Questo non lo nego.

Alberto

Era così piacevole, così consolante, che io non posso assuefarmi all'orribile idea di questa scissura definitiva, che è uno scandalo ed è una catastrofe! Ne ho una rabbia, vedi, ne ho una rabbia, che non so, farei delle pazzie! (Lacerando il fazzoletto coi denti, e con le mani, siede.)

Federico

(avvicinandoglisi con bontà, con affetto) Via, càlmati. Non ti eccitare tanto. Già, tu hai il temperamento mio. Preciso! E mi dispiace che tu ti faccia cattivo sangue. Io vorrei accontentarti. Sì: vorrei vederti rabbonito, tranquillo. Ma come regolarmi? Dopo le sue dichiarazioni recise, violente, offensive, se non è lei che viene da me, non è possibile, non è verosimile un accomodamento. Sii ragionevole.

Alberto

(risoluto) E allora, farò io un ultimo tentativo.

Federico

Oh, benissimo! Io ti lascio con lei.

Alberto

(afferrandolo per la giacca) No, no, no, resta qui tu.

Federico

È meglio che me ne vada.

Alberto

Nossignore. È meglio che tu resti.

Federico

Auff! (Pausa — Poi, condiscendente) Per farti piacere, resterò.

Alberto

Falla chiamare.

Federico

Chiamala tu stesso.

Alberto

Verrà?

Federico

Se la chiami tu....

Alberto

(va alla porta a destra, e chiama:) Signora Manina! Signora Manina! Un momentino qua, ve ne prego.

SCENA VI.

FEDERICO, ALBERTO, MANINA.

Manina

Avete predicata la morale, la vostra morale! Ma tutte parole al vento. Almeno per me. Io, ne ho un'altra. Quell'uomo lì, purtroppo, si convince di quello che dite voi....

Alberto

(che è sulle spine, la guarda come per pregarla di non commettere imprudenze e di tacere.) Sss!...

Manina

Ma io no!

Federico

(ad Alberto:) Lo vedi che ricomincia?

Alberto

Aspetta.

Manina

(al marito:) Sì, aspetta che egli adoperi tutta la sua eloquenza, tutto il suo fascino, per riunirci. Aspetta che egli ci faccia muovere come delle marionette!...

Alberto

Prego, signora: io non ho altro scopo che di compiere una buona azione!...

Manina

A beneficio di vostra moglie!...

Federico

(ad Alberto:) Come?!... A beneficio di tua moglie?!

Alberto

(lanciando uno sguardo di rimprovero e d'imposizione a Manina) Già! Lei dice, capisci?... Dice così... dice così.... Dice che io tema... che la vostra separazione dia un cattivo esempio a mia moglie. Ma qui si sbaglia! Rosetta è una bonacciona. Non si separerebbe da me neppure con le cannonate!

Manina

Come mio marito!

Federico

Tu t'inganni a partito, mia cara. Oramai, io sono felicissimo che tu mi tolga l'incomodo.

Alberto

(in mezzo, tra Federico e Manina) Modera i termini, Federico!

Manina

Lasciate che cominci a pensare col suo cervello!

Alberto

Sono delle brutalità che certamente egli non pensa e non sente!

(Si animano sempre di più tutti e tre, alzando la voce, avvicinandosi e gesticolando.)

Federico

Io le penso, le sento, le dico e le ridico!

Manina

Ed io le ascolto con entusiasmo e me ne faccio una festa!

Alberto

Signora Manina!

Federico

(a Manina:) La tua superbia mi ha nauseato!

Manina

La tua nausea mi solleva lo spirito!

Alberto

Ma siete matti!

Federico

Io non resterei con te neanche se tu me ne pregassi in ginocchio!

Manina

E io con te neanche se tu tentassi di costringermi con un coltello alla gola!

(Tutti e tre insieme gridano, concitatamente, cercando ognuno di levar la voce più degli altri.)

Federico

E perchè, perchè dovrei io costringerti a restarmi vicino, se mi fai l'effetto d'una serpe, di una vipera? E mi sembri anche brutta. Mi sembri brutta come un accidente! Tu credi che non ci siano altre donne sul mondo? E se pure non ce ne fossero più, tu credi che io, pel gusto di averne una, subirei ancora la tua prepotenza, i tuoi capricci, i tuoi nervi, la tua cattiveria, la tua perfidia, il tuo veleno, la tua infamia? No che non la subirei. No, no, no, no. Oh!

Alberto

Ma io sono veramente meravigliato e scandalizzato di questi eccessi indegni di due persone per bene, che hanno, se non altro, il dovere di rispettarsi. Io comprendo, sì, io comprendo l'eccitamento eccezionale di cui siete vittime tutti e due, e ammetto perfino che si ecceda, ammetto che si trascenda.... Ma a tutto c'è un limite, vivaddio!... Io vi prego, io vi supplico, io vi impongo di tacere! Basta, signora Manina!... Basta, Federico!... Basta, basta, basta, basta, basta, basta! Oh!

Manina

Non ne posso più d'un uomo insensato, incretinito, attaccaticcio, che non vede, che non guarda, che non ode, che non capisce e non capirà mai niente! Sono stanca, sono stufa di un fantoccio che mi importuna, che mi annoia, che mi vuole, che mi si mette tra i piedi, che mi fa impazzire. Non ne voglio più sapere della sua bontà e del suo Codice, non ne voglio più sapere della sua balordaggine. Non voglio, non voglio più saperne di nulla. No, no, no, no. Oh!

(Con moto simultaneo, Manina e Federico si allontanano l'uno dall'altra e ai due estremi della camera prendono una sedia e seggono, voltandosi le spalle scambievolmente. Alberto va fino in fondo, poi torna, prende anche lui una sedia e siede nel mezzo, fra i due coniugi.) — (Un lungo silenzio.)

Alberto

(quasi fra sè:) E così, tutto è accomodato! (Ancora pausa. Indi, pazientemente, s'alza, s'accosta a Federico e gli dice piano:) Se fosse lei che venisse a te, come tu avevi stabilito, saresti davvero disposto a fare la pace?

Federico

(sommessamente — burbero) Se fosse lei che venisse a me?... Ci sarei disposto, sissignore.

Alberto

Be', sta tranquillo e aspetta. (Si abbottona il soprabito e, coraggiosamente, solennemente, si accosta a Manina. Poi, forte, a Federico:) Tu sei pregato di non ascoltare perchè ho da dire qualche cosa in segreto a tua moglie.

Federico

Io mi tappo addirittura le orecchie. (Ostentatamente, se le tappa con le mani.) Ecco.

Alberto

(pianissimo, a Manina:) Mi credi tu un uomo capace di mantenere i suoi giuramenti?

Manina

(pianissimo anche lei) Io ti credo capace... di tutto! Sbrighiamoci.

Alberto

(sempre a bassa voce, ma sottolineando le parole) Ebbene, senti. Ti giuro... che se ti separi da tuo marito, io ti pianto!

Manina

(ha un sussulto violento.)

Federico

Hai detto?

Alberto

Sì.

Federico

(non ha udito perchè ancora ha le orecchie tappate. E ripete:) Hai detto?

Alberto

(con un grido) Sìiii!

Federico

(lascia cadere le mani, liberando le orecchie.)

Alberto

(incrociando le braccia al petto, aspetta ansiosamente il risultato del supremo tentativo.)

Manina

(ingoiando la rabbia, gettando ad Alberto occhiate feroci, convellendosi, mordendosi le labbra, si alza, e, lentamente, va alle spalle di Federico. Cerca di parlare:) Feder... Federico.... (Le manca la voce.)

Federico

Cosa c'è?!

Alberto

(le si fa d'appresso, incitandola con molta mellifluità nell'accento e con gli sguardi minacciosi di chi sa di poter essere obbedito.) Andiamo, signora Manina!... Ma già, si sente che siete pentita....

Manina

(gli afferra un braccio e gli dà un pizzicotto terribile.)

Federico

(senza voltarsi) Io, in verità, non sento niente.

Alberto

(contraendo il volto per il dolore) Io, sì!... Animo, dunque, signora Manina!...

Manina

(soffocando di sdegno represso) Federico... io ci ho ripensato.... Noi....

Alberto

Benissimo!

Manina

Noi non ci separeremo!

Federico

(alzandosi giubilante e abbracciandola) Ora sì che dimentico tutto! E ti perdono tutto! Vedrai, vedrai che saremo ancora tanto felici! Vedrai che sarò un marito impareggiabile! Vedrai che.... (Cambiando tono a un tratto, e rivolgendosi ad Alberto) Ma, a proposito, come hai fatto?

Alberto

Ah, questo, poi, non te lo posso dire!

Manina

(tra sè:) Che canaglia!

(Sipario.)

Fine della Commedia.