Raven si sdraiò nella poltrona pneumatica e si rivolse a Leina. — Ci saranno altre interferenze, se gli avvenimenti lo richiedono. Ma non da parte nostra. I progetti degli esseri umani saranno ostacolati da altri esseri umani. Sei contenta di questo?
— Avrei preferito che fosse stato così fin dall’inizio — rispose Leina in tono aspro.
— Hanno pure diritto al loro piccolo frammento di destino, non ti pare?
Leina sospirò rassegnata. — Il guaio dei maschi è che non crescono mai. Rimangono incurabilmente romantici. — Girò lo sguardo per fissarlo negli occhi. — Sai benissimo che dobbiamo limitarci a difenderli dai Deneb… questi fragili bipedi.
— Pensala come vuoi — disse Raven per concludere l’argomento. Era inutile discutere con lei… dato che aveva ragione.
— Inoltre — riprese Leina — mentre ti occupavi di affari trascurabili, io sono rimasta in ascolto. Dodici astronavi nere sono state viste nella regione di Vega.
Raven si irrigidì. — Vega! È il punto più vicino che abbiano mai raggiunto.
— Potrebbero anche venire più vicini. Potrebbero raggiungere questo Sistema Solare. O potrebbero allontanarsi in un’altra direzione e lasciare questo settore cosmico per altri diecimila anni. — Non disse altro, ma Raven comprese perfettamente. — È un brutto momento per correre rischi inutili.
— Un errore tattico non ha importanza, quando abbiamo la capacità di nasconderlo e correggerlo — rispose Raven, quindi si alzò. — Vado in cupola ad ascoltare.
Di sopra si accomodò, aprendo la mente, e cercò di isolare dal chiacchiericcio dell’etere la parte di dati provenienti dalla regione di Vega. Non era facile. C’erano tantissime voci che si accavallavano…
“I saltatori tripedi di Raemis sono fuggiti nelle paludi e per la paura rifiutano qualsiasi contatto coi Deneb. Pare che i Deneb lo ritengano un mondo inadatto a qualsiasi scopo. Si apprestano a partire.”
“…influenzato le menti dei piloti, deviando l’intero convoglio verso Zebulam, una quasi-nova nel settore cinquantuno del Crepaccio. Conti nuano a filare imperterriti, convinti di trovarsi sulla giusta rotta.”
“Gliel’ho chiesto. L’aveva abbandonato così all’improvviso e con tanta violenza che era troppo confuso per dare il permesso. Quando si è riavuto era troppo tardi, l’occasione era andata in fumo. Così adesso dovrò aspettarne un altro. Intanto…”
“Questi Weltenstile si sono spaventati a morte quando un incrociatore è sbucato dall’oscurità e li ha bloccati con dei raggi trattori. I Deneb hanno capito subito di aver preso una nave rudimentale con a bordo dei selvaggi, e l’hanno lasciata andare senza nuocere.”
“…dodici in formazione a ventaglio, sempre dirette verso Vega, biancazzurra del settore uno-novantuno, ai bordi del Lungo Spruzzo.”
Raven si drizzò e contemplò il cielo notturno. Il Lungo Spruzzo scintillava allo zenit come un velo impalpabile. I Terrestri lo chiamavano Via Lattea. Tra quel punto e un altro puntolino insignificante perso nell’oscurità c’erano mille mondi capaci di distogliere l’attenzione delle navi in arrivo. Ma quelle navi avrebbero anche potuto insistere sulla loro rotta, ignorando qualsiasi altra attrazione. Quando li si lasciava liberi di agire a modo loro, i cari Deneb erano imprevedibili.
La fine prevista da Leina giunse dopo tre settimane. In quel periodo, né la radio né le reti degli spettroschermi diedero notizia di recenti animosità interplanetarie. Gli altri spettacoli non rivelarono nessun minaccioso spostamento di tendenze verso una particolare direzione. I mutanti venivano sempre rappresentati nei diversi spettacoli, ma i ruoli di eroe, eroina e antagonista venivano distribuiti con imparzialità.
Lontano, dodici astronavi nere avevano deviato leggermente verso destra e stavano puntando verso gli otto pianeti disabitati di un sistema binario minore. Per il momento, la marcia verso Vega era stata interrotta.
Il sole del mattino splendeva caldo. Il cielo era una limpida distesa azzurra segnata soltanto da qualche nube all’orizzonte e da una scia di vapore che si innalzava nella stratosfera. Ancora una volta, il Fantôme era partito per Venere.
Un elicottero a quattro posti diede la prima indicazione sul fatto che gli errori si devono pagare, e che il passato ha sempre modi antipatici per intralciare il presente. Giunse da ovest e atterrò nelle vicinanze del cratere ormai cosparso di erbe colorate. Ne scese un uomo.
Leina lo fece entrare. Si trattava di un giovane alto, robusto, dall’espressione leale. Era un agente del Servizio Segreto della Terra, un subtelepate, capace di leggere il pensiero degli altri ma non di chiudere la propria mente. Secondo quelli che l’avevano mandato, era il tipo più adatto alla missione. Un uomo aperto, che sapeva immediatamente conquistarsi la fiducia degli altri.
— Mi chiamo Grant — disse. Condizionato dalla sua limitazione, aveva parlato vocalmente. Altrimenti dovendo parlare con dei veri telepati si sarebbe trovato in grande svantaggio.
— Sono venuto a riferirvi che il maggiore Lomax, del Servizio Segreto, vorrebbe vedervi al più presto possibile.
— È urgente? — chiese Raven.
— Credo di sì. Se siete pronti, posso portare voi e la signora con questo stesso elicottero.
— Ci vuole tutti e due?
— Sì, ha detto voi e la signora.
— Sapete cosa vuole?
— No, signore. — Aveva l’espressione sincera, e la sua mente confermava le parole.
Raven si girò per interrogare Leina con lo sguardo. — Possiamo anche andare subito. Che ne dici?
— Io sono pronta — rispose lei fissando gli occhi sul visitatore.
Grant arrossì e imprecò contro l’incapacità di nascondere i propri pensieri.
“Mi sta scrutando” pensò. “ Mi sta scrutando profondamente. Vorrei che non lo facesse. O vorrei poterla scrutare allo stesso modo. È grande e grossa… ma è molto bella.”
Leina sorrise, ma non fece osservazioni. — Vado a prendere la borsetta — disse.
Al suo ritorno, si avviarono verso l’elicottero. La macchina si sollevò dolcemente da terra e puntò verso ovest. In tutta l’ora del volo, nessuno disse una parola. Grant rimase concentrato sugli strumenti di bordo e cercò di controllare il più possibile i pensieri.
Leina continuò a fissare il paesaggio che sfilava sotto di loro, come se fosse la prima volta che lo vedeva… o l’ultima. Raven chiuse gli occhi per sintonizzarsi su una banda molto al di sopra della banda telepatica normale.
“David! David!”
“Sì, Charles?”
“Ci stanno portando via.”
“Anche noi, Charles.”
L’elicottero scese verso un edificio isolato al centro di un tratto desolato battuto dal vento. Era una costruzione quadrata e somigliava a una centrale elettrica abbandonata o a un vecchio deposito di esplosivi.
Toccando terra, l’elicottero sobbalzò un paio di volte, poi rimase immobile. Grant saltò dall’apparecchio e aiutò impacciato Leina a scendere. Poi si avviarono tutti insieme verso la porta blindata che si apriva nella parete. Grant premette un pulsante, e subito una piccola apertura a iride si aprì nella porta mostrando la lente di un obiettivo.
La feritoia si richiuse quasi all’istante e dall’interno giunse il leggero cigolio del meccanismo che spostava i catenacci.
— Sembra una fortezza — disse Grant in tono ingenuo.
La porta si aprì, e le due persone convocate oltrepassarono la soglia. Grant li lasciò e tornò all’elicottero.
— A me sembra un crematorio — gridò Raven dalla soglia, girandosi verso Grant.
Poi la porta metallica si richiuse e i catenacci tornarono al loro posto. Grant rimase un attimo a osservare i battenti di ferro e le pareti senza finestre. Ed ebbe un brivido.
Dal fondo del corridoio in cui Raven e Leina si trovavano, giunse l’eco di una voce.
— Percorrete tutto il corridoio. Mi troverete nell’ultima stanza. Avrei voluto venire a ricevervi, ma sono certo che mi scuserete.
Era una voce cortese ma estremamente impersonale, priva di calore. Quando si trovarono di fronte alla persona che aveva parlato, notarono che aveva un aspetto corrispondente alla voce.
Il maggiore Lomax sedeva dietro una lunga scrivania. Era un uomo magro, di poco più di trent’anni, e aveva occhi azzurri che guardavano con una strana fissità. Portava i capelli biondi tagliati a spazzola. Ma le cose più caratteristiche erano l’estremo pallore del viso, quasi cereo, e la guancia permanentemente contratta da un lato. Indicò le uniche due poltrone esistenti nella sala.
— Sedetevi, prego. Vi ringrazio di essere venuti immediatamente. — Spostò gli occhi su Leina, poi tornò a fissare Raven. — Mi scuso per non essere venuto alla porta. Riesco a stare in piedi con difficoltà, e camminare mi è quasi impossibile.
— Mi spiace — disse Leina con compassione femminile.
Non era facile comprendere quale fosse stata la reazione di Lomax. Un rapido sondaggio mostrò che era un telepate di prima qualità, e che aveva uno schermo mentale efficientissimo. Volendo, però, Raven e Leina avrebbero forse potuto perforare le sue difese con un affondo simultaneo e violento. Per mutuo consenso, decisero di non tentare. Lomax doveva essersi accorto del primo tentativo di sondaggio, ma la sua faccia era rimasta impassibile.
Lomax prese alcuni fogli dattiloscritti che erano sulla scrivania, poi parlò con la stessa voce fredda e impersonale.
— Non so se sospettate il motivo della vostra convocazione, né posso immaginare quali saranno le vostre reazioni dopo che vi avrò parlato Comunque, prima di dare inizio al colloquio voglio farvi sapere che le mie funzioni sono stabilite qui.
Batté un dito sui fogli che stringeva nell’altra mano. — Sono dettagliate al massimo, e mi devo attenere strettamente alle istruzioni.
— Sembra tutto molto minaccioso — disse Raven. — Continuate.
Non ci furono reazioni visibili. La faccia pallida rimase fredda e impassibile come quella di una mummia. Sembrava che Lomax volesse recitare la parte del perfetto automa.
Prese il primo foglio e cominciò a leggere.
— Anzitutto devo comunicarvi un messaggio personale del signor Carson, capo dei Servizi di Spionaggio terrestri. Quando ha saputo di questa convocazione ha disapprovato con tutte le sue forze e ha usato tutti i mezzi in suo potere per impedirla. Ma è stato inutile. Vuole che vi porga i suoi saluti e che vi assicuri che qualsiasi cosa possa succedere in questo edificio, lui vi terrà sempre in grandissima stima.
— Povero me! — esclamò Raven. — Le cose si mettono male!
Lomax non perse la sua impassibilità.
— Questa conversazione dovrà essere svolta vocalmente, perché verrà registrata per un eventuale controllo da parte di chi l’ha voluta. — Prese un altro foglio e continuò a parlare come un robot. — È importante che sappiate che sono stato scelto per una strana combinazione di qualità. Sono membro del Servizio di Spionaggio, sono un telepate capace di nascondere i pensieri, e infine, cosa non senza importanza, sono una specie di relitto fisico. — Alzò gli occhi dal foglio, incontrando lo sguardo penetrante di Leina, e per la prima volta dimostrò un certo disagio. Riprese rapidamente a parlare. — Non vi annoierò con tutti i particolari. Sono rimasto ferito gravemente in un incidente. È stato fatto il possibile per salvarmi, però non mi rimangono ancora molti giorni di vita. Questa attesa è estremamente penosa, quindi sono felice di andarmene. — Alzò di nuovo gli occhi e guardò i due con espressione di sfida. — Voglio che lo ricordiate, perché è molto importante. Io vivo nell’anormale stato di mente dell’uomo che desidera morire. Quindi le minacce di morte non mi spaventano.
— Non intimidiscono nemmeno noi — disse Raven pacato.
Lomax li guardò sconcertato. Si era aspettato che gli domandassero chi mai intendesse minacciarlo. Riuscì comunque a nascondere la propria sorpresa, e riprese a parlare.
— Inoltre, per quanto non abbia paura di morire, sarò costretto a reagire nel caso che la mia esistenza venga minacciata. Sono stato sottoposto a uno speciale corso di condizionamento mentale che mi costringe alla reazione. Non fa parte del mio normale processo mentale e non può essere controllato da nessun telepate. Questo circuito entra automaticamente in azione quando corro il pericolo di perdere la vita o il controllo della mia personalità. Mi costringe ad agire senza pensarci, istintivamente. E il risultato sarà l’immeditata distruzione di noi tre.
Raven corrugò la fronte. — Dietro questa faccenda ci deve essere un uomo seriamente spaventato.
Lomax ignorò l’interruzione. — Io farò qualcosa che mi sarà ignota fino al momento esatto in cui la dovrò compiere — riprese. — Quindi non ci guadagnerete niente ad infrangere il mio scudo mentale e a frugare in ogni mio pensiero. E non avrete niente da guadagnare a ipnotizzarmi o a cercare di controllarmi con altri mezzi paranormali. Al contrario, avrete tutto da perdere. Cioè la vostra vita.
I due seduti davanti a lui si fissarono un attimo e fecero del loro meglio per apparire costernati. Lomax aveva una sua parte da recitare… ma anche loro.
Era una strana situazione che non aveva precedenti in tutta la storia umana. Ciascuna delle due parti teneva nascosti i pensieri alla mente dell’altra, ciascuna aveva in mano un asso sotto forma di potere di vita e di morte, e ciascuna parte sapeva che avrebbe avuto una vittoria certa. E ciascuna, in un certo senso, aveva anche ragione!
Leina girò lo sguardò verso Lomax.
— Noi siamo venuti in buona fede, pensando che aveste bisogno del nostro aiuto. E ci troviamo trattati come criminali colpevoli di chissà quale reato. Nessuna accusa è stata mossa contro di noi e ci vengono negati i diritti legali. Cosa abbiamo fatto per meritarci questo trattamento?
— Ai casi eccezionali si applicano metodi eccezionali — disse Lomax, impassibile. — Non si tratta di quello che avete fatto, ma di quello che eventualmente potreste fare.
— Vi dispiacerebbe essere più chiaro?
— Vi prego di avere pazienza, vengo subito al punto. — Lomax prese di nuovo i fogli che erano sulla scrivania. — Questo è un riassunto dei fatti, sufficiente a farvi comprendere la ragione di questo incontro. Certi fatti portati all’attenzione del Consiglio Mondiale…
— Da quell’intrigante di Thorstern? — disse Raven pensando alla faccia che avrebbe fatto Emmanuel il giorno in cui fosse stata riascoltata la registrazione.
— … hanno reso necessaria un’inchiesta sulle vostre attività, specialmente su quelle svolte recentemente per conto del servizio di controspionaggio — continuò Lomax. — Questa inchiesta è stata in seguito estesa anche alle attività della donna con cui… abitate.
— Da come lo dite sembra una cosa sconveniente — protestò Leina.
— Da fonti attendibili — riprese Lomax senza rilevare l’interruzione — sono stati raccolti molti dati, e il rapporto, completo ed esauriente, ha convinto il presidente Heraty a convocare una commissione speciale per lo studio dei provvedimenti da prendere.
— Sembra che qualcuno ci consideri molto importanti — disse Raven rivolgendosi a Leina, e Leina gli rispose con una occhiata che significava te-l’avevo-detto, io.
— La commissione, composta da due membri del Consiglio Mondiale e da dieci scienziati, sulla base delle prove raccolte, ha stabilito che voi avete usato poteri paranormali di otto tipi distinti, sei conosciuti e due completamente nuovi. Oppure che voi, oltre al potere telepatico che non avete mai nascosto di possedere, sareste un ipnotico di tale potenza da costringere i testimoni a credere che avete doti mai possedute. I casi sono due. I testimoni dicono la verità, o sono stati ingannati. Il risultato resta però identico. Voi siete un mutante con più poteri. — Batté con la mano sul foglio. — Qui c’è un errore. La dizione esatta dovrebbe essere: voi siete due mutanti con più poteri.
— È forse un delitto, questo? — chiese Raven, senza preoccuparsi di contraddirlo.
— Non ho punti di vista personali al riguardo. — Lomax si protese leggermente in avanti e diventò ancora più pallido. — Lasciatemi continuare, per favore. Se le testimonianze avessero affermato solo questo, il Consiglio Mondiale sarebbe stato costretto ad ammettere che i mutanti con pluripoteri esistono nonostante le cosiddette leggi naturali. Ma i dati conducono a una seconda teoria, che alcuni membri della commissione avallano, e che altri respingono definendola fantastica.
Raven e Leina rimasero ad ascoltare senza eccessivo interesse. Non mostravano né apprensione, né paura. E in ogni istante vivevano la parte che avevano voluto recitare, decisi quanto Lomax ad arrivare fino in fondo.
— Voi avete diritto di conoscere tutti questi dati — continuò Lomax, prendendo un altro foglio. — Un attento riesame dei vostri antenati mostra che siete persone considerevolmente diverse da ogni altra. In sostanza, è stato usato lo stesso metodo adottato dal signor Carson per rintracciarvi, e se ne sono tratte identiche conclusioni. — Rimase un attimo in silenzio e fece una smorfia per una improvvisa fitta di dolore. — Ma gli antenati di David Raven avrebbero dovuto generare al massimo un telepate, un lettore di pensiero eccezionale dotato di acuta potenza ricettiva. È concepibile, anche se contrario alle leggi della natura, che una forza mentale di eccezione gli dia la capacità di resistere all’ipnotismo. Sarebbe il primo telepate a prova di ipnosi della storia. Questo sì. Ma nient’altro. È il limite delle facoltà ereditarie. — Fece una leggera pausa per dare maggiore importanza alle sue parole. — È impossìbile esercitare poteri ipnotici, o quasi-ipnotici, anche ammettendo che si tratti di un mutante con molti talenti, quando tra gli antenati non esiste un solo ipnotico!
— Potrebbe darsi che… — osservò Leina.
— Le stesse considerazioni valgono anche per voi — la interruppe Lomax. — E si applicano anche ai vostri due amici di Venere. In questo momento stanno svolgendo un colloquio identico a questo, e sono state prese le identiche misure precauzionali.
— Con la stessa minaccia sospesa sulla testa? — chiese Raven. Lomax non rispose.
— Elemento numero due — riprese. — Abbiamo scoperto che David Raven è morto o presentava tutti i sintomi della morte, e che è stato resuscitato. Il medico che ha compiuto questa impresa non può essere chiamato a testimoniare perché è morto tre anni fa. Il fatto in sé, come caso isolato, non ha nessuna importanza. Cose di questo genere accadono, anche se di rado. Diventano degne di nota soltanto quando si esaminano unite ad altri fatti. — Rivolse lo sguardo a Leina. — Come il fatto che la signora, mentre stava nuotando, venne afferrata da una forte corrente e trascinata sott’acqua. Sembrava morta ma tornò in vita dopo la respirazione artificiale. Inoltre, anche i vostri due amici di Venere sono in vita per casi miracolosi identici ai vostri.
— Anche voi avete avuto un pauroso incidente — osservò Raven. — L’avete detto prima. E avete la fortuna di vivere… se la si può chiamare fortuna!
Lomax fu tentato di ammettere il miracolo e negare che fosse un piacere vivere in quelle condizioni. Ma continuò a leggere quello che stava scritto sulle carte.
— L’elemento numero tre ha un’importanza indiretta. Il signor Carson vi ha già parlato di certi esperimenti spaziali compiuti dai Terrestri, quindi posso dirvi anche il resto, quello che lui non vi aveva voluto rivelare. Comunque, il nostro ultimo scafo d’esplorazione si è allontanato nello spazio molto più di quanto non possiate immaginare. Al ritorno, il nostro pilota ha riferito di essere stato inseguito da oggetti non identificati o di origine sconosciuta. Gli strumenti di bordo hanno saputo indicargli che si trattava di oggeti metallici e che emanavano calore. Avanzavano in quattro, affiancati, ma erano troppo lontani per poter essere osservati a occhio nudo. Il nostro pilota ha cambiato rotta, ma loro hanno continuato a seguirlo. Avevano una maggiore manovrabilità e una velocità spaventosa.
— A ogni modo, è riuscito a fuggire? — disse Raven con un sorriso scettico.
— Il fatto che sia sfuggito all’inseguimento è misterioso quanto il fatto che sia stato inseguito — rispose Lomax. — Il pilota afferma che i quattro oggetti si stavano avvicinando rapidamente, e che poi delle strane scintille abbaglianti sono apparse all’improvviso di fronte a loro. I quattro oggetti allora hanno fatto rapidamente marcia indietro. Il pilota è convinto che fossero quattro oggetti di fabbricazione artificiale, e la sua convinzione è ufficialmente condivisa.
— Cosa c’entriamo noi, con questo?
Lomax si lasciò sfuggire un lungo sospiro, poi riprese a parlare con solennità. — C’è altra vita nel cosmo, e non molto lontano. Le sue forme, i poteri, le tecniche di questi esseri e il loro modo di pensare sono cose che possiamo soltanto immaginare. Potrebbero essere umanoidi al punto da sembrare esseri umani e prendere l’identità di uomini che sono morti. — S’interruppe un attimo, girò il foglio e riprese la lettura. — O potrebbero essere parassiti per natura, capaci di impossessarsi e di animare i corpi di altre creature e di camuffarsi in un modo che rasenta quasi la perfezione. Non abbiamo dati a questo riguardo, ma possiamo pensare, immaginare e concepire le infinite possibilità.
— Gli uomini spaventati fanno brutti sogni — osservò Raven.
— A me sembra tutto terribilmente sciocco — disse Leina. — Pensate seriamente che possano essere degli zombi comandati da parassiti intelligenti venuti da chissà dove?
— Signora, io non penso niente. Sto semplicemente leggendo dei fogli compilati dai miei superiori. Non sono autorizzato a discutere le loro conclusioni. È il mio lavoro.
— Dove ci portano queste loro conclusioni? — chiese Raven.
— A questo… La commissione ha informato il presidente Heraty che voi quattro, la coppia di Venere e voi due, siete di uno stesso e identico tipo. In secondo luogo è impossibile stabilire con ragionevole certezza le origini di questo tipo. Nonostante la regola per cui viene ereditato soltanto il talento dominante, voi potete essere mutanti in possesso di talenti diversi, di origine umana. In questo caso tutte le leggi della genetica dovrebbero essere modificate. In caso contrario, potete rappresentare una forma di vita non umana, camuffata con le nostre sembianze per vivere in mezzo a noi senza destare sospetti.
— A quale scopo?
Lomax si passò una mano sui capelli e, con voce stanca, rispose: — Gli scopi delle altre forme di vita ci sono oscuri. Non ne sappiamo ancora niente. Tuttavia possiamo fare qualche congettura accettabile.
— E sarebbe?
— Se le loro intenzioni fossero amichevoli, si metterebbero in contatto con noi apertamente, senza cercare di starsene nascoste.
— Quindi, ogni presa di contatto non diretta è una prova di ostilità.
— Esattamente!
— Secondo me, non c’è niente di più assurdo dell’affermazione che degli esseri umani non sono esseri umani — disse Leina con una certa morbosità.
— Lo ripeto per la seconda volta, signora — disse Lomax con fredda cortesia — io non faccio ipotesi. Io sono incaricato soltanto di leggervi le conclusioni degli esperti. Loro affermano che siete dei mutanti con molteplici capacità, o siete delle forme di vita non umana… considerando comunque più probabile la seconda ipotesi.
— Secondo me sono dei veri impertinenti — disse Leina con fermminile illogicità.
Lomax non fece caso all’osservazione. — Se davvero una forma di vita ha mandato sui nostri tre pianeti degli osservatori a nostra insaputa, la conclusione logica è che si tratti di avversari. Il ladro passa attraverso la finestra, la persona onesta bussa alla porta.
— Su questo avete ragione — ammise Raven.
— Inoltre, se una forma di vita è in grado di conquistare lo spazio prima di noi, tanto da mandare sui nostri pianeti delle vedette, significa che l’umanità in un futuro molto prossimo, dovrà affrontare una delle sue più terribili crisi. — Lomax indicò con un gesto della mano l’edificio in cui si trovavano. — Ecco il perché di questa procedura particolare. Gli esseri di un altro mondo sono al di fuori della nostra legge, e non possono appellarsi alla sua protezione.
— Capisco — disse Raven, passandosi una mano sul mento. — E cosa dovremo fare, dopo quanto ci avete detto?
— Dovrete provare, senza lasciare ombra di dubbio, che siete dei veri esseri umani e non altre forme di vita. La prova dovrà essere convincente e inconfutabile.