ISTRUZIONI POPOLARI
PER LA
BUONA TENUTA DEI BACHI DA SETA

CATTEDRA AMBULANTE D'AGRICOLTURA della Provincia di Verona

ISTRUZIONI POPOLARI PER LA BUONA TENUTA DEI BACHI DA SETA (CAVALIERI)

DEL Prof. TITO POGGI

Si vende presso la Cattedra d'Agricoltura, in Verona al prezzo di Cent. 20

VERONA STABILIMENTO TIPO-LIT. P. APOLLONIO — 1901.

AI BACHICULTORI VERONESI

La quantità e la qualità dei bozzoli (gallette) dipendono dalla buona semente e dal modo di tenere i bachi e di fare il bosco.

Per la qualità specialmente, una parte della provincia veronese lascia ancora da desiderare. I filandieri si lagnano dei nostri bozzoli. Ma noi potremo in breve far cessare tali lagnanze se ci metteremo ad allevare bachi di buone razze e a tenerli meglio. Allora il nostro bozzolo sarà più ricercato e meglio pagato.

Ecco dunque lo scopo di queste istruzioni che spero di vedere bene accolte e osservate[1].

T. P.

I. La semente.

1. Il seme-bachi deve essere assolutamente cellulare. Non si deve pagarlo troppo poco. Se infatti il prezzo alto non sarà sempre una guarentigia di diligente e buona preparazione, il prezzo troppo basso sarà sempre una prova certa che il seme non è cellulare, anche se venduto per tale, ma bensì industriale, cioè preparato senza selezione microscopica.

La semente dei bachi da seta si acquisti dunque da Ditte di fama illibata e di conosciuta competenza, e preferibilmente provenga da allevamenti fatti in luoghi montuosi, o almeno molto ventilati.

2. Si dia la preferenza alle razze incrociate bianco-gialle (femmina chinese e maschio indigeno tipo Ascoli) di primo incrocio, e ad altre simili che abbiano dati i migliori risultati negli allevamenti degli anni precedenti. Non si corra troppo facilmente incontro alle novità!

Se riescono bene, le razze gialle, o incrociate col giallo, danno i prodotti maggiori e una qualità di bozzolo che, sul mercato, ottiene i prezzi più alti. Ma se l'esperienza dimostra che in quel determinato luogo ove si farà l'allevamento tali razze riescono troppo delicate, si ricorra a incroci con più o meno sangue chinese ( femmina chinese ).

3. Il seme-bachi deve esser conservato nei telaini di legno e garza o entro scatole molto bucherellate, sempre a strati sottilissimi.

Le uova dei bachi respirano continuamente, anche quando non è cominciato il loro svolgimento. È dunque necessario che il locale ove si conservano sia molto ventilato.

Deve essere pure asciutto.

E finalmente, in questo locale ( ibernatore ) la temperatura dovrebb'essere il più che fosse possibile costante, oltrechè bassa: meglio sarebbe di soli 2° a 3° Centigradi sopra zero, fino all'approssimarsi della incubazione; vicino a quest'epoca potrà salire gradatamente fino a 5° o 6° C.

Soprattutto è importante che il seme sia conservato a questa temperatura bassa e costante nei due mesi (marzo e gran parte d'aprile) che precedono la incubazione. Soltanto presso a questo tempo si potrà permettere che la temperatura gradualmente s'inalzi dai 5° a 6° C fino a 9° Reum. = 11°½ C circa.

I balzi di temperatura in questa stagione sono dannosissimi alla buona riuscita degli allevamenti.

II. L'incubazione.

4. L'incubazione o covatura artificiale è necessaria; bachi sempre deboli son quelli nati spontaneamente. Il calendario (S. Zeno, S. Marco, S. Giorgio) segna date assai incerte per l'incubazione, perchè l'andamento della stagione nel mese d'aprile è spesso molto incostante. Piuttosto che a una data, convien badare allo sviluppo della foglia di gelso.

Non bisogna affrettarsi troppo; ma nemmeno troppo indugiare.

Quando i gelsi delle migliori esposizioni hanno le loro gemme bene sbocciate, e ognuna di esse mostra evidenti 2 foglioline, allora si metterà il seme bachi al covo.

Fra i vari metodi di covatura sono assolutamente da condannare:

  • la covatura in seno ;
  • la covatura nei letti ;
  • la covatura nelle stalle .

E sono solamente razionali:

  • a) la covatura colla incubatrice;
  • b) la covatura in una stanza riscaldata.

Il primo metodo è buono per piccole quantità; l'altro per grandi.

Buone incubatrici sono quelle: Orlandi (L. 140) capace anche di 100 oncie e più, Calligaris di Udine (L. 35, per 24 oncie) ed altre ( Pucci, Lämmle, Vannuccini, Sini, ecc.)

Nella stanza incubatrice[2], o nella incubatrice, quando vi si porta il seme dovrebbe esservi la stessa temperatura che la semente risentì negli ultimi giorni nella stanza in cui venne portata (circa 9° R. = 11°½ C) o di poco maggiore.

Poi la temperatura dovrebbe crescere gradualmente, a circa mezzo grado al giorno, da 9° R. (circa 11½ centigradi) fino a 16° R. = 20° C.

Quando il seme comincia a sbianchire si porterà subito la temperatura a 17° R., pari a 21° Cent., temperatura da mantenere costante durante tutta la nascita.

Il seme-bachi, nell'incubatrice o nella stanza riscaldata, deve essere tenuto in scatolette in strato sottilissimo; l'ideale sarebbe che le uova fossero in un unico strato, una accanto all'altra, come nelle deposizioni naturali o sui cartoni giapponesi.

Non si devono rimestare le uova; ma lasciarle in quiete assoluta durante l'incubazione.

III. Locali e attrezzi.

5. Un locale appositamente costruito per i bachi ( bigattiera ) non occorre.

Le grandi bigattiere anzi richiedono cure straordinariamente diligenti per non divenire focolari di malattie.

I grandi allevamenti, oggidì, sono sostituiti, con assai maggiore convenienza, dai piccoli.

Fatta dunque eccezione per gli allevamenti speciali destinati a riproduzione (pei quali apposite stanze possono qualche volta essere necessarie) nella più modesta casa di contadino si può trovare locale adatto per un buon allevamento di piccola partita di bachi.

6. Il locale però deve innanzitutto essere asciutto e ventilato.

7. Deve aver camino o stufa di cotto[3] senza valvole, che permetta una facile aereazione. Le correnti d'aria che si debbono ottenere nella stanza non dovranno però mai colpire direttamente i bachi.

Il riscaldamento della stanza coi bracieri (padelle) è da condannarsi.

8. I graticci, stuoie o arelle pei bachi possono esser fatte di diversi materiali (legno, canna di palude, rete di fil di ferro ecc.) Non ha molta importanza la scelta del materiale; ma importa invece, soprattutto, che i graticci permettano un continuo arieggiamento o rinnovamento d'aria. Sono buonissimi pertanto quelli fatti di cannuccia di palude, detti appunto cannicci o arelle.

Per comodità di maneggio i cannicci possono tendersi anche su una leggera intelajatura di legno. Ma è un grosso errore intelajare tutta l'arella in una sponda di legno, che è poi tanto più dannosa quanto più alta, perchè l'aria respirata dai bachi in questi graticci ristagna attorno al corpo del baco.

Infine i graticci debbono essere leggeri e non troppo larghi: standone ai lati, si deve comodamente arrivare colle braccia oltre la mezzeria.

I castelli ( peagnare nel Veronese) per sostegno dei graticci si possono fare con quattro o sei aste di legno ( peagni ) provviste di buchi nei quali si ficcano dei cavicchi e su questi si appoggiano le traverse che sostengono i cannicci. Migliore è il sistema dei cannicci muniti di piedi e sovrapposti l'uno all'altro, od anche quello dei cannicci appesi con funi o ganci (sistema Sartori) ai travi del soffitto, il che permette anche, di tempo in tempo, di far dondolare tutto il castello arieggiando i bachi.

In tutti i casi, fra un graticcio e l'altro, sianvi sempre circa 35 a 40 centimetri di distanza; ma non meno di 35.

Dalla terza o dalla quarta muta in avanti si possono anche alimentare i bachi con foglia attaccata ai ramoscelli o polle del gelso, usando di uno dei sistemi detti economici: a cavalloni o friulano, sistema Bonoris e Pasqualis, sistema Cavalto che io vorrei vedere anche nella nostra provincia e di cui diramerò in altro momento apposite istruzioni.

IV. Disinfezioni e suffumigi.

9. È della massima importanza, specialmente per difendere i bachi dalla malattia del calcino, di disinfettare accuratamente i locali e gli attrezzi.

Le sostanze che si possono adoperare per la disinfezione sono:

  • 1. la Formalina o Formaldeide del commercio ;
  • 2. il fumo di legna ;
  • 3. il fumo di zolfo ;
  • 4. il solfato di rame ;
  • 5. il sublimato corrosivo .

Metto per ultimo il sublimato nonostante esso sia potente antisettico; ma è un po' pericoloso perchè velenosissimo. Chi adopra il sublimato guardi dunque bene a quel che fa: lo adopri in soluzione al 2 per 1000 e immerga nella soluzione gli attrezzi, che poi farà asciugar bene all'aria e al sole. Poi il sublimato nella disinfezione dei locali, dei muri specialmente, non è molto efficace.

10. Chi vuol seguire mezzi più semplici e meno pericolosi di disinfezione adotti il metodo che sto per dire:

a ) Preparare una poltiglia bordolese al 2% di solfato di rame con altrettanta calce; poi, colla pompa irroratrice, irrorare soffitte, pareti e pavimento delle stanze destinate ai bachi. Invece di questa poltiglia che tinge tutto in celeste, si può adoperare una soluzione di formalina all'1½ per 100, e questa è anche più efficace, ma costa di più (L. 2,50 per kilogr., al massimo, la formalina, e quindi L. 3,75 per ettolitro il liquido).

Fatta questa disinfezione al locale, si immergano tutti gli attrezzi, per mezz'ora almeno, in una vasca contenente una soluzione semplice di solfato di rame al 2%. Quindi si lascino asciugar bene al sole, e si rimettano nella stanza destinata ai bachi, ove, per precauzione, si farà evaporare nel fornelletto apposito (fig.ª A) ancora un po' di formalina (100 grammi per 100 metri cubi di spazio).[4] Tutto questo si fa prima di portare i bachi nel locale.

Nessun suffumigio con zolfo o con formalina deve farsi durante l'andata al bosco dei bachi.

Invece, durante l'allevamento, ed evitando soltanto i periodi delle dormite, si potranno fare suffumigi con poca formalina (1 grm. per metro cubo) o con fumo di legna.

La carta pei bachi deve essere sempre nuova.

Fig. A — Fornelletto per la formalina.

V. Nascita e Allevamento dei bachi nelle prime età.

11. Pochi bacolini ( spie ) nascono il primo giorno; gli altri (conservando la temperatura intorno a 17° R. = 21° C.) devono regolarmente nascere nei successivi tre giorni; pochissimi, il quinto giorno.

È credenza volgare, ma erronea, che i primi bacolini nati siano i più robusti.

Se un seme desse una nascita poco numerosa (molta fallanza ) converrà non allevare i pochi bachi nati: quel seme è di cattiva qualità o mal conservato; il prodotto, anche riferito ai soli nati, sarebbe basso certamente.

Appena il seme comincia a sbianchire bisogna ricoprirlo con un doppio velo a tessuto assai largo ( tulle ) o con una doppia cartina forata; meglio ancora, il velo ( tulle ) sulla semente, e, sul velo, la cartina forata.

All'apparire degli spioni, il mattino di buon'ora, si mettono sul velo o sulla carta forata poche foglioline di gelso o qualche striscia di foglia trinciata. Più tardi, verso le 7 ant., si leva il primo foglio o velo colle fogliette e se ne mette un altro, pure con altre foglie.

12. Si tolgono così, in tre o quattro volte per ogni giorno[5], i bachi nati che si depongono su un foglio di carta nella stessa stanza o in altra alla stessa temperatura (17° R.) ponendo le fogliette cui sono attaccati un po' distanti fra loro e cominciando a dare pasti leggerissimi e frequenti di foglia finamente trinciata.

I bachi di ogni levata debbono tenersi sempre separati e non si deve pretendere di pareggiarli coi digiuni!

13. I bacolini appena nati, raccolti come or ora fu detto e portati in una stanza a circa 17° R. (21° C.) verranno mantenuti a questa temperatura che dovrà pure conservarsi presso a poco costante durante tutto l'allevamento.

14. In tutte e tre le prime età del baco non occorrono poi altre cure che le seguenti:

a ) 7-8 pasti (sempre leggeri) di foglia trinciata nelle 24 ore; rendere i pasti ancor più leggeri (ma non meno numerosi) presso alle mute.

È un errore somministrare pasti abbondanti e radi.

b ) Mantenere il locale a circa 16°-17° R. (20°-21 Centigradi).

c ) Rinnovare l'aria.

d ) Mutar di letto ai bachi una volta nella 2ª età (nella 1ª non occorre) e 2 a 3 volte nella terza.[6]

e ) Diradare i pasti subito dopo le mute e pareggiare i bachi piuttosto cogli spostamenti dei fogli di carta dall'alto in basso e dal basso in alto[7] che non coi digiuni.

f ) Tener molto radi ( chiari ) i bachi assegnando loro lo spazio necessario;

g ) Tenere asciutto l'ambiente.

VI. Spazio necessario per un'oncia di bachi.

15. È importantissima condizione di riuscita, nell'allevamento dei bachi, il tenerli molto radi ( chiari ).

Per un'oncia di bachi occorreranno, coi sistemi comuni di allevamento, all'incirca, le seguenti superfici:

Alla fine della 1ª età m. quad. 3

Alla fine della 2ª età m. quad. 6-7

Alla fine della 3ª età m. quad. 15

Alla fine della 4ª età m. quad. 25

Alla fine della 5ª età m. quad. 50

VII. Foglia e pasti.

16. La foglia sia sempre più fresca che sia possibile, non bagnata, non fermentata.

Sia conservata in magazzini o cantine asciutte; meglio se attaccata ai ramicelli.

Sia ripulita dai frutti, stecchi ecc. Sia trinciata, almeno per le 3 prime età del baco. La trinciatura si fa a mano, con un coltello ben tagliente, finchè la foglia è tenera ed acquosa; poi con un trinciafoglia se, per la quantità dei bachi, questo ordigno occorre.

17. I pasti siano leggeri, uniformi, frequenti anche presso le mute; siano piuttosto più radi subito dopo le mute; ma, due giorni dopo la muta, devono ritornare frequenti (7-8 al giorno, a intervalli regolari nelle 24 ore).

Il consumo di foglia mondata si può in media calcolare così per un'oncia di bachi:

1ª età Kg. 5 foglia ancor tenera

2ª età » 18

3ª età » 36

4ª età » 110

5ª età » 700

Totale Kg. 869

VIII. Mute.

18. Quando i bachi si avvicinano alla muta conviene siano sollecitamente cambiati di letto affinchè durante il letargo ( dormita ) non rimangano su molto letto; sarebbe pure dannoso aspettare a fare il cambio che ve ne fossero già degli addormentati.

19. I pasti, all'avvicinarsi delle mute, non devono diminuirsi di numero; ma solo di quantità. Dopo le mute, e cioè appena si vedono i primi bachi colla pelle nuova ( svegliati ), si sospende affatto la somministrazione di foglia per pareggiarli. Si potrà così tenere i bachi 16-18 ore, ma non più, senza cibo, semprechè la temperatura non sia più alta di 18° R. I primi bachi addormentati si passano in basso del castello, mentre quelli coi bachi più indietro si portano in alto.

IX. Cambiamento dei letti.

20. Si deve fare 1 o 2 volte per ogni età; fanno eccezione la 1ª età, in cui si può evitare il cambiamento del letto, e la 5ª ed ultima in cui occorrerebbe cambiamento giornaliero.

Per cambiare i letti si adoprano le carte forate nella 2ª, 3ª e 4ª età; le reti per l'ultima sarebbero preferibili; ma in molti casi si fa senza, adoprando getti ( butti ) interi di foglia.

Per la seconda età, e trattandosi di piccole partite, può farsi il cambiamento anche per mezzo di foglie intere collocate sui bachi col picciuolo rivolto in su. Prese poi le foglie pel picciuolo quando sono cariche di bachi, si portano su altri graticci. I bachi cambiati di letto si pongono sempre lungo la mezzeria dei graticci formandovi una striscia dapprima piuttosto stretta per potere, coi pasti successivi, allargarla diradando così i bachi convenientemente; oppure si collocano a discrete distanze sulle arelle i fogli di carta forata.

X. Allevamento dei bachi nella 4ª e nell'ultima età.

21. Alla 4ª età può somministrarsi ai bachi la foglia intera. Però essa deve esser mondata, e questo dovrebbe farsi sempre, anche nella 5ª età.

Deve continuare la frequenza dei pasti; nell'ultima età poi, eccettuati i primi 2 giorni dopo la muta, l'alimentazione deve esser quasi continua.

La temperatura si mantenga presso a poco costante (17° R. = 21° C.) e ci si assicuri che nel locale la ventilazione non manchi: porte e finestre siano sempre aperte: anche di notte se la temperatura esterna lo consente; ma le finestre siano difese con tele rade od altro che permetta ventilazione e non forti correnti; che se aldifuori fa freddo, allora occorrono frequenti fiammate, anche per assicurare col fuoco il rinnovamento dell'aria. Si cerchi che i bachi non siano mai troppo fitti e che occupino presso a poco lo spazio indicato a pag. 15.

22. Si cambino i letti come è detto a pag. 16; e si allontanino subito dalla bacheria i letti e l'altro sudiciume spazzando il pavimento, dopo averlo lievemente innaffiato con acqua che contenga disciolta un po' di formalina. Converebbe portar via le spazzature entro appositi sacchi di tela che assolutamente non devono servir mai per la foglia. Pessimo è il costume di buttare in terra, dall'alto, i letti dei graticci superiori, sollevando un polverio pericolosissimo.

Il pavimento non si bagni mai troppo per non rendere umido il locale. L'umidità eccessiva è nemica capitale del baco da seta e del bozzolo.

XI. Il Bosco.

23. Fare il bosco bene, ecco un punto essenzialissimo dell'allevamento dei bachi.

È difettosa l'opinione che quando i bachi ne hanno voglia fanno galletta dappertutto. Ciò è vero in parte; ma che galletta? Rugginosa, muffata, macchiata, fiacca, malformata ed ammaccata: che poi alla bacinella rende poco, il cui filo si strappa; cosicchè infine l'acquirente si stanca di venir a comprare su taluna delle nostre piazze, o ci fa prezzi troppo bassi.

24. Facciamolo dunque bene il bosco; e cioè:

  • a) in luogo arioso, asciutto e pulito;
  • b) con materiale nuovo, secco, sottile e rado;
  • c) allontaniamone i letti al più presto;
  • d) non soffochiamo il bosco con coperture inutili e dannose;
  • e) non facciamo suffumigi durante il lavoro del baco.

Esaminiamo questi cinque punti:

25. Il bosco deve farsi in luogo arioso, asciutto e pulito.

Pertanto, se si ha abbondanza di locali, nulla di meglio che portare i bachi maturi fuori del locale ove furono allevati e metterli al bosco in apposito ambiente, che può del resto essere anche semplicemente un granaio, purchè riscaldabile all'occorrenza, purchè non infestato da topi e purchè arioso, asciutto, pulito.

E per seguire questo metodo non occorre nemmeno prendere i bachi maturi colle mani dalle arelle su cui si coltivarono (perchè si va a rischio di coglierne anche dei mal maturi o di sciuparne qualcuno) ma basta mettere sulle arelle ove si danno gli ultimi pasti ai bachi delle frasche ben secche, sottili, leggere e rade ( chiare ) o meglio degli steli secchi di ravizzone ( colsato ) o di scoparia ( spazzadora da campo ) e con tali frasche o steli, su cui si arrampicano i bachi maturi, si portano questi nell'ambiente ove poi dovranno filare.

Se invece lo spazio fa difetto, il che è purtroppo cosa comune, è necessario fare il bosco nello stesso locale di allevamento; ma in tal caso si cerchi di far bosco senza letto. Anche allora, per levare i bachi maturi si usi pure del sistema predetto, ponendo sulle arelle ove i bachi mangiano delle frasche (ma secche, secche, non appassite soltanto) e con esse si portino i bachi sulla prima arella libera, in alto, sulla quale si sarà preparato il bosco. Questo potrà esser fatto anche col metodo comune o lombardo, e cioè a siepi di fascine disposte a caselle ( calti ) ma coi bachi portati. Di mano in mano insomma il bosco dovrebbe farsi su arelle libere, sulle quali si portano i bachi maturi; mentre gli ultimi ritardatari, se lo spazio lo consente, si dovrebbero levare accuratamente e portare su arelle speciali ove si alimenteranno separatamente per farli poi salire alla loro volta.

26. Il materiale con cui si fa il bosco sia nuovo, secco, pulito, sottile e rado.

I buoni agricoltori dovrebbero tutti coltivare ogni anno un po' di ravizzone per averne olio e steli secchi, che sono il miglior materiale per far bosco ai bachi. Un'altra buonissima pianta per questo è la scopa ( spazzadora ) anche questa di facile coltivazione ove si abbiano terreni sabbiosi.

Buone materie per far bosco sono anche le ginestre, la paglia di segale ben secca, i ricci o trucioli ( rizzi ) di falegname e la cosiddetta paglia di legno.

Adatta abbastanza è poi qualsiasi legna minuta, anche di gelso o di vite ( sarmenti ) purchè sia veramente minuta e, lo ripeto, secca, e purchè non legata e ristretta in fascine compatte; dalle fascine ogni grosso legno deve essere stato levato.

Nella legna grossolana e legata strettamente in fascine il baco fa il bozzolo malamente; la galletta riesce piccola,[8] deforme e ammaccata. Nella legna umida poi il bozzolo viene attaccato da muffe e diviene macchiato o rugginoso.

Il bosco vecchio, che ha cioè servito una volta, si bruci; non si conservi.

27. I letti non debbono restare sotto al bosco. Levati i bachi ritardatari per dar loro ancora i pochi pasti necessari, e questi di foglia mondata, si toglieranno al più presto dalle caselle ( calti ) i letti e anche le carte, se vi sono, onde non resti materia umida sotto i bachi che filano e l'aria circoli senza trovare ostacoli.

28. Non soffochiamo il bosco con coperture dannose.

Una leggera copertura del bosco con garze pulite sarebbe anche adatta; ma coprire con carte è assai mal fatto; l'aria non circola; molti bachi muoiono soffocati prima di filare o a mezza filatura, e molti bozzoli restano ammaccati; ed ecco un'altra causa di mancato prodotto o di qualità meschina. Dunque: o coprire il bosco con arelle, con garze o con altra materia permeabile all'aria, o non coprire affatto. Del resto basta tenere nel luogo del bosco luce moderata perchè i bachi filino benissimo, senza bisogno di copertura.

29. I suffumigi (profumi) durante il lavoro del baco, possono arrecare danno alla qualità del bozzolo o disturbo al lavoro del baco che, finiti i pasti, ha bisogno essenzialmente d'aria pura.

Perciò non si facciano suffumigi di nessuna specie durante la filatura, anche per non dare pretesti a chi compra le gallette.

Lo ripeto dunque: per la salita al bosco, e fino alla raccolta dei bozzoli, aria, aria asciutta, niente letti, niente suffumigi, materiale da bosco secco, nuovo, pulito, e non coperture soffocatrici!

* * *

Un bosco che nella sua massima semplicità riunirebbe tutti, o quasi tutti, i vantaggi desiderati è quello rappresentato dalla figura B.

È composto di legna assai minuta adagiata e disposta in 2 piani (S S nella figura)

Fig. B. Bosco Pasti sul castello (peagnara)

Quivi dovrebbero poter fare il bozzolo i bachi di tutta una peagnara o castello, concentrando sui due ripiani preparati pel bosco i bachi di 5-6 arelle. Ma come portare sulle due imboscate i bachi maturi? Levandoli a mano con fraschette dalle arelle ove ancor mangiano gli altri, e deponendoli sul bosco.

Naturalmente, perchè le 2 false arelle S S col bosco possano meglio sostenersi, converrà farle con bastoni longitudinali e trasversali. E per evitare che i bachi del bosco di sopra macchino colle loro dejezioni quelli di sotto, un'arella con carta, applicata per qualche tempo sotto al bosco superiore (Vedi A nella Fig. B ) servirà all'uopo. Questa arella vera non resterà sotto al primo bosco che fino a filatura bene avviata di tutti i bachi. Poi si leverà[9].

Il bosco così sarebbe arieggiato, asciutto e non avrebbe letti; il bozzolo non vi soffrirebbe e se ne otterrebbe quindi migliore qualità di galletta che dalle caselle ( calti ) soffocate e umidiccie — Provatelo.

* * *

30. Una raccomandazione, per finire. Se presso qualche vostro conoscente, amico, parente, si manifesta il calcino, guardatevi dall'andare e venire dalle sue bigattiere alle vostre, guardatevi dallo scambio di arelle, carte o altro materiale, ed evitate accuratamente che le donne che accudiscono a quei bachi possano venire a vedere o, peggio, a lavorare, attorno ai vostri bachi!

Seguendo queste nonne, i bachicultori del Veronese potranno rialzare le sorti di questa loro industria ora depressa e ritornare certo a prodotti molto più elevati, e, probabilmente, anche a prezzi più rimuneratori.