Il sogno si chiamava Phyllis Brunner, così diceva la didascalia del giornale. Giovane, ricca e scomparsa dalla sera precedente. Il punto di grande interesse era tuttavia il padre. Darius Brunner II era morto, e la sua bella testa brizzolata era stata fracassata da venti colpi di attizzatoio, che avevano tramutato lo studio, nel suo elegante appartamento sulla riva del lago, in un obitorio. I fatti erano comprovati in pieno dalle fotografie scattate sul luogo. Non si era ancora stabilita l’ora del decesso, ma si sapeva che il defunto aveva pranzato con la sua bella segretaria, la signorina Leta Huntly, di ventotto anni, poco dopo le venti.

Quando fu interrogata dalla polizia, la signorina Huntly spiegò: — Avevamo lavorato fino a più tardi del solito in ufficio, e il signor Brunner ha insistito per condurmi a pranzo, accompagnandomi poi a casa in macchina. Mi ha lasciata al mio appartamento verso le nove e mezzo, e ho creduto che intendesse rincasare. Non posso immaginare chi sia stato a fare una cosa tanto orrenda a quell’uomo straordinario.

A questo punto si sciolse in lacrime, e uno zelante fotoreporter fu pronto a scattare.

Con il giornale spiegato sul letto, disfatto in fretta prima che arrivasse il fattorino, Casey stava finalmente imparando i fatti. Era stato un colpo di fortuna poter tornare nella camera d’albergo, e, nello stato in cui era, accoglieva qualsiasi colpo di fortuna con entusiasmo. Insieme con i cinquemila dollari aveva tratto di tasca la chiave della stanza e concluse di essere entrato al bar prima di averla consegnata al portiere. Da quel momento non era più stato in condizioni di ricordare niente e tanto meno una chiave, ma ora l’importante era di sapere quanto rammentasse il personale dell’albergo, soprattutto il cameriere del bar. Il ricordo della tetra penombra della sala gli portava qualche conforto, ma non troppo. Se lui era riuscito a vedere il viso della ragazza a quella luce fioca, il cameriere avrebbe potuto fare altrettanto, e, del resto, non era un viso che un uomo avrebbe dimenticato facilmente.

La camera era al sesto piano, ma non aveva osato prendere l’ascensore. Voleva far credere di essersi crogiolato nel suo comodo letto tutta notte, e soltanto quando ebbe chiesto per telefono il giornale del mattino si rese conto di essere un po’ fuori orario. In un batter d’occhio aveva tramutato l’aspetto della camera: il letto disfatto, la valigia di cuoio aperta, e il vestito gettato su una sedia per aggiungere una nota casalinga. Quando bussarono alla porta, si stava sbarbando nella stanza da bagno.

Spalancò l’uscio e tornò nel bagno ad asciugarsi le mani, dando modo al fattorino di vedere bene la stanza. “Dàgli tempo, Casey, nel caso che ti occorresse un alibi.”

Tornò poi con un biglietto da cento dollari e disse: — Dovrai cambiarlo, non ho taglio più piccolo. Non ci mettere un secolo perché devo acchiappare un treno.

Appena la porta si fu richiusa, riaprì il giornale con impazienza.

Il corpo di Brunner era stato trovato da Arvid Petersen, il domestico, al suo ritorno da una serata passata a giocare alle bocce.

— Non era la mia consueta sera libera, ma il signor Brunner aveva telefonato nel pomeriggio per dire che non sarebbe tornato per pranzo e che potevo uscire. Sono rincasato verso le undici e mezzo e l’ho trovato. Una cosa tremenda. Era un brav’uomo, ed ero al suo servizio ormai da vent’anni.

La signora Brunner, che aveva avuto l’annuncio nella sua proprietà di campagna presso Arlington Heights, era in stato di grande prostrazione e non voleva ricevere i giornalisti, ma non mancava una profusione di fotografie… nota signora della società, conosciuta per le sue numerose opere benefiche.

Casey gettò via il giornale seccato… Se ne infischiava delle opere benefiche della signora Brunner; a lui importava soltanto il breve accenno alla scomparsa di Phyllis. Il giornale, in complesso, dava poche informazioni e annunciava unicamente che al momento di andare in macchina non si avevano notizie della ragazza e della sua potente decappottabile. Intuendo che poteva trattarsi di un evento sensazionale, lo avevano montato a grossi titoli, pubblicando una fotografia e un paio di righe inconcludenti di commento. Ciò che Casey temeva di più era passato sotto silenzio, e non si accennava all’individuo che era uscito in compagnia di lei dal bar.

Quando riapparve il fattorino con il resto, si sentiva assai meglio e gli riuscì perfino di osservare: — Ottimo servizio — staccando un biglietto da dieci dal rotolo.

Il fattorino parve non udire. Fissava la fotografia in prima pagina con tale attenzione, che Casey rimpianse di non aver voltato il giornale alla pagina sportiva.

— Mica male — mormorò. — Peccato pensare che una ragazza come quella sia finita in qualche bidone d’immondizie.

Di età indefinibile, il fattorino poteva avere sia vent’anni sia trenta, viso sprezzante e voce che vi si adeguava. Le sue parole furono come un pugno nello stomaco per Casey, che riteneva tuttavia di dover rispondere in qualche modo: — Non capisco. Il giornale dice soltanto che è scomparsa.

— Il giornale! Non sa ancora tutto la stampa, e anche quando salterà fuori la verità, dovranno annacquare il vino. Trattandosi di gente di alto bordo, non si può render pubblico quello che si sa sul conto della ragazza. Chiaro?

Casey esitò. Poteva darsi che si trattasse di pettegolezzi, ma il fattorino pareva molto sicuro del fatto suo, e, del resto, giunti a questo punto, non era peggio un’informazione inesatta di una totale mancanza di informazioni. — Si direbbe che tu sappia un sacco di cose — disse, subito ricompensato da una smorfia, che con un po’ di buona volontà avrebbe potuto sembrare un sorriso.

— So che ieri pomeriggio era qui e s’imbottiva di whisky. L’ha vista il barista. Dopo un po’ ha raccattato un ubriaco dalle nicchie e se n’è andata con lui. È facile immaginare il resto.

Casey non riuscì a fare commenti e continuò a fissare il suo interlocutore a bocca aperta, con evidente compiacimento di quest’ultimo: — Se lo sarà portato a casa e poi avranno finito per litigare. La troveranno in qualche bidone d’immondizie; prima o poi doveva succedere.

Ora mostrava interesse per i dieci dollari, ma Casey fece finta di nulla e ribatté con tono secco: — Non mi sembra il tipo di ragazza da raccattare ubriachi. Forse il vostro amico barista si lascia influenzare dai titoli dei giornali e crede di aver visto Phyllis Brunner.

— Ernie? — La parola era accompagnata da uno sguardo che di solito si riserva agli idioti e ai bambini piccoli. — Se dice che era la Brunner, era lei. Ora vi faccio vedere…

La stanza non guardava verso il lago, e le finestre davano su un grande edificio grigio, sull’altro lato della via. Appunto verso quella direzione puntava il dito il fattorino. — Gli uffici Brunner — spiegò. — Phyllis ci andava spesso e in genere dopo veniva qui al bar Nuvola per. ammazzare qualche ora. L’ho vista io stesso tante volte. Mi chiedevo sempre perché fosse tanto infelice una ragazza provvista di tutto come lei.

— Infelice?

— Lo sembrava. Nervosa, irascibile. Credete a me, se le fosse saltato il ticchio di raccattare un uomo lo avrebbe fatto. Sono passatempi pericolosi, però.

Per un attimo Casey provò il desiderio di scaraventare quello sputasentenze pieno di insinuazioni fuori dalla finestra, ma d’altra parte voleva ottenere ulteriori informazioni. Del resto, non erano tanto le parole del fattorino a dargli quel senso di vuoto allo stomaco, quanto la tremenda consapevolezza di non sapere sull’accaduto più di quanto poteva raccontargli quell’equivoco cameriere o altri teorici. No, non era esattamente così. Era al corrente dell’esistenza dei cinquemila dollari, e non si racimola una somma di quell’entità in una notte, standosene seduto a casa a leggere il manuale del Giovane Esploratore.

— E l’individuo? — chiese. — L’hanno trovato?

— È un punto interessante — fece il ragazzo, aggrottando la fronte, pensieroso. — Si dice che un assassino non possa mai farla franca, e invece succede spesso. Se l’acciuffano, potrà sempre ricorrere all’infermità mentale, è vero, ma non gli servirà molto. Vi occorre altro?

Forse la fantasia di Casey era un poco sovreccitata, ma gli pareva di essere oggetto di un esame troppo attento, a meno che non fossero i dieci dollari a risvegliare l’interesse dell’altro. — Scusa — borbottò, tendendogli la banconota. — Stamattina non sono troppo in gamba. Ieri sera nell’atrio mi sono imbattuto in un vecchio amico e abbiamo alzato il gomito. — (Forse quella frase sarebbe valsa a giustificare il suo intontimento, e per di più sarebbe stata utile nel caso improbabile che il portiere avesse provato a telefonargli durante la notte.)

— Potrei procurarvi qualcosa — si offrì il fattorino, — Ernie ha un rimedio che guarisce o ammazza.

Di nuovo il barista. Casey stava cominciando a odiarlo.

— In questo momento è indaffarato con la Squadra Omicidi, ma in caso di emergenza…

— La Squadra Omicidi! — esclamò Casey con voce strozzata. — Qui?

— Quando sono andato a cambiare il vostro biglietto da cento, stavano ascoltando la deposizione di Ernie. Posso andare a chiedergli…

Casey quasi gridava quando disse: — No, devo prendere un treno. — Ma ora parlava sul serio. Appena il fattorino fu uscito, si lasciò cadere sul letto, ascoltando il martellare ritmico che gli rintronava nella testa.

Questa è la situazione, diceva il martellare. Con tanti posti a disposizione, dovevi proprio cacciarti nel bel mezzo di una muta di segugi a caccia di piste. Del resto, era difficile che le ipotesi del fattorino fossero originali; probabilmente era soltanto il portavoce di idee di altri. Comunque, non aveva importanza. Non erano certo le congetture altrui a spaventarlo, bensì le proprie. In cuor suo stava già fuggendo ancor prima di avere udito il macabro racconto, ancor prima di aver letto i giornali, e l’istinto che gli aveva consigliato di scappare stava facendosi più impellente ogni momento. Se Ernie, che il diavolo lo prendesse, stava parlando alla polizia, esisteva ancora una possibilità di filare dall’albergo prima che ci fosse un allarme generale. La sigaretta, che non ricordava di avere accesa, cominciava a bruciargli le dita. Si alzò in piedi di scatto. Non era il momento di riflettere, occorreva agire.

Per cambiare un poco aspetto, aveva soltanto la risorsa di mettere una camicia pulita e una. cravatta diversa. La maggior parte del suo bagaglio si trovava ancora al deposito della Stazione, e gli pareva quasi di udire Ernie descrivere un individuo che indossava un vestito di gabardine beige. Color sabbia, aveva detto il commesso raffinato, sabbia del deserto, molto elegante. Casey non aveva nessuna voglia di apparire elegante e soprattutto non voleva avere niente in comune con il tizio che Phyllis Brunner aveva raccattato al bar.

Stava già allungando la mano per prendere l’impermeabile (che almeno non era vistoso), quando la propria immagine riflessa nello specchio gli ricordò una cosa. Alzando il braccio destro, vedeva un’ombra scura sotto la manica, e d’un tratto gli tornarono in mente le parole di Maggie. “Era sporca.” La giacca era sporca, e lei l’aveva pulita. Gentile, ma la macchia riflessa nello specchio faceva riaffiorare alla sua mente la macabra fotografia del corpo di Brunner ripiegato su se stesso e dell’attizzatoio insanguinato, che sporcava il tappeto accanto a lui.

Sotto la manica della giacca. Rovesciò quella corrispondente dell’impermeabile e trovò quanto cercava. Maggie non aveva smacchiato altro: il sangue c’era ancora.