Sfortunatamente per il Dipartimento di polizia di Chicago, le ammissioni fatte circa la possibilità di riavere indietro le due persone scomparse, scaricarono sulle spalle del gruppo di ricercatori tutta la responsabilità derivante da questa situazione.

Ma che cosa si può fare quando un uomo scompare in un colossale ordigno? Non c’erano precedenti del genere a suggerire loro il da farsi.

Comunque, per prima cosa, la polizia aveva cercato di avere tutti i ragguagli possibili sull’Ago, prendendo appunti su appunti, per cui Devan pensava che sapessero ormai tutto sullo strumento, eccettuato il segreto della sua costruzione.

Mentre la polizia indagava e il pubblico aspettava, la macchina era sempre in funzione sotto l’occhio vigile di Costigan.

Nessuno parlava della morte di Glenn Basher e dell’agente Griffin, per quanto molti ne fossero assolutamente sicuri.

L’avvenimento aveva avuto naturalmente molte ripercussioni all’esterno, e il traffico nella zona era stato deviato. Migliaia e migliaia di persone giungevano da ogni parte della città davanti allo stabile nel quale si trovava l’Ago, con la speranza di potergli dare almeno un’occhiata, ma naturalmente non tutti potevano entrare. Oltre agli addetti all’ordine, ai funzionari della “Inland”, ai giornalisti e ai cronisti della radio c’era una lunga lista di eminenti scienziati, esperti della Marina e dell’Esercito, studiosi di problemi elettronici, e grosse personalità dei più importanti centri di ricerca medica degli Stati.

Ognuno di essi volle tentare l’esperimento con l’Ago infilando la mano nella cavità e ognuno ne fu completamente sconvolto. Si intrecciarono le supposizioni più svariate e furono fatte circolare voci assurde, come quella che diceva che altri erano quasi riusciti a realizzare uno strumento simile a quello di Costigan. Il dottor Costigan era assillato da continue interviste e domande e, a un certo punto, si rifiutò di continuare, rimandando persino i suoi conterranei di Claybourne o quelli di Dewhurst, l’ultimo istituto nel quale aveva insegnato.

Gli altri finirono col seguire il suo esempio.

Tre giorni dopo Sam Otto ebbe l’idea. Fu la vista di un poliziotto in uniforme che tirava indietro dall’Ago una donna (una biologa) che gli suggerì d’un tratto un espediente veramente sensazionale.

Corse difilato ad annunciare la sua scoperta a Devan e agli altri, radunati nell’ufficio di Costigan, e le sue parole furono sulle prime così confuse, che nessuno riusciva a vederci chiaro.

— Ma che dite? — gli chiese Devan. — Cosa state cercando di spiegare?

— La guardia che trascinava via la donna — insistette — ma, ditemi un po’, cos’è che noi desideriamo maggiormente?

— Riavere Basher e Griffin — rispose Devan per tutti.

— Infatti, ma non sappiamo ancora come — e li guardò sorridendo e lasciandoli in sospeso per un po’. — Di sicuro non possiamo fare entrare un individuo legato a una corda per poterlo tenere collegato, dal momento che gli oggetti inanimati come una corda non possono passare là dentro.

— Ma sì, in nome del cielo…

— E facciamo allora una corda di esseri umani — Sam aggiunse trionfalmente — possiamo prenderci per mano, il primo dà la mano al secondo e il secondo al terzo e così via fino a raggiungere un numero di persone che riteniamo opportuno.

— Ma è formidabile — commentò Betty.

— È davvero sorprendente; nessuno ci aveva ancora pensato.

Questa, che fu chiamata l’“Operazione Otto” sembrò avere sulle prime tutte le premesse per una facile realizzazione. Da una parte della catena umana ci sarebbero stati Costigan, Sam Otto, James Holcombe, Devan Traylor, Edmund Orcutt e Howard Tooksberry e dall’altra i volontari che si fossero offerti di ricondurre indietro Glenn Basher e l’agente.

Ma la polizia, venuta a conoscenza del progetto, mise condizioni ben precise, per cui non sarebbe stato assolutamente permesso ai funzionari della “Inland” di entrare nello strumento, ma avrebbero dovuto essere scelti tra i volontari del corpo di polizia coloro che, dopo un rigoroso esame medico, fossero risultati assolutamente sani, senza capsule in bocca e denti riparati (eccezion fatta per piccolissime riparazioni da risistemare dopo l’uscita dall’Ago). Inoltre, dovevano essere sotto i trent’anni e privi di impegni familiari. Venne disposto che l’“Operazione” si sarebbe svolta tra tre giorni, alle otto di sera.

Non appena la notizia trapelò negli ambienti giornalistici e della radio, il rumore che ne derivò fu enorme. Maree di gente si riversarono in continuazione nei pressi della costruzione, e le automobili vi stazionavano in permanenza.

All’interno i giornalisti e i cronisti radiofonici assediavano Costigan e gli altri con continue domande, mettendoli tutti nella condizione di dichiarare che ormai la gente sapeva tutto della faccenda, e che non c’era più niente da svelare.

Nell’imminenza dell’avvenimento fu tolta la palizzata intorno allo strumento e furono disposte pedane per il pubblico e una tribuna per le autorità.

Si sarebbe detto che si stava allestendo uno spettacolo colossale e l’atmosfera che regnava nell’ambiente aveva tutte le caratteristiche proprie di una “prima” di Hollywood. All’ingresso furono messi in vendita i biglietti con l’avvertimento che le porte si sarebbero chiuse alle otto meno un quarto. Naturalmente, questa ultima parte del programma fissata dalle autorità, divertì molto Orcutt e i suoi collaboratori.

Quelli della polizia, il cui ingresso avvenne alle otto meno un quarto, ebbero, considerando la parte che essi avevano ormai assunto nello svolgimento degli avvenimenti, i posti d’onore, accanto ai pezzi grossi della politica e della scienza.

Devan e i suoi amici, nonché i membri del Consiglio di amministrazione, sedevano in una piccola sezione, alla destra dei poliziotti volontari. Mentre Orcutt e gli altri avevano ormai assunto una certa indifferenza nei riguardi dello strumento, e si limitavano a osservare ciò che la città aveva fatto di questa invenzione che doveva rimanere segreta, i membri del Consiglio erano tutti molto eccitati e non certo insensibili a questa particolare atmosfera da circo. Persino la signora Petrie aveva abbandonato, per l’occasione, il suo abituale lavoro a maglia, per starsene tutta intenta a osservare; mentre gli altri apparivano tutti chiaramente divisi tra la curiosità, l’agitazione e un po’ di timore per ciò che sarebbe successo.

Alle otto in punto, il sindaco salì sulla piccola piattaforma a destra della cavità della macchina e rivolse un sentito discorso ai dodici volontari, esaltando il loro coraggio e la loro generosità, doti che dimostravano offrendosi di aiutare i due scomparsi. Terminato il discorso si inchinò agli applausi e si rivolse quindi verso le camere della televisione.

Prima di ritirarsi dalla pedana, il sindaco presentò il tenente Johnson, che a sua volta presentò un sergente, a nome Spencer, il quale impartì istruzioni ai dodici volontari.

Essi si spogliarono, eccezion fatta per un paio di pantaloncini corti e scarpe da tennis e calzini. Quando furono pronti si misero in fila e, agli ordini del sergente, mossero verso l’apertura dell’Ago. Dopo essersi presi per mano. Fu un momento di grande tensione quello che segnò l’entrata del primo uomo nella macchina, a mento alto e petto in fuori.

Immediatamente il secondo uomo lanciò un grido e si piegò sulle ginocchia, facendo un enorme sforzo per non entrare subito nell’Ago. Gli altri lo trattenevano consci del suo malessere, ma lui fece intendere che sarebbe entrato.

— Lo tengo ancora — disse riferendosi al compagno al quale era unito — ma lo sento abbassarsi.

Quindi entrò.

Avanzò poi il terzo poliziotto, drammaticamente teso in ogni suo muscolo, col corpo coperto di sudore. Senza una parola, procedette lentamente a piccoli passi finché la misteriosa cavità lo inghiottì.

Fino a quel momento la catena era stata mantenuta, ma dopo l’entrata del terzo poliziotto accadde un fatto molto drammatico.

Il quarto uomo si arrestò prima di entrare, sbigottito e tremante, cadde a terra al livello dell’apertura con gli occhi fuori dell’orbita, la bocca spalancata e un colorito che da rosso si fece via via sempre più scuro, fino a diventare violaceo.

Quando i suoi compagni tentarono di allontanarlo dall’apertura, tutti videro, con orrore, che la sua mano destra era vuota: non era unito a nessuno davanti a sé. Si alzò un mormorio di sgomento al quale seguì un silenzio vasto e tragico.