Ognissanti — Lettere scarlatte
Quando Jim e Nora si trovarono sotto il portico dopo cena, Nora era allegrissima.
«Pat mi ha parlato di quella stupida maschera, Jim» disse Hermy con un lieve accento di rimprovero. «Nora, sei certa di star bene?»
«Naturalmente, mamma, quante storie per un po’ di spavento!»
John studiava suo genero con aria perplessa. Jim sembrava un poco a disagio, un vago sorriso gli aleggiava sulle labbra.
«Dov’è Carter, Pat?» domandò Hermy. «Non doveva venire anche lui al municipio, questa sera?»
«Ho il mal di testa, mamma. Ho telefonato a Carter per dirgli che andavo a letto. Buona notte!» esclamò Pat e rientrò rapidamente in casa.
«Venga con noi, Smith» disse John. «C’è un buon conferenziere questa sera. Un corrispondente di guerra.»
«Grazie, signor Wright, ma devo lavorare al mio romanzo. Divertitevi!»
Non appena la nuova automobile di Jim s’avviò lentamente giù per la collina, il signor Ellery Queen lasciò il portico di casa Wright, attraversò silenziosamente il prato illuminato da una luna piena che sembrava una zucca. Fece il giro della casa di Nora ispezionando le finestre. Tutto era buio. Dunque Alberta se ne era andata. Ellery aprì la porta della cucina con una chiave universale, la richiuse alle sue spalle, e illuminandosi la via con una lampada tascabile, salì ai piani superiori. Sul pianerottolo si fermò accigliato. Dalla porta della camera da letto di Nora filtrava una sottile striscia di luce. Il signor Queen tese le orecchie. Nell’interno qualcuno apriva e chiudeva cassetti con precauzione. Un ladro? Un altro scherzo della vigilia di Ognissanti? Stringendo la lampada tascabile come un bastone, Ellery aprì la porta con un calcio. Patricia Wright balzò in piedi con un grido.
«Buona sera» disse affabile il signor Queen.
«Verme!» ansimò Pat. «Ho creduto di morire di paura! Almeno io ho una scusa, per spiare in casa di Nora: sono sua sorella! Ma lei… lei è un semplice ficcanaso, signor Ellery Queen!»
Ellery rimase a bocca aperta.
«Piccolo demonio, mi aveva riconosciuto subito!» esclamò ammirato.
«Naturalmente» ribatté Pat. «Ho assistito una volta a una sua conferenza su “ Il posto del romanzo poliziesco nella civiltà contemporanea”. Era ampolloso in modo atroce. Mi era sembrato così bello a quei tempi… Sic transit gloria… Su, si tranquillizzi, non tradirò il suo prezioso segreto.»
Il signor Queen prese la ragazza tra le braccia e la baciò con decisione.
«Ehi!» gridò Pat appena poté parlare. «Non c’è male, ma è stato inopportuno… No, Ellery. Qualche altra volta. Senta, piuttosto, quelle lettere… Lei è l’unica persona della quale possa fidarmi. Non potrei dare una simile preoccupazione a mamma e a papà… Perché Nora non ci ha detto subito quello che c’era scritto su quelle lettere? Perché quando è ritornata in salotto non le aveva più? Perché ci ha mandati tutti fuori dalla sua camera da letto? Ellery, io… io ho paura.»
«Andiamo a cercarle» fece Ellery stringendo le manine fredde della ragazza.
Le trovarono finalmente nella cappelliera di Nora su uno degli scaffali dell’armadio a muro. Le tre lettere erano state infilate tra la carta velina e il fondo della cappelliera, sotto un piccolo cappello adorno di velo increspato.
«Una tecnica piuttosto primitiva» si lagnò il signor Queen.
«Povera Nora» sospirò Pat. Le sue labbra erano pallide. «Mi dia le lettere.»
Ellery le passò le tre lettere. Nell’angolo destro di ciascuna busta, dove avrebbe dovuto trovarsi il francobollo, vi era una data scritta con una matita a pastello rosso. Pat aggrottò le sopracciglia. Ellery le tolse le buste di mano e le mise in ordine cronologico. Le date erano: 28-11, 25-12 e 1-1.
«Tutte e tre sono indirizzate alla signorina Rosemary Haight.»
«È l’unica sorella di Jim. Noi non l’abbiamo mai vista. Ma è strano che non sia indicata né la via né la città…»
«Non è poi una cosa inaudita» disse Ellery scuro in volto. «La stranezza invece sta nell’uso del pastello.»
«Oh, no, Jim ha sempre usato una matita a pastello rosso. È una sua vecchia abitudine.»
«Allora la scrittura delle buste è la sua?» «Sì, la riconoscerei tra mille. Ma che cosa dicono le lettere?»
Ellery trasse il foglio dalla prima busta e lesse:
28 Novembre Cara sorellina so che non ti ho scritto da molto tempo, ma non puoi immaginare quanto da fare ho avuto. Anche oggi non posso scriverti che poche righe, perché mia moglie è stata male. Sembra una cosa da niente, ma io non mi sento tranquillo. Secondo me nemmeno il dottore ha capito di che cosa si tratta. Speriamo che non sia nulla di grave. Naturalmente ti terrò informata. Scrivimi presto. Con affetto, Jim.
«Non riesco a capire» fece Pat, lentamente. «Nora non è mai stata così bene. Ne parlavamo proprio oggi io e la mamma. Ellery…»
«Nora è stata dal dottor Willoughby ultimamente?»
«No, a meno che… ma son sicura che non c’è stata.»
«Capisco» disse Ellery con voce completamente inespressiva.
«E poi la data!… 28 Novembre. Manca ancora un mese, Ellery! Come potrebbe sapere Jim…!» Pat si interruppe. Poi soggiunse con voce rauca:
«Apra l’altra busta!»
Il secondo biglietto, più breve del primo, era stato vergato dalla stessa mano e con la stessa matita rossa.
25 Dicembre Sorellina mia non vorrei preoccuparti ma sono costretto a dirtelo. Le cose vanno molto peggio. Mia moglie è gravemente ammalata. Stiamo facendo tutto il possibile. In fretta, Jim.
«“In fretta, Jim”» ripeté Pat. «“In fretta”… ed è datata 25 Dicembre! Come può dire Jim che la malattia di sua moglie va peggiorando quando Nora non è nemmeno lievemente indisposta? E con due mesi di anticipo, poi!»
«Credo» fece il signor Queen togliendo il foglio dalla terza busta «che sarebbe bene leggere il terzo biglietto.»
«Ellery, che cosa…?»
Il giovane consegnò il foglio a Pat e cominciò a passeggiare su e giù per la camera da letto di Nora fumando una sigaretta con delle boccate brevi e nervose. Mentre leggeva, gli occhi di Pat si allargarono smisuratamente. Il biglietto era sempre scritto con la matita rossa e diceva:
1 Gennaio Sorellina mia, è morta. Mi è mancata oggi. Mia moglie non c’è più, è come se non ci fosse mai stata. I suoi ultimi momenti… Non posso scrivere altro. Vieni da me se puoi. Jim
«Non ora, tesoro» mormorò Ellery, passando un braccio intorno alla vita di Pat.
«Ma che cosa vuol dire?» singhiozzò la ragazza.
«È inutile piangere!»
Pat volse il viso altrove. Ellery ripose le buste esattamente dove le aveva trovate, spense la luce e s’incamminò con la ragazza verso le scale.
«Un momento» disse quando raggiunsero il pianterreno. «Dov’è quel libro grosso, marrone, dal quale sono cadute le buste stasera?»
«Nello studio di Jim.» Pareva che Pat avesse difficoltà a pronunciare il nome del cognato.
Trovarono il libro in uno dei nuovi scaffali della camera da letto che Nora stava trasformando in uno studio per suo marito. Pat si strinse al braccio del suo compagno.
«È in ottime condizioni» osservò Ellery afferrando il volume. «La rilegatura non ha ancora cominciato a sbiadire, e i bordi delle pagine sono puliti.»
«Che cos’è?» mormorò Pat.
«La tossicologia di Edgcomb.»
«Tossicologia!» Pat fissò il libro inorridita.
Ellery esaminò attentamente la rilegatura. Poi, tenendo il libro verticale, lasciò che gli si aprisse in mano. Il volume, obbediente, si aperse dove c’era una pagina con un’“orecchia”… l’unica pagina con un’“orecchia” di tutto il libro. Sulla costola, un’intaccatura profonda correva parallela alla pagina contrassegnata. Le tre buste, dunque, erano rimaste nascoste là. Ellery cominciò a leggere in silenzio.
«Ma che cosa può farsene Jim di un manuale di tossicologia?» domandò Pat in tono febbrile.
Il giovane alzò gli occhi su di lei.
«Queste due pagine parlano dei vari composti dell’arsenico… formula, effetti mortali, possibilità di riconoscerlo negli organi e nei tessuti, antidoti, dosi letali, cura delle malattie derivate dall’avvelenamento da arsenico…»
« Avvelenamento! »
Ellery depose il libro sopra un tavolo, alla luce della lampada. Con un dito indicò alcune parole scritte a grandi caratteri. Ossido arsenioso (As 2 O 3 ). Il dito scivolò verso un paragrafo che descriveva l’ossido arsenioso come “bianco, insapore, velenoso”, e indicava la dose mortale. Il paragrafo era stato sottolineato da un pastello rosso.
Con una voce chiara, che pareva uscire involontariamente dalle sue labbra, Pat disse:
« Jim si prepara a uccidere Nora. »