Questa volta era un Russo, lungo più di me, asciutto più di me, il mio peggiorativo, ma che cara persona! Gli piaceva molto la mia Famiglia d'un pescatore, moltissimo la rete che quella brava gente stava rattoppando, ma non voleva pagare mille lire; settecento parevano a lui abbastanza, a me no. Esaminava il quadro coll'occhialetto, pigliando arie da intelligente — era bello tutto, mi faceva giustizia, ma la rete!...
Insomma tanto gli piaceva quella rete, che vi si lasciò prendere — pagò ottocento lire!
Alla sera Annetta fece l'osservazione che le cose si mettevano benino, che erano probabilmente quelli i primi baci della fortuna, la quale si era forse proposto di buttarcisi nelle braccia un giorno o l'altro.
Altri quadri, dopo la Spuma dell'amico Nebuli, erano venuti a visitar la Mostra Permanente; paesaggi, marine, prospettive, natura viva e morta, tutto aveva confuso, oscurato, seppellito la Spuma trionfatrice.
Siccome Valente non aveva detto il prezzo del suo capolavoro, incominciarono le visite a domicilio; erano Inglesi, erano Tedeschi, ma per lo più erano Americani, che volevano fare attraversare l'Atlantico al piccolo mare ed alla Venere dell'amico mio. Se ne andavano colmi di garbatezze, ma coi loro dollari tentatori nel borsello — la Spuma del mare non era da vendere.
Voi sapete che una delle forme più visibili del trionfo è la critica severissima dei buoni a nulla, e non mancò nemmeno questa all'amico Valente. Ho inteso proprio io, e non sono morto dal ridere, un certo tale dire che in fin dei conti la Spuma del mare non era questo, non era quello, non era quest'altro, non era il diavolo, in una parola. — Verità sacrosanta: non era il diavolo, nè un quadro storico, nè un quadro di genere, e nemmeno un campanile od una piramide d'Egitto....
Quel certo tale mi guardò; non sospettava forse d'aver tanta ragione, e cominciò probabilmente a credere che potesse avere torto.
Altri cervelli avveduti pigliavano la cosa in diverso modo; invece di criticare nel quadro fortunato quello che non vi era, si persuasero che il suo fascino dipendeva tutto dalla cosa dipinta; che per fare un capolavoro bisognava assolutamente chiederlo all'acqua ed alle donne mitologiche. E fu nei mesi successivi una processione di sirene che non ammaliarono anima viva, di ninfe o Diane nel bagno, le quali cercavano cento modi di nascondere bellezze che neppure i collegiali si sognavano di guardare con desiderio.
Ma non voglio fare i passi più lunghi del racconto: torno dove l'ho lasciato.
Il piccolo Giovanni Battista, dandomi l'idea del mio capolavoro, me l'aveva fatta pagare a prezzo di curiosità, perchè, come sapete, proprio nel momento che egli entrò a rimorchio della signora Chiarina, l'amico Nebuli stava per dirmi.... — Che cosa? — Lo chiesi invano a me stesso tutto il giorno seguente; a lui non volli chiederlo, pensando che fosse meglio aspettare.
Era forse pentito; quasi mi leggesse sulle labbra la frase sacramentale: — che cosa stavi per dirmi? — sfuggì un paio di occasioni di trovarsi meco a quattr'occhi.
Alla sera, secondo il solito, si doveva andare alla birreria insieme — aspettavo la sera — ma quando fu l'ora, ed io scesi a prender lui solo, la signora Chiarina aveva sul capo un monte di fiori e di verdura, il suo orribile cappellino d'ultima moda che essa rendeva quasi sopportabile.
Bisognò correr su e mettere io stesso sulla testa vezzosa della mia Annetta il suo cappello alla bersagliera con una piuma di galletto, un cappello che se ne stava andando e che le mogli come la mia, di certi mariti come me, trattenevano con tutte le moine dell'adulazione, trovandolo infinitamente più grazioso del nuovo venuto.
Si uscì dunque insieme; le due mogli innanzi a braccetto, i due mariti seguivano.
L'amico Valente, parlando di cento cose, quasi non mi lasciava aprir bocca; a un tratto si arrestò, si volse, mi voltai; un uomo che ci seguiva alle spalle ci passò dinanzi frettoloso, e quando fu vicino alle nostre donne, piegò il capo per guardarle. Affrettammo il passo, tirò diritto.
— L'hai visto? — mi chiese Valente.
— Non bene; mi è parso un vecchio.
— È un vecchio. —
Non mi disse altro.
Era un peccato rintanarsi nella birreria, affumicare il visino bianco della signora Chiarina — così disse Annetta, a cui per altro piaceva la birra e non ispiaceva il fumo del tabacco; ma la signora Chiarina protestò, cacciandosi la prima nella birreria fumosa, dove molti avventori si cavarono il sigaro di bocca per contemplare senza nebbie dinanzi agli occhi quella visione gentile.
Ci andammo a sedere in un camerino remoto, contando di trovarci soli — no signori.
Un uomo, un vecchio, ci aveva preceduti e si sedeva proprio allora nel posto migliore.
Come ci vide, lo assalì uno scrupolo, e lasciando alla signora Chiarina la sua poltrona, fece un inchino ad Annetta, poi guardò noi, rizzandosi in tutta la sua lunghezza, che era la mia tale e quale. Lo salutammo, egli si ritrasse in un cantuccio e noi si ordinò la birra con un cert'impaccio. Avevamo riconosciuto l'uomo di poc'anzi.
Era un vecchio pulito, con una faccia piuttosto grave, sebbene priva di barba, con due occhi che avevano lampi di malizia; doveva essere curioso, perchè o guardava noi, o dall'immobilità dello sguardo fisso nel suo bicchiere, dove non era proprio nulla di molto singolare, era chiaro che porgeva orecchio alla musica chiacchierina che usciva dalle labbra delle nostre donne. Io che di curiosità ho la mia porzione — non la nascondo — lo vidi un paio di volte fregarsi le mani e sorridere come ad una bella creatura del suo cervello, poi, guardando noi, rifarsi serio: una volta si alzò in piedi: mi aspettavo che se ne andasse; niente affatto: aprì le labbra probabilmente per parlare, ma probabilmente corresse l'intenzione, si palpò le tasche, fece l'atto di meraviglia di chi ha smarrito qualche cosa, ed infine estrasse una pezzuola di seta, che ricacciò in un'altra tasca senza servirsene! Di nuovo si abbandonò sulla seggiola, ancora si fregò le mani e sorrise alla sua bella incognita.
Rimanemmo poco più d'un quarticino d'ora nella birreria: nell'andarcene ci toccò rispondere al più profondo degli inchini accompagnato dal più amabile dei sorrisi.
— Che vecchietto garbato! — disse Annetta.
— Che bel vecchietto! — diss'io.
— A chi somiglia? — mi domandò Valente.
Mi feci venire in mente tutte le nostre conoscenze; non somigliava a nessuna.
— Dev'essere il ritratto di suo padre o di suo nonno, ma un uomo di quell'età ha il diritto di assomigliare a sè stesso.
— Quanti anni credi che abbia quell'uomo?
— Se non ha afferrato i sessantacinque, ci ha le mani sopra di sicuro.
— Sbagli, deve appena aver passati i sessanta.
— Sarà benissimo, li avrà passati appena.
Il giorno dopo, mentre io attraversando i corridoi della Mostra Permanente, m'ero fermato a salutare la Spuma del mare, sentii qualcuno che diceva al mio fianco: — Oh bella! oh bellissima! oh stupenda!
Pensate come mi battesse il cuore; mi voltai, era l'incognito della vigilia. Aveva gli occhi fissi sopra di me; lo salutai, ed egli, come se non aspettasse altro:
— È proprio stupenda, — disse — non pare anche a lei?
— È meravigliosa, — dissi — osservi quelle carni che paiono luminose; e quell'aria.... si muove! e veda laggiù, nell'azzurro profondo, quelle nuvolette: non si direbbe che si affaccino a contemplare il miracolo?
— È un artista lei?
— Sì, signore.
— Ha qualche tela esposta?
— Ne ho quattro; due sono già vendute.
Le volle vedere, gli piacquero naturalmente moltissimo.
— Valente Nebuli, — soggiunse poco dopo, — è quel signore che era ieri con lei?
— Appunto....
— Il marito della signora Chiarina?
— Già....
— E sta bene?
— Benissimo, è sano come un pesce.
Non lo avevo capito.
— È ricco, — soggiunsi.
— Come lo sa? È proprio sicuro che sia ricco?
— Possiede un palazzo in via....
— Il palazzo non è suo.
— Le garantisco che è suo.
— Le garantisco che non è suo.
— Se sono io un inquilino, e gli ho pagato il fitto....
Il fitto non lo avevo pagato ancora, ma mi pareva quello il modo di tappargli la bocca più presto: eh sì! fiato sprecato. Il vecchio soggiunse:
— Egli dovette affittare due appartamenti che solitamente erano uniti: ne abita uno, e subaffitta l'altro, di cui non ha bisogno...
— Non mi ha mai detto nulla di questo....
— Perchè non glielo avrà mai chiesto.
Era vero.
— Ad ogni modo è ricco, — soggiunsi, — ha avuto un'eredità....
— Sì, ma ha una lite....
Come era informato l'amico!
Lo guardai in faccia senza fiatare; egli guardava (ora ne sono sicuro) la sua bella incognita della vigilia, le sorrideva e si fregava le mani.
— È una Spuma preziosa, — disse poi tornando a porsi in atto ammirativo dinanzi alla tela, — quanto crede lei che possa valere?
— Non è da vendere, — risposi.
— Lo so bene — sospirò, — lo so bene! Ha rifiutato molte offerte....
— Generosissime....
— Da pitocchi. Se il signor Nebuli volesse, c'è qualcuno che gli darebbe il doppio dell'Americano.
— Non vorrà.
Sorrise maliziosamente e disse:
— Se perde la lite, vorrà.
Era la seconda volta che mi faceva inarcar le ciglia e star mutolo; e di nuovo lo vidi sorridere a qualcuno che era nello spazio e fregarsi le mani con compiacenza genuina.
— Come fa a sapere della lite?
— È tanto facile sapere quello che riguarda Valente Nebuli, chi non lo sa? Il rifiuto dei dollari americani ha messo in moto i curiosi, gli sfaccendati, tutti coloro che non hanno orecchie se non per ascoltare i fatti degli altri e lingua per ripetere ciò che le orecchie hanno inteso.... i tribunali non sono segreti ai tempi nostri, gli avvocati non sono muti, come ella sa benissimo, gli uscieri nemmeno, e si mette in piazza tutto, anche quello che non ci si dovrebbe mettere.... cioè che Valente Nebuli perderà la lite e rimarrà povero in canna.
Io cominciavo a credere che fosse egli pure uno di coloro che non hanno orecchie eccetera, ma tanto la sua sicurezza mi spaventava!
— Dice sul serio?
— Non vi è ombra di dubbio, il vecchio Corvi era imbecillito dalla paralisi.
Lo guardai a bocca aperta.
— Perciò — soggiunse — gli dia un buon consiglio: «non aspetti a vendere la sua Spuma del mare quando sarà povero, è ora il momento;» glielo dia lei questo buon consiglio.
— Glielo dia lei — risposi con un risolino furbo, volendomi dar l'aria molto penetrativa....
— Sicuro che glielo darò, — ma da me non lo vorrà pigliare.
Tacque per rimettersi come prima in contemplazione dinanzi al quadro; io pensavo.... quante cose pensavo!
— Vuole che le faccia una confidenza? — mi disse ad un tratto l'incognito.
— Si accomodi — risposi.
Ed egli si accomodò benino, dicendomi d'una scommessa, d'un puntiglio, di un innamoramento, di sè medesimo e d'un cotale più incognito di lui, in modo che, quando ebbe finito, altro non capii se non quello che sapevo benissimo, cioè che l'amico si era messo in capo di comprar la Spuma del mare a tutti i costi e voleva me per alleato.
— Benissimo — dissi — io annunzierò la sua visita a Valente Nebuli — e chi devo annunziare?
— Sono forestiero, quasi nessuno mi conosce in Milano, mi ci trovavo di passaggio ed avrei tirato diritto menando i miei reumi per l'Italia centrale, finchè dura la bella stagione; questa Spuma mi ha fermato, gli dica così.
— Gli dirò così, — risposi col mio risolino furbo, che invece di sgominarlo lo fece ridere, — così gli dirò.
Egli mi porse una mano tutta tendini ed ossa, che sfiorai appena; ci separammo.
— Indovina chi era il vecchio della birreria, — dissi a Valente.
— Chi era? mi chiese ansioso.
— Un innamorato della signora Valeria, — soggiunsi scherzando, — un aspirante....
Ma ammutolii vedendo sul volto dell'amico tutti gli indizî d'una commozione vera.
— Te l'ha detto lui?
— Me l'ha detto lui.
— Ha proprio detto della signora Valeria?
— Che ti viene in mente? Come vuoi che sappia?
E tacqui guardandolo, mentre egli mi pigliava per mano e mi tirava a sedere sopra un canapè, al suo fianco.
— Dunque, quel vecchio è?...
— Chi sia non lo so.
— Non gli hai chiesto il suo nome?
— Sì, ma non me l'ha detto; è il signor X d'una equazione a più incognite, che, se ti ricordi, è un'equazione, in cui ci è anche un Y che non si sa chi sia. Io, come puoi credere, non l'ho sciolta, ma così tentoni, dico fin d'ora che il vecchio della birreria non vuol comperare il quadro per una speculazione, dal momento che è disposto a darti il doppio degli Americani, e suppongo non lo comperi per sè — dunque X è uguale ad un mediatore.
Valente stette alcuni istanti a far dei sì e dei no quasi impercettibili col capo, poi si volse a me, e come se continuasse un discorso bene avviato, senza preamboli di sorta, mi disse:
— Devi sapere....